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 Londra fa i conti dopo la guerriglia

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Maresciallo_Helbrecht
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Maresciallo_Helbrecht


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MessaggioTitolo: Londra fa i conti dopo la guerriglia    conti - Londra fa i conti dopo la guerriglia  Icon_minitimeVen Ago 26, 2011 1:42 pm

Londra fa i conti dopo la guerriglia

A due settimane dagli scontri Scotland Yard presenta un bilancio inquietante: sono 30 mila le persone implicate nei disordini - Fino a quando durerà la calma?


La nazione di Elisabetta II, frastor­nata, si interroga. Politici, giorna­listi e sociologi sono accomunati nell'individuare la chiave di lettu­ra degli estesi disordini che, nella prima metà di questo mese, hanno sconvolto l'Inghilterra e lambito il Principato del Galles. Stime delle società di assicurazione fanno ascendere i danni ad almeno 200 milioni di sterline (circa 320 milio­ni di franchi). Da parte sua Scotland Yard presenta un bilancio inquie­tante: 30.000 gli scalmanati, 1.101 i furti a danno di esercizi commer­ciali, 399 gli autoveicoli vandaliz­zati, 310 le appropriazioni indebi­te di beni personali e 162 gli incen­di dolosi che hanno ridotto in ma­cerie edifici anche imponenti.

■ LONDRA A Birmingham tre giovani uo­mini, determinati a far da barriera difen­siva ai negozietti di familiari, sono stati falciati da un'auto pirata. I subbugli so­no esplosi quando la pausa estiva sem­brava avere, almeno temporaneamente, smorzato il clamore di scandali che han­no screditato l'Establishment: intercet­tazioni telefoniche da parte di testate giornalistiche popolari in cui furono coin­volti alti ranghi della polizia e persino quello che poi era diventato uno stretto collaboratore del premier in carica; la di­sinvoltura di deputati e lord nel «mun­gere» il sistema del rimborso spese per stravaganti lussi e l'irresponsabile agire di istituti di credito nell'appesantire il far­dello debitorio della clientela.
Un divario che s'allarga
Tutto ciò mentre la possibilità di uno sta­bile posto di lavoro scarseggia - in parti­colare per i giovani -, il divario fra ricchi e poveri assume dimensioni abissali e l'inflazione dei prezzi al minuto imper­versa mese dopo mese. Senza contare il contesto di tensioni oltre confine e all'in­terno. Basti menzionare lo stillicidio dei soldati caduti in Afghanistan e lo shock ancora vivo degli attentati terroristici di matrice islamica nell'estate del 2005 che causarono 34 vittime nella capitale.
Nelle scorse settimane la scintilla è par­tita da Tottenham, una delle zone meno privilegiate di Londra già teatro nel 1985 di un violento scontro con le forze del­l'ordine culminato nell'uccisione di un agente. Un uomo di colore, il ventino­venne Mark Duggan, padre di quattro fi­gli avuti da madri diverse, all'alt intima­to dai tutori dell'ordine, avrebbe reagito estraendo una pistola che, stando a una versione, sparava a salve, mentre secon­do altri usava veri e propri proiettili. Da­gli agenti partirono colpi che gli furono letali. Familiari e amici si unirono in cor­teo chiedendo dettagli dell'accaduto. In mancanza di dichiarazioni ufficiali (la vi­cenda è al centro di un'inchiesta forma­le di cui si conoscerà l'esito fra qualche settimana)si levarono voci di protesta. Fu abbastanza per galvanizzare bande di professionisti della violenza. Vennero presi d'assalto supermercati e negozi di abbigliamento, arredamento e beni elet­tronici. Registratori di cassa furono di­velti e ripuliti. Il diffusissimo uso di cel­lulari e «social network» facilitò l'affluen­za di altri malintenzionati e trascinò schiere di opportunisti.
All'arrembaggio
Sciacalli si appropriano di tutto: dalla sin­gola bottiglietta di acqua minerale ad ar­ticoli dispendiosi. L'arrembaggio ha ac­comunato ragazzi undicenni, giovani madri single (l'Inghilterra detiene un de­ciso primato in questo campo), giova­notti cresciuti in famiglie carenti di una figura paterna e rampolli del ceto medio. In questo clima arroventato sono esplo­se polemiche e rivendicazioni. Nell'in­terpretazione del capo del governo Da­vid Cameron, rientrato dalle ferie in To­scana anticipatamente e sollecito nel convocare in seduta straordinaria la Ca­mera dei Deputati, la polizia avrebbe do­vuto fare di più. Le accuse del capo del­l'esecutivo, proclivo a proporre l'uso di idranti per disperdere i facinorosi e l'in­tervento dei militari, sono state respinte da esponenti della polizia che, vale ricor­dare, qui si avvale di ampia autonomia dal potere politico ed è organizzata su base locale (sono i municipi a pagare gli stipendi). Qualcuno intravvede nell'at­teggiamento temporeggiante dei tutori dell'ordine una conseguenza degli an­nunciati tagli degli organici nell'ambito della strategia della cooalizione conser­vatori-liberaldemocratici, insediatasi a Whitehall nel maggio 2010, per colmare l'imponente disavanzo fra entrate e usci­te statali trasmessole dalla precedente amministrazione neolaburista.
Magistrati di polso
Comunque, quando la presenza della polizia fu rafforzata, l'emergenza rientrò. A detta di certi opinionisti a stabilizzare la situazione ha contribuito la dedizione e fermezza della magistratura. Pretori e giudici hanno prolungato fino alle prime ore del mattino le udienze, quasi sempre concluse con condanne pesanti. Dei 1.375 fermati 724 sono stati spediti in car­cere. La linea dura deve tuttavia fare i con­ti con la ricettività degli istituti penali. La loro capienza è già al limite.
Quanto durerà la calma? Pronostici otti­mistici rischiano di saltare. I dati sull'oc­cupazione in giugno, elaborati dall'Office for National Statistics, non sono incorag­gianti specie per quanto concerne i 949.000 giovani fra i 16 e i 24 anni, cioè il 10% sulla popolazione attiva, costretti a restare con le mani in mano. Quelli che vorrebbero prolungare gli studi con corsi universitari vanno incontro a ostacoli con­siderevoli. Il totale dei posti disponibili ne­gli atenei assomma a 479.000 a fronte del­le 673.000 domande di iscrizione. L'alta ri­chiesta sfida le costose rette introdotte da Blair e inasprite dall'attuale governo. Ar­duo anche l'accesso agli schemi di tiroci­nio presso aziende e studi professionali. Un comunicato di British Telecom - il principale operatore di linee telefoniche - informa come la lista di attesa superi di 100 volte la disponibilità. Nel caso del Net­work Rail (preposto al funzionamento del­la rete ferroviaria) si passa addirittura a 400 volte. Alla PricewaterhouseCoopers e alla famosa catena di abbigliamento e alimentari Marks & Spencer le prospetti­ve non sono migliori.
Il bonus di fine anno
Eppure i giovani hanno bisogno di pro­pri cespiti di guadagno per sganciarsi dal­la famiglie, che a loro volta devono con­frontarsi con il costo della vita in decisa ascesa. Lo scorso mese l'indice dei prez­zi al dettaglio è lievitato ulteriormente portandosi al 5% su base annua. Ad ali­mentare lo scontento concorre la cre­scente disparità nel potere di acquisto fra i ceti. Per quelli più alti sembra andare sempre bene. Emblematico il caso dei bonus di fine anno. Anche i dirigenti di banche salvate dal fallimento con mas­sicce iniezioni di denaro pubblico con­tinuano a lucrare gratifiche con svariati zeri mentre la grande maggioranza dei lavoratori è costretta alla parsimonia.
Motivi di malcontento pertanto perman­gono. Sono una spada di Damocle per­sino sul successo delle Olimpiadi ormai alle porte, previste per l'agosto 2012, che hanno assorbito massicci investimenti e su cui il Paese conta un rilancio delle proprie fortune.


Fonte: Corriere del Ticino, 25.08.2011
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Asurian
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MessaggioTitolo: Re: Londra fa i conti dopo la guerriglia    conti - Londra fa i conti dopo la guerriglia  Icon_minitimeVen Ago 26, 2011 2:50 pm

E' un bell'articolo, che però va a toccare molti punti, legati e al contempo indipendenti

(1) il problema della divisione in classi sociali e direi anche economiche, che aumenta progressivamente, e che quindi crea tensioni che sono sfociate, come sappiamo, in rivolte non pacifiche.
Si dovrebbe quindi parlare della questione della ridistribuzione della ricchezza, un elemento che reputo centrale.

(2) il problema delle carceri sovraffollate ma l'efficacia della "mano pesante" nei processi, due fenomeni quindi in competizione.

(3) La questione del depotenziamento del corpo delle forze dell'ordine, come necessità per i bilanci

(4) Il devastante problema dell'occupazione, dell'eccedenza del numero di laureati (dove si sostiene da diverse parti che è un problema che c'è o che non c'è), e del fatto che il nostro sistema non riesce a garantire a tutti i suoi componenti un lavoro per permettegli di condurre una vita indipendente.
Qui veramente la nostra società deve rivedere moltissimo. Ma proprio moltissimissimissimo ed è una questione veramente complicata.


(5) Il problema della crisi famigliare, un tempo nucleo della società, ora sostituita dell'individuo.
Si parla di madri single, assenza della figura paterna, decadimento etico delle nuove generazioni, a cui si aggiunge il problema economico (difficoltà nell'arrivare a fine mese, difficoltà per i giovani di trovare lavoro e ottenere l'indipendenza dai genitori,...)



Ecco, direi che quasi ognuno di questi punti è in grado di assorbire discussioni che inizierebbero oggi e finirebbero tra venti anni.
Sinceramente non saprei da quale iniziare.

Inizio magari ad esprimermi riguardo al primo punto, che forse è il più evidente tra tutti negli avvenimenti di Londra.

Pare chiaro che attualmente la ricchezza non è distribuita male, ma malissimo. Questo sia a livello globale, sia all'interno della società stessa.

In italia il 10% della popolazione più ricca detiene il 50% della ricchezza, mentre il 50% più povero ha in totale il 10% della ricchezza del Paese.
Ditemi un po' voi se questo non va a creare tensioni sociali, spesso perché i più poveri si spaccano la schiena quanto meno come quelli più ricchi.

Quindi, prima di tutto, c'è la volontà di distribuire la ricchezza?
Io direi che per la maggior parte della popolazione è così, ma sappiamo che a decidere a essere schietti sono le minoranze: politici e, non mi stancherò mai di sottolinearlo, lobby.

Distribuire la ricchezza, all'interno di un Paese almeno, non è impresa poi così difficile se vi è la volontà di farlo: occorre tassazione e livellamento degli stipendi.

Questo tuttavia entra in conflitto con il libero mercato, dove chi è più bravo (e direi anche più fortunato) deve guadagnare di più, per stimolare competizione e sviluppo.

Il problema sostanziale è quindi: come mantenere una società che non decade anche senza lo stimolo del libero mercato, che crea inevitabilmente disparità sociale?

Secondo il mio punto di vista, questo problema potrebbe essere arginabile se si impone un po' di cultura e di etica.
Se si comprende che non è la ricchezza esagerata ad essere l'obiettivo della vita, e che una società equa dove si è tutti benestanti è molto più vivibile di una separata in classi economiche, forse è possibile arrivare ad una società stimolata anche se non è basata solo sul profitto.
Ma per arrivare ad una mentalità del genere occorre tantissimo lavoro, molto più comoda e veloce è la via del dio denaro.
Ci sono sicuramente altri elementi da poter aggiungere.

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