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 Il sogno e l'uomo Antico

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Nemesor Giacomo
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MessaggioTitolo: Il sogno e l'uomo Antico   Il sogno e l'uomo Antico Icon_minitimeMar Mar 26, 2013 1:28 pm

Bene, questo è il primo articolo che pubblico in biblioteca,spero possa interessarvi
ero un po' indeciso sull'argomento, alla fine ho optato per qualcosa di “ellenizzzante”, l'onirismo in particolare, visto che da poco ho avuto modo di interessarmi nell'argomento; ho cercato di scrivere nel modo più lineare possibile, forse dai miei post non si nota, ma ho l'abitudine di costruire periodi molto, molto contorti, nulla da togliere alla vostra abilità di lettori, ma speravo di risparmiarvi la noia


Il sogno e l'uomo greco

l'uomo è uno dei pochi esseri viventi che ha la capacità di esistere in due mondi, infatti ogni giorno viaggia tra i due, i Greci li chiamavano Upar e Onar, ciascuno con le proprie leggi e i propri limiti.
Il mondo reale ha vantaggi di concretezza e continuità, ma è alquanto limitato nel sociale, in quanto noi e tutti gli altri esistiamo solo nell'”ora”, e solo nell'”ora” possiamo agire, cosa che in Onar non accade, infatti possiamo parlare con i nostri morti, con i futuri, con gli Dei, non ci deve sorprendere quindi che nell'antichità non si attribuisse realtà a solo uno di questi, considerando l'altro come pura illusione, ma solo un ristretto numero di intellettuali fu in grado di arrivare comprendere la vera importanza di ambedue; ancor oggi molte società tribali considerano parimenti reali e importanti Upar e Onar, attribuendo alle esperienze oniriche una realtà parimenti importante a quelle materiali, sebbene diversa.
Oggi sappiano quanto i sogni siano densi di significato, e quanta importanza attribuiamo loro, partendo da ciò analizziamo l'atteggiamento dei Greci nei confronti delle proprie esperienze oniriche.
per cominciare è bene osservare come in grecia fossero molto diffusi gli oracoli e gli indovini che offrivano interpretazione dei sogno, secondo vari criteri e con vari requisiti, come, ad esempio, un digiuno rituale o un'offerta
Possiamo considerare le esperienze oniriche essenzialmente in due modi: vederle con gli occhi del sognatore oppure, utilizzando le moderne tecniche di analisi, cercare di penetrare dal contenuto manifesto a quello nascosto del sogno, tale procedimento si basa però sulla convenzione di dare per certo l'attuale simbolismo onirico, cosa non scontata;
nei moderni studi antropologigci in merito a civiltà primitive, è emerso che, oltre ai consueti sogni di realizzazione, appagamento e angoscia, compaiono anche sogni modellati sulla civiltà locale, contestualizzati, quindi; presso molte società primitive si trovano tipi di struttura onirica che dipendono da schemi di credenze trasmessi, i quali non ricorrono pi quando suddette credenze scompaiono, la natura stessa del sogno, non solo il contenuto, sembra adattarsi a "schemi tradizionali" ecco come il Rose suggerisce di interpretarli:
1 considerare realtà oggettiva la visione di un sogno
2ritenerla cosa vista dall'anima mentre si trova fuori dal corpo
3 interpretarlo con un simbolismo più o meno complicato
considerando Omero si può notare come coesistano il primo e il terzo stadio, mentre il secondo e praticamente assente in tutta la letteratura greca,nei sogni omerici sono presenti spesso figure nebbiose, strane presenze(eidolon)che si fanno tramite di un messaggio Divino o loro simbolo(oneiros in Omero significa appunto "figura" prima che sogno) e tali presenze sono slegate in toto dal sognatore, entrano nella sua tenda, riferiscono il messaggio, e se ne vanno, mentre il sognatore rimane spesso passivo, ma comunque ben conscio di stare dormendo, come la figura non manca spesso di rimarcare("tu dormi, o Atride"), tali esperienze si distanziano molto dai nostri sogni, e alcuni tendono a liquidarle come finzioni poetiche, ma è da notare che i greci non fanno mai sogni, Vedono sogni, non hanno sogni, vedono sogni(questa espressione è molto usata soprattuto in Erodoto)
Dopo l'uccisione di Ettore, con la quale Achille ha vendicato la morte dell'amico, in attesa del rogo funebre e dei giochi in onore di Patroclo, l'eroe, il cui dolore non si è ancora placato, si reca da solo sulla riva del mare e lì si addormenta. Mentre dorme, in sogno gli appare l'ombra di Patroclo, un eidolon tanto vivido da sembrare proprio lui: la stessa statura, gli stessi occhi, la stessa voce, gli stessi vestiti. Questo eidolon si ferma sopra il capo di Achille e da lì chiede che i giochi funebri per lui vengano celebrati subito e che gli sia data immediata sepoltura, in quanto le anime dei morti gli
impediscono l'accesso all'Ade. Patroclo chiede anche che un'unica urna contenga i suoi resti e quelli di Achille, destinato a morire entro breve tempo.

Poi, quand'ebber cacciato la voglia di cibo e bevanda,
andarono tutti a dormire, ciascuno nella sua tenda;
ma sulla spiaggia del mare urlante il Pelide
si stese, con gravi singhiozzi, in mezzo ai molti Mirmidoni,
allo scoperto, dove la spiaggia sciacquavano l'onde.
E il sonno lo afferrò, sciogliendo le pene dell'animo,
spandendosi intorno soave: molto aveva stancato le splendide
membra a incalzare Ettore davanti a Ilio ventosa.
Ed ecco a lui venne l'anima del misero Patroclo,gli somigliava in tutto, grandezza, occhi belli,
voce, e vesti uguali vestiva sul corpo:
gli stette sopra la testa e gli parlò parola:
“Tu dormi, Achille, e ti scordi di me:
mai, vivo, mi trascuravi, ma mi trascuri morto.
Seppelliscimi in fretta e passerò le porte dell'Ade.
Lontano mi tendono l'anime, fantasmi dei morti,
non vogliono che tra loro mi mescoli di là dal fiume
ma erro così, per la casa larghe porte dell'Ade
1
.
E dammi la mano , te ne scongiuro piangendo: mai più
verrò fuori dall'Ade, quando del fuoco mi avrete fatto partecipe.
Mai più, vivi, in disparte dai cari compagni,
terremo consiglio sedendo; la Chera
2
odiosa m'ha divorato, che nascendo ebbi in sorte.
E a te pure è destino, Achille pari agli dei ,
perire sotto le mura dei Teucri opulenti.
Altro dirò, te ne supplicherò, se vuoi ascoltarmi:
Achille, non seppellire le mie ossa e le tue separate,
ma insieme, come in casa vostra crescemmo,
da quando, piccino, Menezio da Oponto
a voi mi condusse, per un triste omicidio,
il giorno in cui uccisi il figlio d'Anfidamante,
ah stolto! senza volerlo, irato pei dadi
3
.
Allora m'accolse in casa Peleo cavaliere
mi crebbe con cura, tuo scudiero mi disse.
E così un'urna sola anche l'ossa racchiuda,
quella d'oro a due manici, che la madre augusta t'ha dato”.
(Omero, Iliade, XXIII,57-92, trad. Rosa Calzecchi Onesti)

da notare l'apparizione della figura di Patroclo, spettrale, che gli raccomanda le proprie ultime volontà, come essa appaia in forma materiale, quasi viva(in questo caso l'eidolon non è messaggero di un Dio, ma di se stesso) entra nella tenda del dormiente e gli parla, come l'avrebbe svegliato il vero Patroclo

sembrerebbe che il sogno si concretizzi in un oggetto o una visione e abbia radici nella tradizione letteraria e nell'immaginazione popolare oltrechè dal vissuto del sognatore, come visto sopra
ma torniamo a Omero, gli sitiliazzti sogni oggettivi descritti prima non sono i soli noti nei poemi epici, fa la comparsa anche il classico sogno angoscioso, tanto comune tra noi "come in sogno non si riesce a inseguire un fuggente, che nè l'uno riesce a scampare nè l'altro a raggiungerlo..." l'autore usa questo sogno come analogia per esprimere la frustrazione, oppure il sogno delle oche di Penelope(unico esempio di sogno interpretato simbolicamente in Omero)
Questo sogno, che ha un forte componente simbolica, viene raccontato da Penelope ad un ospite giunto alla sua reggia, quell'Etone Cretese sotto le cui spoglie si nasconde proprio Ulisse.
La regina ha sognato venti oche che beccavano il grano nell'aia della reggia di Itaca, quando un'aquila, sopraggiunta all'improvviso , le ha massacrate spezzando loro il collo. Quest'aquila, dopo aver spiccato nuovamente il volo, torna indietro svelandole di essere Ulisse in procinto di fare strage dei proci.

Ma via, dunque, senti e spiegami questo sogno:
venti oche qui in casa mi beccano il grano,
uscendo dall'acqua, e io mi diverto a vederle.
Piombando dal monte un'aquila grande, dal becco adunco,
a tutte spezzò il collo e le uccise, riverse giacevano
in casa, in un mucchio, poi l'aquila al cielo luminoso s'alzò
E io piangevo e singhiozzavo nel sogno,
e intorno mi sis tringevano le Achive bei riccioli,
perché triste piangevo che l'aquila m'avesse ucciso le oche.
A un tratto, tornando, s'appollaiava sull'orlo del tetto,
e con parola umana mi tratteneva, mi disse:
“Coraggio, figlia del glorioso Icario; non sogno,
questa è visione reale che si avvererà:
l'ochei tuoi pretendenti, e io t'ero aquila prima,
ma ora torno e sono il tuo sposo legittimo,
a ai pretendenti tutti darò morte ignobile”.
Così diceva, e mi lasciò il sogno di miele;
guardandomi intorno l'oche in casa rividi,
che il grano beccavano ingiro alla vasca, come di solito”.
E rispondendole disse l'accorot Odisseo:
“O donna, non è possibile, interpretare il sogno
voltandolo ad altro, perchè lo stesso Odisseo
ha detto come s'avvera; ai pretendenti minaccia rovina,
a tutti, nessuno sfuggirà morte e Chere”.

troviamo qui un chiaro esempio del simbolismo, che viene addirittura quasi esplicitato

E a lui rispose la sapiente Penelope:
“Ospite, i sogni sono vani, inspiegabili:
non tutti si avverano, purtroppo, per gli uomini.
Due son le porte dei sogni inconsistenti:
una ha battenti di corno, l'altra d'avorio:
quelli che vengono fuori dal candido avorio,
avvolgon d'inganni la mente, parole vane portando;
quelli invece che escon fuori dal lucido corno,
verità li incorona, se un mortale li vede.
Ma a me non di qua, penso, il terribile sogno
venne: troppo sarebbe caro a me e al figlio mio!
(Omero, Odissea, XIX, 535-569, trad. Rosa Calzecchi Onesti)
e qui invece è presente un ottimo scorcio sull'ottica con qui i Greci vedevano il Sogno, ossia regno dal quale provenivano Creature come gli eidolon

e giungiamo, così, alla conclusione di questo che spero sia stato un viaggio affascinante nell'animo e nei sogni di coloro che vennero prima di noi, e chissà che magari, questa stessa notte, non possiao anche noi parlare con Ulisse dalla mente Agile, combattere al fianco del possente Aiace o morire al cospetto di re Leonida, dopotutto niente in Onar ci è precluso


arrivederci al prossimo articolo con "il divino dono della pazzia"
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MessaggioTitolo: Re: Il sogno e l'uomo Antico   Il sogno e l'uomo Antico Icon_minitimeGio Mar 28, 2013 12:34 pm

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MessaggioTitolo: Re: Il sogno e l'uomo Antico   Il sogno e l'uomo Antico Icon_minitimeGio Mar 28, 2013 1:11 pm

Davvero molto bello! Bravo Jack!
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MessaggioTitolo: Re: Il sogno e l'uomo Antico   Il sogno e l'uomo Antico Icon_minitimeGio Mar 28, 2013 1:30 pm

Ahhhhhhhhh!!! "ROSA CALZECCHI ONESTI"! Quel nome!!! Flusso di coscenza devastante!

Tutto molto bello! §
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Nemesor Giacomo
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MessaggioTitolo: Re: Il sogno e l'uomo Antico   Il sogno e l'uomo Antico Icon_minitimeGio Mar 28, 2013 2:14 pm

grazie! se ci sono domande dite pure §
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