Contrariamente alle aspettative, essendomi portato dietro il pc cercherò di fare una cronaca giorno per giorno delle mie avventure.
Sono partito ieri, 25 luglio, direzione Marsiglia. In origine pensavo di poter sfruttare un buono Sncf per prendere il tgv fino a Lione e di lì proseguire tranquillamente per Marsiglia, ma ovviamente, secondo voi, potevano forse metterci un ufficio sncf nella città da dove partono i tgv in direzione Francia ? La risposta è scontata. Ergo mi son fatto un bel giro dell'oca, prendendomi un treno per Ventimiglia (senza cambio a Cuneo per fortuna), e da lì un secondo treno per Nizza. Arrivato lì aspetto un paio d'orette per il treno successivo (ci son solo due treni al giorno Nizza-Marsiglia, assurdo), diventando non so esattamente come il catalizzatore di tutti gli italiani presenti a Nice-Ville, chiedendo va a sapere poi perchè a me informazioni sui treni. Le peggiori sono una vecchietta che deve andare a Tolone e una ragazza che deve andare a Les Arcs, che mi si appiccicano e non la smettono di chiaccherare fra loro tutto il tempo. Arrivato il treno (a proposito, fra l'Sncf e Trenitalia non so qual'è il peggiore come servizio) scappo dalle due e mi sistemo in un angolino.
Arrivato a Marseille Saint-Charles il mio primo pensiero è quello di sentirmi a casa: tolta l'aria di mare, fra Saint Charles e San Salvario la differenza è minima. Il secondo pensiero è che le striscie pedonali sono una rarità, ma i marsigliesi non sembrano preoccuparsene ed io mi adeguo alle usanze locali, cosa decisamente facile vista l'italica disinvoltura degli indigeni; grazie tante, visto che la metà di loro è corsa (l'altra metà algerina btw). In generale, Marsiglia assomiglia un po' ad una versione scialba di Napoli. Arrivo in ostello, mi sistemo, faccio la conoscenza dei miei temporanei coinquilini (tre inglesi di mezz'età e due ragazzine coreane che non spiccicano una parola d'inglese) e me ne esco per cercarmi un posticino dove mangiare. Essendo l'ostello in centro vengo di fatto attratto nell'orbita del quai du port, dove per circa mezzo chilometro si affastellano non so quanti ristoranti uno dopo l'altro, tutti accomunati dalla cucina di pesce e dai prezzi esorbitanti. Alla fine ne trovo uno che sembra (ahimè, vana speranza) un po' meno caro e mi strafogo di bourride e aioli. Tornato in ostello mi connetto al wi-fi, ma ahimè la sfiga è sempre in attesa: mi ero scordato che qui in Francia hanno delle prese assurde, ergo mi serve un adattatore. Ce l'avrà forse la reception dell'ostello ? Domanda retorica, anzi retoricissima.
Così oggi mi sveglio alle sett'albe che c'è ancora la luna in cielo per procurarmene uno, e mi dirigo verso il centro. Dopo aver girovagato inutilmente per la Canebière e a sud del Vieux Port vengo colpito da un fulmine: ma qual'è quel posto in Francia dove si trova di tutto ? Le galleria LaFayette, che diamine ! Così mi incammino verso la Bourse (mega centro commerciale con dentro di tutto e di più), ma una volta arrivato scopro che aprono alle 9; spendo la mezz'ora rimanente cercando l'ingresso di una chiesetta romanica nei dintorni, ingresso che dev'essere stato mimetizzato con diabolica abilità. Una volta aperto entro, mi guardo e chiedo. No, mi rispondono, non ce l'hanno gli adattatori; però lì a fianco c'è Fnac, e vuoi che lì non ci siano ? Peccato però che Fnac apra soltanto alle 10, e così dopo aver fatto colazione ad un bar del centro commerciale e dopo aver scoperto l'equivalente locale di Natura & Co vado al Museo della Marina per far passare il tempo. Peccato che il museo apra soltanto alle 10, e così dopo aver maledetto gli orari marsigliesi non mi resta che tornare alla Bourse e aspettare lì. Una volta entrato cerco e chiedo; ma alla richiesta di un adattatore con tre spinotti il commesso mi prospetta davanti un'espressione che manco gli avessi rivelato che buona parte della cucina francese, Napoleone e la Marsigliese sono di origine italiana (cose vere, fra l'altro). Alla fine esco di lì un adattatore universale (18 euro
) che pare funzioni pure in Cambogia, nel Burundi e in Melanesia.
Già che ci sono decido di fare un salto al Museo della Marina, ma in un inglese che si può definire tale solo con uno sforzo titanico di buona volontà la tizia al bancone mi risponde che è chiuso. Il perchè o quando riapriva esulava decisamente dalle capacità comunicative disponibili al momento, quindi mi sono accontentato di guardare una collezione di modellini di navi esposta nell'atrio. Collezione bellina, peccato che fossero tutti sistemati alla rinfusa senza una minima coerenza, e che siccome si potevano ammirare da un solo punto del salone gli unici di cui si poteva capire la natura (è un galeone ? Uno skipper ? Un fluyt ? Una third-rate ? Una fregata qualsiasi ?) erano quelli in prima linea. Una volta tornato in ostello però il miracolo: incredibilmente l'aggeggio funziona ! Posso usare il pc ! Così, dopo questa notiziona scesa in terra a miracol mostrare, adesso vado cercarmi qualcosa da ficcare sotto i denti. Au revoir.
Continua la mia avventura. Avevo scovato un localino che mi ispirava un botto per pranzo, ma purtroppo scopro che è tutto prenotato per omnia secula seculorum, ulteriore conferma della sua bontà. Finisco per dirigermi altrimenti, ma se capitate a Marsiglia provate Le clan du cigale, giusto accanto alla Charitè. Ripiego su di un bistrot lì vicino, a ratatouille (buona) e pollo al basilico e limone (soltanto discreto. Forse dovevo provare la tajine di pesce oppure la daubiere di polpo al rosè, chissà). Visito poi i due musei della Charitè, uno di arte antica (poco interessante imho, avendo visto tanta di quell'arte greca, etrusca, romana ed egizia da scoppiare) e un altro di arte africana, oceanica e precolombiana, dove resto lì imbambolato a rimirare per un buon quarto d'ora un meraviglioso teschio tutto ricoperto di mosaici di giada.
Dopodichè mi inerpico per la salita della Canebiere (a proposito, a Marsiglia esiste anche una piazza Stalingrado
) fino ad arrivare al Palais Longchamp. I musei qui sono tre: il primo è la collezione Grobet-Labadie, piena di oggetti del '600/'700, fra cui parecchi libri che avrei tanto voluto leggere, ma a causa di numerosi guardiani alquanto appiccicosi ho a malincuore abbandonato ogni velleità di scasso della vetrina. Vabbè, perlomeno era gratis.
Poi il minuscolo museo di storia naturale (gratis pure quello), e quello di belle arti, con tanta bella pittura rinascimentale. Ahimè, chiuso pure quello, e momentaneamente sostituito da un'esposizione impressionista, che a me non ha mai interessato più di tanto.
Passo poi quel che resta del pomeriggio sdraiato sull'erba del parco dietro il Palais, finendomi il quarto volume della seria Aubrey/Maturin. Fine seconda puntata.
Continuo la mia epopea, decidendo però di datarla per chiarezza: al momento sto parlando del 26 sera, dove faccio conoscenza più approfondita con i tre inglesi, un coreano, una francese e una svedese. L'ultima è la seconda scandinava (la prima essendo una danese piuttosto sovrappeso conosciuta tre anni fa) e la prima svedese che conosco, ed effettivamente tiene alta la bandiera del suo paese: mi invita anche ad un concerto jazz per l'indomani sera, ma ahimè io sarò già via per quella data; più che altro è già fuori dal mio range essendo sui 35 circa (avrà pensato fossi più grande a causa della mia folta barba incolta da terrorista islamico, grandioso effetto causato dalla dimenticanza geniale di rasosio e schiuma
?).
Il giorno dopo, il 27 cioè oggi per me che scrivo, mi alzo presto per osservare il mercato del pesce sul quai du belges (a me piacciono i mercati del pesce), e siccome sarò sul treno tutta la mattinata vado in cerca di qualcosa da sgranocchiare durante il viaggio; adocchio una patisserie piena di ogni bendidio, ma dai prezzi fin troppo alti, quindi demordo (una scatola di biscotti 15-20 euro, ma anche no).
Sul treno per Carcassonne si siede accanto a me una ragazza tedesca ventenne, molto molto carina, ma purtroppo anche qui la possibilità di fare conoscenza è nulla, visto che scende dopo appena due fermate. Una volta giunto a destinazione alle 15 e 30 mi dirigo verso il B&B: siccome l'unico ostello di Carcassonne è situato a ben 10 km dalla città è stata l'unica scelta: d'accordo, spendo un po' di più, ma la possibilità di starmene tranquillamente da solo e di potermi fare una lunghiiiiiiiiiiiiiissima doccia in santa pace è a dir poco impagabile, talmente impagabile che in effetti passo in camera tutto il pomeriggio a non fare un tubo per uscirne soltanto verso le 8 in preda ad una fame da lupi. Dopo un breve giro della città bassa mi assesto subito ad una brasserie che si rivela un autentico colpo di genio (il mio per aver saputo scegliere) e di fortuna (praticamente si trovava nella prima strada che ho imboccato a caso): la mia cena consiste in crostini di foie gras e cipolla confettata seguiti da cassoulet di anatra e salsiccia, creme caramel come dessert e il tutto coronato da un diabolo alla granatina. Tutto decisamente delizioso ed ad un prezzo più che accettabile; se proprio devo esprimere una critica non c'erano tovaglie o centrotavola, ma ciò era ampiamente compensato dai miei vicini, una coppia svedese piuttosto anziana che si portava ancora benissimo dotata di un buon gusto a dir poco straordinario e dall'espressione desolata del cameriere quando gli ho detto che sì, lo sapevo che il vino rosso ci stava benissimo con lo stufato, ma che purtroppo ero astemio.
In un modo o nell'altro però la cittadella ho avuto occasione di vederla di sfuggita soltanto dai finestrini del treno; mi rifarò domani, tempo permettendo visto che minaccia pioggia.
Aggiornando il tutto al 28: oggi mi sono alzato di buon'ora per andare alla cittadella, e siccome era sulla strada (dove ho anche trovato una Farmacia dei Giacobini; di questo ritmo la prossima sarà Corso Rivoluzione Proletaria) ho anche fatto una capatina al locale museo de beaux arts, contenente anche il cannocchiale usato da Napo durante la fuga dall'Elba (made in UK, btw). Sono salito fino al castello mentre sembrava dovesse scatenarsi una gran tempesta, ma poi per fortuna non è successo nulla e nel primo pomeriggio si è schiarito. La cittadella medievale non è male, ma si capisce subito (anche se qui non lo dicono) che il restauto di Viollet-Le-Duc è stato condotto un po' a cavolo: in pratica ha ricostruito mura e castello non come erano davvero ma come secondo lui avrebbero dovuto costruirli, e di fatto da un punto di vista strettamente storico il tutto traballa un po'. Anche il locale museo della tortura (niente di che, visti di gran lunga migliori a Cracovia, Ischia e San Gimignano) soffre degli stessi difetti, fra invenzioni storiche (tipo la vergine di Norimberga) e notevoli imprecisioni sull'Inquisizione.
Venuta l'ora di pranzo in origine non volevo sedermi ad un ristorante e pensavo di prendermi semplicemente un gelato o simili, ma poi il caso, la fortuna o il destino che sia mi hanno condotto davanti ad un bel posticino chiamato Auberge le Plo (o de Plo, o du Plo), dove mi sono rimpinzato di insalata di alici con vinaigrette, filetto di vitello con prezzemolo e patate al forno e creme brulee, il tutto alla modica cifra di 15 euro. L'inglese del servizio è piuttosto traballante, ma ne vale la pena. Tra l'altro, ho scoperto che la cassoulet da me mangiata la sera prima è una specie di piatto-bandiera regionale, proposto ovunque in tutte le salse: si tratta di uno stufato nel coccio di fagioli bianchi e carne, solitamente anatra o salsiccia o montone o vitello; buono, considerato anche che a me i fagioli solitamente non piacciono. Ho pensato di prenderne uno (di coccio) per mia madre, ma poi riflettendo mi son reso conto che mi avrebbe soltanto ingombrato e che probabilmente non sarebbe nemmeno arrivato integro a destinazione; in compenso le ho preso altri due segnalibri più un paio di cartoline da spedire a non so chi.
Ho poi assistito ad una rievocazione medievale incentrata su di un fittizio torneo del 1209; dal punto di vista storico semplicemente un incubo, visto che era un torneo del '200 combattuto come una giostra del '300 con armature che andavano come stile dal 12° al 16° secolo, lance del '300 e spade a due mani del '400, alcuni duelli combattuti con armi assolutamente a c***o tipo due spade insieme e la damigella del giorno che cavalcava come un uomo e non all'amazzone. A parte questo era carino (anche se essendo in francese non ci ho capito un'acca); direi che l'accuratezza storica è tutto sommato un'optional qui in città.
Siccome la giornata di domani la passerò praticamente tutta in treno non so se ne varrà la pena di aggiornarlo; comunque ci si sente.
29 Luglio, 11:55, treno da Narbonne a Port Bou
Seguo il suggerimento che mi è stato e d'ora in poi sarò più preciso su luoghi e posti. Al momento sul treno per Port Bou (che corre proprio a ripa di mare, o forse è un lago, boh), da dove prenderò quello per Barcellona e da lì proseguirò per Saragozza (scrivere sul treno è un inferno, traballa tutto), poichè ho deciso di sacrificare per questa volta la Catalogna. Visto che siamo in tema ferroviario, confermo che le ferrovie francesi sono come quelle italiane, con frequenti ritardi (specie i TGV) e che annunciano i binari dei treni appena 10-15 minuti prima della partenza: se penso alla Deutsche Bahn dove ti indicano i binari di partenza e arrivo già settimane prima.....tra l'altro, il sito della DB (oltre ad essere completamente tradotto in un gran numero di lingue) è anche quello che uso per scegliere i treni, visto che elenca tutti i treni in partenza in Europa; per fare un paragone il sito di Trenitalia non indica nemmeno quelli che collegano la penisola con l'estero, quando si dice l'efficienza tedesca. Ma i treni migliori rimarranno sempre quelli austriaci, dove su ogni sedile trovi il volantino che ti elenca tutte le fermate e i loro orari, e non sgarrano mai, ma proprio mai, di un minuto. Ah, felix austria, nube et bella gerant alii....ma non c'entra un fico secco.
Un'altra cosa che ho notato è che effettivamente gli unici commenti che ho fatto finora sulle persone incontrate riguardano sempre delle ragazze: il fatto è che scrivo le cose che mi rimangono impresse, e di sicuro mi ricordo (e preferisco ricordare) molto meglio il viso dolcissimo della ragazza che si è seduta accanto a me nel purtroppo minuscolo tragitto (5 minuti appena) fra Argeles sur mer e Collioure o di quell'altra very easy on the eye che stamattina alle nove mi ha chiesto informazioni mentre andavo a prelevare (e sulla cui nazionalità ho rimuginato un pezzo, visto che all'aspetto era spagnola, mi ha indirizzato in francese e parlava un ottimo inglese senza accento) piuttosto che quante volte e quanto tempo ho passato assiso sul trono di ceramica (aka toilette per coloro nati senza il dono dell'immaginazione aulica). Ma per fare il politically correct vi parlerò del tizio che ho visto ieri sul Pont Vieux mentre andavo alla cittadella di Carcassonne, che con due baffoni da Asterix, camicia e baguette sotto il braccio poteva assurgere ad emblema nazionale della gallicità ottocentesca.
Sempre il 29, 14:27, sul treno che da Port Bou va a Barcelona Sants
Sono estasiato. Meravillado. In preda ad una specie di orgasmo spirituale. Il treno su cui sono è semplicemente fantastico. Nonostante sia soltanto un normalissimo regionale di fuori sembra un Frecciarossa: è ampio, comodo, spazioso, ogni singolo posto ha la sua brava presa (quando in Francia e in Italia ce l'hanno soltanto alcuni treni, e anche in quelli soltanto una sola presa ogni quattro posti con tavolino), le porte si aprono semplicemente sfiorandole. Un sogno.
In origine pensavo di passare mezza giornata a bighellonare per Barcellona avendo un altro regionale verso le 8, ma poi ho scoperto che l'InterRail mi permette uno sconto enorme anche su tutti gli altri treni, e così spendendo appena 6,75 euro ho prenotato un AVE per Zaragoza, che dovrebbe arrivare più o meno alla stessa ora con cui sarei partito con l'altro. Vedremo l'alta velocità spagnola.
Comunque, per stasera il mio viaggio dovrebbe essere stato in conclusione questo elencando tutti i cambi e le tappe: Torino-Ventimiglia-Nice-Marseille-Narbonne-Carcassonne-Narbonne-Port Bou-Barcelona-Zaragoza. Hasta.
Sempre il 29, in ostello a Zaragoza alle 20:43
L'AVE è stato una mezza delusione: veloce sì, ma anche più scomodo e senza prese. Evidentemente il mio regionale era un'eccezione.
Zaragoza non ha praticamente quasi nulla di antico rimasto: tutta la città è costruita in due modi, o il primo quello risalente al periodo prefranchista (che a me ricorderebbe una copia scialba della Liguria se non fosse che Zaragoza è sperduta in mezzo all'Aragona), o il secondo quello tipico della Spagna moderna, ampio, comodo e funzionale tipo la piazza con piscina proprio accanto alla stazione.
L'ostello non è granchè (ma è l'unico della città), con le camere piccole, pochi servizi e il wifi che funziona a c***o.
30 luglio, 12:20 AM (aka mezzanotte e venti) in ostello a Saragozza
Sono uscito intorno alle 10 e un quarto per cercare da mangiare; inizialmente ho trovato poco, poi mi sono seduto ad un locale in plaza de Espana. Siccome però la mia conoscenza dello spagnolo relativa alla cucina dell'Aragona è alquanto limitata ho praticamente indicato a caso due piatti dal menu, attratto rispettivamente dalle parole "bacalao marinado" e "chorizo". La prima si è effettivamente rivelato un piatto di sgombro e baccalà marinato (ma no ! ma non mi dire !", buono anche se la porzione era piccola, il secondo invece consisteva di pollo al teruel con chorizo (appunto) e patate; aveva anche degli aromi che non ho identificato. Tutto sommato ho mangiato abbastanza bene con la modica spesa di 13 euro, anche se a metà del pollo non mi son sentito troppo bene vista la velocità e la voracità con cui ho mangiato.
Finora ho incontrato solo uno dei miei due compagni di camera; non sa l'inglese, ma con un misto di italiano e spagnolo maccheronico ci si intende.
Ho anche riflettuto a tavola su di una strana cosa, e cioè che la sera prima ero a Carcassonne (anzi, anche solo stamattina), eppure mi sembrava passato un secolo. Erano solo ventiquattr'ore prima, ma pare sia passata un'eternità rispetto alle 10 di stamattina quando ero nella stazione in attesa del treno per Narbonne. Solitamente riesco sempre ad adattarmi alla situazione in poco tempo, perfino quand'ero in Cina mi era bastata una notte a Pechino per avere la sensazione di aver vissuto lì per anni, e ora è tornata: questa routine di viaggi in treno incessanti e cambi continui di ostello in città sconosciute mi sembra assolutamente normale, come se non avessi fatto altro per tutta la vita. Ieri mi pareva la cosa più normale del mondo che le persone intorno a me parlassero francese, oggi mi sento a casa se parlano tutti spagnolo (o catalano); anzi, l'unica volta che mi sono sentito spaesato in questo senso è stato quando dopo l'altro interrail sono tornato in Italia e sul treno del ritorno ero sconcertato perchè la gente parlava una lingua che comprendevo perfettamente, e la cosa mi scombussolava.
30 luglio, ostello di Saragozza alle 18:43
Tutto bene, sono uscito stamattina facendo un bel giro per la città. Effettivamente non è male; non si può certo definire bella ma non è nemmeno brutta. Però mi ricorda davvero tanto la Liguria, ha davvero l'aria di una città mediterranea con le palme e i marciapiedi identici a quelli di Bordighera. Peccato che la sua vicinanza al mare sia la stessa di Torino. In compenso ho rimediato una figura barbina quando ho salutato una ragazza per strada scambiandola per una mia ex-compagna di corso di kung-fu, assolutamente identica a lei. Ma un doppelganger sul serio, che manco Nina Dobrev.
Mi son visto il museo di Zaragoza, con una bella collezione di mosaici romani, una serie di quadri rinascimentali e barocchi, una parte tutta su Goya e una sezione dedicata alle stampe del Giappone Meiji. Goya e Augusto tra l'altro sono i due personaggi più venerati in città, il primo essendo nativo di qui e il secondo in quanto suo fondatore (Cesaraugusta in latino).
Per pranzo ho notato una salumeria in Calle Alfonso dove fanno ottimi panini, e ho avuto l'occasione di provare i prosciutti locali (teruel e bellito).
C'è stato invece un cambio dei miei compagni di stanza, e ora sono con un altro italiano.
31 luglio, ostello di Saragozza alle 22:22
Ben poco da dire per oggi. Ho visto l'Aljaferia e il museo diocesano, e basta; ho passato quasi tutta la giornata a leggere o al parco o in ostello (dove ho avuto un gran viavai: ieri sera c'era anche un austriaco-canadese, oggi sostituito da due francesi). Per pranzo sono tornato alla stessa salumeria di ieri, dove ho provato il bellota, simile alla coppa ma più dolce. Boh, non saprei che altro aggiungere.
2 agosto, ostello di Valencia alle 16
Avviso che a Valencia il wifi non funziona granchè, quindi le notizie potrebbero essere saltuarie.
Ieri mi sono alzato di buon'ora, cerco su internet notizie sulla sentenza Mediaset, e parto per la stazione (un po' lontanuccia, btw). Siccome cambio a Tarragona vado in biglietteria per comprare l'AV Barcellona-Murcia, ma già il tizio sbaglia e invece del treno delle 15:55 mi dà quello delle 17:55. Inizialmente lo maledico terribilmente, ma poi mi rendo conto di essere nato con la camicia, visto che il regionale da Saragozza a Tarragona arriva in ritardo in oltre un'ora (mi avrebbe fatto perdere la coincidenza delle 15:55). Del primo viaggio mi ricordo poco visto che l'ho passato quasi tutto a ronfare, sul secondo treno incontro invece due ragazze fiorentine, Daniela e Francesca, con le quali una volta sbarcati in stazione inizia un'epopea per trovare gli ostelli, visto che nessuno dei tre ha la benchè minima cartina con sè; alla fine tutto si risolve quando Daniela si ricorda all'improvviso di essere laureata in lingue (toh ! è vero ! sono laureata anche in spagnolo !), e dopo aver importunato una mezza dozzina di persone riusciamo finalmente ad arrivare a destinazione.
L'ostello è bello, centrale, spazioso anche se forse un po' troppo festaiolo per i miei gusti; più che altro il wifi non funziona granchè e questo mi deprime parecchio, anche se in compenso le camere sono ampie e pulite, con l'aria condizionata che funzione bene (e per fortuna !). In camera incontro poi Anton e Josè, due fratelli italiani di origine peruviana (oltre ad una coppia neozelandese e una ragazza del Quebèc); è solo l'inizio, perchè per tutto il tempo di permanenza in città non farò altro che incontrare italiani ovunque (per la maggior parte molesti, devo dire. Ma personalmente ho sempre avuto pessimi ricordi dei gruppi di italiani all'estero, devo dire). Loro però sono simpatici e facciamo subito amicizia.
Il giorno dopo, cioè il 2, ergo oggi, mi alzo e parto in giro per la città; è piuttosto bella e tutto sommato mi piace. Faccio un largo giro lungo la Turia, ossia un giardino che occupa il letto prosciugato di un fiume; mi guardo anche qui l'ormai classico museo locale di belle arti (bella collezione di pale d'altare medievali e del siglo de oro) e un museo di storia militare, con oggetti che vanno dalle guerre napoleoniche a oggi, anche se con una leggera preferenza per la guerra civile (e imho delle simpatie criptofranchiste); il pezzo per me più interessante è un modellino della Santisima Trinidad, una first-rate costruita nel tardo '700, ma talmente grossa, lenta e ingombrante (quattro ponti con 140 cannoni) da non combinare praticamente un tubo in 40 e passa anni di servizio; verrà infine affondata a Trafalgar.
Dopodichè arrivo alla città della scienza, un mega-complesso includente un acquario (carino ma poco interessante per uno che si sarà visto almeno tre volte quello di Genova), un museo della scienza (non particolarmente emozionante imho), 3-4 sale gigantesche per il 3D (che a me non interessa) e un passaggio coperto detto Umbracle con esposizioni varie. Visito il visitabile, mangio un bocadillo con tortilla, dopodichè mi metto in marcia per la luuuuuunga e stancante scarpinata di ritorno in ostello, dove mi butto sul letto coi piedi in fiamme. Sulla strada trovo anche un Museu Faller, ma sono troppo stanco per visitarlo (tra l'altro, non ho la più pallida idea di cosa ci sia). Hasta màs tardes.
3 agosto, Valencia, ore 17
Resoconto delle ultime 24 ore: ieri sera era venerdì, e in ostello il venerdì è la serata paella (a proposito, la paella vera non ha pesce di nessun tipo, bensì pollo, taccole e fagioli bianchi, eventualmente anche coniglio o lumache; quella che conosciamo noi coi frutti di mare non c'entra niente, qui la chiamano proprio paella de marisco per rimarcarne la differenza. Un po' come la pizza con mais, peperoni e ananas, insomma), quindi si è passata la serata qui a mangiare e socializzare con parecchia gente. Gente di cui non ho afferrato un singolo nome, ergo che descriverò così: un gruppo di italiani sedicenti fiorentini casinisti che hanno monopolizzato il biliardo, un brasiliano mezzo fuso, due olandesi completamente diverse fra loro (una carina e piccolina, l'altra una specie di ippopotamo), due americane stile vamp, una coppia islandese, un'altra coppia lui australiano lei neozelandese, britannici vari, un paio di ragazze francesi. L'unica di cui mi ricordo il nome è Licia, il membro dello staff incaricata di badare a tutto 'sto bordello, che poverina alla fine non ce l'avrebbe fatta più se Anton e Josè (con cui aveva fatto amicizia visto che sono gli unici ospiti più o meno fissi dell'ostello da circa una settimana) non le avessero dato una mano.
Oggi (sabato 3 quindi) la mia mattinata è consistita in una scarpinata fino alla stazione per comprare i biglietti per l'altra velocità (quelli giusti, miracolosamente) , dove ho ri-incontrato Francesca e Daniela. Abbiamo fatto un giro e siamo poi andati a mangiare insieme, con scene decisamente singolari:
"Perchè nei bocadillos mettono l'aceto ?"
"Quale aceto ? Dove sta scritto ?"
"Qui vedi ? Aceite !"
"Guarda che aceite vuol dire olio
"
"Ah davvero ?"
"Dani guarda che la laureata in spagnolo sei tu !"
"Che sarà mai la rabo de toro ?"
"Mah, saranno le palle di toro !"
* sguardo imbarazzato di tutti
*
Oggi invece è sabato, e il sabato in ostello è la serata della grigliata; dopo invece pare ci sia una qualche organizzazione per andare in spiaggia dopo cena e fare un bagno notturno; vedrò cosa succede e vi aggiornerò domani, circostanze permettendo.
4 agosto, sull'AVE da Valencia - Joaquin Sorolla a Madrid Puerta Atocha, 11 am
Bohccioèmahinsommaccièccioèbohnonsoccioèinsomma, ieri sera c'è stata la grigliata dove ho conosciuto un canadese di origine serba, abbastanza buona (la grigliata, non il canadese), dopodichè si è usciti (forma impersonale toscaneggiante) fuori. Oltre a noi tre (moi, Daniela, Francesca) si erano uniti svariati italiani del loro ostello, cioè un bresciano, un bergamasco, un milanese, un genovese e un udinese, cui poi si sono aggiunti incontrati per strada un gruppetto di esponenti di quella patavinitas tanto laudata dalli antiqui ma decisamente poco entusiasmante ai giorni nostri; di fatto un branco di mezzi deficienti (ovviamente esclusi me e le due esponenti del gentilsesso) fatti, sfatti e pronti a farsi abbindolare da qualsiasi coscialunga-tacco 15-mini inguinale che sbucasse dal nulla offrendo mirabolanti cocktail e sangria gratis ai fortunati prescelti dalle suddette bellone (non che senza tacchi e vestitino attillato fossero ancora particolarmente degne di tale nome).
Buona parte della serata la si è passata a ridere della parlata da toscanaccia di Valdarno di Dani, a spiegarle che sì, parole come seggia, sicchè, codesto, greppo tecnicamente sono italiane, ma al di fuori della Toscana non le conosce proprio nessuno. Poverina, ma a dir la verità ci sarebbe stato anche da sfottere l'accento bresciano mezzo incomprensibile del tizio, o il genovese che ha passato tutta la notte a decantare le sette bellezze e meraviglie della sua città e a mostrare foto dei moli, di Boccadasse, delle navi da crociera e vattelapesca. Non me ne vogliano i liguri del forum, ma so na' s**a io se devo passa' due ore a cianciare dei portici di Torino e che c'abbiamo la Fiat e che c'è l'esposizione al Museo Egizio e c'abbiamo avuto il primo parlamento dell'Italia unita, 'honna buggerona che andava a buggerare hogli sbirri (sic: bestemmia livornese autentica del '600) !
Sicchè alla fine la mattina si è tornati in ostello, si è fatta la valigia e ci si è sobbarcati la fatihaccia di arrivare fino alla stazione degli Ave di Valencia, in*ulata in *ulo al mondo, sotto al solleone e tutti (cioè io e basta, per i non toscani) sudati. Il treno però è bellino, praticamente identico al primo preso nella tratta Port Bou-Barcelona: evidentemente qui non costruiscono treni specifici per l'alta velocità, ma scelgono in maniera molto empirica (leggi: a c***o) quali assegnare a quale linea e quali no.
P.S. il valenciano è quasi identico al catalano e all'italiano, talvolta al limite della parodia: indovinate un po' cosa vuol dire "non è permess fumar" ?
4 agosto, Toledo, 15:30
Arrivo a Toledo avendo dormito quasi tutto il tempo, e la prima cosa che vedo è la stazione alla mia destra e l'aperta campagna alla mia sinistra. Toledo è una città piccolina ma piuttosto bella, che mi piace subito un sacco; mi piace un po' meno però la scarpinata erculea su per il monte sotto il sole d'agosto della meseta castigliana. Arrivo infine in ostello (piuttosto bello, pulito, con molte prese e un bagno per ogni stanza), dove ho una gradita sorpresa: entrando in stanza la prima cosa che mi capita sotto gli occhi sono un bel paio di gambe femminili che si muovono da sotto le lenzuola
. Scopro così di essere in camera con due notevoli (anche se decisamente disordinate) ragazze australiane, una bionda (Niky) e una mora (il cui nome non ho ancora afferrato).
Bella la città, bello l'ostello, bello il bagno (ha pure il bidet) e belle le mie compagne di stanza: direi that just right now my life has definitely improved ;)
P.S. specifico: quando dico disordinate nel loro atteggiamento intendo includere il buttare per terra come viene viene qualsiasi cosa, biancheria intima (e non solo) inclusa.
7 agosto, Toledo, 10:40
Mi scuso per non aver potuto aggiornare nulla, ma in questi giorni sono stato occupato e non ho avuto tempo. Ho solo buttato giù qualche appunto in maniera confusa, che ora ho ricombinato in maniera altrettanto confusa per cercare di combinare il tutto in un discorso non dico coerente ma perlomeno dotato di senso compiuto.
Toledo assomiglia a Siena: entrambe sono arroccate su di una collina ripida, entrambe sono piene di monumenti ovunque (Toledo è piena di chiese e conventi nascosti ovunque dietro ogni angolo), entrambe sono un labirinto di stradine che solitamente uno imbocca a caso sperando che portino vagamente nella direzione giusta. In generale fa talmente caldo (intorno ai 40° fissi) che di solito si passa in camera la maggior parte del tempo, perchè fuori si muore; perlomeno a Valencia e sulla costa c'era vento e il mare vicino ma qui esattamente in mezzo al cuore della vecchia Castiglia il caldo è raramente sopportabile.
Ho visitato il museo del Greco, quello della Santa Cruz che include svariate opere a carattere sacro più uno stendardo risalente a Lepanto, l'Alcazar che contiene un secondo museo dell'esercito (ma questa volta non filofranchista e più storico) e robe e chiese varie; l'unica cosa ad essermi sfuggita è stato il museo visigotico che non ho ancora capito dove diavolo sia stato nascosto. C'erano anche 3 esposizioni temporanee su templari, tortura & Leonardo, ma li ho saltati sia perchè ne so abbastanza da me sia perchè quasi sicuramente li avranno infarciti di cavolate varie.
Passiamo all'argomento convivenza con le australiane, che si può più o meno riassumere così:
Niky (la bionda, quella delle gambe iniziali) è casinara e disinvolta, casinara nel senso che è capace di combinare casini toccando qualunque cosa e disinvolta nel senso che la biancheria buttata in giro appartiene generalmente a lei e tende spesso a girare per la stanza in abbigliamento, diciamo, alquanto minimale (insomma, "svegliarsi" la mattina e trovarsi lei davanti che pastrocchia allegramente con solo la lingerie addosso...potete capire
); in maniera paradossale però è anche scontrosa e di poche parole, e per farla sorridere ci vuole solitamente poco meno di un miracolo (o un video stupido su youtube).
Adriana invece (la bruna) è, come dice il nome, di origini italiane (famiglia originaria di Treviso), nonchè più modesta, riservata e shy; tuttavia però è anche quella che parla di più (be', non che ci voglia molto a parlare più di Niky visto che sta sempre sulle sue e le parole bisogna praticamente strappargliele di bocca con le pinze) e così sono venuto a sapere che hanno un anno meno di me, sono di Melbourne, lei (anzi loro) si è appena laureata in giornalismo, è la prima volta che vengono in Europa, eccetera eccetera eccetera eccetera, le solite informazioni di prammatica fra roommates quindi.
In effetti è strano come le due siano amiche: di fatto parlano pochissimo anche fra di loro, Niky che fa di tutto per sembrare un pezzo di ghiaccio (oserei dire al limite della frigidità) e Adriana che è così timida e ritrosa. Sarà proprio per questo che vanno d'accordo ? Misteri della comunicazione umana.
In generale entrambe si ritraggono istintivamente dentro un loro guscio sia individuale (l'una con la sua timidità, l'altra che pare più gelida della Polonia in gennaio) sia collettivo, anche se poi tendono in effetti ad aprirsi di più. Può sembrar strano leggere e/o scrivere queste cose, ma quando tre persone vivono per tre giorni filati in un'unica stanza neanche tanto grande dove ci si può praticamente toccare da un letto all'altro si instaurano dei modi convivendi un po' peculiari.
Tornando ad una descrizione in ordine vagamente cronologico, l'altro giorno Adriana se n'è andata per tornare in Australia 10 giorni e poi ripartire per l'Europa (no, il senso non me l'ha saputo spiegare neanche lei), mentre invece io e Niky partiamo entrambi questa mattina, anche se, alas, sventura e raccapriccio, per destinazioni diverse, io per Pamplona e lei per Grenada (tra l'altro, partiamo proprio nel mezzo di una gara di ciclismo, sarà il giro di Spagna ?).
Sul versante gastronomico invece ho mangiato sempre bene, anche se purtroppo quelli che pare fossero i due migliori ristoranti erano momentaneamente chiusi; in ogni caso i piatti più tipici sono migas, cervo stufato o arrosto, cochinillo asado ossia maialino da latte al forno; ho anche assaggiato un'ottima versione del gazpacho. CU & gl.
7 agosto, ostello di Pamplona, verso mezzanotte
Stamattina esco dall'ostello e mi sorbisco tutta la camminata fino alla stazione; per fortuna è nuvolo ed evito di morire disidratato per strada (in compenso mi becco una storta terribile al piede destro, credo di essermi strappato). Arrivo a Madrid, ballonzolo per un'oretta o giù di lì nei pressi della stazione, poi piglio il treno ed arrivo a Pamplona che sembra debba cader giù il diluvio universale; fa addirittura freddo, con temperature intorno ai 20° gradi (dopo Toledo una roba polare, insomma). Purtroppo anche a Pamplona la stazione è situata in mezzo al nulla o quasi, e mi spetta pure qua una camminata di tre quarti d'ora fino all'ostello. Questo si rivela per fortuna piccolino ma decisamente buono, pulitissimo, con ottimi servizi e una sala comune con poster di concerti metal e i libri di Asoiaf in bella vista.
Una volta sistemato, rinfrescato e tutto mi piazzo al computer per decidere il prossimo itinerario: la mia idea è quella di farmi un paio di giorni a San Sebastian, che considero una specie di porticciolo basco pieno di ottimi ristoranti. Purtroppo scopro che è l'equivalente spagnolo di Forte dei Marmi, con pochissimi posti dove alloggiare a prezzi spaventosi; considero altre tappe come Bilbao, ma in considerazione poi delle difficoltà per raggiungere la Francia decido di tornare per la via mediterranea con un itinerario Barcellona-Nimes-Avignone. Faccio per prenotare l'ostello a Barcellona....e non trovo più la carta prepagata. Svuoto lo zaino in preda al panico, ma nada de nada: scopro così di averla persa chissà dove.
Dopo una buona mezz'ora di insulti, maledizioni all'universo mondo e imprecazioni mi rifaccio con una mangiata di insalata di sgombro e baccalà cucinato non so esattamente in che modo (ma delizioso ugualmente) in un bel locale, dopodichè mi unisco alla vita notturna di Pamplona. Vita notturna che consiste essenzialmente nel sedersi in gruppo per le stradine del centro storico a chiaccherare, bere birra (e solo quella, niente cocktail et similia) e giocare a carte. La discussione si svolge in inglese, castellano e, quando si scordano che non sono del luogo, anche in euskera; decido che è il momento di andarsene quando iniziano ad esaltarsi sull'indipendentismo basco. A domani.
8 agosto, Pamplona, quasi mezzanotte
Pamplona mi piace un sacco: bella, pulita, grande al punto giusto, con un gran parco, e si mangia da Dio. Dopo essermi girato tutto il centro storico (pieno di gente che ascoltava tizi che suonavano quella che prendo essere musica basca) mi sono visto il museo della Navarra, con esposizioni che vanno dalla preistoria all'arte contemporanea; in realtà gli unici abbastanza interessanti erano due cofanetti in avorio di epoca medievale e alcuni affreschi della battaglia di Muhlberg (1547). A pranzo, indeciso fra tanti localini invitanti, ero indeciso e sono poi finito nello stesso di ieri sera, dove ho mangiato crocchette, chistorra (salamino piccante), polpo con purè e storione affumicato.
La cena poi un'altra delizia: uova strapazzate con peperoni, morcilla e neonate più stracotto di guancia di maiale al vino rosso; durante tutta la cena ho chiaccherato con la coppia e figlio al seguito di fianco a me, davvero simpatici.
In realtà, come già anticipato, l'evento principale della giornata è stato l'aver scoperto la perdita (suppongo a Valencia) della carta prepagata della Bnl, non tanto per i soldi che c'erano sopra quanto perchè mi serviva per prenotare ostelli et similia. Complice la perdita e altri casini vari sono costretto a modificare radicalmente il programma: domani parto per Barcellona (dove mi son già messo d'accordo con l'ostello) e poi Avignone, salterò così una tappa e tornerò in Italia con due giorni d'anticipo sul previsto. In realtà potrei ancora spendermi effettivamente questi due giorni in giro, ma non saprei dove: Arles l'ho già vista, Nizza idem, Monaco mi costerebbe un botto. Vabbè, vedremo.
9 agosto, Barcellona, 8:30 pm
Dopo aver fatto un'ultimo giro per Pamplona stamattina ed essermi visto la cittadella, verso l'ora di pranzo mi rifaccio tutta la strada indietro verso la stazione. Arrivo, mi metto in coda, giunge il mio turno, mi presento e chiedo un biglietto per l'Alvia delle 15 per Barcellona. La tizia mi risponde che è pieno, c'è solo quello delle 6: panico completo, io ho giurato e spergiurato all'ostello che sarei arrivato alle 19:30 precise e in punto, e ora chi glielo spiega ? Vabbè, prenderò quello delle 6. E invece no: pure quello è pieno
! Un gran casino, mi allontano sconsolato pensando che mi toccherà arrancare su fino all'ostello di Pamplona, riprendermi il letto e tornare domani per prendermi il treno per Barcellona. Mi sovviene però che, per non fare la stessa figura di oggi, magari il biglietto mi conviene prenderlo adesso: quindi rifaccio la coda, arrivo ad uno sportello diverso e chiedo "the next train for Barcelona Sants": l'impiegato mi dà un biglietto per l'Alvia delle 15, esattamente quello che volevo prendere
Il mio primo pensiero è "non chiedetemi nulla, non lo voglio sapere", il secondo "sono nato con la camicia veramente".
Boh, ora sono di nuovo a Barcellona, stasera troverò qualcosa da mangiare qui vicino e basta, son troppo stanco. Ci sentiamo domani.
11 agosto, sul treno da Cerbere ad Avignone, 14
Resoconto della giornata di ieri: nonostante fossi in preda ad un ferocissimo attacco di pigrizia e fancazzismo acuto mi sono fatto violenza, mi son costretto a levarmi dal letto e ho passato tutta la giornata a vagare per Barcellona. Al prezzo di due vesciche ed entrambi i piedi doloranti credo di essere riuscito nell'impresa di girarmela tutta (be', quasi) in un giorno solo. Ovviamente cose come la casa di Gaudì o la Sagrada Familia le ho viste solo di sfuggita, non avendo personalmente la minima intenzione di fare ore di coda spendendo 20 o 30 euro di biglietto; in compenso ho visto il museo marittimo e quello nazionale di arte catalana, davvero meritevole specialmente nelle collezioni di arte gotica e rinascimentale (oltre ad un'esposizione temporanea di monete antiche catalane davvero pregevole). A pranzo ho mangiato focaccia con cipolle e butifarra in una focacceria in Piazza dell'Università, a cena niente perchè decisamente troppo stanco per uscire dall'ostello.
Oggi invece mi sono alzato, mi sono diretto alla stazione di Sants (che va' a sapere perchè mi sta antipatica da morire) dove ho atteso per mezz'ora il treno ovviamente in ritardo per Cerbere.