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 [Racconto] La Fuga!

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2 partecipanti
AutoreMessaggio
Urizhel's Zorn
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Urizhel's Zorn


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Messaggi : 751

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MessaggioTitolo: [Racconto] La Fuga!   [Racconto] La Fuga! Icon_minitimeGio Set 10, 2009 6:28 pm

La Fuga





...Strana cosa la rugiada, sfugge al controllo di tutto a questo mondo,
nessuno la vede scendere, eppure, ogni giorno la si può trovare tra le foglie,
forse sono le lacrime di un dio, forse quelle della terra, sicuramente però,
è libera da ogni catena che la legano ad un mondo troppo affannato per accorgersene...

Colonna sonora: Il silenzio di una foresta



Correva accompagnato da una fine pioggerellina che filtrava lentamente attraverso la fitta foresta. Intorno a lui non udiva nulla, solo il rumore dei suoi piedi nudi che correvano sull'erba scivolosa. I suoi polmoni faticavano per prendere ossigeno da quell'aria gelida, ad ogni respiro era come se mille piccoli aghi lo pungessero da dentro al petto.
Scivolò sul terreno bagnato, cadde di faccia, assaporando la terra involontariamente. La figura semi nuda era coperta di piccoli graffi su tutto il corpo magrissimo, la pelle bianca quasi stonava con il verde scuro attorno a lui.
Tutto, in quella malvagia foresta, sembrava essergli nemico, persino gli aghi degli immensi abeti neri che la caratterizzavano.
Restò a terra, incapace d'alzarsi, sfinito, acciaccato, affamato. Non seppe dirsi quanto tempo esattamente restò lì, forse perse addirittura i sensi, sentiva solo il forte aroma del legno, della terra, dell'erba fresca, degli aghi d'abete, del freddo, dell'umidità.
Poi, in lontananza, un abbaiare selvaggio, latrati di cani da caccia, da caccia all'uomo, da caccia allo schiavo.
Il suo cervello impartì gli ordini, ma le membra non risposero, erano paralizzate dal dolore, dal dolere di una vita passata a lavorare come una bestia nelle miniere degli elfi oscuri, i suoi padroni, Sopportando fatiche inumane e vivendo col terrore di vivere ancora per molto. Desiderava morire, era stanco di soffrire, era stanco di tremare. Eppure un dio dimenticato sembrava avergli dato un'opportunità di fuggire da quell'inferno. Nel suo cuore la speranza e la disperazione ardevano forti, quasi come se stessero duellando selvaggiamente nei ventricoli.
Oltre al sangue e al sudore, anche lacrime scesero lungo le sue guance. Stremato, tentò di alzarsi, e finalmente vi riuscì.
Correva nuovamente, zoppicando, barcollando, fuggendo da qualcosa che era ben peggiore della morte, fuggiva dalla disperazione più nera che un umano poteva provare. Sperava di cadere e battere la testa, di terminare così la sua travagliata esistenza. Si domandava per quanto tempo il suo corpo avrebbe retto quel ritmo, quanto avrebbe resistito all'oblio.
Passarono minuti che gli sembrarono un'eternità, eppure, continuava a correre.
Non sentì più niente di minaccioso, Forse le bestiacce dei Druchii avevano perso la sua scia odorsa? Forse i padroni erano stanchi di giocare con lui? Forse si era salvato?
No. nuovamente sentì quel terribile ansimare, nuovamente quelll'aspro idioma.
Terrore. I suoi inseguitori erano poco dietro di lui, Riusciva a sentire il respiro caldo di quelle bestie rabbiose sulla sua schiena. Nella sua mente vedeva la lingua penzolante, gli occhi infogati ed eccitati, i denti aguzzi dietro di lui.
La foresta s'infittì ulteriormente, e il fuggitivo si trovava costretto a deviare costantemente per evitare di scontrarsi ai fusti degli alberi. Piegò un grosso ramo, che tornò violentemente indietro, e un guaito di una bestia alle sue spalle gli fece capire che il cane aveva preso il ramo sul muso. Fredda gioia primordiale lo pervase per poco tempo, giusto un attimo.
Forse ce l'aveva fatta veramente, forse gli aveva seminati, e non pioveva più. Era solamente il suo istinto a guidarlo, aveva preso possesso del suo corpo oscurandogli la sua mente, ed era un bene. L'unico barlume di ragione ad essere ancora "vivo" in lui lo guidò verso sinistra, seguiva infatti una traccia olfattiva che da un pò di tempò faceva coppia con quella della foresta stessa. Era un odore che non sentiva da anni ed anni, le narici gli bruciavano quasi, era una brezza marina, il sapore di sale lo investì.
Il bosco si fece meno fitto, e la tiepida luce arancione di un timido sole che tramontava lo colpì in pieno volto. Era una sensazione bellissima, ma gli occhi gli bruciavano provocandogli dolore, il sudore e la terra li avevano irritati ulteriormente. Con una smorfia riuscì a riaprirli e davanti a lui, per miglia e miglia, si stagliava un'immensa distesa blu scuro, doveva essere l'oceano. Era sul bordo di un precipizio roccioso. Guardando giù si accorse che l'altezza era troppo alta anche per un gigante. Quella vista gli aveva fatto dimenticare il motivo per cui era qui, per cui stava fuggendo, presto quell'estasi finì, e si rese conto con sgomento che quello che sembrava essere stato un paradiso ora era una trappola mortale. La sua fuga rocambolesca terminava lì.
Restò a contemplare quella bellezza selvaggia, quel paesaggio così infinito, carico di aromi. Dietro di lui, dal limitare della boscaglia, senti arrivare i suoi padroni, non erano ne un esercito, ne una pattuglia, ne un manipolo di elfi adulti.
Erano due elfi giovanissimi. Forse fratello e sorella.
Il maschio e la femmina risero sguaiatamente, di gusto, nel vedere gli occhi spenti dello schiavo fuggito e così malridotto. Erano ricoperti da un'armatura con funzione più decorativa che protettiva, la femmina era armata con una balestra argentata, il ragazzo, leggermente più grande fisicamente, portava una lancia con lame crudelmente ricurve nelle due estremità. L'elfo s'avvicinò con un ghigno maligno, ma lo schiavo reagì.
Prese un ramo marcio da terra e si lanciò verso il ragazzo, il povero umano aveva perso le staffe, rideva come un forsennato. In quel salto verso il druchii, lasciò una scia di lacrime al vento che brillarono attraversati dagli'ultmi raggi di sole morenti all'orizzonte. Con tutta la sua poca forza rimasta caricò un colpo dalla disperazione ma il giovane elfo oscuro evitò il fendente di striscio. L'elfo strabuzzò gli occhi in un primo momento, poi tornò la freddezza in lui, e ghignò ancora, cominciò così uno scontro impari, sia per l'agilità sovrumana di quella crudele razza sia per le ferite del fuggiasco. Ogni volta che l'umano malconcio portava un fendente, il giovanissimo elfo lo evitava e lo colpiva sui fianchi senza molta forza, causando tante piccole lacerazioni ed emorragie. Lo stava umiliando, portandolo lentamente all'esaurimento totale delle sue forze, mentre la femmina rideva sguaitamente, incitando il fratello con parole incomprensibili per la povera preda.
Il fuggiasco si riprese, il nuovo dolore delle ferite causate dall'acciaio elfico gli fece tornare la lucidità stranamente. Decise che non sarebbe morto per mano di quei elfi infernali. Indietreggiò velocemente verso il precipizio, e fece per lanciarsi verso il vuoto e l'immenso blu marino, ma la femmina Druchii, che si era accorta della follia suicida che aveva pervaso la mente dell'umano, fece sibilare il dardo della sua balestra, colpendo esattamente dove voleva lei, nel retro della coscia smagrita. L'uomo allo stesso tempo dell'impatto tentò Il salto convinto che sarebbe riuscito a sfuggire alla perfidia, ma la violenza del dardo di balestra gli fece perdere l'equilibrio e cadde sulla roccia col fianco, a qualche metro dall'elfo maschio. Il veleno paralizzante del dardo entrò in circolo e non riuscì più a muoversi, gli si annebbiò la vista, e freddo dolore lo investì. Ancora. Cercò di strisciare verso il precipizio, ma una altro dardo, questa volta sparato da distanza ancora più ravvicinata, lo bloccò sul posto, trafiggendogli la mano.
L'elfo rise ancora una volta, tirò fuori un pugnale, e cominciò a scuoiare la sua povera vittima con cura spietata, sussurandogli nell'orecchio tre parole che lo sconvolsero: "Noi liberato te!" Le parole mal pronunciate erano comunque comprensibili. Lo schiavo svenne per il dolore dello scuoiamento e con quelle parole che lo torturavano dall'interno.
Più tardi, dopo un lasso di tempo indeterminato, la notte aveva cancellato i caldi colori del sole tramontante, e lui si trovava davanti al mare, impalato sul terreno, senza più pelle.
Non sentì più il bruciore letale, qualcosa di fresco aveva calmato le sue ferite, attorno a lui, era calata la rugiada e, finalmente, morì.
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Odino's Child
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MessaggioTitolo: Re: [Racconto] La Fuga!   [Racconto] La Fuga! Icon_minitimeLun Nov 16, 2009 11:49 pm

Tu dovresti fare un libro di racconti ispirati al whfb è sufficiente come complimento???
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