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 La battaglia sul 17 marzo

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Maresciallo_Helbrecht
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MessaggioTitolo: La battaglia sul 17 marzo   La battaglia sul 17 marzo Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 10:05 am

posto qui di seguito 3 articoli. Lascio a voi ogni commento...


Mercoledì la questione in Cdm . E l'Idv attacca: La Lega boicotta il 150esimo dell'Unità

Calderoli e la festa del 17 marzo
«C'è la crisi, gli uffici restino aperti»

Il ministro Romani: «No, sia festivo». Marcegaglia: «Troppi 4 miliardi a carico delle imprese»



MILANO - Visto il momento di crisi economica, il 17 marzo si può festeggiare lavorando. Per questo, è preferibile che gli uffici pubblici restino aperti. Roberto Calderoli ne è convinto e spiega che la questione sarà affrontata mercoledì in Consiglio dei ministri. «Ho votato contro, a suo tempo, in Cdm, e sono e resto completamente contrario al fatto che l'attribuzione delle caratteristiche di festività nazionale, conferita alla data del 17 di marzo, comporti la chiusura di molti uffici pubblici. In un periodo di crisi come quello attuale appare paradossale caricarsi dei costi di una giornata festiva, un evento significativo quale il 150esimo dell'Unità d'Italia può essere celebrato degnamente lavorando e non restando a casa».

ROMANI, CONFINDUSTRIA E SINDACATI - Secondo il ministro per la Semplificazione, la chiusura di una parte degli uffici pubblici, rischia di avere ripercussioni anche sulle attività lavorative private, «con possibili danni di miliardi di euro, non soltanto in relazione al singolo giorno perso per via della festività ma per le possibilità di "ponte" che si verrebbero a creare conseguentemente». La pensa diversamente il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, secondo il quale i 150 anni dall'Unità d'Italia si festeggiano solo quest'anno e quindi «per una volta si possa festeggiare senza andare a lavorare». Dello stesso avviso di Calderoli, invece, è la leader degli industriali Emma Marcegaglia ha ripetuto quanto già sostenuto in altre occasioni. «I festeggiamenti sono essenziali - ha detto -, ma in un momento come questo, un onere di quattro miliardi di euro per le imprese forse non è la cosa migliore per la loro crescita». per la presidente di Confindustria, insomma, «è giusto celebrare solennemente il 17 marzo, che il presidente Napolitano e le istituzioni hanno indicato come giorno in cui è nata l'Unità d'Italia, noi diciamo però che lo si può celebrare andando a scuola o lavorando». «A me dispiace che si debba litigare anche sulla giornata dell'Unità d'Italia» è l'opinione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, secondo il quale «le istituzioni avrebbero fatto bene a discutere e a verificare con le parti sociali l'impatto economico della festa. Se le avessero coinvolte, sarebbe stato meglio. Mi dispiace e sono preoccupato che ci si divida - ha ripetuto Bonanni - anche sull'Unità d'Italia». Da parte sua, il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, ribadisce la proposta di «unificare la festa del 2 giugno con quella del 17 marzo».

«BOICOTTAGGIO LEGHISTA» - Non ha apprezzato le parole di Calderoli l'Italia dei Valori. Secondo il partito di Di Pietro infatti le dichiarazioni del ministro sono solo la dimostrazione del fatto che da parte della Lega «continua a persistere una sorta di resistenza passiva nei confronti dei 150 anni dell'Unità d'Italia». Per Silvana Mura «tirare in ballo la crisi e il rischio di un eventuale ponte appaiono argomentazioni strumentali volte esclusivamente a sminuire il significato di una ricorrenza di assoluto valore che è però in contrasto con la propaganda leghista». Critiche anche dal PdCI-Federazione della sinistra. «Calderoli - ha detto Alessandro Pignatiello - farebbe bene a preoccuparsi dell'inattività del governo, e della sua produttività, per di più in un momento di grave crisi economica e sociale, e non di quello dei lavoratori, che il 17 marzo vogliono ricordare l'unità d'Italia. Non si è mai visto un governo di nullafacenti come questo».


Fonte: corriere.it





L’Alto Adige non parteciperà
alle celebrazioni per l’unità d’Italia

Il governatore Durnwalder: "Siamo stati annessi a Roma contro la nostra volontà". Eppure, nonostante la provincia autonoma non si senta “italiana”, per ben due volte ha contribuito a salvare il governo in cambio di importanti contropartite



“Non abbiamo nessun motivo per festeggiare l’unità d’Italia”. Parola di Luis Durnwalder, presidente della provincia autonoma Alto Adige – Sudtirol e plenipotenziario della Südtiroler volkspartei, che, al fattoquotidiano.it, spiega i motivi per cui la provincia di Bolzano non parteciperà alle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’unità del Paese.

Dopo l’astensione ai voti di sfiducia contro Silvio Berlusconi (14 dicembre) e Sandro Bondi (26 gennaio) e dopo il parere favorevole al federalismo municipale in commissione bicamerale (finita con 15 voti a favore e 15 contrari), la Svp torna a fare parlare di sé.

Niente stand all’Altare della Patria e a Castel Sant’Angelo. La motivazione ufficiale è che da Roma non è arrivato nessun invito ufficiale anche se Durnwalder non nasconde il suo sostanziale disinteresse per le manifestazioni. Tant’è che l’Alto Adige è l’unica realtà locale a non aver istituito un comitato locale per i festeggiamenti.

“Non abbiamo certo scelto noi di fare parte dell’Italia – spiega Durnwalder – Siamo stati annessi a Roma contro la nostra volontà”. Ma in Alto Adige il 25 per cento della popolazione è di lingua italiana e potrebbe avere piacere che il governo locale partecipasse alle manifestazioni per il centocinquantesimo anniversario. “Se delle associazioni altoatesine vogliono organizzare delle iniziative, noi non ci opporremo – continua il presidente della provincia autonoma – Stesso ragionamento per i due assessori di lingua italiana. L’unica cosa che non potranno fare è di rappresentare ufficialmente Bolzano”. Insomma se gli italiani vogliono festeggiare lo facciano pure, ma non in nome del Sud Tirol. “Se io partecipassi, offenderei i tedeschi e i ladini che sono la maggioranza della popolazione”, spiega Durnwalder.

A ben vedere però chi si potrebbe offendere sul serio sono le formazioni politiche che in consiglio provinciale sostengono la giunta autonomista del governatore: i Süd-Tiroler Freiheit, che chiedono l’annessione dell’Alto Adige all’Austria e Die Freiheitlichen, che invece vorrebbe la costituzione di uno stato sovrano con il Tirolo austriaco. “Sarebbe un harakiri politico se dessi il patrocinio della provincia alle manifestazioni – concede Durnwalder – Né la maggioranza austriaca della popolazione né i partiti politici che la rappresentano accetterebbero la decisione”.

Eppure, nonostante la provincia autonoma non si senta “italiana”, per ben due volte ha contribuito a salvare il governo di Roma. I deputati della Volkspartei si sono astenuti sia durante il voto di sfiducia contro il premier il 14 dicembre e poco più di un mese dopo, il 26 gennaio, in quella sul ministro della Cultura. Un copione che si è ripetuto e che in entrambi i casi ha portato a delle importanti contropartite all’ombra delle Dolomiti. In cambio dell’astensione sul caso del presidente del consiglio, la Svp aveva chiesto e ottenuto la gestione diretta della parte altoatesina del Parco nazionale dello Stelvio (leggi l’articolo), nel caso di Bondi invece aveva strappato l’impegno dell’esecutivo di rimuovere e/o modificare i monumenti che inneggiavano alla cultura italiana (e che riecheggiavano la dittatura fascista) come il monumento alla Vittoria in centro a Bolzano (leggi l’articolo). Ma non parlate a Durnwalder di opportunismo politico: “Sono anni che chiediamo quelle cose. Noi siamo un partito ‘blockfrei’, non ci schieriamo né con la destra né con la sinistra. Non ci interessa la politica nazionale, ma i diritti delle minoranze linguistiche”, dice il presidente che ne ha anche per la Lega: “Non capisco come il partito di Bossi vada a Pontida a fare le sue celebrazioni e poi dia il suo assenso ai festeggiamenti per l’Unità. E’ incoerente”.

La coerenza verso i propri obbiettivi è una virtù che invece non fa difetto alla Südtiroler volkspartei. Vediamo se da Roma arriverà, anche in questo caso, un’offerta che farà fare marcia indietro al partito di Durnwalder e co.


Politica & Palazzo | di Lorenzo Galeazzi





Lo stop alla festa per l'Unità d'Italia Gelmini: «Scuole aperte»
Dubbi sulla celebrazione, tensione nel governo Bossi: si lavori. La Meloni: non ci sono solo i soldi


ROMA - «Penso che il 17 marzo le scuole debbano restare aperte». Per il suo annuncio Mariastella Gelmini sceglie il Consiglio dei ministri: dopo Confindustria, la Lega ed il presidente dei garanti per le celebrazioni Giuliano Amato, anche lei si schiera per una festa dei 150 anni dell'unità nazionale passata al lavoro. «La ricorrenza - dice - potrà essere celebrata in classe durante l'orario normale dedicando una particolare attenzione a quel momento storico così importante. Un modo per dare più valore a questo appuntamento, altrimenti si correrebbe il rischio di considerarlo solo un giorno di vacanza in più». Per questo il ministero dell'Istruzione sta preparando una circolare che spiegherà alle scuole come comportarsi.

La decisione era stata presa pochi giorni fa: scuole e uffici pubblici chiusi nel 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, nel settore privato una giornata pagata come festivo. Ma appare sempre più probabile un ripensamento. Ufficialmente Silvio Berlusconi ha chiesto di riflettere sulla questione. Ma il sottosegretario Gianni Letta, che pure aveva parlato di «scelta scritta nella legge», ha provato a convincere i ministri ex An, quelli che difendono la festa con maggiore fermezza. Durante la riunione a Palazzo Chigi, convocata per le misure sull'economia, la discussione diventa accesa. Specie tra Umberto Bossi e Giorgia Meloni, che si affrontano con una durezza senza precedenti.

Il leader leghista dice che «bisogna lavorare» perché il «ponte sarebbe pericolosissimo in un momento di crisi come questo e non credo che gli imprenditori sarebbero contenti». Ma soprattutto aggiunge che la «festa sarà percepita in modo diverso a seconda dei luoghi». Il ministro della Gioventù non frena il suo carattere: «Una nazione non è fatta solo di soldi, non potete ridurre il 17 marzo ad una festa di serie B». Secondo Meloni anche tenere aperte le scuole è sbagliato perché «nulla garantisce che in aula si parli davvero dell'unità d'Italia». La voce sale di tono, i due torneranno a litigare anche dopo la fine delle riunione. Intanto al tavolo si consuma un altro scontro, quello tra Roberto Calderoli e Ignazio La Russa che sulla questione avevano già duellato a distanza. A poco servono le parole di Maurizio Sacconi e Paolo Romani che provano a mettere tutti d'accordo.
Alla fine nessuna sintesi, restano solo le divisioni: «La decisione è stata rinviata - dice il ministro del Welfare Sacconi - ma ne parleremo. Stiamo cercando una soluzione che non pesi sulla crescita economica e allo stesso tempo consenta un'adeguata celebrazione di un evento al quale diamo significato ogni 50 anni».

Lorenzo Salvia
10 febbraio 2011
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MessaggioTitolo: Re: La battaglia sul 17 marzo   La battaglia sul 17 marzo Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 1:28 pm

C'è poco da commentare. Personalmente non me ne fotte niente del 150° anniversario dell' unità, anche se vado a scuola penso di poter dopravvivere. Ma se i nostri politici riescono a litigare anche su queste minchiate... in effetti niente di nuovo, si sa come vanno le cose in Italia.
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Stefano
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MessaggioTitolo: Re: La battaglia sul 17 marzo   La battaglia sul 17 marzo Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 3:58 pm

Quoto skidi,inoltre ueste cose invece di unire dividono ancora di più governo e italia a mio parere,poi sempre a mio avviso il governo italiano fa veramente pena,ogni politico pensa solo ai propri interessi e se ne fregano del popolo
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MessaggioTitolo: Re: La battaglia sul 17 marzo   La battaglia sul 17 marzo Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 8:12 pm


Mi sembra che tutto quello che è stato fatto da Ciampi in termini di unità nazionale (che imho è il presidente che ha fatto di più) stia venendo demolito dalla "moscezza" di Napolitano.
Secondo me la Lega gioca un ruolo fondamentale nella parte istituzionale. Ha molto potere in quanto può permettersi di fare quello che vuole, altrimenti fa' cadere Berlusconi e imho nessuno in parlamento vuole rivedere il proprio posto messo in discussione dalle elezioni anticipate:
- Lega vuole il federalismo, e B. è l'unico che può darglielo al momento, in quanto sotto pressione
- Pd ha paura perchè è debole alle urne
- Terzo polo è debole perchè appena nato
- Di pietro e fini sono gli unici che imho avrebbero interesse, in quanto hanno preso voti.
- B. finchè rimane al governo ha una possibilità di salvarsi

Secondo me non dandogli il giusto spazio (scuole chiuse, festività) si rischia solo di disgregare ancora di più questo stato malconcio.

L' Alto-Adige secondo me fa' un grosso errore: alimenta polemiche vecchie di 150 anni "Non abbiamo certo scelto noi di fare parte dell’Italia" [cit] equivale a dire, i miei bis-bis-bis-bis nonni non avrebbero voluto. Mi sembra un po' una scusa ridicola.
Un po' di onestà e che aprano un dibattito serio sull'annessione all'Austria, sarebbe molto più sincero.
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Asurian
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Asurian


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MessaggioTitolo: Re: La battaglia sul 17 marzo   La battaglia sul 17 marzo Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 8:49 pm

eh, purtroppo l'unità d'italia non si è mai verificata di fatto... Sarà perché siamo una mescolanza di popoli di forti culture, sarà per motivi geografici (penisola stretta e lunga) ma si cercano sempre e solo motivi di divisione.
Si è italiani una volta ogni quattro anni, verso fine giugno.

Ad ogni modo... ma non si pensa un po' troppo a festeggiare e a scioperare in italia? Se uno lavora non può poi celebrare l'unità? Se uno fa festa celebra l'unità?

Come costruire l'unità d'italia?
Prima di tutto è meglio far presente che sarà un processo lungo.
Secondariamente dovremmo iniziare a guardare alle tante cose che abbiamo in comune, che non sono meno di quelle che ci differenziano.
In ultimo dovremmo iniziare a credere in uno Stato ed identificarci in esso, non vederlo come "quello che me la vuole mettere in quel posto e che io invece devo fregare".
Certo fino a quando lo stato è impersonificato da certa gente...è dura riconoscersi in esso.

Cmq a dire il vero ci sono già molte persone che si sentono italiano e credono nell'italia. La situazione non è così tragica. Ma restano troppi movimenti separatisti.

Riguardo agli alto-adesini, che dire...non sapevo rinnegassero a tal punto l'italia e si sentissero a tal punto austriaci... Mi dispiace veramente.
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Stefano
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Stefano


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MessaggioTitolo: Re: La battaglia sul 17 marzo   La battaglia sul 17 marzo Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 9:42 pm

Bhè,molte persone del nord(non tutte) prendono ancora sul serio stupidi pregiudizi sul sud,questi non sono i presupposti per costruire uno stato forte e unito,poi stendiamo un velo pietoso sulla politica
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MessaggioTitolo: Re: La battaglia sul 17 marzo   La battaglia sul 17 marzo Icon_minitime

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