No della Consulta sul referendum che voleva la modifica della legge elettorale e l'abolizione del "Porcellum".
Due i no ai quesiti. Ai giudici della Consulta erano state infatti sottoposte due questioni. Una era totalmente abrogativa
e l'altra abrogativa di parti del "Porcellum".
La prima chiedeva di dichiarare ammissibile il quesito che voleva l'abrogazione totale della legge elettorale studiata dall’ex ministro Roberto Calderoli, il cosiddetto ’porcellum’ che prevede liste bloccate e dunque toglie la facoltà agli elettori di esprimere una preferenza. Il secondo quesito chiedeva di eliminare, ad una ad una, le novità introdotte dalla stessa legge Calderoli alla precedente legge elettorale abrogata nel 2005, il cosiddetto ’mattarellum’, secondo un’espressione coniata dal politologo Sartori.
Il no al referendum da parte della Corte Costituzionale segna una "deriva antidemocratica" di fronte alla quale "è tempo di scendere nelle piazze per una protesta attiva della società civile che non può assistere ad un regime". E' duro il commento di Antonio Di Pietro al no ai due quesiti referendari sulla legge elettorale da parte della Consulta. Non usa mezzi termini per commentare la bocciatura neanche Arturo Parisi, membro del comitato referendari: «Noi abbiamo fatto la nostra parte. Adesso tocca ai partiti, a quelli che questa legge l’hanno voluta e a quelli che ne hanno goduto. Non vorrei essere nei loro panni ma noi continueremo la battaglia dentro e fuori in Parlamento».
Da La Stampa.
Personalmente non conosco le motivazioni giuridiche della sentenza, ma non posso essere d'accordo. Il porcellum è, tanto per usare le parole del suo creatore, "un'autentica porcata", e non ammettere nessun quesito significa che i partiti attuali o non la cambieranno o la cambieranno il meno possibile.