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 Intervista a Hans Küng

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Maresciallo_Helbrecht
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MessaggioTitolo: Intervista a Hans Küng   Intervista a Hans Küng Icon_minitimeLun Gen 30, 2012 12:47 pm

Come da titolo vi riporto qui di seguto un intervista a quello che qualcuno ha gia definito come il "teologo ribelle".

Io lo stimo tantissimo e concordo (quasi) al 100% con le sue idee sulla Chiesa.
Per chi non lo conoscesse qui trovate un po di infos: http://it.wikipedia.org/wiki/Hans_K%C3%BCng
E qui invece trovate una sua intervista a Che tempo che fa: https://www.youtube.com/watch?v=TWoAfOl-tBU


Anyway, questa è l'intervista (anticipata da una breve presentazione di Küng) che ho letto oggi:


Sacerdote e autore di numerosi saggi

Nato a Sursee, Svizzera, teolo­go e prolifico scrittore, Hüng ha studiato teologia e filosofia all'Università Gregoriana di Roma, alla Sorbona e all'Isti­tuto Cattolico di Parigi. Dal 1960 fino al pensionamento nel 1996, è stato professore di Teologia ecumenica all'Uni­versità di Tubinga. Dal 1962 al 1965 ha lavorato come consu­lente teologico ufficiale per il Concilio Ecumenico Vaticano II, nominato da papa Giovan­ni XXIII. Nel 1979 il Vaticano ha revocato a Küng il permes­so di insegnare la materia ec­clesiastica a causa della sua opposizione contro la dottri­na dell'infallibilità del Papa, mailteologosvizzero haman­tenuto la sua cattedra e il suo ruolo, ed è un sacerdote mol­to stimato. Küng nel 2001 è sta­to invitato dal segretario ge­nerale delle Nazioni Unite a far parte del Group of Eminent Persons, che sono gli autori del manifesto delle Nazioni Unite Crossing the Divide: Dia­logue among Civilizations. Dal 2007 al 2010 è stato membro del Consiglio del Global Hu­manitarian Forum (Ginevra) fondato da Kofi Annan.
Hans Küng è autore di una quarantina di saggi tradotti in diverse lingue del mondo. Gli ultimi due pubblicati in Italia da Rizzoli sono: Onestà. Perché l'economia ha bisogno di un'etica (pp. 371. € 20) e Salviamo la Chiesa (pp. 283, € 20).


L'INTERVISTA ■ HANS KÜNG
«Sono un cattolico critico ma costruttivo»
Al teologo svizzero è stato consegnato sabato a Udine il Premio Nonino


Del teologo Hans Hüng, vincitore del­la 37. edizione del premio Nonino 2012 organizzato ogni anno a Percoto, Udine, da una dinamica famiglia di distillatori e destinato a personalità del mondo della cultura, si dovrebbe cominciare a parla­re lodando la sua umiltà. «Le mie povere parole - dice - non so quanto potranno aiutarvi. E poi parlo male l'italiano, ma lei mi aiuterà vero?».
Il «sacerdote ribelle» non è un «rivoluzio­nario» esagitato, ma un calmo quasi ot­tantaquattrenne che discute con pruden­za di religione e di virtù morali come l'one­stà, e mi fa notare, quasi con contrizione, l'articolo di un settimanale italiano che riporta l'ennesimo scandalo, legato sta­volta ai giochi di potere attorno al Pio Al­bergo Trivulzio di Milano.
«È triste - sospira - che l'onestà non sia la prima regola dei cattolici, eppure il setti­mo comandamento “non rubare”, non la­scia dubbi in proposito sulla volontà di Dio».
Le spesse lenti degli occhiali non nascon­dono la luminosità dei suoi occhi chiari mentre commenta gli scandali che a in­tervalli regolari, quasi fossero gestiti da una regia occulta, sembrano operare per danneggiare la Chiesa: «Questo avviene perché ci sono interessi politici differen­ti, e gli scandali si susseguono perché la questione è complessa e la realtà turba, ma bisogna non dare motivo di scanda­lo». Scandali nei quali Küng trova una conferma a quella che definisce la sua «critica del sistema romano attuale» .

Si riferisce alle sue «opposizioni» alla Chiesa?

«La Chiesa cattolica è un sistema che è stato prodotto nel secolo decimo con la riforma gregoriana, che ha introdotto l'as­solutismo papale, un clericalismo forza­to e il celibato dei preti. Purtroppo i Con­cili di riforma del tardo Medioevo e an­che la Riforma protestante, non furono capaci di risolvere tutti i problemi della Chiesa cattolica. Anche tutte le rivoluzio­ni della modernità non sono state capa­ci di cambiare il sistema».

Non c'è riuscito nemmeno il Concilio Vaticano II?

«Abbiamo pensato che col Concilio Vati­cano II, al quale ho partecipato con Jo­seph Ratzinger come giovane perito, il si­stema sarebbe stato cambiato con la co­ralità delle intenzioni. C'è una riforma di Gesù stesso nel cristianesimo originale, però già nel Concilio la minoranza curia­le addetta al controllo della macchina del Concilio, ha fatto di tutto per impedire de­cisioni chiare e definitive. Era già pronta una restaurazione dopo il Concilio, e il papa polacco e il papa tedesco hanno ri­pristinato il sistema romano in maniera perfetta».

In che modo?

«Senza consultare vescovi e teologi, han­no prodotto molti documenti che impon­gono una certa moralità sessuale che non è accettata dal popolo cristiano. Hanno prodotto anche un sistema di controllo assoluto delle scelte episcopali, così che non esiste nessun vescovo veramente in­dipendente nel senso del Concilio Vati­cano II, che aveva rafforzato il loro ruolo. Questo perché già prima di essere eletto, ciascun vescovo, secondo lo schema del­le nunziature, deve essere contro gli an­ticoncezionali, l'aborto, il divorzio, e con una posizione critica verso l'omosessua­lità e una rigida per l'eutanasia. E poi es­seri fedeli al papato al 100%, e anche più».

Ma la Chiesa, forse proprio per le scel­te attuate non sembra un'istituzione in crisi.

«Adesso c'è una Chiesa trionfalista che si esibisce in piazza san Pietro con grandi manifestazioni, ma tutto questo è una fac­ciata perché le nostre parrocchie si vuo­tano sempre di più, non abbiamo più pa­stori non ci sono più fedeli. Nei nostri Pae­si del Nord migliaia e migliaia di cattolici escono dalla Chiesa ogni anno. È una cri­si profonda, ma a Roma si continua a pro­durre cerimonie con il maggior sfarzo possibile, ed è stato reintrodotto il lusso più sfacciato: il papa è sempre addobba­to in ricche vesti d'oro e in pizzi preziosi, cose che erano state abolite, ma che ades­so ritornano».

Il vescovo di Udine, città in cui le è stato assegnato il Premio Nonino, ha detto che lei non è un teologo ma un intellettuale. Forse il vescovo voleva dire che lei non è un teologo in linea. Ma lei è anche un sacerdote cattolico e non è mai stato so­speso a divinis?

«Se per il vescovo di Udine non sono un teologo cattolico, vorrà dire che sono un cattolico teologo. Ma sono anche un sa­cerdote con tutti i poteri sacerdotali, e tra pochi giorni celebrerò la Messa con la co­munità universitaria, perché sono rima­sto fedele alla mia Chiesa in decenni mol­to difficili. Si può dire che sono un catto­lico critico, ma costruttivo. Bisogna im­parare a essere cristiani come dico in un mio vecchio libro che ora verrà ristampa­to. Sono cattolico e neanche la curia ro­mana discute su questo, né sul mio inse­gnamento e sulle mie opere. L'arcivesco­vo ha il mio perdono, perché molto sicu­ramente è solo il microfono della Curia Romana. Io penso che se m'incontrasse non direbbe la stessa cosa».

Lei al tempo del Concilio, aveva chiesto al futuro papa Ratzinger di insegnare a Tubinga. Ma forse Ratzinger non era adatto alla temperie un po' rumorosa della contestazione di Tubinga e ha scel­to Ratisbona. Si è mai pentito di avergli fatto questa richiesta?

«I miei colleghi erano sorpresi che aves­si scelto il mio concorrente più importan­te della teologia tedesca, ma io ho sem­pre pensato che si devono chiamare i mi­gliori e Ratzinger in quel momento era il migliore. Io ho imparato molto da San­t'Agostino, ma lui non ha mai accettato l'esegesi di storico critico, non ha una po­sizione chiara verso i miracoli naturali, i dogmi e le leggende verso una concezio­ne verginale biologica. In più ha svilup­pato una ecclesiologia gerarchica che non è basata sul Nuovo Testamento, ma sui testi dei Padri della Chiesa».

Ci vorrebbe un terzo Concilio Vaticano per sistemare quelle «storture» che lei vede come errori della Chiesa?

«Sì, ma solamente quando ci sarà la pie­na libertà di parola e la norma chiara, non il diritto canonico medievale. Lo stesso Vangelo sarebbe la soluzione se Gesù Cri­sto fosse ancora la norma e non il siste­ma medioevale romano».

Ritiene davvero possibile un nuovo Con­cilio?

«Per Dio tutto è possibile. Ma si deve ca­pire che siamo in una crisi profonda, an­cora più estrema nei Paesi profondamen­te cattolici come l'Irlanda e la Polonia, e che una soluzione è necessaria. Segno che dobbiamo agire. Ma non credo che il fu­turo Papa, anche se sarà un innovatore potrà modificare la legge del celibato e la questione dell'ordinazione delle donne, che sono strumenti necessari alla Chiesa per andare avanti».

Islam e cattolicesimo, possono trovare una comune linea d'intenti?

«Conosco molti musulmani e insieme nella fede abbiamo il Dio unico di Abra­mo con i comandamenti fondamentali di etica, una visione progressiva nella storia dell'umanità e nell'importanza delle vo­ci profetiche. Ci sono differenze sostan­ziali che ho trattato nel mio libro sull'isla­mismo (2005), ma la cosa più importan­te è che i principi fondamentali dell'etica sono gli stessi. In questo senso per me, l'etica mondiale è la chiave per risolvere i problemi dell'economia, della tecnolo­gia globale e della comunicazione dell'eti­ca che deve essere il fondamento per la politica, così come la politica deve esse­re il fondamento per l'economia, e non viceversa».

Agli scettici che ritengono difficile co­struire un'etica mondiale con principi generali, lei cosa risponde?

«Che devono prima studiare e poi giudi­care. Molte volte questi critici non hanno studiato l'etica mondiale e hanno solo pre­giudizi. Il Parlamento delle Religioni di Chicago nel 1983 ha fatto una dichiara­zione solenne per un'etica mondiale, e c'è un manifesto recente di questo tipo inse­rito anche nel mio libro Onestà . Studiare e non condannare prima».

Per principio ogni essere umano deve essere trattato umanamente. Ma questa è una regola di tutte le culture?

«Non si può fare un'affermazione teore­tica. Anche in Cina ci sono proteste quando c'è una persecuzione contro qualcuno. Nei sistemi dove si rispetta meno la personalità c'è un movimento per i diritti e la dignità umana. Molte volte nelle religioni profetiche dell'occi­dente, non seguiamo abbastanza l'eco­logia come nelle religioni indiane. Pos­siamo imparare questo, e loro possono imparare da noi una maggiore stima del­la persona umana».

Un suo libro s'intitola Salviamo la Chie­sa : da cosa e da chi?

«Salviamo la Chiesa dal sistema romano medioevale cambiando alcune persone ­risponde Küng -. Il nostro problema è che non abbiamo nessun controllo democra­tico sulle gerarchie. La Chiesa è l'ultimo si­stema assolutista che non permette un'op­posizione, e dobbiamo sperare che final­mente un Papa e alcuni vescovi dicano co­m'è la realtà. Se un solo vescovo tra i tanti dicesse chiaramente qual è la situazione, sarebbe una piccola rivoluzione. Nei Pae­si arabi era lo stesso, ma in Tunisia un so­lo uomo ha scosso i sistemi millenari e ha smosso folle che hanno abbattuto mura incrollabili e aperto la strada alla demo­crazia. Noi vogliamo abolire il sistema ro­mano per salvare la chiesa cattolica».

Che rapporto c'è tra onestà e Chiesa cat­tolica?

«Ho conservato Cristo come centro della mia teologia e della Chiesa, ma il mio oriz­zonte è il mondo. In tutti questi decenni ho allargato la mia teologia prudentemente e lentamente, e il mio libro sull'economia è anche un manifesto per un'etica economi­ca mondiale globale. Dappertutto i fedeli cattolici sperano in un diverso sistema, per­ciò salviamo le comunità dei fedeli che in tutti i Paesi del mondo, producono molto e bene e non danno scandali».



Fonte: Corriere del Ticino, 30.01.2012
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