1° Avventura: Una trappola per topi.

Luogo: Man-Kur.



. La nebbia avvolgeva la figura di Namira che avanzava sulla stradina sterrata. Forse non avrebbe dovuto prendere quella deviazione dalla Via del Commercio: ora la ladra stava camminando verso Mankur, a detta delle indicazioni ricevute, però la notte era ormai in agguato e rischiava di rimanere al buio in mezzo a quella sterminata pianura, con solo le vette delle montagne poco lontane a farle compagnia. Come se non bastasse il Mezzinverno era appena passato e la stagione si stava facendo sempre più rigida, già il freddo le penetrava le ossa e con la notte avrebbe rischiato di morire assiderata.
Continuava così a camminare, stretta nel suo mantello, finchè in lontananza non scorse delle luci in mezzo alla nebbia fitta fitta, con ogni probabilità la città che lei stava cercando. Agguzzando lo sguardo con speranza notò alla flebile di una luna pallida e confusa una cinta muraria e ciò le tolse ogni dubbio.

.In direzione opposta, invece, una misteriosa figura camminava silenziosa sui suoi zoccoli di legno: l'eremita era sceso dalla sua grotta e lungo il sentiero nel bosco e grazie alla sua coscenza del posto ormai famigliare aveva evitato fastidiosi incontri e vie tortuose procedendo fino alla pianura senza ostacoli. Peccato che aveva dovuto fare una lunga deviazione sul suo percorso a causa di una frana sul sentiero: ora il sole era già tramontato e l'oscurità immanente lo spingeva a procedere un pò più spedito, a quanto pare era costretto a pernottare in città a patto di non voler inoltrarsi nel bosco col buio quasi assoluto.


.Xaradas era in piedi nella sala d'attesa, a fissare la porticina chiusa dietro cui era scomparsa la guardia. Affianco ad essa ce ne stava un altra appoggiata contro il muro, con un espressione stanca e disfatta sul volto d'anziano. L'uniforme era un pò sporca ma molto ornata e il tessuto doveva essere alquanto prezioso, come anche la lunga lancia intarsiata d'argento che stringeva nella mano destra. La Guardia aveva gli occhi fissi su di lui e li distolse sono quando la porta si riaprì e il suo collega uscì con passo deciso.

"Il Capo vi ha permesso di stare al suo cospetto, entrate, mago."

Sibilò con una certa ostilità nella voce, evidentemente non aveva capito cosa aveva costui di tanto particolare da ottenere senza preavviso un incontro col Capo delle Guardie di Man-Kur Shilmar. Si spostò di lato e lasciò il passaggio libero al Mago Combattente, lasciando intravedere oltre l'antro una stanza fiocamente illuminata e una scrivania.

Il mago fece un cenno di assenso alla guardia senza badare al tono sgarbato, sapeva che in quel luogo gli arcanisti come lui non erano molto accettati, temuti per i loro poteri, cosa che capiva perfettamente.
Entrò nella stanza snocciolando con la mano sinistra una specie di rosario formato da sfere rosse cesellate da cerchietti d'oro.
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La collana di palle di fuoco può per forma rappresentare più un rosario? Non penso che comporti grandi cambiamenti.

Il selvaggio si era spinto fino in città per fare incetta di articoli, per lui, di prima necessità: cera, alcool, spago, stoffa, sale....articoli che solo un centro organizzato come una cittadina poteva fornirgli, e che seppur non indispensabili aiutavano a rendere meno grigia la sussistenza nelle zone selvagge. Oramai tuttavia si era fatto fin troppo tardi per sperare di trovare tutto quello che cercava. Pazienza. Per il momento si sarebbe limitato a girovagare per la città, indeciso se pernottare lì o sistemarsi nella morbida vegetazione. In alternativa, avrebbe potuto vegliare. L'indomani avrebbe acquistato ciò che gli serviva, avrebbe chiesto l'elemosina, e poi si sarebbe ritirato nuovamente per eseguire i suoi offici.
Si diresse verso la città, incurante del buio sempre più fitto, che non rappresentava ai suoi occhi un ostacolo, bensì un caro amico.

Le mura della cittadina di Man'Kur spuntavano scure e tetre fra i candidi banchi di nebbia. Il sole, morente dietro un picco lontano, portava via con sè gli ultimi lumi del giorno e, timidamente, dove le nubi eran meno fitte, spuntavano le prime stelle della sera.
Namira era soddisfatta: era riuscita a raggiungere il borgo prima dell'avvento della notte, e, seppur stanca dalla marcia, sarebbe stata contenta di poter dare uno "sguardo" più concreto all'insediamento.
Piccole torce danzavano sulla muratura adiacente al cancello, probabilmente controllato da un paio di sgherri alle prese con la noia. Avanzò, un pò nervosa, all'idea di poter incorrere in qualche indiscreta domanda.

-La stanza, fiocamente illuminata, era decorata con diversi arazzi. Appoggiate alle pareti v'erano diverse armature complete ritte nei loro piedistalli come se fossero guardie immobili e sempre vigili e tutto intorno al mago faceva intuire che lo sfarzo era di casa in città, persino dal Capo delle Guardie. Quest'ultimo era seduto dietro ad una scrivania, su una comoda poltrona, a sorseggiarsi qualcosa in un calice di cristallo e prestò attenzione al nuovo giunto solo dopo qualche istante.

"Bene Bene, un Mago combattente dell'Accademia di Luskan. Buonasera. Gradite qualcosa da bere?"

Domandò già allungando la mano a prendere una bottiglia di vetro scuro abbandonata sul tavolo.

"Comunque, mi è sembrato di capire dal mio sottposto che siete disposto a dare collaborazione al corpo di guardia. Sono interessato a sapere il perchè, e cosa volete in cambio dei servigi dati."

Ne seguì una lunga pausa, Shilmar lo fissava con fare inquisitorio e attendeva una risposta.

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-Il Monaco continuò a camminare sulla stradina, finchè non raggiunse il posto di guardia all'ingresso della città. Veniva dalle montagne, dunque il controllo lì era molto più rigido in quanto c'era sempre il rischio che qualche goblinoide scendesse e cercasse qualcosa da razziare. Le guardie, ben sveglie, lo avevano già avvistato da tempo e lo aspettavano in piedi con le armi in mano.
L'eremita giunse più vicino e quelli gli puntarono adirittura contro una balestra, siccome le tenebre incombenti impedivano una buona visibilità, ma quando il suo volto fu illuminato dalla luce delle torce tutti i soldati si rilassarono.

"Ehi, è quella specie di selvaggio che vive in una grotta, fatelo entrare."

aveva parlato l'uomo sulla torretta di guardia che fece poi un cenno con la mano. I cancelli si schiusero davanti al monaco.

"Ancora poco tempo e chiudavamo del tutto i cancelli. sei stato fortunato."

Parlò sempre la stessa guardia, stavolta rivolta ovviamente al nuovo giunto e non ai commilitoni.

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Cammina cammina, la ladra raggiunse finalmente le mura della città e notò subito che i cancelli, rimasti aperti fino ad adesso nel caso qualche mercante volesse passare di lì, si stavano chiudendo lentamente dinnanzi a sè. Dovette affrettarsi per raggiungere il posto di guardia prima di ritrovarsi chiusa fuori ma per fortuna a un certo punto il movimento dei cancelli si arrestò: l'avevano vista.

"Chi è là? Per quale motivo giungete in città?"

Le parole erano state pronunciate con la tipica flemma di chi le ripete centinaia di volte al giorno, però si avvertiva una certa irritazione, forse dal fatto che la piccola umana si era presentata ad un ora così tardiva e aveva interrotto il loro lavoro.

A Xaradas poco importava dello sfarzo mostrato nella stanza, se non come conferma che in quei luogi era il denaro il vero dio.
Rifiutò educatamente il bicchiere che gli veniva offerto con un gesto della mano, non aveva tempo da perdere e la sua non era una visita di cortesia.

"Luskan vi domanda il vostro aiuto capitano Shilmar."

Da una delle sue larghe maniche fece scivolare fuori un saccetto che lasciò cadere sul tavolo, questo produsse un rumore metallico indicandone il contenuto come denaro.

"Vorrei che usaste la vostra grande influenza per raccogliere tutte le informazioni possibili sui forestieri giunti negli ultimi giorni e che arriveranno nei giorni futuri. Tra di loro si nasconde un criminale di Luskan che sono stato incaricato di trovare e portare al cospetto dei miei capi. E nel caso non volesse acconsentire di eliminarlo." Aggiunse con un ghigno sul volto "Sò che volentieri si traveste da uomo di fede quali monaci, chierici o paladini ma potrebbe benissimo presentarsi alle vostre porte con un basso profilo. Le vostre guardie non dovranno fare nulla se non raccogliere informazioni e riferire a me. Credo....... che per così poca fatica il compenso sia più che generoso. Non trovate capitano?"
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Nel sacchetto ci sono 300 Mo, per corromperlo.

Quando gli fecero cenno di entrare, Honji esitò solo il tempo necessaria per snocciolare con voce sorda uno dei suoi vaticinii, osservando nell'oscurità la guardia che gli si era rivolta.

"L'uomo saggio percorre unicamente la Via Senza Cancelli."

Ciò fatto perse apparentemente ogni interesse verso ciò che lo circondava. Entrò senza fretta. Una volta oltrepassata la porta, si guardò intorno, pensando a quale direzione prendere.

Si levò il cappuccio affinché gli sgherri a guardia del cancello riconoscessero le sue fattezze femminili

"Sono una viandante dal sud, il mio viaggio è ancora lungo e desidererei riposarmi in un taverna della città. Voi sapreste indicarmene una? Ve ne sarei immensamente grata."

"Uhm..."

Fu il solo commento del capitano mentre allungava la mano per stringere il sacchetto pieno di monete. Lo soppesò per un attimo e poi slacciò il cordino, cominciando a contare le monete.

"Sia mai che un assassino si aggiri indisturbato nella mia città, vi fornirò volentieri il mio aiuto."

Mormorò con fare soddisfatto, poi mise via il tutto

"Però, anche noi abbiamo bisogno di una mano da parte vostra, oltre al contributo che ci avete generosamente donato. Infatti da un pò di tempo la situazione in città si è fatta...difficile."

Il tono di voce si fece serio e il capitano si alzò, incrociando le braccia dinnanzi al petto.

"E'a causa di una malattia che colpisce a caso, forse infettiva, e che rende le persone statuette di pietra nell'arco di qualche settimana tra dolori indicibili. Una malattia sicuramente di fonte magica, voi capirete. Vi chiedo nel tempo in cui starete quì di indagare su questo strano fenomeno sotto la protezione delle Guardie, siccome vi avviso che i maghi saranno i primi ad essere...accusati di questo maleficio."

Una smorfia comparì sul suo volto, una smorfia cattiva.

"Non vorrei che stando quì a lungo senza alcun aggancio in città, ad aspettare quel cattivone, vi imbattiate nella furia popolare... Dunque accettate questa mia piccola...condizione?"


Concluse scolandosi ciò che rimaneva nel vino nel calice.
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L'uomo che aveva parlato sorrise divertito alle parole del Monaco, gli altri sbuffarono e lo guardarono con aria seccata anche se questi sembrava essere insensibile a ciò che lo circondava.
Era ora sulla strada principale che percorreva buona parte del paese e concludeva in una larga piazza, visibile in lontananza grazie all'illuminazione delle fiaccole.
C'erano un paio di bettole di pessima qualità sulla via, avrebbe potuto accontentarsi di quelle oppure ricercare qualcosa di meglio vicino alla piazza principale.
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Si fece avanti una guardia dalla corporatura ben robusta, con le mani allacciate alla cintura da cui pendeva un grosso spadone.

"Sei la benvenuta, se vuoi un alloggio a buon prezzo c'è una locanda accogliente proprio nella piazza principale...basta procedere dritto per dritto, poi quando questa strada finisce gira la prima a destra poi la prima a sinistra, e ti troverai direttamente là. La locanda è "Il Calice d'Oro" "

tutto ciò fu accompagnato da gesticolamenti vari, nel tentativo di rendere più chiara la spiegazione; dunque l'omaccione si fece di lato, squadrò la ragazza e con un ampio gesto l'invitò ad entrare.

"Prego, Buon soggiorno."

Nel tono della guardia c'era qualcosa di sbagliato, ma la ladra non seppe distinguere cosa...l'importante è che dinnanzi a sè la strada era libera anche se invasa dalla nebbia e dal fumo dei camini

Il prete della montagna si diresse verso la piazza principale. Aveva con sé del cibo e l'occorrente per dormire, ma non aveva ancora sonno. Avrebbe osservato le cose nella città, gironzolando senza un preciso obiettivo se non quello di osservare le persone e la loro crescente vanità, per trarne motivo di preghiera e di risoluzione interiore. Forse qualche anima in quella città avviluppata nella vergogna avrebbe avuto bisogno di lui, chissà.
Poi come era solito, avrebbe acquistato del latte in una locanda, e si sarebbe ritirato in qualche viottolo, o anche nella piazza principale se l'avesse trovata accogliente, e vi si sarebbe addormentato.

Namira seguì le indicazioni della guardia, avanzò guardandosi intorno, senza fretta. Già s'intravedeva la piazza principale. Era da poco passato l'imbrunire e sarebbe stato difficile incontrare molta gente. Si limitò a familiarizzare con le strade e gli edifici man mano che s'avvicinava alla meta.

Un sorriso di compiacimento comparì sulle labbra del mago, era stato più semplice del previsto corrompere la guardia.

"E sia, anchio non gradirei dover usare i miei poteri contro dei cittadini. Mettetemi quindi a servizio tutti gli uomini che ritenete necessari, li userò anche per indagare su questo strano fenomeno magico."

Un tale accadimento magico in una città tanto piccola era molto strano, forse centrava qualcosa con la vera ragione per cui il suo maestro fosse interessato ad assassinare un paladino.

"Con permesso prenderei congedo per riposarmi. Avete consigli su dove alloggiare?"

Siccome ormai era notte il monaco non vide altro che loschi individui, in giro per la città. A parte i mendicanti immancabili in una città come quella, numerosi umani dall'aria selvaggia sostavano dinnanzi a bettole e casupole, intenti a sorseggiare intrugli e a squadrare i viandanti come colui che da quì in poi chiameremo Monji.
A quanto pare era finito nel quartiere più malfamato della città, le altre volte che era sceso dal suo eremo aveva agito alla luce del sole e questi individui probabilmente sono emersi con il buio dai loro rifugi; non c'era l'ombra di una guardia, tra l'altro.

"Ehi, si stà avvicinando un orco con il vestitino da sposa fatto di stracci...che bei zoccoletti che hai!"

Un sussurro si levò dal lato destro della strada, ma parve che quelle parole non ebbero seguito: non ci fù alcun movimento, forse era stato solo una mera provocazione...però chi aveva parlato aveva anche riconosciuto in lui la metà orchesca, cosa inusuale visto che l'illuminazione era debole e lui poteva apparire come un uomo imponente e basta. Ben armato, tra l'altro.
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La ladra aveva avuto più fortuna: l'entrata principale della città dava su un quartiere più borghese, difatti non ebbe brutti incontri sul suo cammino e giunse a destinazione senza problemi...Individuò con facilità anche il locale che faceva per lei, l'Anello d'Oro, che dava direttamente sulla piazza ornata da un enorme fontana di pietro al centro. Per ora aveva visto solo piccoli omuncoli con una scorta di umani grandi e grossi aggirarsi con una certa fretta per le strade, stringendosi a sè le dita inanellate e i monili d'oro che ornavano il loro petto...sembrava la città che faceva al caso suo, dove i polli non mancavano di certo.

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"Temo di non potervi fornire uomini, ne ho già pochi e quelli mi servono tutti per tenere a bada la gente...anche se può non sembrare il malcontento dilaga. E comunque la gente ha paura delle guardie, quando non ha i soldi necessari per comprare il loro silenzio, dunque è meglio che non ve ne affianchi nessuna"

Chissà se era una mossa per risparmiare sugli uomini o per facilitare veramente le operazioni, comunque detto ciò si strinse nelle spalle.

"Se potete spendere abbastanza per un posto pulito e in ordine scegliete l'Anello d'Oro, nella piazza principale proprio quì di fronte." Indicò la finestra " invece se domani mattina volete ritrovarvi solo in mutande beh...qualsiasi bettola va bene...ma se non vuole spendere proprio niente posso mettervi insieme alle altre guardie."

Disse andandosi a sedere e congedando il mago con un cenno altero della mano, immergendosi in alcune carte che aveva sul tavolo.

Non aveva più nulla da dire a quell'uomo neanche lui quindi fece solo un cenno del capo per poi girarsi ed uscire.

Si sarebbe diretto all'"anello d'oro", non aveva voglia di dover passare la notte con un occhio aperto per proteggere la borsa.
Mentre usciva dall'edificio continuò a giocherellare con il rosario riflettendo sulle informazione che aveva ricevuto e su quello che sapeva del suo obbiettivo, forse centrava, forse no.

Il monaco non raccolse apparentemente la provocazione, proseguendo per la sua strada. Intonò però uno dei suoi vaticinii, evidentemente rivolto al provocatore:
"Il nobile Dhakka disse: non vedete come la gru nasconde la testa sotto le ali? Eppure è il più fiero degli uccelli. Siate come la gru".
Seppur continuando a camminare, tese le orecchie verso il vicolo, per udire, se ve ne fossero state, le reazioni di quei balordi. Questa città è sempre più triste, pensò.

Uomini facoltosi circondati da guardie del corpo, edifici di buona fattura: Man-Kur cominciava a mostrare dei lati positivi. Per curiosità si mise ad inseguire con fare disinvolto una scorta, ma il brontolio del suo stomaco le ricordò che ancora non aveva messo piede alla taverna, decise che avrebbe effettuato "la passeggiata" dopo un piatto di brodo caldo.
Si diresse alla taverna a tal proposito.

Il Mago uscì all'aria gelida della notte rompendo il silenzio che era calato su tutta la città; una volta sulla piazza vide che la vita lì dopo il mercato si era spenta rapidamente e restavano solo uno straccione che si avvicinava da Nord e un paio di guardie vicino alla fontana. Con la coda dell'occhio intravide una bassa figura entrare in un locale molto illuminato, poco lontano da lui, ed alzando appena lo sguardo riuscì a notare un'insegna appesa sopra la porta: sul legno era intagliato un anello placcato poi d'oro o di un metallo simile, nient'altro. Si diresse verso di esso e varcò la soglia.



L'ambiente interno era molto accogliente: un grosso oste sostava dietro un balcone posto sulla parete destra, c'erano cinque tavoli di legno sulla sinistra, rotondi, di cui solo tre occupati da individui grassocci e ben poco virili, che parevano mercanti anche se ad una prima occhiata non si poteva mai dire. L'illuminazione era molto buona: diverse lanterne rischiaravano il locale e anche qualche lunga candela bianca poste in posizioni strategiche. All'entrata della bassa umana l'oste uscì da dietro il suo bancone e si diresse verso di lei sorridendo e fissandola dall'alto verso il basso con fare bonario: era vestito con uno di quei lunghi grembiuli sopra abiti di una foggia abbastanza raffinata, sul rosso. Le braccia però erano nascoste dalle lunghe ed ampie maniche della camicia, strano per un uomo che deve fare lavori di fatica per tutta la giornata.

"Buonasera, signorina. Cosa desiderate?"

Chiese in tono affabile, attendendo una risposta; quando il secondo avventore entrò salutò anche lui con un cortese cenno del capo ma non disse niente, forse preferendo dedicarsi ad un cliente alla volta...ed il mago combattente dovette aspettare alla soglia
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Torniamo al nostro umile monaco che si stava avvicinando alla piazza: i balordi non aggiunsero altro alle sue ultime parole, forse perchè ormai era giunto a destinazione ed un paio di guardie erano in vista vicino alla fontana; queste ultime notarono lo strano individuo che procedeva lentamente sui suoi zoccoli di legno e si avvicinarono.

"Ehi tu, gli straccioni devono starsene nella loro zona, lo sai bene. Gira i tacchi e sparisci, se non vuoi guai."

Disse una delle due e il mezz'orco potè notare sotto il grande elmo quanto giovani fossero i suoi lineamenti e quanto disgusto ed aggressività gli appesantivano il viso. La coppia era vestita uguale: un armatura non troppo pesante in cotta di maglia su tutto il busto, protetto inoltre da una corazza di metallo, e sulle gambe qualche protezione giusto per dare più effetto al tutto che altro. L'uniforme era rossa e bianca, sporca in diversi punti ma evidentemente di ottima fattura, e impugnavano delle lunghe e minacciose picche

Honji si fermò. Forse quelle giovani guardie non lo conoscevano. Ma scambiarlo per un qualsiasi mendicante era stato un grosso errore di valutazione. Li avrebbe ignorati e sarebbe proseguito, se non avesse deciso di stazionari in quei luoghi ancora per un po'. Preferiva evitare problemi fino a quel momento.
Dopo qualche attimo di riflessione, parlò: "Forse questi possono convincervi che il mio aspetto non coincide con le mie reali facoltà" e facendo mostrò loro, dopo averle estratte da qualche tasta recondita, una manciata di monete d'oro. "Credevo che in questa città fosse concesso ai facoltosi di spendere il proprio denaro. Se il denaro è il cervo, non è forse questa città un cacciatore insaziabile e dalla mira precisa?".

Rimase in disparte accanto alla soglia ad aspettare il suo turno, non aveva senso attirare l'attenzione su di sè quando la città era xenofoba verso i maghi.

Si mise a riflettere sulla strana malattia che aveva luogo in città mentre giochellerava con il suo rosario, un unguento di pietrificazione? L'essenza di basilisco? Un semplice incantesimo? Possibile ma allora i casi sarebbero rimasti isolati e non sarebbero certo degenerati in una malattia infettiva. Forse......

"Si, sono da poco arrivata alla vostra cittadina ed avrei bisogno di alcune informazioni, un letto ed un bel brodo caldo.
In particolare vorrei chiedervi, se vi sono alcune leggi di cui dovrei essere a conoscenza, posti che non dovrei frequentare e persone con cui non dovrei parlare.
Sono al servizio di alcuni mercanti dal sud ed avrei anche bisogno di cercare alcune merci particolari.
Potete essermi utile, per caso?"

Namira sorrise amabilmente.

"Ehi Jas...Guarda, ha il viso coperto..."

Mormorò la seconda guardia, bassotta e con due grossi baffi spioventi sul viso, abbastanza robusta, nell'orecchio dello spilungone. Quest'ultimo assottigliò gli occhi e notò che in effetti il suo compare aveva ragione, e la sua reazione alle monete del monaco fu abbastanza nervosa.

"Non voglio niente da te. Passa pure."

Mormorò impallidendo sul volto e facendo un cenno con la mano di rifiuto, in effetti guardò Honji come si guarda un appestato. Come se non bastasse la coppia si scostò dal nostro eroe e si allontanò ancora in direzione della fontana, limitandosi a lanciargli di tanto in tanto qualche occhiataccia. L'eremita dunque proseguì il proprio cammino ed arrivò alla locanda che cercava, illuminata di una calda luce...ed entrò.


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L'oste alla domanda della ladra inarcò appena il sopracciglio, incuriosito.

"Nessuna di particolare che vi riguardi...diciamo che molte leggi dell'Amn sono riferite ai passaggi commerciali eccetera, se non siete un mercante non siete tenute a conoscerle...Per il resto non potete fare ciò che non si può fare nel resto del Fearun." Sorrise debolmente "A quest'ora la cucina è chiusa ma ho ancora un pentolone di zuppa calda, ottima...la camera invece ce l'ho liberissima, il prezzo è di una moneta d'oro a notte."

Il prezzo era a dir poco esorbitante, evidentemente il tizio all'entrata l'aveva presa in giro riguardo ai costi.
Dopo aver parlato con la piccoletta l'oste si rivolse all'uomo sollevando solo lo sguardo e puntandolo sul Mago.

"E per voi, signore?"

Chiese allacciandosi le mani dietro la schiena, sorridendo sempre dietro i grossi baffi. Poi fece cenno a tutti d'entrare siccome la porta si era aperta per la terza volta nell'arco di pochissimo tempo per far entrare il monaco a cui l'oste rivolse solo un cenno di saluto molto amichevole, il che mostrò al mezz'orco che l'aveva riconosciuto

"Una moneta d'ora a notte? Caro oste, non voglio mettere in discussione il vostro operato, ma mi sembra un prezzo esagerato per una viaggiatrice come me, che ne dite se facciamo metà prezzo? Non vorrete costringermi ad andare in una bettola! Preferisco di gran lunga la vostra compagnia a quella d'una rozza banda di pulciosi ubriaconi dei bassifondi..."

Non era brava a mercanteggiare sui prezzi, ma nel Calimshan aveva imparato che non bisognava mai accettare la prima offerta.

"Pensateci su, io se non vi dispiace prendo posto ed aspetto di onorare la vostra cucina."

Si diresse ancheggiando un pò troppo vistosamente su uno dei tavoli liberi, non prima d'aver strizzato l'occhio felino.

Xaradas seguì un attimo con lo sguardo la ragazza, per poi concentrarsi sull'oste.

"Ho la stessa richiesta della ragazza, un pasto caldo e una camera da letto. Ecco quattro monete d'oro. Non voglio essere infastidito per nessun motivo e voglio la camera in fondo al corridoio. Siamo d'accordo? AH! Pago anche la camera alla ragazza"

Quell'ultima frase era uscita senza nessun preciso motivo, perchè avrebbe dovuto pagare l'alloggio ad una donna di cui non sapeva nulla? Chissà.

Diede in mano all'oste il denaro e sì andò a sedere all'unico tavolo rimasto libero.

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Ovviamente se non accetta i miei soldi o fà problemi l'ultima frase non conta.

Il monaco lanciò uno sguardo impassibile all'oste. Non che si conoscessero bene, certo, ma spesso veniva nei paraggi a chiedere l'elemosina, e spesso si concedeva un po' di latte in quella locanda. Nient'altro, solo latte.
"Oste, del latte caldo, vino dei santi, bevanda dalle dieci virtù, amica del malato, del povero e dell'anziano".

L'oste rimase un pò di stucco alla risposta della ragazza e fece per obiettare qualcosa, però il fare di Xaradas lo bloccò. Prese in mano le quattro monete d'oro sgranando un attimo gli occhi e dunque chinò il capo facendosi da parte in modo da far passare il Mago.
A questo punto si rivolse verso l'oste con un gran sorriso, in effetti era l'unico in quella città che aveva trattato con vera cortesia l'eremita, considerato eccentrico da coloro che lo incrociavano. Il suo modo di fare suggeriva una persona onesta e dedita al lavoro, anche se sempre attenta al guadagno come tutti gli abitanti dell'Amn o quasi.

"Va bene, lo portate via o lo prendete subito? siete sicuro di non voler anche un letto? è molto tardi..."

Disse e nel mentre si avviò verso una porticina affianco al bancone.

"Primo porto le zuppe, arrivo subito."

Detto ciò si dileguò dietro la porta, all'eremita restava solo da aspettare che ritornasse.