Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

"Io umano, diverso da umani di qui. Qui umani deboli e stretti. Io Agaro. Agari grandi fieri forti e feroci barbari di terre neve e ghiccio. Io cercare qui ricco e fama."
Poi lo guardò bene, mentre si massaggiava le parti del corpo ferite dagli ultimi combattimenti:
"Tu? Piccolo ma grosso robusto e muscoli. Tu umano strano..."

L'umano deforme ridacchio: "Io non sono un umano strano e nemmeno un umano: sono un nano..."
L'agaro vide comparire nel cerchio di luce un altro nano. La creatura aveva un aria minacciosa e brandiva un'arma che sembrava una specie di incrocio tra un piccone e un martello. Lothran vedendolo disse qualcosa nella loro lingua e quello abbassò l'arma ma continuò ad osservare Hvergelmirsen con sospetto.
Il figlio di Brym tornò quindi alla lingua del baratto: "Quello è mio fratello, Durram figlio di Brym Spaccamontagne: credeva che tu volessi farmi del male. Ma dimmi: non credo che voi 'agari' abitiate il sottoterra, quindi per quale motivo tu ti trovi qui?"

"Lothran e Durram figli di Brym Spaccamontagne, come io dire prima io guerriero che cercare ricco e importante."

L'agaro trovò una sorta di simpatia verso quegli esseri che, nonostante la loro bassa statura e deformità, avevano certamente una loro imponenza anche caratteriale. Dopo essersi seduto comodamente a terra, raccontò loro della sua infanzia, di suo padre, del suo abbandono del clan natio e del suo peregrinare, enfatizzando i punti più cruciali e significativi della sua storia.

"... e dopo io vedere ragazza in acqua, io venire qui con torce e ascia dopo che si-nda-co portare me ingresso. Poi ucciso uomo-lucertola - saltò la questione dell'oro trovato e del sacco - e andare avanti fino animale fuori e ora dentro con voi."

Quando l'agaro menzionò la ragazza i due nani fecero una faccia un po' stupita e si guardarono tra loro. Quando poi parlò dell'uomo-lucertola lo guardarono con una certa ammirazione, forse con rispetto.
"Davvero tu hai ucciso una di quelle - seguì il nome della creatura lucertola nella loro lingua - da solo?" Chiese uno.
Quasi all'unisono l'altro disse: "In effetti abbiamo visto una donna umana tempo fa qui..."

"Risalendo il fiume con la Jamdum, ci si arriva in poco più di quaranta giri di clessidra. Ho sentito dire che gli umani misurano il tempo in cambi tra luce e oscurità ma non so dirti quanto duri una classidra rispetto a questi..." disse Durram.

"Certamente. Attendi qui." Durram si avviò verso l'uscita della grotta lasciandolo insieme all'altro nano.
Dopo poco gridò dall'esterno: "Va bene vieni fuori ora, ma quando esci dalla miniera muoviti lentamente finché non te lo dico io..."

"Bene" esclamò "Ne approfitterò per riprendere anche la torcia che mi è caduta là fuori".

L'agaro uscì lentamente dalla miniera, guardingo, trovandosi nuovamente davanti la creatura. Il nano la montava ed essa seppur chiaramente volta verso di lui non accennò ad attaccarlo. Il nano batté quindi sulla sua testa un paio di volte con un bastone, poi disse qualcosa ed indicò Hvergelmirsen. La creatura si sporse in avanti e per qualche istante il giovane guerriero pensò che essa volesse nuovamente aggredirlo, ma invece si limitò a fissarlo coi suoi occhi, montati su una specie di peduncoli e poi si ritrasse. Il nano le dette quindi un'altro comando e la creatura lo fece scendere usando delicatamente una delle sue enormi tenaglie.
"Ora tu sei uno dei suoi vicini, non cercherà più di aggredirti se ti muoverai qui intorno. Quindi sei d'accordo ad aiutarci a trasportare il materiale fino alla Jandum? Posso mostrarti cosa dovrai fare?"

"Bene - esordì Lothran - il tuo compitò sarà quello di portare la carriola che hai visto dentro la miniera giù per questo passaggio - indicò l'oscurità nella direzione opposta a quella da cui l'agaro era giunto in quel luogo e che quindi era ancora per lui inesplorata - fino al fiume, dove poi la caricherai sul Jandum e mio cugino Baroth la svuoterà e sistemerà i minerali nella stiva. Al primo viaggio ti accopagnerò io per spiegargli e evitare che lui possa bersagliarti con le balestre pesanti della Jandum pensando che sei un nemico."

"Bene" asserì "Però io prima va prende mio sacco. Tu aspetta qui."
Così si diresse a raccogliere il fagotto di ricchezze che aveva poco prima nascosto tra i sassi, per poi tornare dal nano.

Quando tornò il nano lo osservò per qualche momento con aria critica poi disse: "Sembra che tu abbia già un bel carico. Non so quali siano gli usi del tuo popolo, quindi tienilo presente se la mia richiesta ti sembra offensiva, ma credo che tutta quella roba ti impiccerà se dovrai portarla con te avanti e indietro insieme alla carriola. Se ti fidi potrai lasciarla sulla Jandum ora che ci andiamo insieme."

"Io fidare. Ma voi attenti."
Così dicendo seguì il nano verso l'imbarcazione.

"Vado a prendere la carriola" avvisò Lothran e tornò poco dopo spingendo davanti a se la carriola.
"Andiamo" disse e entrambi si misero in cammino.
camminarono per un bel po' in discesa, qualche migliaio di passi.
Un rumore di acqua in movimento si fece via via più forte fino a che il tunnel in cui si trovavano si affacciò su uno poco più grande, ma molto più alto. Il livello del fiume, che scorreva da sinistra a destra rispetto alla loro visuale, era almeno 5-6 passi più basso del livello del terreno del tunnel dove si trovavano.
Una strana massa di legno oblunga riposava sopra il fiume davanti a loro. Da sopra di essa un altro nano si affacciò sentendoli arrivare e dopo aver guardato con curiosità l'agaro parlò con Lothran nella lingua che evidentemente era comune a tutti i nani. Il suo compagno gli rispose e il nano parve assumere un espressione più cordiale e disse all'agaro: "Ora metto passerella tu sali ma sta attenzione." Qualche momento dopo un pezzo del muro di legno che avevano davanti si abbassò calato da due corde. La passerella era larga appena un paio di piedi: Hvergelmirsen avrebbe dovuto fare davvero attenzione, il fiume sotto scorreva veloce.

Sacco in spalla avanzò con estrema attenzione.
Di certo non era onorevole chiedere aiuto per una quisquillia del genere...

Sfoderando un agilità ed un equilibrio che quasi lo soprese l'agaro affrontò la passerella e balzò sul ponte della Jamdum. Era un ampia costruzione di legno, larga circa una dozzina di passi. Una specie di terrazza galleggiante sull'acqua. Nelle pareti di legno vi erano numerosi fori dallo scopo ignoto e vario materiale coperto da teli cerati giaceva sul ponte. Il nano che li aveva attesi sulla nave si avviò verso una apertura nel pavimento di legno che si rivelò essere una scala che scendeva dentro quella costruzione di legno galleggiante e invitò Hvergelmirsen a seguirlo giù per i gradini. "Tu attenzione" ripeté.

"Sicura questa... J-and-u-m?"
Hvergelmirsen non aveva mai provato quella sensazione di ondeggiamento, e il suo sguardo non riusciva a celare la sensazione di sorpresa. Tutto sommato era piacevole, anche se il senso di allerta formatosi nelle tundre selvagge era sempre attivo, soprattutto in situazioni sconosciute come questa. A passi brevi seguì il conducente della piattaforma.

"Sicura, sicura..." disse il nano che lo accompagnava in tono rassicurante.
L'agaro scese alcuni gradini, fino a trovarsi in una specie di 'stanza' con le pareti di legno. Varie casse piene di rocce ed altre vuote oltre a qualche barile di legno scuro erano gli unici oggetti presenti e ingombravano circa metà dell'angusto locale. Il nano indicò l'angolo della stanza a destra della scala e disse: "Tu posare cose tue lì. Nessuno tocca. Non ladri noi."

Senza proferir parola, ma con un eloquente "mmm" a labbra chiuse, il barbaro posò il sacco in un angolo del locale, per poi risalire le scale per osservare il suo nuovo accompagnatore mentre si apprestava a manovrare l'imbarcazione.