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 Warhammer 40k tales

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MessaggioTitolo: Warhammer 40k tales   Warhammer 40k tales Icon_minitimeMar Gen 20, 2009 9:54 pm

non so se quasta sia la sezione giusta. era la più generica possibile. se mi sono sbagliato, chiedo venia.

ho pensato di unire la mia passione per la scrittura e per le miniature
di warhammer...scrivendo di warhammer. non credo di avere nè il talento
nè la pazienza per un romanzo vero e proprio, mi limiterò a brevi
racconti.
accetto ogni forma di critica sui miei scritti (dovrò pur evolvere il
mio stile ridicolo, prima o poi, e partire dalle critiche altrui mi
sembra il modo migliore)

bhe, sotto con il primo prodotto della mia mente malata:

- ATTESA

"Forza!" pensò una guardia con furia. "Che aspettano?". C'era una punta
di disperazione nel suo monologo interiore. Se avesse detto quelle
parole ad alta voce, avrebbe potuto scegliere tra un'esecuzione
sommaria eseguita dal commissario di battaglione e un'esecuzione
sommaria eseguita dal cappellano a cinque metri da lui. Quella guardia
era una minuscola formica in un mare di soldati. I reggimenti di
Guardia Imperiale erano ordinatamente schierati davanti alle squadre di
Space Marine. Incredibile come cento soldati potessero apparire più
temibili di un milione. A dire il vero, in quel momento non apparivano
molto temibili. Le dieci squadre da dieci Marines erano inginocchiate e
rispondevano con voce cantilenante ai salmi cantati dal cappellano.
Questi era l'unico in piedi dei marine. Nella sua potente armatura
nera, teneva le braccia orizzontali con i plami verso l'alto e il capo
reclinato all'indietro. Il terribile elmetto, dalle sembianze di un
teschio, fissava privo di espressione il cielo mentre dall'altoparlante
mascherato dai denti del teschio usciva una monotona e lamentosa
preghiera all'Imperatore, cantata in una lingua perduta. Il cappellano
cantava per qualche secondo, poi si interrompeva e il centinaio di
Marine inginocchiati dietro di lui rispondeva con un'altro salmo,
intonando il canto come un sol uomo. Andavano avanti da circa un'ora
con quella pantomima. I ranghi della Guardia, in non più paziente
attesa davanti ai Marine in preghiera, erano martellati
dall'artiglieria ribelle. I soldati avevano ricevuto l'ordine di non
attaccare senza i Marine, per cui restavano inermi mentre gli eretici
sparavano loro addosso con tutto ciò che avevano. C'era già stato un
migliaio di morti. Le guardie erano irrequiete. Erano stufe di subire
il bombardamento e sempre più occhiate velenose si volgevano ai
campioni dell'Imperatore, imperturbabili mentre pregavano. Qualche
colpo di artiglieria arrivava vicino ai Marine, ma l'armatura li
proteggeva dalle schegge senza problemi. Tutt'altro rispetto al
corpetto metallico delle guardie. Un colpo a cinque metri spargeva
morte e distruzione nei reggimenti. i Marine avrebbero potuto fermare
quel bagno di sangue semplicemente alzandosi e combattendo, ma niente
poteva interrompere la preghiera.
Passò un'altra ora. Quello doveva essere uno scontro davvero
importante. I riti di battaglia non duravano mai così a lungo. Se il
cappellano cantava per tanto tempo, voleva dire che serviva una potente
benedizione per affrontare il nemico. Le guardie erano allo stremo.
Incapaci di mantenere la disciplina, urlavano di sbrigarsi, si
guardavano intorno disperatamente, si gettavano a terra per scansare i
colpi dell'artiglieria. I commissari correvano avanti e in dietro di
fronte ai reggimenti, giustiziando uomini a destra e a manca, per
mantenere l'ordine nei ranghi. Ma anche loro sapevano benissimo che le
truppe non potevano resistere oltre sotto quel fuoco senza la
possibilità di reagire.
Fu un attimo. Il cappellano lasciò tremolare l'ultima nota nell'aria,
prima di abbassare le braccia e volgere lo sguardo verso i nemici.
Raccolse lo scettro da terra e lo alzò sopra la testa. Con perfetta
sincronia, i Marine si alzarono in piedi e, in silenzio, presero a
marciare verso il nemico, attraversamdo i ranghi delle guardie, ferme
in silenzio reverenziale. Quando i Marine superarono le formazioni, la
guardie si misero in moto. A circa cento metri dal nemico, il
cappellano si fermò, sollevò lo scettro e urlò:
"Morte ai nemici dell'Imperatore!"

-SILENZIO

"Il rumore è silenzio" pensò stupefatta la guardia. In effetti, era una
suggestione plausibile, considerato che il requiem pesante sommergeva
col suo rumore tutti gli altri suoni, creando un frastuono di fondo su
cui era facile concentrarsi ed era facile da escludere. Voilà,
silenzio perfetto a comando. La guardia è scusabile, considerato che le
sue orecchie erano state rese insensibili o quasi dopo sei ore di
spari. Continuò a sparare in modo quasi trasognato, finchè il silenzio
non si interruppe. Guardò l'arma con un'espressione interrogativa.
Caricatore vuoto. Facile che le armi smettano di sparare, senza
munizioni. Il breve intervallo permise alle sue orecchie di recepire
altri suoni, con un fischio sommesso e uniforme che aumentò fino ad una
intensità quasi intollerabile, per poi scindersi nei mille rumori del
campo di battaglia. Fece in tempo a sentire gli impromperi
dell'osservatore del pezzo pesante, che gli urlava di sparare più a
destra. La guardia dura d'orecchie ricaricò rapidamente l'arma e sparò
dove gli era stato indicato, rimproverandosi di essersi distratta.
Rimase concentrata stavolta, senza permettere al silenzio magico di
distoglierla dal lavoro. Il rombo del requiem pesante rimase il rombo
che era, senza assumere chissà quale onirica sfumatura. La guardia
pensò con un po' di rimpianto alla quiete sovrannaturale di poco prima,
ma continuò a sparare con precisione.
Ma ad un tratto un nuovo silenzio deliziò le sue orecchie.
"Straordinario", pensò. Era come se il magico frastuono silenzioso del
requiem, adirato per essere stato ignorato, fosse esploso con un suono
terribile, che aveva zittito tutti gli altri, per poi ripresentare il
silenzio favoloso di poco prima. La guardia era stupefatta. Ma poi si
accorse di essere per terra. Tentò di alsarsi sui gomiti e ci riuscì a
metà. Si alzò su un solo gomito. Si girò verso il braccio che si
rifiutava di muoversi e scoprì che non c'era più. Era ridotto a un
moncherino sanguinolento. Facendo forza sugli addominali, si alzò a
sedere puntellandosi con il braccio rimastogli e capì. Vide molte cose.
Per esempio vide che gli mancavano le gambe. Una era stato strappata
sotto il ginocchio, l'altra a metà coscia. Vide un cratere al posto del
suo requem pesante e vide il torso del detestabile osservatore del
pezzo voltato verso di lui. Le sue gambe erano poco distante. Il
silenzio continuava, notò la guardia. Pensò che stavolta era per il
timpano spappolato. All'improvviso ebbe sonno. Si lasciò andare
all'indietro e fissò il cielo, poi si addormentò.
Sentì un silenzio ancora più profondo.

- DOVERE E VOLERE

A volte, mi chiedo che fine abbia fatto la mia famiglia. Niente di
serio, niente che mi distolga dai miei doveri, ma così, tanto per
curiosità. Mi piace la mia vita, mi piace il mio mestiere, per quanto
pericoloso. Sono orgoglioso di quello che sono diventato e sono
convinto che mio padre lo sia altrettanto. Se solo potesse vedermi...
Sono consapevole di appertenere a un corpo d'elité, un esercito di
soldati scelti. Sono consapevole delle mie responsabilità, del mio
dovere verso i miei confratelli e, soprattutto, verso l'Imperatore. Non
rimpiango la mia vecchia vita. Sembra così lontana...Cosa saranno?
Forse cento anni? Centocinquanta?
Sembrano un sogno. Mi ricordo l'addestamento, gli impianti e quanto
fosse difficile adattarvisi. Mi ricordo soprattutto dell'Osteomorfo. Mi
fuse la cassa toracica per formare un singolo guscio resistente. Mi
svegliavo la notte boccheggiante, per i polmoni compressi dalle ossa in
via di sviluppo accellerato. E mi ricordo anche di Bechter, quella
ghiandola che rendeva la saliva un potente acido. Sentivo un dolore
terribile in bocca, prima che denti e tessuti si adattassero alla
saliva acida. E soprattutto mi ricordo del Carapace Nero, quando mi
scuoiarono per inserirmi una serie di interfacce sottocutanee per poi
rimettermi la pelle. Mi ricordo l'addestramento. Avevamo un istruttore
terribile. Per scegliere il suo sott'ufficiale, faceva combattere
all'ultimo sangue i candidati. Mi ricordo il servizio da esploratore.
Servii con il leggendario sergente Telion. Avevo una capacità
eccezionale di centrare teste col fucile di precisione. Mi ricordo dei
confratelli. La preghiera e l'addestramento con loro. La nostra fede
incrollabile e il nostro spirito di gruppo. La coesione che avevamo
raggiunto. La fiducia l'uno nell'altro. Al buio, nelle missioni di
infiltrazione, nella nostra squadra di esploratori ci si riconosceva a
intuito. Vedevi un soldato che si guardava intorno e subito pansavi:
"Ecco quel nevrotico di Mathias che vede nemici ovunque". Era
rassicurante il livello di intimità raggiunto. Ogniuno di noi avrebbe
dato la vita per gli altri e avrebbe combattuto fino alla morte per
recuperare il cadavere di un compagno. Adesso siamo Space Marine. Siamo
fedeli all'Imperatore e ai nostri compagni, siamo determinati a
sdradicare l'eresia, a costo di massacrare milioni di individui perchè
la sofferenza ne risparmi molti di più. Siamo preparati a combattere e
morire, pronti ad alzarci e cadere con il nome dell'Imperatore sulle
labbra. Gli altri ci guardano con la soggezione riservata agli dei,
perchè è ciò che siamo: divinità della guerra. Abbiamo reciso i legami
con la nostra vecchia vita, ma ogni tanto, il pensiero ribelle corre ad
accarezzare le possibilità negate, le alternative scartate in favore
del servizio come Marine. Eppure, nessuno di noi tornerebbe indietro.
Per nessuno motivo. La ricchezza delle nostre famiglie barattata con
con la frugalità della preghiera. Gli abiti costosi per l'armatura
potenziata. I vizi e il divertimento per la guerra. Gli amici e l'amore
per i confratelli. L'ebbrezza per l'ira. La felicità per l'austerità.
Il denaro per il Requiem. Tutto questo ci venne offerto. Vedevamo
questa possibile strada davanti al noi. Ma, a un tratto, sentimmo la
voce dell'Imperatore. Ci chiese: "Ho bisogno di te, mi seguirai?". E
noi dicemmo "SI!"

- RETICOLO DI MIRA

C'è un momento nella battaglia, che è quesi onirico. E' un avvenimento
che si conclude invariabilmente con una vita spezzata, che coinvolge
due individui alle estremità opposte del campo di battaglia. Riguarda
solo loro. Li trasporta in una sorta di universo privato, dove i rumori
della guerra non esistono, dove nessuno può far loro del male
all'infuori dell'altro. E' il momento in cui due cecchini si fissano,
attraverso i mirini telescopici dei rispettivi fucili.
"Eccolo, colui che sparge strage e terrore nei ranghi dei miei
compagni" pensa ciascuno dei due. Il Ranger Eldar e l'Esploratore
Marine si guardano, cercando di portare il reticolo di mira l'uno sulla
testa dell'altro, l'uno prima dell'altro. Ogni secondo speso a prendere
la mira, è un omaggio all'abilità di nascondersi dell'altro. Ogni
sguardo negli occhi dell'altro è un monumento alla sua abilità. Uno
scontro tra titani che non riceve nemmeno lontanamente la solennità che
merita, dato che la guerra, instancabile, soffoca quel gioco di sguardi
e piccoli spostamenti con il frastuono e i lampi delle esplosioni. Uno
dei due vincerà, ma non si sa chi sia. Entrambi si cercavano a vicenda,
ciascuno attratto dalla scia di cadaveri seminata dall'altro. Si sono
trovati nello stesso momento e si sono guardati attraverso i reticoli
di mira per pochissimi secondi, dilatati fino a occupare un tempo
infinito. Il Marine sorrise appena, imitato dall'Eldar. Era quasi
fatta. Ciascuno stava per sparare. Il Marine fu più veloce, di nemmeno
un decimo di secondo. Il proiettile esplose dalla canna dell'arma e
viaggiò a 1400 metri al secondo verso la testa dell'Eldar. Ci mise un
paio di secondi a raggiungere il suo bersaglio, ma non prima che
l'Eldar premesse il suo grilletto. Entrambi i combattenti si
accasciarono sul fucile, il Marine con un forellino in mezzo alla
fronte, l'Eldar con l'elmetto sfondato.
La battaglia andò avanti per diverse ore. Quando finì, e gli
schieramenti si concessero una tregua reciproca per raccogliere i
caduti, nessuno dei soldati di entrambe la fazioni fu in grado di
cogliere l'impercettibile sorriso sulle labbra dei due cadaveri.

a voi.
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Yakumo-dono
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MessaggioTitolo: Re: Warhammer 40k tales   Warhammer 40k tales Icon_minitimeMar Gen 20, 2009 10:18 pm

Allora: la sezione è in effetti quella sbagliata.

Ciò detto, ti faccio i miei complimenti! Mi sono sembrati molto ben calibrati, non si dilungano troppo e hanno un modo di arrivare al dunque che ho trovato più che soddisfacente.
Entri abbastanza nel background ma non ne fai il tuo punto di forza, anche questo è lodevole.
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Lautrec
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Lautrec


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Località : Bologna
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MessaggioTitolo: Re: Warhammer 40k tales   Warhammer 40k tales Icon_minitimeMar Gen 20, 2009 10:59 pm

Si, avevamo richiesto di creare una sezione apposta per i racconti scritti da noi utenti ma deve ancora arrivare...se non sbaglio va postato nella sezione BG W40k ma non sono sicuro..

Comunque complimenti, mi piace...io propendo per uno stile più oggettivo, ma anche il tuo mi piace molto XD scorrevole e con una buona scelta dei termini...davvero notevole.
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Boldro
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MessaggioTitolo: Re: Warhammer 40k tales   Warhammer 40k tales Icon_minitimeMer Gen 21, 2009 8:28 am

grazie mille, ne posterò altri appena mi verranno in mente.
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Maresciallo_Helbrecht
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Maresciallo_Helbrecht


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MessaggioTitolo: Re: Warhammer 40k tales   Warhammer 40k tales Icon_minitimeMer Gen 21, 2009 10:04 am

Bravo boldro! è davvero un ottimo lavoro!

sposto subito il topic nella sezione giusta :45u:
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Kurush-Var
Veggente di Zendra
Kurush-Var


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MessaggioTitolo: Re: Warhammer 40k tales   Warhammer 40k tales Icon_minitimeMer Gen 21, 2009 3:27 pm

Non mi posso che unire ai complimenti degli altri, ottimo stile e sei anche in grado di creare quel certo grado di interesse che ti spinge a leggere. Solo mi ha lasciato con l'amaro in bocca la conclusione del primo raccontino, mi aspettavo la battaglia, già quasi la pregustavo (che fanatico :sorr:) e invece l'hai interrotta.
Voglio leggere il continuo!!!!!!!!!!!!!
E aspetto anche gli altri :45u:
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MessaggioTitolo: Re: Warhammer 40k tales   Warhammer 40k tales Icon_minitime

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