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 Ambientazione "La Foresta del Sogno"

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Ychrael
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MessaggioTitolo: Ambientazione "La Foresta del Sogno"   Ambientazione "La Foresta del Sogno" Icon_minitimeGio Feb 04, 2010 4:40 pm

La Storia e la Leggenda

In lingua Qhy, non esiste una parola per indicare la “foresta”. Non è infatti concepito nulla che possa essere distinto dalla foresta.

La grande foresta che copre la gran parte delle terre conosciute ai Qhy è semplicemente designata con il nome di “Hien”, che potremmo tradurre come “Terra” nel senso di “luogo in cui tutti risiedono”, anche se etimologicamente è molto probabile che il suo significato debba essere interpretato come “madre di tutti”.
Ciò che è al di fuori di Hien, come le vette delle montagne che occasionalmente affiorano dalla onnipresente volta di fogliame, è chiamato Nou, parola che in senso generico ha il significato di morto, freddo, privo di vita.

La gran parte del corpo di Hien è composta dai maestosi alberi Na’n, anche detti “Grandi”, “Antichi”, “Vegliardi” eccetera.
Secondo la leggenda, innumerevoli millenni fa gli alberi non erano così alti e imponenti, e le Fate vivevano vicino al favoleggiato Suolo. Le creature del Suolo erano però ostili e spesso le Fate ne cadevano preda. Un giorno le figlie della foresta pregarono Ol, il Padre della Vita, di impedire alle bestie di fare strage del loro popolo; ma Ol era distante, poiché altri mondi lontani ancora dovevano conoscere la Vita. Allora pregarono Lyn, la Luna,
signora della natura e degli istinti; ma essa rise delle loro preghiere. “Da che esiste la Vita,” disse alle sacerdotesse, “il Forte divora il Debole e lo Scaltro inganna lo Stolto; e il destino degli sconfitti è di nutrire eternamente i vincitori.” Disperate, le Fate rivolsero le loro preghiere a C’thon, il dio perduto che vive sotto le foreste nel cuore della terra. Ed egli nutrì le radici dei Na’n e li fece crescere fino alle nuvole, così che la genìa fatata potesse sfuggire alle bestie della Terra; ma il dio oscuro non concede i suoi favori a chi non sia disposto a pagarne il prezzo; e così, ogni luna nuova, dalle città di Hien si stacca la triste processione delle fanciulle che C’thon esige come pagamento del patto; ed esse scompaiono nelle fauci delle caverne, a nutrire il ventre
della Terra, dove regna la Tenebra.

Molte leggende circolano anche riguardo alla venuta degli Elfi. Secondo gli anziani, essi giunsero nei giorni dell’Ihna, il Vento dei Titani, che flagellò Hien per molti cicli lunari. Un mattino, nelle Fronde di Levante, le Fate trovarono una città.
Sembrava che fosse comparsa nella notte, e benché nessuno ricordasse che fosse mai esistita, appariva come se fosse sempre stata lì. Era Irithiel (Goccia di Rugiada), la prima città nel senso Elfico del termine che le Fate avessero mai visto: i poderosi rami dei Na’n avvolgevano sale sferiche dalle pareti di resina vetrosa, formando alti palazzi attorno a cui vertiginose scale a chiocciola si avvinghiavano come rampicanti e ponteggi arditi si stendevano come liane.
Superata la paura e la curiosità, il legame tra gli Elfi e le Fate si fece sempre più stretto. Sembrava che entrambe le razze fossero sempre esistite l’una in funzione dell’altra. Ma, al primo plenilunio, quando seppero dell’odioso tributo imposto da C’thon, i cuori generosi degli Elfi s’enfiarono di sdegno e orrore; spontaneamente ogni Elfo raccolse le armi, e da Irithiel si snodò una interminabile colonna di armati. Le Fate videro l’esercito silenzioso scendere e scendere per le fronde di Hien, scomparendo sempre più in profondità verso il cuore della terra e l’aborrito Suolo.
Gli Elfi tornarono solo dopo molte lune. Erano forse la metà dell’immane contingente partito da Irithiel, e molti erano feriti nel corpo e nella mente; sui loro volti si leggeva l’amarezza per i compagni perduti, e ancora era forte il ricordo terribile di ciò che avevano affrontato, ma portavano notizia di una grande vittoria. C’thon, il crudele dio della terra, era morto.

I millenni passarono; la civiltà Qhy si espandeva in tutte le direzioni e la loro cultura progrediva, benchè rimanesse legata ancora a un modo di vita selvaggio, basato sulla caccia e sulla raccolta. Sempre più comunità si trasferirono a colonizzare le Ysala, le Città delle Nuvole dei tempi antichi, grandi fortezze disabitate galleggianti al di sopra della volta della foresta, donando loro nuovo splendore.

Negli ultimi tempi, una nuova e fosca ombra insidia le anime dei Qhy. Oscure minacce emergono dai tempi delle
leggende.

Il cuore della foresta sta morendo. L’Ancestrale, il primo e più antico di tutti i Na’n, talmente maestoso da essere visibile da ogni città delle Fronde e da essere stato in tempi antichi venerato come divinità, appassisce ogni giorno di più. Le sue foglie si seccano, la corteccia annerisce e spinosi rampicanti si inerpicano lungo il suo
fusto. Qualunque sia la sua malattia, sembra che stia progressivamente corrompendo anche gli alberi vicini, e la degenerazione diviene sempre più rapida.

Un richiamo irrazionale e apparentemente irresistibile richiama sempre più giovani alla Lynwé, la Via dell’istinto e della vita randagia e selvaggia negli strati più bassi di Hien.

Nelle notti più tenebrose, inoltre, sempre più bambini spariscono nel nulla. Quale oscura forza o malvagia
volontà li rapisca dai loro letti, è ancora ignoto.

Come se non bastassero queste fosche preoccupazioni a turbare i sonni dei Qhy, molti sono perseguitati continuamente da incubi, dei quali ricordano solo pochi frammenti – ma, tra tutti, primeggia una risata sinistra e ancestrale, da poter parere di una fanciulla se non fosse tanto crudele e antica, come solo quella di un dio può
esserlo. Una risata che giunge da ere antiche…

Le Razze
Il termine con cui i Qhy designano se stessi ha un significato che trascende ogni appartenenza razziale, sociale o religiosa: significa infatti “Quelli che sono, che esistono”.

Nella sua interezza, la stirpe Qhy deriva dall'unione delle razze di Elfi e Fate. E' importante ricordare che la società Qhy non riconosce distinzioni razziali di alcun tipo; questo anche perchè la promiscuità razziale è per loro una necessità: non esistono maschi nella razza delle Fate nè femmine in quella degli Elfi. Non ci sono dunque nuovi nati di razza puramente Elfica o Fatata.

Generalmente, viene definito Elfo un individuo che abbia una preminenza di tratti somatici Elfici, e Fata un individuo che abbia una preminenza di tratti Fatati; ma queste distinzioni hanno ben poca importanza. L'unica vera differenza che viene talvolta marcata è quella tra i Primigeni, ossia gli appartenenti alle due razze originarie, che vivevano da prima dell'incontro tra Elfi e Fate, e Successori (o Kìn), ossia i loro discendenti.

Quella delle Fate (anche dette Fyr o Isir, in lingua antica) è una razza ancestrale, la prima ad aver calcato questa terra, la prima ad aver colonizzato le fronde di Hien. Le Fate sono sostanzialmente immortali, non conoscono la vecchiaia né la morte naturale, ma possono essere uccise e sono molto vulnerabili alle malattie.
La maggior parte delle Isir Primigene sono di dimensioni molto piccole, comprese tra il metro e i venti centimetri;
esiste una popolazione più esigua di Fate ancora più piccole. Comunque, solo le Fate più grandi – quelle
comprese tra il metro e il metro e sessanta di altezza – vivono nelle città di Hien. Secondo le leggende, all’epoca del primo incontro tra gli Elfi e le Fate, le Isir più grandi rimasero con i nuovi compagni, mentre quelle più piccole
sciamarono verso il basso, invidiose. Sempre secondo la leggenda, esse incontrarono gli Spiritelli, creature simili a loro ma di natura ancor più incostante e caotica, e ad essi si unirono.
Esistono, certo, anche voci di viaggiatori che asseriscono di aver incontrato Fate alte più di trenta piedi
nei reconditi più oscuri di Hien... ma non si sa se queste voci siano o meno fondate.
Le Isir Primigene dispongono della capacità di volare, o meglio di fluttuare fino a pochi metri dal suolo; alcune manifestano ali da insetto – in genere da farfalla, anche se è dimostrato che l’assenza delle ali non preclude loro la possibilità di volare. Questa capacità, tuttavia, non viene mai tramandata alla progenie. Non di rado presentano inoltre piccole escrescenze sulla fronte – corna o antenne - che vibrano e si agitano quando la Fyr è particolarmente emozionata.
La pelle delle Fate assume colori differenti a seconda delle loro emozioni e, in parte, anche della stagione; il colore, comunque, rimane sempre vago, indistinto, come un’aura che le sfiori e le avvolga. Nella maggior parte dei casi, comunque, la gamma di colori può includere tutti i toni di verde, giallo, rosso e marrone propri
delle foglie, a cui talora si sovrappone un alone pallido, azzurrino o violaceo, a seconda dello stato d’animo dell’individuo.
Le Primigene non hanno mai dimenticato i tempi in cui vivevano al Suolo, braccate dai predatori ed esposte
al rischio dell’estinzione; quel periodo viene spesso evocato con timore davanti ai Nuovi Nati, ignari delle terribili minacce che si annidano negli strati più bassi di Hien. In particolare, insorge il ricordo spaventoso di bestie così crudeli e spietate che le Fate non osano dar loro un nome; creature feroci e astute, che iniziarono a dar loro la caccia dopo le vane suppliche rivolte a Lyn...
La discendenza delle Fate (Isirkin) mostra una grande capacità empatica nei confronti degli animali e delle piante; un legame empatico simile, ma enormemente più forte, lega le Fate alle persone che amano, in particolare ai loro compagni.
La natura delle Fate è prettamente caotica: sono creature volubili e capricciose, imprevedibili e incostanti, e proprio in questo discoste dalla mentalità pacata e contemplativa propria degli Elfi. Forse proprio questa differenza è l’origine della loro reciproca attrazione.

Gli Elfi (Nhil in lingua antica) comparvero senza preavviso, come fossero usciti da un sogno; e difatti il modo in cui i Primigeni si rapportano con la vita è profondamente onirico, segnato dal distacco e dalla ricerca estetica.
L’altezza media degli Elfi è compresa tra il metro e sessanta e i due metri e dieci; hanno un fisico slanciato e sottile, e una struttura ossea e muscolare molto leggera; ciononostante, a parità di altezza sono tendenzialmente più pesanti e muscolosi delle Fate. Generalmente la pelle è verde-foglia o bruna-corteccia, colori che si accentuano maggiormente nel caso degli individui che abitano gli strati più bassi e profondi di Hien.
Quegli Elfi che hanno lasciato la foresta per le Ysala hanno invece gradualmente guadagnato una carnagione rosata, simile a quella umana ma notevolmente più chiara. Per quel che riguarda i tratti facciali, gli Elfi hanno generalmente occhi più grandi, nasi più piccoli e discreti e labbra più sottili rispetto alle Fate; la loro caratteristica più evidente sono tuttavia le lunghe orecchie appuntite. Lunghe mediamente una spanna e capaci di orientarsi in più direzioni, garantiscono agli Elfi un udito sopraffino, che li rende ottimi cacciatori. Inoltre, le orecchie sono una componente comunicativa di estrema importanza per gli Elfi, che riescono ad esprimere con il loro movimento e l’orientamento concetti anche molto complessi.
Gli Elfi, come le Fate, sono completamente privi di pelo corporeo, eccezion fatta per capelli, ciglia e sopracciglia.
Diversamente dalle Fate, gli Elfi non sono immortali. Hanno invero una longevità eccezionale, che può variare anche notevolmente da individuo a individuo. Gli Elfi non invecchiano nel senso proprio del termine, anche se dopo il primo millennio di vita diventano sempre più vulnerabili alla malattia e agli stenti e iniziano progressivamente a perdere vigore e vitalità. Infine, quando un Elfo ritiene di aver vissuto abbastanza, abbandona la famiglia e gli amici, lascia la sua città e ritorna nel Sogno da cui gli Elfi uscirono millenni fa.

Altre Creature
Esistono molte creature che non sono riconosciute come Qhy, pur essendo sostanzialmente intelligenti e umanoidi. I motivi sono i più vari, in gran parte legati a episodi del Tempo delle Leggende.

Primi tra tutti sono gli spiritelli. Le Fate hanno uno speciale legame con queste piccole creature, che sono in gran parte discendenti delle loro sorelle più piccole. Gli spiritelli hanno la singolare proprietà di distorcere la
natura: possono scatenare grandi poteri, soprattutto se sono in gruppo, ma sono ancor più volubili e caotici delle Fyr. Sono totalmente imprevedibili, anche se in genere chi è loro simpatico o si dimostra particolarmente gentile può ottenere grandi favori dal sostegno di queste creature.
Gli spiritelli possono scegliere quando e da chi farsi vedere. In genere appaiono solo per giocare qualche scherzo o per capricci simili. Si dice che siano ovunque, anche se sono molto più numerosi negli strati bassi nei pressi del Suolo.
Gli spiritelli hanno una statura compresa generalmente tra i 5 e i 30 cm e possono variare forma in innumerevoli
modi. In verità sono in grado di mutare quando e come vogliono, dunque descriverli è particolarmente difficile. Hanno comunque forme umanoidi o ibride tra l’umano e l’animale. I loro animali preferiti restano comunque lucertole, rospi e insetti; quel che hanno di umano è generalmente un po’ infantile (occhi e teste particolarmente grandi, braccia e gambe corte, corpi sgraziati…) e in gran parte deformato o esasperato.

Poi ci sono i fauni. Riguardo a queste creature dall’indole violenta e carnale le Fate hanno molti ricordi… per la maggior parte negativi. E questo in buona parte spiega la loro esclusione dalla società Qhy.
I fauni sono umanoidi snelli e agili, in gran parte simili agli Elfi, muniti di corna, zampe pelose al posto delle gambe e un che di selvaggio nel volto. C’è un che di felino nei loro grandi occhi e nel naso simile a un muso; le loro lunghe orecchie appuntite e pelose ricordano quelle di una lince, così come gli artigli retrattili. Le gambe animali possono essere di varia natura: di capro, di felino, di lupo, di scimmia, o anche di altre forme ancor più
strane.
I fauni sono straordinariamente agili e veloci; sono predatori e si nutrono principalmente di insetti e spiritelli (anche se si racconta che alcuni esemplari particolarmente feroci darebbero la caccia persino ai Qhy). La loro statura (corna escluse) si aggira tra il metro e sessanta e il metro e ottanta, con rare punte che superano i due
metri. Non hanno una grande aspettativa di vita: in condizioni di vita ottimali possono arrivare a 30 o 40 anni, ma la loro vita selvaggia e violenta li porta a incorrere spesso in morti premature. Tuttavia, sembra che in ogni cucciolata di fauni (le femmine danno alla luce in genere dai tre ai sei cuccioli alla volta, anche se solo in pochi vedono il primo anno di vita) si presenti un singolo individuo dalle caratteristiche particolari. I suoi tratti ferini sono meno marcati rispetto a quelli dei suoi simili, ad eccezione degli artigli, più lunghi e affilati del normale, e delle corna, che con il passare degli anni diventano eccezionalmente grandi. Questi cuccioli “segnati” godranno di una longevità straordinaria (si dice che possano vivere molti millenni) e di capacità eccezionali.
I fauni maschi vivono in clan di dimensioni variabili tra i 3 e i 20 individui. Le femmine non vengono riconosciute come parte del clan, anche se talvolta capita che un fauno maschio porti del cibo cacciato a una femmina o che la protegga, in genere per attirarne le attenzioni. I clan fauni pattugliano ampi territori, definiti in modo istintivo: semplicemente un clan non si avvicinerà mai troppo a un altro per evitare lo scontro, anche se potrà farsi più ardito se convinto di avere la superiorità numerica. La principale occupazione dei clan è la caccia, anche se
occasionalmente lanciano selvaggi raid contro i villaggi isolati Qhy per appropriarsi di cibo, oggetti vari e soprattutto alcolici, per i quali hanno una vera mania.
Sembra che i Fauni abbiano una strana affinità con gli Elfi, un legame oscuro su cui tuttavia i Primigeni non hanno mai fornito spiegazioni…

I satiri rappresentano quella che potremmo definire una sottorazza dei fauni, o meglio una loro degenerazione. Sono particolarmente bassi e tarchiati, mancano dell’equilibrio e dell’agilità dei loro cugini e hanno in genere tratti più sgraziati, con grandi nasi prominenti, occhietti suini, corna ritorte e un vello particolarmente maleodorante. Sono infidi opportunisti e hanno un’intelligenza meno istintiva e più acuta rispetto agli altri fauni, cosa che li rende spesso consiglieri prescelti dei capiclan. Inoltre, un satiro che riesca a sopravvivere nella spietata società del clan può diventare molto più anziano della maggior parte dei fauni, avendo una longevità massima che sfiora il secolo.

Le ninfe sono creature eterne che abitano le polle d’acqua e di rugiada che si formano sui rami di Na’n. Sono simili a fanciulle umane di straordinario fascino. Le ninfe non hanno un vero bisogno di nutrirsi, tuttavia provano una sensazione molto simile alla sazietà quando sono consapevoli delle attenzioni di un’altra creatura intelligente. Per questo cercano di adescare giovani Qhy con la propria bellezza: quanti vengono adescati da una ninfa non possono più dimenticarla, e fintanto che le rivolgeranno i propri pensieri, ella sarà sazia.
Eccezion fatta per il fascino, le ninfe non hanno alcuna capacità difensiva; questo le rende prede piuttosto vulnerabili, e per questo motivo tentano di garantirsi dei “campioni” che le proteggano. La loro capacità più singolare, comunque, è quella di attirare le creature docili della foresta, con le quali hanno una particolare affinità.





Tra i predatori senzienti più temuti di tutta Hien vi sono i Synir, grandi rettili predatori dall’aspetto di serpenti muniti in più di due braccia artigliate umanoidi. La loro intelligenza è paragonabile a quella dei Qhy, anche se i loro schemi di ragionamento sono totalmente alieni e incomprensibili: i Synir hanno concezioni strane e peculiari riguardo alla vita, alla morte e ai rapporti sociali, e in generale hanno una forma di pensiero astratto molto discosta da quello dei Qhy. Sono creature spaventose, sia per l’indole spietata che per le grandi capacità fisiche: si racconta di esemplari lunghi più di trenta piedi, le cui spire sarebbero abbastanza forti da spaccare una pietra.

I Tokar sono insettoidi di grandi dimensioni e di intelligenza spiccata. Hanno un corpo tendenzialmente umanoide, seppure con due braccia addizionali atrofizzate e grandi ali da cavalletta; tuttavia, la somiglianza generica che si può ravvisare nell’impostazione anatomica si perde completamente nei tratti da insetto. I Tokar sono
tendenzialmente pacifici, cacciano solo creature molto più piccole di loro e, non facendo uso di utensili, non hanno interessi a razziare quelli dei Qhy; ciononostante si dimostrano estremamente feroci nel proteggere gli alveari, caratteristica che, unito alla difficoltà di comunicazione con le altre razze, ha dato origine
a molti involontari conflitti.

Vi sono numerose altre creature che infestano i vari livelli di Hien, dai goffi Grobbit simili a rospi, ai Kelpie dotati di gambe e testa d’equino che scorrazzano nottetempo gridando come ossessi, fino ai grandi pipistrelli Goyf dal corpo quasi umano, che si dice rapiscano i bambini; passando per l’infinita varietà di creature volanti, pennuti d’ogni forma e taglia e persino bestie pelose adattate al volo, come i piccoli e sferici Ve’lhenn; passando dai grandi Malgorn simili a enormi mante del cielo.

A causa della natura peculiare della foresta di Hien, la sua fauna è composta principalmente da creature capaci di volare, saltare, planare, e possibilmente anche di arrampicarsi con una certa agilità; tra questi è bene ricordare i pericolosi predatori Gaul, dai grossi corpi sferici su cui si aprono immense fauci, con lunghi e possenti arti posteriori atti a saltare, code spinate e braccia munite di artigli, che si dice possano arrivare anche a sei metri d’altezza; o i lenti e pesanti Traqa, simili a bradipi di enormi dimensioni.

Menzione particolare meritano i numerosi serpenti, di ogni specie possibile, che abitano le fronde, e i ragni giganteschi che tessono le loro tele nelle zone più buie della foresta.

Geografia “Orizzontale”
Hien è vasta e i Qhy non amano dare nomi troppo complessi alle cose. La suddivisione geografica elementare distingue cinque principali aree: le Fronde di Ponente o Weahis, le Fronde di Levante o Eeahis, le Fronde d’Inverno (o di Settentrione) o Taohis, le Fronde di Primavera (o di Meridione) o Shanhis, e il Cuore delle Fronde o Khirahis.
Come già detto, le emersioni di cime montuose sono definite Nou. Ve ne sono tre particolarmente importanti:
una è detta No’Khira, una serie di cime che circonda gli enormi Na’n che costituiscono il centro di Hien; le altre due sono catene montuose, dette rispettivamente Ertaroggia (Ar’kei in lingua antica), posta nelle terre di
Shanhis (e per questo detta anche No’Shao o Ar’Shao) e Dorsodiserpe (Synvur), di eccezionale lunghezza, che attraversa trasversalmente Taohis e Eeahis (per questo detta anche Tao’e’Shao).
Secondo i racconti dei viaggiatori, vi sarebbe un’altra catena, collegata a Ertaroggia da cime più basse della volta degli alberi, che cingerebbe Hien a sud e ad est; essa torreggia enormemente al di sopra delle fronde più alte dei Na’n, e a memoria d’Elfo o di Fata nessuno l’ha mai valicata.
Cosa ci sia invece agli estremi occidentali e meridionali, invece, non si sa: alcuni parlano di una
enorme distesa d’acqua, altri di un candido oceano di nuvole; secondo altri, più semplicemente, Hien continua eternamente e senza sosta.

Le regioni Nou sono di scarso interesse per i Qhy, ma essi sanno che altre razze, più rozze e grossolane, le
abitano; di rado hanno scambi con questi individui pragmatici e poco aperti al sogno.

Sopra Hein galleggiano tre grandi Ysala: Bhikarii, la Casa tra le Nubi; Hien’Sha, la Patria dei Falchi; e
A’Vur’ee, Colei che è Sopra il Cielo. Con il passare dei secoli i contatti tra gli abitanti della foresta e quelli delle città sopraelevate si sono fatti sempre più radi, finché, a un certo punto, le città non hanno iniziato a tacere
del tutto. La distanza è cresciuta anche nei cuori di quanti sono rimasti nella patria arborea, al punto da iniziare a chiamare i propri fratelli Qhy’ee, Quelli del Cielo. Solo Hien’Sha mantiene occasionali rapporti con le città più
importanti di Hien, ma anch’essi si fanno sempre più radi e formali.

Geografia “Verticale”
Hien è una foresta unica nel suo genere, composta dai maestosi alberi di Na’n, la cui altezza supera quella
di molte montagne. La vita si è sviluppata dunque in un’area la cui eccezionale estensione non è solo orizzontale, bensì anche verticale.
È di primaria importanza, dunque, il concetto dei “livelli” nella cultura Qhy.
I Qhy hanno fissato tre livelli per scandire la profondità di Hien, benché ovviamente si tratti di una sintesi molto approssimativa. I livelli non vanno intesi come “superfici” posti a una data profondità, bensì come “intervalli” di profondità. Ai tre livelli di profondità devono essere aggiunti altri quattro livelli particolari: il Suolo, il Sottosuolo, le Fronde e il Cielo.
Terzo Livello (En’Wo): è il livello più alto, quello al di sopra dei 200 Ko (1 Ko=30 piedi = 10 metri) di elevazione dal Suolo.
Secondo Livello (Oi’Wo): è compreso tra 100 e 200 Ko dal Suolo; a questa profondità la luce del sole è pressoché sconosciuta. Sono pochi i Qhy che osano addentrarsi troppo in questo reame oscuro.
Primo Livello (As’Wo): è l’intervallo al di sotto dei 100 Ko dal suolo. Per i Qhy è una terra ignota e misteriosa, fonte di timori inconsci e paure inspiegabili. Qui la Natura si manifesta in tutta la sua selvaggia crudeltà e la civiltà non può trovare posto.
Il Suolo (Rà’an): è la terra abbandonata dalle Fate all’alba dei millenni, dove nessuno oserebbe tornare di propria volontà.
Il Sottosuolo (Aghrà’an): Per quanto inconcepibile possa sembrare, si favoleggia di altri mondi che si troverebbero al di sotto del livello del suolo. Qui dimorava un tempo C’thon e, a quanto raccontano le leggende, risiedono ancora i superstiti della sua genìa.
Le Fronde (Wo’His): Le Fronde costituiscono la sommità del livello 3, l’intervallo fino a 50 metri al di sotto delle
sommità estreme dei Na’n. Si tratta in effetti della zona più popolata dai Qhy.
Il Cielo (Wo’Ee): Il cielo esiste come limite superiore per i Qhy; questa dicitura è usata tuttavia anche per indicare le Ysala.

La stragrande maggioranza della civiltà Qhy si concentra nelle Fronde; qui si edificano le più grandi città e si svolge la gran parte della vita sociale.
Vi sono tuttavia individui che, obbedendo a uno strano e innato istinto, si spingono volontariamente sempre più verso il basso, sconfinando talvolta addirittura nel tenebroso Oi’Wo. Questo spostamento è dovuto a un senso di “disagio” che l’individuo prova nella società. Più l’individuo si sente estraneo alla vita sociale e civile, più questo disagio lo porta a spingersi verso il basso. Discendendo per i livelli di Hien si incontrano comunità sempre più piccole e isolate, dai modi di vita sempre più primitivi e istintuali.

Accade tuttavia anche il processo inverso: più un Qhy si stacca dalla sfera degli istinti e si sente richiamato da quella dell’arte e della convivenza sociale, più “risale” verso il Cielo.

Città
Come già detto, la maggior parte delle città Qhy si trovano a Wo’His. I collegamenti tra le città sono garantiti dalla cosiddetta Rete dei Rami (Yu’shi o Yuwè), composta dall’intreccio dei grandi rami Na’n e dai numerosi ponteggi sospesi.
I Qhy costruiscono le proprie case sui rami o nelle fenditure dei tronchi; il materiale costruttivo
principale è la Nyè, la resina dei Na’n, che all’aria solidifica rapidamente in una sostanza simile al vetro ma molto più resistente. Ad essa si combinano le risorse più facili da reperire a Hien: legno, foglie (è bene ricordare che alcune hanno grandi dimensioni e ottima resistenza), e secondariamente ossa e pelli di animali.
Le città e i villaggi in realtà non sono altro che zone con concentrazione demografica particolarmente elevata, che con il tempo assumono nomi specifici.

Le città più importanti di Wo’His sono Irithiel, la grande città di Eeahis da cui vengono gli Elfi, e che attualmente è occupata principalmente dai sopravvissuti Elfi Primigeni e dalle loro compagne Fate; A’Agvè (La Splendente), la seconda città in ordine di fondazione, collocata nella zona tra Shanhis e Khirahis, famosa per la produzione di miele e di sete pregiate e per l’esportazione di spezie rare come il pepe, la cannella e il twan; e Kenyu (Quattro Rami), una città sviluppata completamente tra i rami di un unico, gigantesco esemplare di Na’n, rinomata come patria dei poeti.
Ad esse si aggiungono ovviamente innumerevoli insediamenti minori, che rendono più ricco il complesso reticolo urbano che si dipana per tutta Hien.
Molti meno tuttavia sono gli insediamenti nelle zone più profonde e, per quel che ne sa, non ve n’è nessuno al di sotto dell’En’Wo… anche se si parla di Qhy ardimentosi che avrebbero costruito le proprie case ancora più in basso...

Divinità
I Qhy hanno un rapporto particolare con la divinità: riconoscono l’esistenza di numerosi déi, ma non per questo li venerano. Alcuni sono considerati figure ostili o semplicemente entità leggendarie, ma l’adorazione di una divinità non fa parte della cultura Qhy.
In compenso, vi è una forte percezione animistica, in particolare negli strati più bassi di Hien: a ogni creatura o oggetto è riconosciuta un’anima, o uno “spirito”; creature molto grandi, oggetti particolari o molto efficaci, luoghi di grande rilevanza o suggestione vengono in questo senso considerati come entità superiori, addirittura semi-divine, e talvolta i Qhy rivolgono loro preghiere di ringraziamento o richieste di aiuto. Inoltre, ogni volta che un Qhy uccide una creatura vivente rivolge una preghiera alla sua anima, chiedendole perdono e augurandole di trovare la via dello Shira, la Rete di Anime, il luogo metafisico in cui risiedono le anime dei vivi e dei morti.
Nel pantheon primordiale dei Qhy figurano principalmente entità: Ol, il Padre d’Ogni Vita; Lyn, la Luna, Signora degli Istinti e della vita selvaggia; C’thon, l'oscuro dio della terra, ucciso dagli Elfi nel Tempo delle Leggende; L’Ancestrale, il gigantesco albero Na’n al centro di Hien; Vyra, signora del veleno, delle creature che strisciano nelle tenebre, dell’oscurità e degli incubi; Yul ed Eria, genitori divini della razza Elfica, il primo patrono dell’artigianato e della vita sociale, la seconda dell’arte e della poesia; Siro, il dio delle stelle e dei sogni; e Ghor, il dio della morte e della mietitura delle anime.

Oltre a queste divinità, i Qhy riconoscono l’esistenza di figure semidivine che percorrono la foresta di Hien; sono figli degli Dèi e loro agenti e messaggeri, e vengono in genere designati con il nome di Spiriti Maggiori o Dei Camminatori.
Primo tra tutti è Orios, semidio che incarna il coraggio e la virtù guerriera, ma anche la difesa della casa e della famiglia; secondo la leggenda, è un gigantesco ibrido simile a un centauro, armato di lancia e circondato da torme di spiritelli, che percorre volando la foresta di Hien.
Il secondo è Rowar, il Divoratore, nemesi della civiltà e della creazione; la sua indole distruttiva è contenuta solo dai sortilegi di Eawin, che lo mantengono in un torpore incantato impedendogli di portare morte e terrore tra la gente Qhy.
Segue appunto Eawin, Tessitrice di Sogni, la madre della razza Elfica e, in sostanza, l’unico Elfo femmina esistente. È lei a sussurrare sogni nelle orecchie dei dormienti e a raccogliere le lacrime degli innamorati, spargendole poi al mattino in forma di rugiada.
Giunge infine Lya, la Fanciulla. E’ la prima delle Fate, che all’alba dei tempi si offrì in sacrificio a Rowar per salvare il proprio popolo dalla rovina. Ella giace tutt’oggi nel ventre della Bestia, dimentica della luce del sole.

Artigianato
I Qhy non conoscono nessun materiale di origine minerale, inclusi ovviamente i metalli. Non fanno inoltre uso del fuoco, nemmeno per l'alimentazione. I principali materiali impiegati nell'artigianato sono il legno, l'osso, la pelle d'animale e la resistente resina dei Na'n.
Riguardo a quest'ultimo materiale, gli artigiani Qhy hanno sviluppato una particolare tecnica di lavorazione, consistente nello scavare solchi nella corteccia dei Na'n della forma dell'oggetto desiderato, coprendo poi l'incisione con pelle o foglie; la resina fuoriesce dal tronco e solidifica in fretta, assumendo la forma desiderata.

Alimentazione
I Qhy si procacciano cibo principalmente tramite la caccia e la raccolta di frutti e foglie commestibili che crescono spontaneamente.
La tecnica venatoria più diffusa richiede l'impiego di due squadre di cacciatori, una incaricata di trovare la preda e condurla nella direzione desiderata, la seconda posta in agguato attorno a una rete predisposta tra i rami o una trappola d'altro genere. Questo consente la cattura della preda senza correre il rischio che il corpo vada perduto cadendo verso i recessi più profondi di Hien.
Altro fattore importante dell'alimentazione Qhy sono i latticini. La fonte principale di latte sono i mhalla, grandi e placidi mammiferi volanti che si nutrono di nettare. Queste bestie accumulano i grassi in forma di latte in ghiandole posizionate sul dorso, processo che avviene sia nei maschi che nelle femmine. I piccoli normalmente si attaccanno alle ghiandole dorsali per suggere il latte, ma in loro assenza questo si accumula appesantendo l'animale, che dunque si lascia docilmente mungere dai Qhy.

CENNI DI LINGUA ANTICA:

A’: Prefisso usato talvolta per indicare il genere femminile
Ag (Agi): Ventre, addome; sotto
Ar (Ari): Roccia, montagna
Arki: Contrario a ciò che è buono, che distrugge ciò che è
buono; velenoso.
Arkwy: Nemesi, nemico spietato.
As: Uno
Ee: Cielo.
Eeas: Culla del Sole, dove il Sole nasce alla mattina
(Est)
Ek:Dieci; per la composizione dei numeri da 11 a 19, si fa seguire ad Ek
la seconda cifra, ad esempio 11 è Ekas, 12 Ekoi, eccetera; per i numeri dal 20
al 99, si usa lo stesso sistema facendo precedere Ek dal numero di decine; ad
esempio 21 è Oiekas, 32 è Enekoi eccetera.
En: Tre
Fo: Cento.
Fyr (Fyri): Fata
Hien: Madre comune, terra di coloro che esistono
His: Fronde, sommità degli alberi
Hwo: No
Hy (Hye): Fata
Ì:
Ii: tra, in mezzo a, dentro
Isir (Isiri): Fata
Iz: Mille.
Kal: Bestia (nel senso di creatura feroce, selvaggia, pericolosa)
Kari: Nuvole (non esiste il singolare)
Bhi (Bhia): Casa
Ken: Quattro
Kin: Discendenza, genìa, progenie
Kiwoko: unità di misura equivalente a 3 Woko, 90 Ko, 2700 piedi (900 metri)
Ko: unità di misura equivalente a 30 piedi (circa 10 metri).
Kol:Sei
Kolow:Sette
Kon: Forse (nel senso di “dubbio”)
Kor: Animale (nel senso di essere vivente non umanoide)
Kwen:Cinque
Lyn: Luna, la dea della natura e degli istinti; indica anche cose selvagge, istintive, animalesche.
Nawoko: unità di misura equivalente a 3 Kiwoko, 9 Woko, eccetera (2700 metri).
Neki: Cattivo, negativo, malvagio, dannoso, non commestibile, sbagliato.
Nekwy: Nemico, antagonista.
Nhil (Nhi): Elfo
Nou: Freddo, senza vita; terreno montuoso, roccioso, non boscoso; contrapposto a Hien
Oi: Due
Osar:Nove
Osos:Otto
Qhy: Noi, coloro che sono, coloro che esistono (al singolare “uno di noi, uno che è”)
Qhylyn (Qhylyni): Colui che è selvaggio; nome comune delle creature senzienti non definite Qhy
Ra’an: Il Suolo
Sha (Shai): Falco, rapace
Shaos: Primavera, luoghi dove le primavere sono più lunghe e gli inverni più miti
Shi (Shii):ReteSyn (Syni): Serpente
Taos: Inverno, zone dove gli inverni sono più lunghi e rigidi
Uki: Buono, positivo, utile, commestibile, giusto.
Ukwy: Amico, alleato.
Vur (Vuro): Schiena, dorso; sopra
Wé (Wei): Via, sentiero, strada
Weas: Giaciglio del Sole, dove il Sole si corica alla sera
(Ovest)
Wik: Bevanda
Wine: Sete
Wo: Livello, strato
Woko: unità di misura equivalente a 30 Ko o 900 piedi (300 metri)
Yo (Yii):Ramo
Yu: Cibo
Yune: Fame
Ze: Forse (nel senso di “possibile”)
Zy:Veleno, tossina.


Ultima modifica di Ychrael il Lun Mar 15, 2010 3:10 pm - modificato 4 volte.
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MessaggioTitolo: Re: Ambientazione "La Foresta del Sogno"   Ambientazione "La Foresta del Sogno" Icon_minitimeMar Feb 09, 2010 3:57 pm

Ecco alcuni studi sulle armi dei Qhy
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Ecco invece studi sulle differenze tra la fisionomia Elfica e quella delle Fate
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Ecco infine uno studio a random sull'aspetto dei Fauni...
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