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| | Elezioni di medio termine negli USA | |
| | Autore | Messaggio |
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Maresciallo_Helbrecht Veggente di Zendra
Età : 38 Località : Svizzera Messaggi : 12617
| Titolo: Elezioni di medio termine negli USA Gio Nov 04, 2010 1:40 pm | |
| Elezioni Usa 2010: Analisi del voto
Le elezioni di metà mandato hanno confermato le aspettative della vigilia. Il partito del presidente arretra quasi sempre alle midterm… e l’attesa sconfitta democratica è diventata una disfatta a causa del pessimo stato dell’economia e della diffusa inquietudine di un Paese che si sente in crisi da molti anni.
Alla Camera i repubblicani hanno guadagnato più di 60 seggi, un incremento di proporzioni storiche. Era dal 1928 che la delegazione congressuale del Gop non era così ampia. A livello nazionale il partito del nuovo Speaker John Boehner ha ottenuto circa il 52, 53%, poco meno di setti punti percentuali in più rispetto ai democratici. Un simile distacco avrebbe dovuto portare ad un incremento di seggi più contenuto, ma la tendenza conservatrice dei distretti congressuali marginali ha reso molto efficiente la distribuzione del consenso repubblicano. Tra i democratici sono state sconfitti molti rappresentati storici, tra i quali ben tre presidenti di commissione. La classe 2008 arrivata alla Camera grazie al trionfo obamiano è stata quasi del tutto cancellata. Il partito del presidente è uscito letteralmente massacrato nei collegi della Florida, della Pennsylvania e dell’Ohio, mentre gli esponenti moderati che rappresentavano distretti rurali o suburbani, i cosiddetti Blue Dog, hanno subito una vera e propria emorragia nonostante campagne elettorali dai toni apertamente conservatori. Le maggiori difficoltà per il partito di Obama si sono concentrate al Sud e nel Midwest, la prima l’area del Paese più conservatrice, la seconda la zona dove la crisi economica è sentita in modo più acuto.
Al Senato la competizione è stata più articolata, anche se l’ottima performance repubblicana è stata replicata. Nessun mandato del Gop è passato ai democratici, e nei seggi aperti che a inizio campagna elettorale erano sembrato competitivi, come Kentucky, Missouri, New Hampshire e Ohio, il successo repubblicano è stato netto oltre ogni aspettativa. Il partito di Obama ha perso sei seggi, tre in Stati conservatori come Arkansas, North Dakota e Indiana, e altrettanti in Stati più progressisti come Wisconsin, Illinois e Pennsylvania. In queste tre competizioni i margini di vittoria sono stati più contenuti rispetto alle stime della vigilia, grazie ad una parziale ma alla fine non sufficiente mobilitazione della base democratica. I tre Stati appartengono alla cosiddetta cintura industriale, e l’alta disoccupazione è stato probabilmente il fattore decisivo che ha spinto gli indipendenti verso l’opposizione. Il centrosinistra statunitense ha invece confermato i seggi di California, Colorado, Nevada , Washington e West Virginia. Nei primi tre il fattore decisivo sembra essere stato il voto degli ispanici, mentre in West Virginia la campagna del popolare governatore Manchin ha dimostrato quanto conti un buon candidato. Fattore confermato anche dai fallimentari risultati ottenuti dagli esponenti più celebri del Tea Party, che è andato molto bene alla Camera, dove il voto è più influenzato dalla tendenza nazionale, ma è andato male al Senato con le nette sconfitte di Christine O’Donnell, Sharron Angle e Joe Miller.
Negli Stati l’onda repubblicana si è fatta sentire con altrettanta influenza. Il conteggio definitivo è ancora in corso, ma il Gop ha ottenuto una chiara maggioranza tra i governatori statali, passando da 24 ad almeno 30. Particolarmente significativo il filotto nel Midwest, dove solo Illinois e Minnesota sono andate ai democratici per pochissimi voti. Il partito di Obama ha riconquistato lo Stato più popoloso della Nazione, la California, mentre la Florida è stata vinta dal repubblicano Scott che ha sfruttato il traino del neo senatore Marco Rubio. In Rhode Island un indipendente, l’ex repubblicano moderato Chafee, ha vinto un’equilibrata corsa a tre. I repubblicani hanno conquistato almeno 18 assemblee legislative, un successo che sicuramente aiuterà il partito nella ridefinizione dei distretti congressuali.
L’exit poll della Camera e i dati provenienti dalle sfide statali hanno rilevato un netto spostamento a destra dell’elettorato bianco, spinto dalla grande mobilitazione conservatrice. Per la prima volta da molti anni i moderati sono diventati il secondo gruppo dietro ai conservatori per quanto riguarda il posizionamento ideologico, mentre i repubblicani hanno cancellato il vantaggio democratico nell’identificazione partitica. Gli indipendenti hanno scelto in modo netto l’opposizione, determinando in buona sostanza il margine di vittoria dei repubblicani. Forte polarizzazione del voto nelle fasce d’età, con gli over 65 dominati dai repubblicani e gli under 30 vinti in modo molto netto dai democratici. Confermata altresì la netta preferenza per i democratici da parte delle minoranze etniche. Il marcato scostamento tra le presidenziali 2008 e le midterm 2010 è stato in parte determinato anche dalla differente composizione dell'elettorato tra le due consultazioni. Quando si sceglie l’inquilino della Casa Bianca giovani e minoranze razziali partecipano molto di più che alle elezioni di medio termine, e questa tendenza ormai tipica della politica americana ha favorito i repubblicani. Nel 2012 la diversa mobilitazione dei gruppi socio demografici potrà comunque ridefinire i nuovi rapporti di forza tra i due major parties statunitensi. Tra il 2008 e il 2010 lo swing alla Camera è stato pari a circa 17 punti percentuali, e una simile dinamicità elettorale rende molto ardua qualsiasi previsione per il futuro, anche nel breve termine.
Fonte: http://www.agoravox.it/Elezioni-Usa-2010-Analisi-del-voto.html
Che ne pensate di questo voto?
io purtroppo me lo aspettavo fin da subito. Gia due anni fa, quando il buon Obama é stato eletto dicevo che sarebbe andata a finire cosi e che se vorrà vincere le elezioni tra due anni dovrà darsi da fare sul piano interno agli USA.
Il motivo? la gente due anni fa viveva di illusioni, tutti credevano che fosse possibile rivedere un nuovo JFK nell ufficio ovale mentre in realtà non é cosi. JFK è il passato e purtroppo un presidetne cosi non lo si rivedrà MAI piu! La colpa non è ovviamente di Obama che ci ha messo tutta la buona volontà ma semplicemente il mondo non è piu quello di 40 anni fa... Kennedz poteva fare piu o meno quel che voleva visto il ruolo effettivamente dominante degli usa; Obama invece sa benissimo che non puo scontentare la cina sennò il dolalro cade a picco, non puo scontentare la russia sennò rischia un altro blocco, non puo scontentare l europa perchè é diventata a sua volta una potenza, non puo scontentare il sudamerica sennò si rittrova innondato di droga e criminali.... E spero vivamente che la gente si renda conto di tutto cio...
Inoltre gli americano dovrebbero anche rendersi conto del fatto che tutte le riforme fatte da obama (allontanamento dell iraq, sostegno all economia, assicurazione malattia) hanno bisogno di anni per fare vedere i primi effetti concreti e che quindi l'operato del buon Barack ancora stato il tempo necessario per dare frutti.
Obama ha chiaramente perso, ma rispetto alle previsioni gli è andata pure bene. La cosa che rilevo è chiaramente la differenza dialettica con la nostra politica: ha ammesso le proprie colpe, ha annunciato il dialogo con la destra, e lo farà. Si è mai visto in Europa, soprattutto ultimamente, qualcuno che ammette le proprie colpe, fa pubblica ammenda, e si mette nell'ordine di idee di collaborare fattivamente con altri che non hanno la propria idea politica ma che sono legittimati dal voto popolare?
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| | | Yakumo-dono Veggente di Zendra
Età : 36 Località : Yamato Messaggi : 5413
| Titolo: Re: Elezioni di medio termine negli USA Gio Nov 04, 2010 7:00 pm | |
| Sottoscrivo quanto detto dal maresciallo, in particolare faccio notare a mia volta che c'è un gap davvero grande fra le aspettative e le reali potenzialità degli states che hanno sentito pienamente il disastro finanziario. C'è inoltre da dire che, mentre il ritiro dall'Iraq ha trovato consensi, la riforma della sanità è davvero uno zoccolo duro per una buona fetta dell'opinione pubblica e Obama ha rischiato grosso, a puntare su una manovra di welfare in periodo di crisi. Ma è anche vero che è proprio in momenti di crisi che riforme di questo genere, pur divenendo immediatamente impopolari fra la gente che conta, sono anche le più necessarie. Come dice giustamente il maresciallo, sarà il tempo a dirci se il tempismo di Obama è stato quello giusto o era meglio lasciar perdere. In sostanza, io non sono uno di quelli che ha creduto fin da subito nel miracolo Obama, ma condivido che sia prematuro dare un giudizio netto.
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| | | Talaban Guardiano di Zendra
Età : 38 Località : Muggiò,Genova,Cuneo, Pasturo Messaggi : 6935
| Titolo: Re: Elezioni di medio termine negli USA Ven Nov 05, 2010 6:07 pm | |
| mah secondo me su questo presidente si sono create troppe aspettative e troppo presto si è parlato di svolta e cambiamenti radicali,quando ancora era troppo presto per parlare,vedasi il nobewl per la pace... ovvio che poi quando questi cambiamenti, in cui ormai la ente credevaq, non avvengANO succedano cose del genere | |
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| Titolo: Re: Elezioni di medio termine negli USA | |
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| | | | Elezioni di medio termine negli USA | |
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