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 [Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani

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Urizhel's Zorn
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MessaggioTitolo: [Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani   [Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani Icon_minitimeMar Feb 16, 2010 4:18 pm

[Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani UNINDOVINOMIDISSE


Per chi non conoscesse il grande Terzani ecco qui un breve epilogo della sua vita straordinaria: link

Ora veniamo a noi. I primi anni all'università m'hanno come dire "fornito" una scusa per non leggere. Questo è stato un grande errore, e così ho deciso di ributtarmi a capofitto nella lettura (specialmente ora che sono in un periodo di transizione, atm solo corsi, gli esami da maggio in poi). Ho acquistato il libro che da il titolo a questo topic e "oltre il bene ed il male" di Nietzsche (due libri profondamente diversi, ma avevo bisogno di spaziare da un orizzonte ad un altro).

Ecco una recensione, non mia, riguardo al libro "Un indovino mi disse..." di Terzani:

… La profezia era la scusa. La verità è che uno a cinquantacinque anni ha una gran voglia di aggiungere un pizzico di poesia alla propria vita, di guardare il mondo con occhi nuovi, di rileggere i classici, di riscoprire che il sole sorge, che in cielo c’è la luna e che il tempo non è solo quello scandito dagli orologi. Questa era la mia occasione e non potevo lasciarmela scappare…

(cap. 1 Benedetta maledizione)


La divinazione tra cielo, destino e memoria
l libro di Tiziano segna un passaggio spazio-temporale degno dei grandi viaggiatori del passato, degli esploratori in cerca di stelle, ghiacci, montagne, deserti… È un percorso tracciato dalla cultura monolitica dell’Occidente imprigionata e intrisa di memoria nelle fluttuazioni molteplici della natura celeste e divina dell’Oriente.

Il significato della vita nell’età della ragione e del sentimento, la ricerca di un sé al tempo stesso individuale e collettivo pulsano di vita e storia.

La corrente risale il Mekong per conoscere la sorte, il futuro di un uomo che ha visto molto ma che un'inesauribile energia porta a interrogarsi ancora. Si arrampica su una montagna celeste per avvicinarsi agli dèi che trattengono il destino in mani capricciose e mutevoli, in questo simile ai personaggi classici dei poemi omerici.

L’astrologia era nata per i re, per accrescere il loro potere, trasformata oggi in bene di consumo segna, dunque, il passaggio dall’età dell’oro dell’immaginazione al commercio dei segni fantastici che aprono al futuro.

«I cinesi non sono mai stati dei metafisici, non hanno mai creduto in un dio trascendente. Per loro la natura è tutto ed è dalla natura che hanno tratto conoscenze e credenze… Al contrario dell’uomo occidentale che da secoli ha distinto fra il mondo divino e quello naturale — per noi Dio crea la natura —, per i cinesi i due mondi non sono distinguibili. Dio e natura sono la stessa cosa. Per questo la divinazione è una sorta di religione e l’indovino è anche teologo e sacerdote.»

Ma nell’Asia di oggi così protesa ad arricchirsi, a diventare una grande potenza economica, i riti di ieri perdono il loro significato e, come dice nel libro Chong Keat, amico di Tiziano, architetto, botanico, musicologo, musicista, mecenate, saggista, ornitologo: «L’arcobaleno è impazzito.»


La materia e l’anima: dalla pietra alla tartaruga

Indovini, astrologi, cartomanti, veggenti, bonzi, esperti di magia donano a Tiziano una serie infinita di ciondoli, amuleti, bottigline, involtini di carta, oli, pillole, polverine. Norman a Londra dice:

«Le carte leggono le ombre delle cose, degli avvenimenti… Quel che io posso fare è aiutare la gente a cambiare la posizione della luce e così, con una libera scelta, a cambiare le ombre. In questo credo davvero: si possono cambiare le ombre.»

Esiste una commistione strana nella materia della divinazione che cerca di svelare all’anima il futuro, una pregnanza di elementi solidi e una vaporosità lieve, forte di luce, di spiragli, di coni perfetti per indicare la strada.

La natura, qui, ha una funzione catartica dalla materia, Kengtung: «improvvisamente ci trovammo dinanzi a una vasta ariosa valle al centro della quale le sagome bianche delle pagode, quelle marrone delle case di legno e quelle verde scuro dei grandi alberi della pioggia erano come ritagli di carta contro uno sfondo di nebbia che l’ultimo sole rendeva ora rosa, ora d’oro. Kengtung era evanescente, senza corpo, come il ricordo di un sogno: una visione senza tempo.»

Le strade che portano l’autore alla ricerca curiosa del nuovo partono da montagne e statue sacre, sostano brevemente nella casa di Bangkok, casa bella e fatata abitata da uno spirito tartaruga, e giungono al mare aperto.

«Evviva le navi! Con il loro ansimare, scuotere, sospirare; con il loro gioire della carezza delle onde, con il loro godere, nell’amplesso del mare, le navi sono a misura d’uomo. Teniamole in vita come una prova d’amore… A forza di guardare il cielo e di respirare a pieni polmoni l’aria fresca della notte, mi pareva di riempirmi di stelle.»

La libertà senza orizzonti del viaggio per mare metafora del destino, il mare come dio possente e magnifico, tappeto d’acqua, palcoscenico dell’alba chiara e del tramonto, il mare lontano da tutto in perpetuo e instancabile movimento, il mare dei poeti che l’hanno cantato come elemento primigenio della vita e del vero, il mare regno dei sogni, come il cielo, ma più tangibile, più concreto, forse più umano. Il mare come dimensione del tempo: corsi e ricorsi delle maree, la bonaccia del vento estatica e contemplativa, la tempesta che s’avventa e risveglia il cuore eroico dell’uomo, l’onda perfetta per il volo, la risacca sulla rena: dolce carezza alla terra cui il mare sempre ritorna, lo scintillio del sole, le vibrazioni di velluto della luna, lo smalto blu tra le bianche insenature, il rumore, il suono, la voce del mare, la vertigine della profondità, l’istinto di esplorazione, sulla nave un rapido uccellino gli fa visita tra le corde del ponte, unico ricordo del passato, il mare come attesa, la donna del marinaio sulla scogliera, gli occhi perduti nell’infinito sentimento…


Passaggio in Asia

Tiziano attraversa l’Asia e accarezza con lo sguardo i Paesi che ha conosciuto tante volte, in occasioni diverse, avvezzo al pericolo, alle guerre, alle rivoluzioni, alle cadute degli imperi, eppure mai come questa volta la tristezza gli vela gli occhi nel cambiamento senza anima di città che hanno perduto la loro essenza, di paesaggi modificati dal cemento, di lembi di poesia stracciati dall’avidità dei potenti, di un'Asia che non è più nell’età dell’oro ma in quella volgare e sempre eguale del denaro.

«Quella cinese era una civiltà che aveva inventato un suo modo di scrivere, di mangiare, di fare l’amore, di pettinarsi, una civiltà che per secoli ha curato diversamente i suoi malati, ha guardato diversamente il cielo, le montagne, i fiumi; che ha avuto una diversa idea di come costruire le case, di fare i templi, un’altra concezione dell’anatomia, un diverso concetto di anima, di forza, di vento, d’acqua; una civiltà che ha scoperto la polvere da sparo e l’ha usata per fare fuochi di artificio invece che proiettili per i cannoni. Quella civiltà oggi cerca solo di essere moderna come l’occidente; vuole diventare come quell’isolotto ad aria condizionata che è Singapore…»

Il paesaggio fisico ed emotivo del libro è attraversato da una fitta rete di meridiani e paralleli dell’anima: giustizia, armonia, felicità, sicurezza, paura, angoscia, amore e compassione.

Un continente straziato, lacerato, cancellato (Birmania, Laos, Vietnam…) dove il turismo di massa o sessuale non cambia la sostanza del fallimento dell’uomo, perché la guerra, la violenza, la prostituzione, la mercificazione, la repressione altro non sono che condanne a morte per l’umanità intera, la campana che suona per tutti, l’eco sottile e bisbigliata dei morti che accompagna questi territori un tempo sacri, di quella sacralità fatta di rispetto e fratellanza che ora ha il volto stampato sugli oggetti-ricordo da portare a casa, al sicuro, lontano dalle piogge d’estate e dai fiumi di sangue.

Storia e natura si intrecciano con la politica, con l’aspetto meno divino dell’uomo, i politici hanno sciupato l’Asia come un fiore incantato di rara bellezza, l’hanno spremuta per farne uscire denaro e potere, per calpestarne, infine, la corolla.

E allora Tiziano sogna l’India come purezza, come nuvola bianca sospesa sulla montagna…


Gioco e realtà

«In Cina, in India o in Indonesia, quella che noi chiamiamo superstizione è ancora roba di tutti i giorni. L’astrologia, la chiromanzia, l’arte di leggere il futuro nel volto di una persona, nella palma dei suoi piedi o nelle foglie di tè della sua tazza giocano un ruolo importantissimo nella vita della gente e nelle vicende collettive dei vari paesi, così come le pratiche dei guaritori, lo sciamanismo o il feng-shui, l’arte del vento e dell’acqua, la geometria cosmica.»

La ricerca del futuro, la sensazione che le parole di un estraneo riescano a placare un poco l’ansia, ora che tutti ci sentiamo più soli, privi di ascolto o troppo ricchi di informazioni e di parole inutili.

Quest'ultimo secolo in luogo della peste ha incontrato l’HIV, al posto del rogo di fuoco e fiamme si è nutrito del senso di colpa e ha riposto le speranze nella scienza tralasciando la natura, nel nome di un progresso solo economico.

Nelle pagine di Tiziano che dal mestiere di giornalista ha appreso la narrazione lucida, dai contorni netti, senza inutili pessimismi, come le foto di Cartier Bresson, un altro grande testimone del Novecento, emergono spazi di divertimento, di gioia, di allegria, la capacità di essere ancora stupiti e meravigliati, l’amore per la vita, il gioco del fan tan: «quel semplicissimo ma affascinante gioco in cui il croupier rovescia sul tavolo una ciotola piena di bottoni, poi, lentamente con una bacchetta di avorio, li divide in gruppi di quattro. Si tratta di indovinare il numero dei bottoni che restano alla fine: zero, uno, due o tre?»

La vita è anche gioco, un gioco serio, a volte obbligato, dove lo spazio dell’avventura risiede nella tensione alla conoscenza di se stessi e del mondo di fuori. E Tiziano è stato giocatore e viaggiatore, sospinto da vento forte o da brezza delicata, alla ricerca di un luogo autentico ove riposare il pensiero e il cuore.


Meditazione e ascensione

La meditazione incuriosisce Tiziano tardi nella vita, come è giusto, e dunque le si avvicina, in Thailandia, nel ritiro di Pyongyang, con l’aiuto di un maestro americano, ex agente della Cia: John Coleman.

Da principio è impaziente e si sente inadeguato: «Mi sentivo come il paziente nella corsia di un manicomio che cerca di convincersi che è stato portato lì per sbaglio o che le sue condizioni non sono così gravi come quelle dei suoi vicini.»

L’assistente di Coleman è un ex generale di polizia, davvero uno strano inizio per un inviato speciale, che, superate le sensazioni di costrizione e dolore, infine, scopre il silenzio: «Guardavo le stelle e sentivo il loro silenzio; la luna non faceva rumore anche il sole si levava e tramontava senza nemmeno un bisbiglio. Persino il fragore della cascata, i gridi degli uccelli o il frusciare del vento tra le fronde degli alberi mi parevano alla fine parte di uno straordinario, animato, cosmico silenzio di cui godevo, in cui trovavo pace.»

Il cerchio si è compiuto la ricerca della quiete attraverso i mari, le pianure, le stazioni ferroviarie, le strade infangate, i taxi, le corriere, le montagne, le popolazioni sorridenti e i potenti dall’artiglio di drago è raggiunta.

Ma sono i cerchi nell’acqua che i viaggiatori rincorrono, quelli instabili che si allargano e portano altrove, senza fine, senza che il viaggio termini da qualche parte, se non all’interno dell’io, alle proprie radici originali.

«Ho sentito dire che in India, vicino a Madras, c’è un tempio nei cui recessi un grande saggio di tremila anni fa scrisse, su foglie di palma, la vita e la morte di tutti gli uomini di tutti i tempi, del passato e del futuro. Uno arriva — pare — e gli viene incontro un monaco che dice: “Ti stavamo aspettando”. E da qualche parte tira fuori una di quelle foglie ingiallite con tutto ciò che è accaduto e tutto ciò che accadrà al visitatore. Andando a vivere in India, cercherò quel tempio.»

Tiziano vivrà e lavorerà in India, l’India conosciuta attraverso gli abiti bianchi e le parole di Gandhi, attraverso i templi e le statue dallo sguardo interrogante, attraverso il gong, i sonagli, i campanellini, il profumo dell’incenso e del cibo, accanto al grande fiume che tutto partorisce e che accoglie i morti nel suo letto.

Vivrà sotto le montagne dell’Himalaya così simili, in fondo, alla sua Toscana, alla purezza dei muri delle città, all’aria impregnata di bellezza di Firenze con l’altro grande fiume, allo spazio di aria e luce di Sant’Antimo o al giallo girasole del senese, cultura e natura insieme appagate, nutrite di passione e consapevolezza.

Poi, la malattia, “l’ultimo giro di giostra” e l’albero con gli occhi di Orsigna, con gli occhi posti come fanno gli indiani sulle pietre per renderle partecipi del cosmo e delle profondità dell’uomo, e Tiziano lascia il suo corpo e sale sulla grande nuvola bianca di cotone, sulla “grande onda” che sovrasta il monte Fuji, in mano un uccellino variopinto o un nero usignolo, nell’altra mano una lanterna, la lanterna del poeta e del filosofo.

Arrivederci Tiziano.


Enjoy, Zendrian People!

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MessaggioTitolo: Re: [Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani   [Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani Icon_minitimeLun Mar 01, 2010 10:56 am

Che dire, uno dei libri migliori di Tiziano, e il primo col quale mi sono avvicinato alla sua magnifica persona!!

Consigliatissimo su tutta la linea, andrebbe fatto leggere nelle scuole tanto è bello!
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Maresciallo_Helbrecht


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MessaggioTitolo: Re: [Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani   [Libro] Un indovino mi disse... Tiziano Terzani Icon_minitimeLun Mar 01, 2010 2:52 pm

Di Terzani ho letto solo "La fine è il mio inizio" che è davvero un ottimo libro. Purtroppo però non ho ancora letto nient altro ma ho a casa un paio di suoi libri che prima o poi dovrò davvero leggere. Per quel poco che lo conosco, è un autore che consiglio davvero a tutti.
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