Zendra
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 Qualcosa di mio...

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Ychrael
Guardiano di Zendra
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Ychrael


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MessaggioTitolo: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeMer Nov 28, 2007 4:04 pm

Volevo dedicare a Zendra e ai suoi abitanti alcuni brani del libro che sto scrivendo :8yt:

"...
Le nuvole incombenti sul triste orizzonte si tinsero degli aurei bagliori del tramonto, mentre sotto gli occhi del Profeta moriva un altro giorno.
Le lontane montagne, insanguinate dal sole morente, sembravano ergersi impenetrabili dinanzi allo sguardo antico, grondante malinconia, dell’uomo che si attardava, solo, a scrutare i segreti del mondo dietro quegli occhi persi nel nulla.
Avvolto nel pesante mantello di pelle d’orso, il vecchio non sentiva il freddo attanagliargli le ossa segnate dal tempo, né pativa il suo sguardo le ultime ingiurie del sole. Le ombre attorno a lui si allungarono nel deserto paesaggio dimenticato dall’uomo. La sua mente si attardò nei suoi recessi più remoti, e la sua coscienza di sé lo invase con la stessa forza con cui cercava di staccarsene. Sospirò, giunse le mani alla fronte e tentò nuovamente di concentrarsi. Dov’era? Se lo chiese, con forza sempre maggiore, cercando in tal modo di dimenticarlo. Lentamente, metodicamente, trovò ogni linea di pensiero in cui si era attardato e la sprofondò nell’oblio. Soddisfatto, sentì che la consapevolezza lo stava lasciando, e poté concentrarsi sulla sua missione. La sua mente si svuotò, e rimase a contemplare il nulla, sapendo che vi avrebbe trovato ciò che cercava. Un sorriso prese forma sul suo volto... per essere subito squarciato dall’espressione dell’agonia. Il Profeta si riscosse, la testa stretta da invisibili spire di dolore. Balzò in piedi, dimentico della debolezza del suo corpo. E difatti le sue ginocchia non lo ressero, e ricadde stordito sul terreno roccioso. Ci vollero dei lunghi minuti prima che il dolore cessasse, e solo allora si ricordò dov’era. Dovette tuttavia guardarsi intorno, perché il suo viaggio nell’oblio aveva cancellato molti dettagli dalla sua mente. E mentre lasciava che gli occhi istruissero la mente sui dintorni, scrutò nella propria memoria: nel momento in cui la sua concentrazione era stata turbata, aveva percepito una coscienza familiare. Familiare, ma non gradita. Preoccupato, si guardò intorno. E lo vide.
La figura avanzava, oscurando la luce del tramonto, avvolta in un lungo mantello nero. Il suo volto era celato da un alto cappuccio, le mani coperte da rozzi guanti di cuoio. Una lunga spada pendeva dal suo fianco. Tutto ciò che portava, o indossava, appariva in qualche modo antico, consunto; i bordi del suo mantello erano stracciati e bucherellati, in alcuni punti bruciati; gli alti stivali erano in più punti tagliati, quel poco della lama che usciva dal fodero era rugginoso e irregolare, così come i fregi sull’elsa della spada.
Con passi lenti e misurati, la figura si portò di fronte al Profeta, fermandosi a venti passi da lui. I due si squadrarono per lunghi istanti, poi il nuovo venuto scandì lentamente, con voce profonda: <<Ci incontriamo, Eyrius.>>
<<Torghazad,>> rispose il Profeta tra i denti. In risposta, la creatura si inchinò sghignazzando.
<<Sono anni che non rivedo la tua carcassa cenciosa o sento la tua puzza cadaverica, Torghazad,>> disse con calma il Profeta che aveva risposto al nome Eyrius. La sua faccia, in parte adombrata dal cappuccio di piume di corvo, rivelava una certa tensione. Fissò quella della creatura davanti a lui, celata dalle tenebre –tenebre che, come ben sapeva, celavano solo tenebre più profonde. Torghazad rise crudelmente in risposta agli insulti, e non smise quando il Profeta ricominciò a parlare. <<Basta con i convenevoli. Cosa ha spinto un Orco così ad ovest?>> incalzò, ostentando sicurezza.
<<Oh, lo sai bene,>> rispose, con voce roca, <<Cosa posso mai volere da un Profeta...>> continuò ridacchiando, con voce divertita, <<se non la sua testa?>>.
Senza attendere risposta, prese ad avanzare a grandi passi, sfoderando la spada tra i gemiti del metallo. Eyrius puntò la mano guantata, con l’altra strinse con più forza il bastone contorto, e il suo sguardo si perse nei recessi della memoria. Pronunciò alcune parole di una lingua dimenticata, mentre il cielo si oscurava di nuvole pesanti. Lontano, si udì lo scoppio di un tuono. Sul volto scolpito dalle rughe del Profeta si rincorsero luci e ombre mentre lampi e tuoni si susseguivano. Un fulmine si infranse a poca distanza, un boato rimbombò lontano. Infine, la volta celeste fu squarciata da un torrente di luce ed energia, che investì il Profeta. Quando la luce scomparve, un getto di folgori celesti eruppe dalla mano di Eyrius, travolgendo l’Orco, ormai giunto a pochi passi. La carica delle pesanti nuvole si sciolse in una gelida pioggia, il cui costante ticchettare era interrotto solo dall’ansimante respiro del Profeta. Una coltre di fumo si era levata dinanzi a lui. Ma quando il vento la diradò, Torghazad era lì, incurante delle raffiche furiose e della pioggia battente. D’un balzo si pose dinanzi al Profeta, e lo stupore di questi esalò insieme al suo spirito in un ultimo, lungo sospiro, mentre la lama contorta attraversava il corpo senza tempo.

Sorridendo d’un sorriso esistente solo nel mondo degli spiriti, l’Orco levò la spada verso l’orizzonte, scandendo lentamente parole minacciose: <<Infine ne rimane solo uno... Mi senti, Memnus? Ne rimane solo uno...>>
...

...
Infine, la lunga colonna di uomini e carri giunse in vista di Theremar. Le ultime ore di cammino sarebbero state le più leggere, la fortezza chiudeva l’ultimo valico delle montagne di confine, che era separato dal valico precedente, quello appena affrontato dalla carovana, solo da una piccola valle montana in dolce pendenza. La valle era occupata al centro da un lago di modeste dimensioni, e sparse in giro vi erano case di pietra, perlopiù di boscaioli. La fortezza era imponente non meno delle montagne attorno ad essa, era alta quanto venti uomini, bastionata da entrambi i lati, con camminamenti tanto ampi che sei uomini avrebbero potuto percorrerli affiancati. Cinque grandi cancelli si aprivano al centro della costruzione, alti più di trenta piedi, attorno a ognuno di essi vi erano imponenti torrioni ospitanti pesanti trabocchi e baliste. Benché l’occhio nascondesse questo dettaglio, Ithrail sapeva che, a una distanza di cento passi dalla muraglia, vi era un altro vallo identico, e che la sezione interna era occupata da caserme, fucine, granai, pozzi, stalle e alloggi, e che una serie di torrioni interni garantivano possibilità di difesa anche qualora le imponenti difese del vallo venissero infrante. Tre dei cinque cancelli conducevano a gallerie sfocianti in altrettante aperture nella parete opposta, senza alcuna comunicazione con la fortezza; i due esterni, più stretti e meglio difesi, immettevano nella sezione interna. Questa, ovviamente, era divisa in due parti uguali e simmetriche dalle gallerie centrali, unite tuttavia da scalinate e passaggi interni. La sezione sovrastante le gallerie era un unico torrione squadrato, che tuttavia non collegava i camminamenti dei due valli, se non tramite ponti levatoi. In definitiva, la fortezza era sostanzialmente imprendibile. Oltre a ciò che l’occhio rivelava, le difese imperiali si estendevano ancora per chilometri, nelle anguste gallerie che i Nani avevano scavato nelle montagne circostanti e nei bastioni che si aprivano sulle pareti delle montagne stesse. La potenza dell’Impero era testimoniata da quelle fortezze. Tuttavia, solo poche centinaia di uomini presidiavano Theremar, la maggior parte delle risorse umane che l’Impero aveva stanziato per quella guerra erano impiegate negli avamposti e nelle roccaforti lungo il fronte. Per quanto imponente, Theremar chiudeva solo il valico più importante, mentre molti altri erano vulnerabili o addirittura indifesi. Quella fortezza non poteva, da sola, tenere lontane le Bestie, così come Ghardamar non era sufficiente a fermare i barbari. Ithrail lo sapeva, non era lo scudo di pietra delle grandi fortezze a proteggere Thaerril, ma lo scudo vivo delle migliaia di uomini che per l’Impero davano la vita.
...

...
A passo breve, delle lettighe trascinate a braccia da giovani medici si stavano avvicinando alla radura. Ithrail le osservò nel loro lento incedere.
<<Come sai, i carri del nostro convoglio giungono per ultimi nell’ordine di marcia,>> spiegò Matias.
<<Circa un’ora fa,>> continuò, <<abbiamo trovato quattro soldati stesi a terra. Probabilmente erano rimasti indietro... e sono crollati durante la marcia. Sono malati, Ithrail,>> concluse il vecchio, guardandolo severamente negli occhi, <<di una malattia che nessuno di noi conosce. Sono febbricitanti, tossiscono sangue, e i loro occhi sono opachi come se fossero diventati ciechi.>>
<<Com’è possibile?>> chiese Ithrail. La sua voce rifletteva il suo profondo dolore.
<<La battaglia di Loram,>> rispose il medico, <<Si sa che i cadaveri sono infestati dagli spiriti della peste...>>
<<Peste...>> lo interruppe Ithrail, sgranando gli occhi.
<<No, stai tranquillo,>> lo rassicurò il vecchio, con voce pacata, <<Non è peste quella che affligge i tuoi soldati... la conosciamo in ogni forma, quella piaga immonda. No,>> ripeté, <<non è peste. Ma temo sia contagiosa.>>
Fece una lunga pausa. <<Tre dei soldati malati hanno ferite piuttosto profonde, che risalgono ovviamente a Loram. Il quarto no,>> precisò, <<Tuttavia... sembra che uno dei... morti... che ha affrontato, gli abbia vomitato addosso... sputandogli brandelli di carne in faccia...>> concluse, perplesso.
<<L’ha detto lui?>> si informò il capitano.
<<Più o meno. Delira più o meno da quando l’abbiamo raccolto.>>
<<Cosa si può fare per loro?>>
Matias scosse la testa. <<Niente. Mi dispiace, ragazzo. >>
<<E’ la guerra...>> cercò di rispondere Ithrail. Si coprì il volto con le mani. Matias non sapeva se il condottiero stesse piangendo. Non sapeva se in quel giovane ci fossero ancora abbastanza lacrime per piangere.

<<So che mi puoi sentire, Dan,>> sussurrò Ithrail alle orecchie del soldato disteso. Non delirava più, ma gettava occhiate terrorizzate ai quattro angoli della tenda. In realtà non sembrava in grado di capire nemmeno il proprio nome. La sua fronte era cosparsa di sudore, lo stesso di cui era fradicia la coperta che lo ricopriva, e le altre che erano ammassate a lato della branda. <<Il tuo capitano è fiero di te, Dan,>> continuò, cercando di trattenere le lacrime, <<Il tuo capitano sa che hai combattuto bene, difendendo il tuo nome e la tua nazione.>> Si interruppe. <<Il tuo capitano non ti lascerà morire per questa piaga infame, né di fame o di freddo in questa terra che non conosce la luce di Athorn. Ricordi il tuo giuramento?>> chiese, con gli occhi lucidi, <<Il tuo giuramento... “Giuro sul mio onore... sulla mia famiglia... e sulla mia terra...>> Il malato si agitò ancora, gettando gli occhi al cielo, <<Giuro che servirò l’Imperatore, il suo trono e la sua corona...>> Dan cacciò un lamento inarticolato. Capiva ciò che Ithrail gli stava dicendo? <<...che proteggerò Thaerril, il suo alto nome e il suo sacro suolo...>> Scuotendosi per un istante, il soldato volse la testa di scatto, gettando lo sguardo nelle iridi azzurre del capitano. <<... e se Athorn mi degnerà di pietà, che io possa morire con onore, non per lenta vecchiaia né per vile assassinio o turpe veleno...>> Dan sembrò annuire, per un attimo, poi di nuovo la malattia si impossessò di lui. <<... ma per lama di spada io muoia, servendo Thaerril e l’Imperatore. E questo è il mio Giuramento!”>> Ithrail si asciugò una lacrima. <<E’ il tuo giuramento, Dan! Lo ricordi?>> Il soldato si placò. Non si dimenava più. Il suo respiro, seppur irregolare, divenne meno frenetico. <<Athorn non ha avuto pietà di te, Dan,>> continuò il capitano, <<Ma il tuo capitano sì. E per questa pietà, nel nome di Athorn, ti strappo alla sofferenza, Daniel Marclann, e onoro il tuo Giuramento!>> La spada calò veloce, trafiggendo pietosa il cuore dell’uomo. Senza dolore gli occhi del soldato Dan si spensero. In una lenta preghiera, Matias ne chiuse le palpebre, con lenta solennità.
..."
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Ychrael
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeDom Dic 02, 2007 1:58 pm

Che ve ne pare? Avete consigli/critiche/commenti?
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Zendra
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeDom Dic 02, 2007 2:00 pm

Ychrael non è male ma alcune cose sono scontate, prevedibili sia nelle azioni che nei risultati. Di certo per i tuoi 16 anni va più che bene. Ti consiglio di non postare altri pezzi perchè qualcuno potrebbe usarli come suoi. :okf:
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Uriel
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeDom Dic 02, 2007 7:56 pm

Molto belli Ychrael però per alcuni vecchietti come me che hanno letto parecchi libri alcuni passaggi possono risultare abbastanza prevedibili, però ti consiglio di continuare a scrivere mentre aspetto magari di leggere l'intero libro :libro:
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Childeberto
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeLun Dic 03, 2007 9:21 pm

ciao, se mi posso permetetre vorrei darti qualche suggerimento per la stesura di un libro fantasy.
Innanzitutto cura tantissimo la psicologia dei personaggi principali, descrivi i loro pensieri e quello che vedono, usa un punto di vista personale dei personaggi, ed estrania gli altri quando lo fai.
Poi cura il lessico, metti qualche verbo arcaico ma carino, tipo: obnubilare, oppure baluginare, oppure scegli tu.
E poi descrivi bene i cinque sensi.
Per il resto evita le banalità sia di trama che di forma, e fai una narrazione scorrevole, evita una narrazione tipo Il signore degli anelli, che è molto particolare, lunga e per parecchi: "pallosa".
Spero di esserti stato utile :sorr:
ciao
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeLun Dic 03, 2007 9:24 pm

Dai retta a Childeberto è un mio caro amico :dsf45: . Frequenta l'università di soria antica , se non vado errato :sorr:, legge molto te lo posso assicurare. :libro:


Ultima modifica di il Lun Dic 03, 2007 9:41 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeLun Dic 03, 2007 9:39 pm

SIGMAR ha scritto:
Childeberto ha scritto:
ciao, se mi posso permetetre vorrei darti qualche suggerimento per la stesura di un libro fantasy.
Innanzitutto cura tantissimo la psicologia dei personaggi principali, descrivi i loro pensieri e quello che vedono, usa un punto di vista personale dei personaggi, ed estrania gli altri quando lo fai.
Poi cura il lessico, metti qualche verbo arcaico ma carino, tipo: obnubilare, oppure baluginare, oppure scegli tu.
E poi descrivi bene i cinque sensi.
Per il resto evita le banalità sia di trama che di forma, e fai una narrazione scorrevole, evita una narrazione tipo Il signore degli anelli, che è molto particolare, lunga e per parecchi: "pallosa".
Spero di esserti stato utile :sorr:
ciao


Dai retta a Childeberto è un mio caro amico :dsf45: . Frequenta l'università di soria antica , se non vado errato :sorr:, legge molto te lo posso assicurare. :libro:

Tropp gentile Sigmar, quando vuoi becchiamoci per una birra assieme :dsf45:
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeLun Dic 03, 2007 11:59 pm

Childeberto ha scritto:
Tropp gentile Sigmar, quando vuoi becchiamoci per una birra assieme :dsf45:


Direi una pizza, una birra e una bella partita contro il mio impero ma sul tuo bel tavolo da gioco! :dsff:
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeMar Dic 04, 2007 9:13 am

SIGMAR ha scritto:
Childeberto ha scritto:
Tropp gentile Sigmar, quando vuoi becchiamoci per una birra assieme :dsf45:


Direi una pizza, una birra e una bella partita contro il mio impero ma sul tuo bel tavolo da gioco! :dsff:


ok, ci sto :sorr: preparerò i miei mercenari per il grande evento :dgd:
Tra le altre cose, da vito stanno preparando una campagna a mappa a warhammer fantasy, se voui partecipare saremo uno in più :amici:
Dovrebbe essere tutta gente tranquilla con cui si può giocare, la locandina deve essere ancora messa però vito mi ha detto che mi terrà informato su quando si terrà.
Fammi sapere quando sei libero per la nostra partita.
ciao
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitimeMar Dic 04, 2007 3:30 pm

Citazione :
ciao, se mi posso permetetre vorrei darti qualche suggerimento per la stesura di un libro fantasy.
Innanzitutto cura tantissimo la psicologia dei personaggi principali, descrivi i loro pensieri e quello che vedono, usa un punto di vista personale dei personaggi, ed estrania gli altri quando lo fai.
Poi cura il lessico, metti qualche verbo arcaico ma carino, tipo: obnubilare, oppure baluginare, oppure scegli tu.
E poi descrivi bene i cinque sensi.
Per il resto evita le banalità sia di trama che di forma, e fai una narrazione scorrevole, evita una narrazione tipo Il signore degli anelli, che è molto particolare, lunga e per parecchi: "pallosa".
Ero sicuro che avrei ricevuto buoni consigli da Childeberto (avevo intuito le sue qualità di lettore e critico già dagli altri post). Grazie mille!
Comunque la trama è MOLTO centrata sulla psicologia (e in particolare sullo sviluppo) dei personaggi. Per quel che riguarda la narrazione dei cinque sensi, è quella che adotto quando il tempo del racconto si dilata rispetto al tempo della storia, ossia quando si entra nel "vivo", tuttavia siccome la storia abbraccia un ampio periodo di tempo ovviamente non sarà l'unico stile che adotterò.
Grazie ancora a tutti :45u:
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MessaggioTitolo: Re: Qualcosa di mio...   Qualcosa di mio... Icon_minitime

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