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MessaggioTitolo: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeLun Gen 31, 2011 8:54 pm

http://it.globalvoicesonline.org/2010/06/egitto-khaled-said-torturato-e-ucciso-dalla-legislazione-demergenza/

DIY.

Io, specie a fronte della dichiarazione di Frattini col suo "politically correct" riguardo Mubarak e il suo "governo illuminato" simil-illuminista, sono VERAMENTE schifato.

Magari le rivoluzioni passassero dalla Tunisia anche oltre-mare...

La foto di Khaled (sotto spoiler per... creare suspance?) dopo la sua ASFISSIA (certo che l'asfissia è proprio una brutta bestia, eh?):
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeLun Gen 31, 2011 9:56 pm

della serie "la prima cosa che ti viene in mente": gemellaggio.
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Drakhor
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeLun Gen 31, 2011 10:36 pm

Questa me l'ero persa. Vedo che la notizia è di giugno, ultimamente stanno anche succedendo una paio di cosette (tra cui il governo egiziano che sopprime internet alla propria nazione) e queste sono foto recenti delle rappresaglie degli ultimi giorni: http://totallycoolpix.com/2011/01/the-egypt-protests/

Alcune sono molto forti, certe dello stesso tipo di quella postata da Green. Ad ogni modo aiutano a capire meglio com'è il clima laggiù.
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Yakumo-dono
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeLun Gen 31, 2011 11:20 pm

Spero che con tutti i sacrifici che il popolo egiziano sta facendo riescano ad ottenere uno stato liberale, democratico, equo e laico.
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Maresciallo_Helbrecht
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeMar Feb 01, 2011 9:02 am

Assurdo... Semplicemente assurdo....

L' egitto è un paese chiave per tutto il medioriente. È il piu popoloso ed è, piu o meno direttamente, circondato da un sacco di paesi costantemente a rischio (penso a israele ma anche all iraq che non è poi molto lontano) e puo essere un elemento fondamentale per cercare di tenere sotto controllo tuttto il mediooriente. Una rivolta interna ad un paese del genere puo avere delle conseguenze decisamente disastrose anche a livello internazionale (tant'è che anche gli USA, che in israele sono cinvolti mica poco, non hanno ancora preso posizione in modo chiaro)....

Ovviamente come il buon Yakumo, mi auguro che tutto il casino che sta succedendo porti ad una situazione migliore. Anche se purtroppo sono sempre scettico in questi casi...

Ad ogni modo, mi permetto di postare un interessante filmato (Green, te l ho copiato da FB)
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeMar Feb 01, 2011 1:24 pm

Hai fatto bene, lo stavo per mettere ora, ma poi ho visto che l'hai postato te. È quello che secondo me riassume meglio... whether you are christian, muslim, atheist, you demand your goddamn rights

Ho sentito che oggi l'esercito si è rifiutato di sparare e tutto sommato sta mediando la situazione. Speriamo.
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeLun Feb 07, 2011 12:48 pm

IL CAIRO - Mostra il petto ai poliziotti, e questi gli sparano. Un video shock, che può di diritto diventare il simbolo delle proteste che da un paio di settimane stanno scuotendo l'Egitto.

Le drammatiche immagini, riprese con un telefonino, mostrano un giovane disarmato che si avvicina, in una strada deserta della capitale egiziana, ad alcuni poliziotti, che gli intimano di fermarsi. Il giovane mostra il petto in segno di sfida agli agenti, mentre gli agenti puntano le loro armi verso di lui. I famigliari del giovane, dall'alto, lo invitano a non esporsi.

Dopo alcuni secondi di attesa, il poliziotto spara. Il giovane, colpito, cade a terra. A quanto dicono alcuni blogger, si tratta della notizia che ha causato l'arresto del corrispondente di al Jazeer al Cairo, che stava indagando sulla vicenda.



All indirizzo seguente trovate la fonte originale dell'articolo e il filmato dell'esecuzione: http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=614598&idsezione=9&idsito=1&idtipo=2
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PaulP
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeVen Feb 11, 2011 7:01 pm

MUBARAK SI E' DIMESSO, IL POTERE ALLE FORZE ARMATE
Il vicepresidente egiziano Omar Suleiman ha annunciato in televisione che il presidente Hosni Mubarak ha rinunciato al suo mandato presidenziale e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari dello stato. La piazza Tahir ha accolto con un immenso boato l'annuncio. Un tripudio di bandiere egiziane sventolate in piazza Tahrir con sottofondo dI fischi e grida di giubilo ha accolto l'annuncio delle dimissioni di Mubarak. Da un lampione viene agitato un fantoccio impiccato che era stato appeso gia' giorni fa.

IL DISCORSO DI SULEIMAN - Questo il testo integrale del breve discorso alla televisione di stato in cui il vice presidente egiziano Omar Suleiman ha annunciato le dimissioni del presidente Hosni Mubarak. "Cittadini, in nome di Dio misericordioso, nella difficile situazione che l'Egitto sta attraversando, il presidente Hosni Mubarak ha deciso di dimettersi dal suo mandato e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari del paese. Che Dio ci aiuti".

GIOIA ESPLODE IN TUTTO PAESE - Egiziani in tutto il paese si stanno riversando nelle strade per festeggiare la notizia delle dimissioni del presidente Hosni Mubarak. Lo riferiscono testimoni. Il Cairo, Alessandria e altre citta' dell'Egitto sono stata invase da suoni di clacson e bandiere. Le persone scese in piazza si congratulano le une con le altre e urlano slogan come: "Lui e' fuori noi siamo dentro!" e "Il popolo ha abbattuto il regime".

ESERCITO: GARANTIREMO PASSAGGIO POTERI, ELEZIONI - Il Consiglio supremo delle Forze Armate egiziane garantirà "il pacifico passaggio dei poteri" ed "elezioni libere" nel Paese. Lo sottolinea il comunicato n.2 dei militari dopo una riunione del Consiglio. I militari si fanno inoltre garanti - recita il comunicato - delle "riforme legislative e costituzionali" promesse dal presidente Hosni Mubarak. Il testo è stato letto alla Tv di Stato da uno speaker e uno da un portavoce dell'esercito. Il palazzo è presidiato all'esterno dai manifestanti, che hanno impedito l'accesso ad alcuni ospiti previsti nei programmi mattutini, e costringendo la Tv a scusarsi per le assenze. Lo stato di emergenza verrà tolto in Egitto "una volta che saranno finiti i disordini". L'Esercito egiziano fa appello perché "si torni a una vita normale". Invitiamo "le persone nobili che hanno condannato la corruzione e chiedono le riforme", "a tornare a una vita normale", recita il comunicato.

AL ARABIYA: SARANNO SCIOLTI GOVERNO E PARLAMENTO - La televisione al Arabiya ha detto anticipando il contenuto di un comunicato del Consiglio superiore delle forze armate che saranno sciolti il governo e il parlamento.

EL BARADEI: E' PIU' BEL GIORNO DELLA MIA VITA - "Questo e' il piu' bel giorno della mia vita". Loi ha detto Mohamed El Baradei, una delle figure di spicco dell'opposizione in Egitto, secondo quanto riportato dalla Bbc. A proposito delle dimissioni del presidente Hosni Mubarak, l'ex direttore dell'Aiea ha dichiarato che l'Egitto "e' stato liberato dopo dieci anni di repressione" e che adesso si aspetta una "bella transizione".

AMR MOUSSA: ORA SONO OTTIMISTA - Il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, si e' detto ''ottimista'' per il futuro dell'Egitto. Raggiunto telefonicamente dalla CNN, Moussa ha detto che ''ora il futuro dell'Egitto e' nelle mani del popolo egiziano''.

ISRAELE: SPERIAMO CHE LA PACE RESISTA - La speranza di Israele e' che le dimissioni del presidente egiziano Hosni Mubarak non abbiano ripercussioni negative sulla pace fra i due Paesi. Lo ha detto una fonte governativa israeliana, citata dal quotidiano Maariv.

GAZA, HAMAS FESTEGGIA 'INIZIO DELLA VITTORIA' - Hamas ha festeggiato le dimissioni del presidente egiziano Hosni Mubarak definendole ''l'inizio della vittoria della rivoluzione''. Nel contempo le strade della Striscia, controllate dal movimento integralista palestinese, sono piene di gente esultante.

SVIZZERA CONGELA POTENZIALI BENI MUBARAK - Il governo svizzero congela potenziali beni di Hosni Mubarak nella repubblica elvetica. Lo ha detto un portavoce del ministero degli Esteri.

ONU, BAN KI-MOON: ORA TRANSIZIONE ORDINATA - Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, auspica che in Egitto possa avere luogo una transizione ''pacifica e ordinata''. Lo ha detto al Palazzo di Vetro Martin Nersirky, portavoce di Ban. ''Il popolo egiziano e' frustrato e ha chiesto riforme coraggiose - ha detto il portavoce - la transizione, ora, deve essere pacifica e ordinata''.

USA, BIDEN: GIORNO STORICO VERSO DEMOCRAZIA - Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto che quanto sta avvenendo in Egitto rappresenta ''un irreversibile cambiamento verso la democrazia''. ''A poche generazioni capita di cogliere l'opportunita' che il popolo egiziano sta cogliendo. Per l'Egitto e' un giorno storico'' ha detto Biden parlando in Kentucky.

Fonte ANSA
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 9:08 am

Ottimo. O meglio: buon inizio. Ma il difficile arriva adesso. Ora bisogna che il governo militare transitorio si dimostri solo transitorio e che sia un igrado di garantire delle elezioni veramente democratiche... E la cosa non è cosi scontata come puo sembrare, purtroppo...
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 4:17 pm

Secondo me,i militari proveranno a prendere il potere,sono troppo tentati da uno stato così scoperto e indifeso
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 8:17 pm

Stefano ha scritto:
Secondo me,i militari proveranno a prendere il potere,sono troppo tentati da uno stato così scoperto e indifeso

mmm... ha gli occhi di tutto il mondo addosso, non so se sarebbe una buona mossa.
se ci provasserò lo farebbero tra un po' dopo che si sono calmate le acque
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Stefano
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeDom Feb 13, 2011 9:46 pm

Però anche una situazione di stallo,cioè senza un governo vero e proprio gli occhi di tutto il mondo sarebbero ancora puntati li,quindi pensoci saranno 2 fasi:
1-Instaurazione governo fantoccio per qualche tempo
2-presa del potere dell' esercito anche se così ci sarebbe un maggior rischio,perchè questo sarebbe il momento ideale, l' Egitto è per ora uno stato debole
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MessaggioTitolo: Re: Walk like an Egyptian... die like an Egyptian...   Walk like an Egyptian... die like an Egyptian... Icon_minitimeMar Mar 01, 2011 4:42 pm

Riesumo il topic per postarvi questa interessante intervista a Gamal al-Banna, uno dei massimi intellet­tuali egiziani:





L'INTERVISTA ■ GAMAL AL-BANNA
«Questa rivoluzione non è ancora vinta»

A colloquio col fratello del fondatore dell'organizzazione dei Fratelli Musulmani


Oggi 91.enne, Gamal al-Banna è considerato uno dei massimi intellet­tuali egiziani nonché tra i maggiori conoscitori delle dottrine della con­fraternita dei Fratelli Musulmani, che furono fondati nel 1928 proprio da suo fratello, Hassan al-Banna, ucciso nel 1949 per l'assassinio del pre­mier egiziano Mahmoud Pashà per mano dell'organizzazione. Gamal è anche cugino di Sa'id Ramadan, a sua volta fondatore di Hamas, il ramo palestinese dei Fratelli Musulmani. Pur non avendo mai aderito all'or­ganizzazione, Gamal ha sempre continuato a studiare e divulgare le idee del fratello, spesso anche con spirito critico, ed oggi è considerato un esponente dell'Islam progressista. Vive ritirato in uno dei quartieri più poveri del Cairo dove, nonostante l'età, continua infaticabile a scrivere volumi per promuovere l'idea di uno Stato nazionale basato sui princi­pi dell'Islam. Lo abbiamo incontrato all'indomani della rivoluzione cha ha sconvolto l'Egitto, per capire quale ruolo intendono ora giocare i con­troversi Fratelli Musulmani, che tanto spaventano l'Occidente.

DAL CAIRO
DAVIDE VIGNATI E FRANCO GALDINI
Dottor Gamal, lei da tempo scrive del fallimento degli Stati nazionali musul­mani, auspicando una loro rifondazione a partire da un rinascita della società isla­mica. Ma si attendeva quanto sta acca­dendo in Egitto e in gran parte del mon­do arabo?

«No, credo che nessuno se lo attendesse. Perlomeno non in queste modalità, non nella sua ampiezza e rapidità. In Egitto l'agonia del regime di Mubarak era perce­pibile da tempo, ma tutti si attendevano che il momento più critico sarebbe stato il passaggio dei poteri al figlio. Sicuramente la rivolta in Tunisia ha acceso la scintilla, ma è stata poi la rivolta in Egitto a trasci­nare tutti gli altri Paesi arabi. È sempre sta­to così nella storia di questa parte del mon­do: vista la sua mole, quando l'Egitto fa un passo, tutti gli altri Paesi seguono, inclusa l'Arabia Saudita, è sempre stato così».

Quali scenari si prefigura ora per il suo Pae­se? Mubarak è partito, ma il confronto tra il suo regime e il popolo prosegue, con l'esercito a mediare. Cosa attendersi?


«L'Egitto si trova ad un pericoloso croce­via. Invece di limitarsi a dimettersi, cosa che avrebbe potuto fare, Mubarak ha op­tato per consegnare il potere nelle mani dell'esercito. Quest'ultimo ha dato finora prova di ragionevolezza, ma dopo tutto si tratta pur sempre di soldati. Non escludo che il dialogo tra l'esercito, le forze d'oppo­sizione e i gruppi giovanili che hanno da­to vita alla rivolta di piazza possa presto deteriorarsi. E questo sarebbe molto peri­coloso. Ma non credo vi sia il rischio d'una restaurazione, il popolo non accetterà più di tornare alla repressione e alla censura del passato, ma non è da escludere che il confronto finisca come in Libia, dove il re­gime di Gheddafi si sta battendo sino al­l'ultima pallottola. Questo mi preoccupa. Ci aspettano mesi di grande instabilità, vi­sto soprattutto i grandi cambiamenti che tutto ciò comporterà per la società egizia­na. Paragonerei la situazione odierna a quanto sperimentato dall'Unione Sovieti­ca a partire dalla Perestroika di Gorbaciov in poi».

Il mondo occidentale ha presto preso le parti della piazza, senza però nasconde­re le sue preoccupazioni per un'eventua­le ascesa del radicalismo islamico, in Egit­to come altrove. Quale ruolo hanno gio­cato e intendono giocare i Fratelli Musul­mani?

«Fin dall'inizio delle proteste di piazza, i Fratelli Musulmani hanno scelto di asse­condarle senza cercare di strumentalizzar­le, perché hanno subito compreso che non avrebbero potuto influenzare quanto sta­va accadendo. La gioventù dei Fratelli Mu­sulmani è scesa anch'essa in piazza come gli altri, sventolando le bandiere dell'Egit­to e non quelle della confraternita. Non c'erano comunque più di 20-30 mila gio­vani dei Fratelli Musulmani, nulla compa­rato ai 2 milioni che hanno occupato piaz­za Tahrir. Hanno scelto dunque una stra­tegia prudente, limitandosi ad appoggia­re la richiesta di riforme della piazza. I Fra­telli Musulmani oggi sono decisi a gioca­re secondo le regole della democrazia. Se e quando ci saranno le elezioni, sicura­mente vi prenderanno parte, ma le posso già dire che non presenteranno un proprio candidato alla presidenza. Non hanno in­teresse in questo momento a prendere il potere, i loro sforzi sono piuttosto rivolti ad una islamizzazione dal basso della so­cietà egiziana, in tutti i suoi aspetti, dalla sfera privata, a quella economica e socia­le e, ben inteso, anche religiosa».

La semiclandestinità a cui è stata costret­ta la confraternita da Mubarak non per­mette oggi neanche ai principali osser­vatori politici di valutarne il reale radica­mento nel Paese e la sua potenziale for­za elettorale. Tutti concordano col fatto che i Fratelli Musulmani sono estrema­mente organizzati e presenti a tutti i livel­li della società egiziana, ma fino a che punto?


«Se domani si dovessero tenere delle libe­re elezioni in Egitto, ritengo che i Fratelli Musulmani otterrebbero tranquillamen­te tra il 20 e il 25% dei suffragi, pari circa a 120-150 seggi in Parlamento. Ritengo pe­rò anche che se l'instabilità dovesse cre­scere e il periodo d'incertezza prolungar­si, la loro forza potrebbe aumentare ulte­riormente, in quanto sono decisamente l'elemento più organizzato e strutturato della società egiziana. Sono una realtà so­ciale in crescita, questo è fuor di dubbio, che viste le dimensioni assunte è divenu­ta inevitabilmente anche una forza politi­ca, sebbene questo non fosse inizialmen­te il suo obiettivo. Sono nati come movi­mento educativo della società ed ora sono divenuti una forza politica. L'attuale lea­dership è sicuramente decisa a rispettare le regole democratiche invocate dalla piaz­za, ma anche se in questi ultimi anni ha sviluppato una certa coscienza politica, ri­tengo che questa sia ancora embrionale, primitiva, senza un reale meccanismo di rappresentatività al suo interno tra la ba­se e i suoi esponenti, senza un dibattito de­mocratico sugli obiettivi e le modalità per raggiungerli».

Il radicalismo violento del passato dei Fratelli Musulmani rende comunque dif­ficile all'Occidente e soprattutto alle for­ze liberali della società egiziana credere al loro nuovo volto democratico.

«È vero, ma ogni qualvolta all'interno del­la confraternita si sono formate frange estremiste e violente, queste sono sempre state allontanate ancor prima che il movi­mento subisse la repressione del Governo. I Fratelli Musulmani non hanno mai teo­rizzato il ricorso alla violenza per islamiz­zare la società. Gran parte della loro pes­sima reputazione la si deve anche all'effi­cacie propaganda israeliana, che ha fatto seguito al coinvolgimento della confrater­nita nel conflitto israelo-palestinese, so­prattutto a cavallo della seconda guerra mondiale. È un fatto che per i Fratelli Mu­sulmani Israele resta una presenza colo­niale inaccettabile nel cuore del mondo arabo. Americani ed europei hanno dun­que ragione quando sostengono che la confraternita è contro Israele, ma sbaglia­no quando pensano che sia un movimen­to di fanatici. I Fratelli Musulmani esorta­no la popolazione a vivere ogni giorno se­condo i dettami dell'Islam, ma non profes­sano alcuna guerra santa».

Ma come è possibile coniugare l'obietti­vo di islamizzare la società con i principi di una democrazia pluralista?

«Certo, il modello da seguire potrebbe es­sere quello turco, dove il partito islamico ha saputo adattarsi alle regole delle demo­crazie moderne, trasformando il termine «Shari'a» in «giustizia» e «Jihad» in «svilup­po». Voler convincere la popolazione a vi­vere secondo i dettami islamici non è illi­berale».

Visto il caos nel quale versa l'Egitto e l'ine­vitabile suo indebolimento sul piano re­gionale così come altri Paesi arabi, ritie­ne che Teheran possa aumentare la pro­pria sfera d'influenza?

«Purtroppo l'Egitto sotto Mubarak ha per­so da tempo il suo peso a livello regiona­le, ed oggi non abbiamo più influenza o potere di un qualsiasi piccolo emirato co­me il Qatar. Ritengo però che per ragioni di lingua, di cultura e di storia, l'influen­za dell'Iran non possa andare oltre l'Iraq o il Bahrein. Sicuramente non arriverà in Egitto o nel Maghreb. Direi anzi che que­sta rivoluzione potrebbe anche riuscire a liberare le forze della società egiziana e riportare il Paese ad un nuovo ruolo ed una nuova influenza a livello regionale. Richiederà tempo, certo, ma le premesse ci sono tutte vista l'importanza della po­polazione, delle risorse, della storia e so­prattutto delle capacità in termini d'isti­tuzioni e società civile».

E per quanto riguarda la Libia? La cadu­ta di Gheddafi potrebbe portare secondo lei alla nascita di uno Stato islamico?


«Non credo. Nonostante le paure dell'Oc­cidente, la società libica ha una forte tra­dizione laica. Ritengo anche improbabile che il Paese possa collassare e dividersi in tante entità regionali. Certo Gheddafi da­rà battaglia sino all'ultimo, ma nonostan­te le divergenze tra le diverse componen­ti tribali, la popolazione libica fin dall'in­dipendenza del Paese ha sviluppato un for­te senso di unità nazionale anche a segui­to dei tentativi d'ingerenza delle potenze straniere. Non ritengo probabile una divi­sione della Libia come ad esempio acca­duto in Sudan».

Per concludere, quale previsione si sen­te di fare per l'Egitto da qui a sei mesi?


«Anche se la situazione è delicata, io spe­ro vivamente che il dialogo tra l'esercito, i giovani e le forze d'opposizione possa por­tare alle prime elezioni libere del Paese, in grado di dar vita a un ciclo virtuoso che porti a un vero sviluppo senza più la cor­ruzione del regime di Mubarak. Personal­mente non ho preferenze per il prossimo presidente, ma ritengo che oggi il candi­dato meno compromesso col regime e che gode di maggior popolarità sia El Baradei. Potrebbe essere lui il nostro prossimo pre­sidente. Purtroppo io sono troppo vecchio anche solo per pensare di vedere coi miei occhi se e in che modo il mio Paese riusci­rà a scrollarsi di dosso il suo triste recente passato».



Fonte: Corriere del Ticino, 1.3.2011
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