Siria: Il regime massacra, l'ONU tentenna

Siria: Il regime massacra, l'ONU tentenna

È di oltre cento morti il bilancio della repressione ordinata dal presidente Assad contro la città di Hama L'UE decide nuove sanzioni, la NATO esclude un intervento, al Palazzo di vetro forse una dichiarazione


BEIRUT Almeno altre otto persone sono rimaste uccise ieri in Siria nella repressio­ne delle proteste popolari, nel primo gior­no del Ramadan, dopo che domenica non meno di cento erano morte nella città di Hama, falciate dal durissimo intervento dell'esercito di Assad. È quanto affermano attivisti dell'opposizione e per i diritti uma­ni. Il Paese è chiuso ai giornalisti stranie­ri. Intanto l'Unione europea ha annuncia­to nuove sanzioni contro cinque dirigenti del regime di Damasco e ha fatto appello all'ONU perché sia presa «una posizione chiara» sulla necessità di porre fine imme­diatamente alle violenze in Siria. Il Consi­glio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito ieri in tarda serata (con inizio alle 23 ora svizzera). Il Brasile si è detto dispo­nibile a votare una dichiarazione non vin­colante, ma non una risoluzione: lo ha in­dicato Maria Luisa Ribeiro Viotti, amba­sciatrice brasiliana all'ONU.
Il bilancio della furiosa repressione di que­sto fine settimana è salito dunque a 150 morti. Le forze di sicurezza appoggiate dal­l'esercito hanno fatto uso anche di carri ar­mati nel tentativo di mettere fine alla rivol­ta all'inizio del mese sacro islamico del di­giuno, temendo che le cerimonie religio­se nelle moschee e l'affollamento serale nelle strade potesse offrire l'occasione agli oppositori per inscenare più massicce ma­nifestazioni. Secondo le organizzazioni per i diritti umani, almeno duemila persone, di cui 1.600 civili, sono rimaste uccise nel­le violenze che si succedono in Siria da quando sono cominciate le proteste con­tro il regime del presidente Bashar al As­sad, a metà marzo (cfr cronologia a lato).
In un messaggio alle forze armate per il 66. anniversario della loro fondazione, Assad si è congratulato con quello che ha defini­to l'esercito «patriottico» simbolo dell'«or­goglio» nazionale, ma senza fare riferimen­to agli eventi di questi giorni. Secondo fon­ti vicine alla protesta citate da Al Jazeera, ieri sei persone sarebbero state uccise sem­pre a Hama e altre due nella città orienta­le di Albukamal. Altri attivisti hanno par­lato di morti anche in una nuova offensi­va delle forze governative contro la città di Deir Az Zor, il più importante centro per la produzione di petrolio e gas, nell'est del Paese. Ma come sempre, in assenza di gior­nalisti stranieri in Siria, si tratta di informa­zioni che non possono essere confermate in modo indipendente, così come è impos­sibile accertare l'autenticità dei molti fil­mati di violenza su Internet.
La NATO ha escluso ieri un intervento mi­litare. «Non ci sono le condizioni» ha af­fermato il segretario generale dell'Allean­za Altantica, Anders Fogh Rasmussen, evi­denziando le differenze rispetto alla Libia dove l'intervento si basa «su un chiaro mandato dell'ONU e ha il sostegno dei Pae­si della regione»




LA CRONOLOGIA


LA RIVOLTA MESE PER MESE

Da quattro mesi e mezzo la Siria è sconvolta dalle rivolte e dalle pro­teste antiregime, con un bilancio, secondo gli attivisti, di circa duemi­la morti, di cui 1.600 civili. Stando alle organizzazioni non governative (ONG), inoltre, più di dodicimila per­sone sono state arrestate e miglia­ia sono fuggite all'estero. Ecco in sintesi i principali avvenimenti de­gli ultimi mesi.

MARZO -Il 15 a Damasco primo ra­duno di piazza lanciato su Facebo­ok per una Siria libera. Tre giorni do­po il regime reprime manifestazioni nella capitale, a Daraa (nel sud del Paese) e a Banias (nel nord ovest). Il 23 si contano 100 morti a Daraa. Il 30 il presidente Assad denuncia una «cospirazione».

APRILE -Manifestazioni a Duma, quartiere periferico di Damasco, e a Homs. Il 14 viene annunciato un nuovo governo, il 21 viene revoca­to lo stato d'emergenza e abolita la Corte di sicurezza dello Stato. Il 22 si contano oltre 80 morti nel cor­so di manifestazioni represse dal­la polizia. Il 29 si ripete il copione: in tutto il Paese oltre 66 vittime, sempre secondo gli attivisti.

MAGGIO -Il 7-8 l'esercito intervie­ne per disperdere le manifestazio­ni a Banias, Homs, nel centro, e a Tafas nel sud. Il 9 maggio l'Unione europea impone un embargo sulle armi. Vengono approvate sanzioni contro Assad e alti responsabili del regime. Il 28 gli attivisti indicono una manifestazione in memoria di Hamzeh al-Khatib, 13 anni, tortura­to a morte dalle forze di sicurezzaa Daraa. Il 31 maggio Assad decre­ta un'amnistia generale.

GIUGNO -Il 1. giugno Human Rights Watch parla di «crimini contro l'uma­nità». Il 3, 65 civili vengono uccisi in tutto il Paese. Due giorni dopo al­tri 35 morti si contano nel nord ovest. Il 10 la Turchia accusa Da­masco di atrocità, Washington par­la di «massacri di vite innocenti».

LUGLIO -Oltre mezzo milione di per­sone in piazza a Hama il 1. luglio, 28 i civili uccisi in tutto il Paese. L'11 luglio lealisti del presidente ir­rompono negli edifici dell'ambascia­ta USA e francese. Dal 16 al 19 ol­tre un milione di civili scende in piaz­za: segue una forte repressione del regime con una cinquantina di vit­time. Dal 20 al 30 continuano le proteste represse nuovamente nel sangue con altre vittime.




Fonte dell articolo e della cronologia: Corriere del Ticino, 02.08.2011

E' grave non abbiano stabilito sanzioni anche la NATO e l'ONU, per la risoluzione, spero non si debba ricorrere ad un intervento miltiare.
Poi speriamo che la situazione in nord africa e medioriente si stabilizzi.

Se non ho capito male solo il libano ha votato contro, o sbaglio?