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| Iscrizioni funerarie greche e latine. | |
| | Autore | Messaggio |
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Sephiroth Guardiano di Zendra
Età : 33 Località : Torino/Pisa Messaggi : 5242
| Titolo: Iscrizioni funerarie greche e latine. Dom Gen 29, 2012 10:29 pm | |
| Ho voluto fare questo thread un po' insolito, letterario, elencando alcuni epitaffi funebri dell'antichità classica, sia greca che romana. Sono tutti epitaffi veri, non letterari, nel senso che sono stati ritrovati sulle tombe venute alla luce e non fanno parte di una qualche raccolta poetica. L'epitaffio funebre fu un'usanza che i greci copiarono dai fenici per poi passare ai romani, ampliandosi fino a consistere in numerosissimi topos letterari. I più antichi sono greci e consistono in un semplice nome e patronimico, per poi svilupparsi in forme più evolute che spiegavano il ruolo del defunto all'interno della comunità, il dolore dei parenti e infine argomentazioni filosofiche. Questo poi passò nella cultura latina, che la formalizzò successivamente con l'espressione Sit Tibi Terra Levis, la terra ti sia lieve. Generalmente erano incisi su di una stele o una statua, "sema" in greco e "monumentum" in latino, che significano entrambi ricordo o memoria e che possono anche essere tradotti come tomba o sepolcro, espressione materiale di un ricordo tangibile del defunto. Personalmente ritengo che consistano nell'esito più alto della poesia greca e di uno dei migliori di quella latina, riuscendo a concentrare in poche righe tutta una vita, un sentimento, un destino, in un'espressione di sublime lirismo, cantando tutta la desolazione e la tristezza. Gli epigrammi greci sono tratti da " Il segno e la memoria" di Salvatore Nicosia, quelli latini da "Iscrizioni funebri romane" di Lidia Mazzolani; ho rivisto pesantemente le loro traduzioni cambiandone disposizione e traduzioni dei termini per renderle o più aderenti all'originale o più espressive da un punto di vista musicale; perdonate eventuali errori ma sono senza dizionari nè di greco nè di latino quindi sono andato a memoria. Per quanto riguarda il testo greco purtroppo Microsoft Word non mi ha incluso accenti e spiriti di ogni tipo; il digamma l'ho sostituito con phi. Sono tutti in ordine di antichità (più o meno). Ho preferito postarla qui e non in "Libri e poesie" perchè penso che qui possano avere la visibilità che meritano. Greco:- Spoiler:
Δηιδαμαντι Πυγμας ο πατερ τονδ’ οικον εποιει. A Deidamante il padre Pigma costruì questa dimora.
Οιμοι ω Λυκισκε Ohimè o Licisco !
Δφεινια τοδε σαμα, τον ωλεσε ποντος αναιδης. Di Dveinias questa tomba, ucciso da un mare spietato.
Σαμα τοδε Αρνιαδα' Χαροπος τονδ’ ωλεσεν Αρης Βαρναμεμον παρα ναυσιν επ’ Αραθθοιο ροφαισι Πολλον αριστευφοντα κατα στονοφεσσαν αφυταν. Questa è la tomba di Arniada; Ares feroce lo uccise Combattendo presso le navi alle foci dell’Aratto, Assai valoroso nella mischia folta di gemiti.
Σημα Φρασικλειας. Κουρε κεκλησομαι αιει, Αντι γαμου παρα θεων τουτο λακουσ’ ονομα. Tomba di Frasicleia. Vergine sarò chiamata in eterno, Al posto delle nozze avendo ricevuto dagli dei questo nome.
Αντιλοχου ποτι σημ’ αγαθου και σωφρονος ανδρος Δακρυ καταρξον, επει και σε μενει θανατος. Presso la tomba di Antiloco uomo saggio e valente Fermati e piangi, poiché morte attende anche te.
Καιρε, Καιρων, ουδεις τυ κακως λεγει ουδε θανοντα, Πολλους ανθρωπων λυσαμενος καματου. Sii lieto, Carone, che neppure da morto nessuno parla male di te, Tu che molti uomini sciogliesti dalla sofferenza.
Παιδος αποφθιμενοιο Κλεοιτου του Μενεσαιχμου Μνημ’ εσορων οικτιρ’, ος καλος ων εθανε. Il figlio defunto Clete di Menesecmo Piangi che era bello, eppure è morto.
Η καλον το μνημα πατηρ εστησε θανουση Λεαρετη΄ ου γαρ ετι ζωσαν εσοψομεθα. Bello il monumento che il padre innalzò alla morta Learete; non più viva infatti la rivedremo.
Σπαρτα μεν πατρις εστιν, εν ευρυχοροισι δ’Αθαναις Εθπαφθη. Θανατου δε ενθαδε μοιρ’ εχιχε. Sparta la sua patria, in Atene dalle ampie piazze Crebbe. Qui lo colse destino di morte.
Ενθαδε μοιραν εχων Αλικαρνησσευς Ιδαγυγος Κειται, Αριστοκλεος παις, Αρεος θεραπων. Qui colto dal destino Idagigo di Alicarnasso Giace, figlio di Aristocle, servo di Ares.
Εσλος εων Πολυιδος Εχεκρατιδεω φιλος υιος Οικον αμαυρωσας ωλετ’αωρος εων. Il valoroso Polido diletto figlio di Echecratide La casa avvolse nelle tenebre morto anzitempo.
Πεντεκαιεικοσετης ηλιον εξελυπον. A venticinque anni lasciai il sole.
Ενθαδ’ εγω κειμαι Ροδιος. Τα γελοια σιωπω Και σπαλακων ολεθρον λειπω κατα γαιαν απασαν. Αι δε τις αντιλεγει, καταβας δευρ’ αντιλογειτω. Qui giaccio io Rodio. Di menzogne non ne dico E lo scempio delle talpe su tutta la terra tralascio. Se qualcuno non è d’accordo, scenda qui a contraddirmi.
Πασιν δακρυτος Δημητριος΄ ον γλυκυς υπνος Ειχεν και Βρομιου νεκταρεαι προποσεις, Δουλου δ’εκ χειρων σφαγιασθεις και πυρι πολλω Φλεχθεις συν μελαθροις ηλυθον εις Αιδην, Οφρα πατηρ και ομαιμοι εμοι και πρεσθεα μητηρ Δεξαντ’ εις κολπους οστεα και σποδιην. Αλλα πολιται εμοι τον εμε ρεξαντα τοιαυτα Θησι και οιωνοις ζωον αωεκρεμασαν. Da tutti compianto Demetrio. In balia del dolce sonno E dei soavi nettari di Bromio, Per mano d’uno schiavo sgozzato e bruciato Nell’incendio della casa giunsi all’Ade, E il padre e i miei fratelli e la vecchia madre Nel loro grembo di ossa e cenere mi accolsero. Ma i miei concittadini l’autore di quel delitto Lo crocifissero vivo, preda delle bestie e degli uccelli rapaci.
Εκτησατο, απελαυσε, αωεταφη, κρατει παλι. L’acquistò, la godette, vi fu sepolto, la possiede di nuovo.
Ουκ εσκον το ζην ιδιον, ξενε΄ χρησαμενος δε Τω χρησαντι ζρονω ανταπεδωκα παλιν. Non in mio possesso era la vita, straniero; in prestito L’ho avuta e al tempo creditore la resi.
Μοιριδιοι κλωστηρες, ιω παναφυκτον αναγκη Ζευγμ’ επι δυστηνοις παισι βροτων θεμενοι, Του με χαριν προφυγοντα πικραν ωδινα τεκουσης Ηγαγθ’ ιμερτου προς φαος ηελιου, Ει νυν τοις σπειρασι λιπων αιωνια πενθη Εικοσετης φθιμενων στθγν’ ες δωματ’ εβην ? Fusi del fato, che ai miseri figli dei mortali Filate i vincoli inestricabili della necessità , Perché scampato alle dolorose doglie della madre Mi deste alla dolce luce del sole, Se poi in lutto eterno lasciando i genitori Dovevo ventenne entrare nella dimora odiosa ?
Ουκ ημην, γεναμην΄ ουκ ειμι, και ου μελει μοι. Καιρετε, ω παροδιται. Non ero, non fui; non sono, e non mi importa. Siate lieti, o viandanti.
Απληρωτ’ Αιδη, τι με νηπιον ηρπασες αφνω ? Τι σπευδεις ? Ου σοι παντες οφειλομεθα ? Ade ingordo, perché così all’improvviso dovevi rapirmi fanciullo ? Quale fretta c’era ? Non ti siamo forse tutti dovuti ?
Μη μου παρελθησ το επιγραμμα, οδοιπορε, Αλλα σταθεις ακουε και μαθων απει. Ουκ εστι εω Αιδου πλοιον, ου πορθμευς Χαρον, Ουκ Αιακος κλειδουχος, ουχι Κερβερος κυων΄ Ημεις δε παντες οι κατω τεθνηκοτες Οστεα τεφρα γεγοναμεν, αλλο δε ουδε εν. Ειρηκα σοι ορθως΄ υπαγε, οδοιπορε, Μη και τεθνακως αδολεσχος σοι φανω.
Μη μυρα, μη στεφανους στηλη χαριση΄ λιθος εστιν΄ Μηδη το πυρ φλεξεις΄ εις κενον η δαπανη. Ζωοντι μοι, ει τι εχεις, μεταδος, τεφραν δε μεθυσκων Πηλον ποιησεις και ουχ ο θανων πιεται. Τουτο εσομαι γαρ εγω΄ σθ δε τουτοις γην επιχωσας Ειπε΄ οτι ουκ ων ην, τουτο παλιν γεγονα.
Davanti al mio epigramma non tirar dritto viandante, Ma fermati, ascolta, impara e vattene. Non c’è barca nell’Ade né il nocchiero Caronte, Né Eaco custode di porte né il cane Cerbero; Noi tutti i morti qui sottoterra Siamo ossa e cenere, e nient’altro. Questa è la verità; ora vai, viandante, Che anche se morto non ti sembri un chiacchierone.
Unguenti e profumi non offrire alla stele, non è che pietra; E non bruciare offerte, che è spesa inutile. Se del tuo vuoi darmi era meglio da vivo, che irrorando La cenere crei solo fango e non sarà il morto a bere. Questo io sarò; e tu su di questo versando la terra Ripeti: “ Quando non ero ero nulla, e nulla sono ora”. Latino:- Spoiler:
Hospes, quod deico, paullum est, asta ac pellege. Heic est sepulcrum hau pulcrum pulcrai feminae. Nomen parentes nominarunt Claudiam. Suom mareitum corde deilexit souo. Gnatos duos creauit. Horunc alterum In terra linquit, alium sub terram locat. Sermone lepido, tum autem incessu commodo. Domum servavit. Lanam fecit. Dixi. Abei. Straniero, quello che ho da dire è poco, fermati e leggi. Questo è il sepolcro non bello di una bella donna. Nome i genitori le misero Claudia. Amò suo marito con tutto il cuore. Generò due figli. L’uno Lo lascia sulla terra, l’altro sottoterra lo depose. Di discorso piacevole, ma di portamento composto. Custodì la casa. Filò la lana. Ho detto. Vattene.
Fortuna spondet multa multis, praestat nemini. Vive in dies et horas, nam proprium est nihil. La fortuna promette molto a molti, non mantiene a nessuno. Vivi ogni giorno e ogni ora, poiché nulla ci appartiene.
Eus tu, viator, veni hoc et quiesce pusilu. Innuis et negitas ? tamen hoc redeudus tibi. Ehi tu, viandante, vieni qui e riposa un momento. Scuoti la testa e non vuoi ? Eppure qui dovrai ritornare.
Homo tantum in vita possidet quantum utitur. L’uomo tanto in vita possiede quanto utilizza.
Decem et octo anno rum natus vixi ut potui bene, Gratus parenti atque amicis omnibus. Ioceris, ludas hortor: hic summa est severitas. Dieci e otto anni vissi come meglio potei, Diletto al genitore e a tutti gli amici. A svagarti, a divertirti ti esorto: quivi è somma severità.
Fatalis, anima misera, te vis obruit Et multa es perpessa, ut nata ex nihilo es, mala. Quo reccidisti, anima, a malis requiem petens. Nam quid aliud aptulisti vitae nisi malum ? Del fato, anima misera, la violenza ti travolse E molti mali sopportasti, che sei nata dal nulla. In esso ricadesti, anima, ai mali requie invocando. Cosa infatti traesti dalla vita se non male ?
Infelix annosa viro nataeque superstes. Infelice decrepita al marito e alla figlia sopravvissi.
Primitiva have: et tu quisquis es vale. Non fueram, non sum, nescio, non ad me pertinet. Primitiva addio: e tu chiunque tu sia stammi bene. Non fui, non sono, non so, non mi importa.
Mater monumentum fecit maerens filio, Ex quo nihil unquam doluit nise cum is non fuit. La madre pose questo monumento in lutto per il figlio, Del quale mai ebbe a dolersi se non quando non fu.
Vixi quedmadmodum volui; quare mortuus sum, nescio. Ho vissuto come ho voluto; perché sia morto, non so.
Eo cupidius perpoto in monumento meo, Quod dormiendum et permanendum heic est mihi. Per questo più avidamente bevo nel mio monumento, Che qui dovrò dormire e riposare per sempre.
Hospitium tibi hoc. Invitus venio. Veniendum est tamen. Questo il tuo rifugio. Controvoglia ci vado. Eppure si deve andare.
Natus sum summa in pauperie, merui post classicus mile Ad latus Augusti annos septemque decemque Nullo odio, sine offense, missus quoq. Honeste. Nato in somma povertà, sul mare divenni soldato Al fianco di Augusto sette e dieci anni Non odiato, senza infrazioni, congedato con onore.
Orbem sub leges si sabea dum vivis, ad Orchum Quid valet ? Hic nulla est divitis ambitio. Tutto il mondo sotto il tuo volere puoi tenere, all’Orco Una volta sceso che vale ? Qui niente è l’ambizione dei potenti.
Evasi, effugi. Spes et Fortuna valete, Nil mihi vobiscum est, ludificate alios. Sono fuggito, sono uscito. Speranza e Fortuna statemi bene, Nulla ho più a che fare con voi, prendetevi gioco di altri.
Credo certe ne cras. So per certo che non c’è domani.
Maritus qualem paupertas potuit memoriam dedi. Il marito come gli ha permesso la povertà pose la tomba.
Quod superest homini, requiescunt dulciter ossa, nec sum sollicitus ne subito esuriam, Et podagram careo nec sum pensioni bus arra Et gratis aetermo perfruor hospitio. Quel che resta d’un uomo, riposano in pace le ossa, Né mi preoccupo di ritrovarmi alla fame, Né mi curo della podagra né di pagare le rate Ma in eterno ho ottenuto un alloggio gratuito.
Rosa simul florivit et statim periit. Come una rosa sbocciò e subito perì.
Nihil sumus et fuimus mortales. Respice, lector, In nihilo ab nihilo quam cito recidimus. Nulla siamo e fummo mortali. Rifletti, lettore, Nel nulla dal nulla rapidamente ricadiamo.
Quandius vixi, quaesiui nec cessavi perdere semper: Mors intervenit, quae facet ut ab utro quae vacem. Finchè vissi, sempre accumulai denaro senza cessare di perderne: Poi venne la morte, e da profitti e da perdite mi liberò.
Ulterius nihil est morte neque utilius. Nulla c’è oltre la morte né di più utile.
Lucius haec coniunx posui tibi dona merenti: Hic erit et nobis una aliquando domus. Io sposo Lucio ti dedicai questa tomba che hai meritato: Finalmente sarà anche a noi una casa insieme.
Mi fili, mater rogat ut me ad te recipias. Figlio mio, la madre ti supplica di prenderla con te.
Hoc est, sic est, aliut fieri non licet. E’ questo, è così, altro non è lecito sia.
Vita brevis, spes fragilis, venite. Accensust. Dum lucet, bibamus, sodales. La vita è breve, la speranza è fragile, venite. La fiamma è accesa. Finchè fa luce, beviamo, amici.
A me, dulcis amica, bibe. Da me, dolce amica, bevi.
Quicumque hinc clavos exemerit in oculos sibi figat. Chiunque da qui strappi i chiodi se li conficchi negli occhi.
Inspexi lucem, subito quae erepta est mihi. Intravidi la luce, subito mi fu tolta.
Florus ego hic iaceo quondam bigarius infans Qui cito dum cupio currus, cito decidi ad umbras. Floro io qui giaccio auriga fanciullo Che presto volli correre, e presto scesi nelle tenebre.
Terra tenet corpus, nomen lapis atque animam aer. Quam melius fuerat non tetigisse solum. La terra tiene il corpo, la lapide il nome e l’anima l’etere. Quanto meglio sarebbe stato non toccare mai il suolo.
Hic situs finita luce. Qui giace spenta la luce.
Sol me rapuit. Mi rapì il sole.
Viator, viator: quod tu es, ego fui; quod nunc sum, et tu eris. Viandante, viandante: ciò che sei, io fui; ciò che ora sono, anche tu lo sarai.
Ultima modifica di Sephiroth il Dom Gen 29, 2012 11:38 pm - modificato 2 volte. | |
| | | Paranoid Veggente di Zendra
Età : 31 Località : Limbo Messaggi : 2774
| Titolo: Re: Iscrizioni funerarie greche e latine. Dom Gen 29, 2012 10:56 pm | |
| Omg il classico ti ha fatto veramente tanto male, ma proprio tanto. Vorresti farmi credere che sapresti tradurre un testo greco/latino senza il vocabolario!?!?!
Ovviamente sto scherzando. Topic molto interessante. Mi permetto di aggiungere la celeberrima iscrizione che una volta si trovava nel punto dove erano morti i 300 spartani alle Termopili.
“ὦ ξεῖν᾽, ἀγγέλλειν Λακεδαιμονίοις ὅτι τῇδε κείμεθα τοῖς κείνων ῥήμασι πειθόμενοι.”
“Straniero, riferisci agli Spartani che qui noi giacciamo, in obbedienza alle loro leggi.”
Oppure versione del film
"va' a dire agli spartani, viandante, che qui, secondo la legge di Sparta, noi giacciamo". | |
| | | Sephiroth Guardiano di Zendra
Età : 33 Località : Torino/Pisa Messaggi : 5242
| Titolo: Re: Iscrizioni funerarie greche e latine. Dom Gen 29, 2012 11:08 pm | |
| - Paranoid ha scritto:
- Omg il classico ti ha fatto veramente tanto male, ma proprio tanto. Vorresti farmi credere che sapresti tradurre un testo greco/latino senza il vocabolario!?!?!
Lo so che scherzi, ma infatto ho detto di aver pesantemente rivisto, non tradotto. Dal greco mi ricordo poco, ma senza vocabolario il latino sono in grado di tradurlo, ovviamente a seconda del testo. | |
| | | Talaban Guardiano di Zendra
Età : 38 Località : Muggiò,Genova,Cuneo, Pasturo Messaggi : 6935
| Titolo: Re: Iscrizioni funerarie greche e latine. Lun Gen 30, 2012 10:15 am | |
| Ho messo sotto spoiler le citazioni per alleggerire la lettura ;) | |
| | | Sephiroth Guardiano di Zendra
Età : 33 Località : Torino/Pisa Messaggi : 5242
| Titolo: Re: Iscrizioni funerarie greche e latine. Lun Gen 30, 2012 1:17 pm | |
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| Titolo: Re: Iscrizioni funerarie greche e latine. | |
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| | | | Iscrizioni funerarie greche e latine. | |
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