Martinièl de La Guerre Utente
Età : 30 Località : Trento Messaggi : 40
| Titolo: La chansòn del Martinièl de La Guerre Lun Apr 23, 2012 8:30 pm | |
| vorrei cominciare con un'introduzione: molto amatorialmente io e dei miei amici abbiamo organizzato una campagna casalinga e per ogni giocatore è stato scritto un bg che cambia a ogni battaglia (nel senso che segue la storia della campagna). Inizialmente eravamo solo in 3: conti vampiro, re dei sepolcri e bretonnia. Questa storia, che è la mia preferita in assoluto è nata dalla mente del mio caro amico Stefano Ortolani, il re dei sepolcri (in campagna si chiama Ortolanek). prima di riportarla, un paio di precisazioni. Io nella fantasia di warhammer sono il duca Martinièl de La Guerre (come penso ormai avrete capito), mentre il mio amico Leonardo Merlin è il conte Von Merlinstein. La campagna era giunta ad un punto morto così il geniale Stefano decise di introdurre un personaggio nuovo che si sarebbe posto fra le nostre epiche battaglie, giusto per mettere un po di pepe in più. arrivato a casa mia mi presentò questo BG: La chansòn del Martinièl de La Guerre canzone in quartine in rima baciata con intermezzo in sestine Questa è la balla, del cavalier senza falla, della sua gloriosa mazza, e della damigella che svolazza.
Fu in un giorno bretoniano, che lui si fece d'un tratto mondano. La cicala di stagion friniva, e, com'essa, egli poltriva.
Fu la foga della mischia, più la ciucca o la macchia. Forse i tempi alla buona, ebben si diede alla poltrona.
Al cane Merlinstein lo stolto, il nemico la ragion gli ha tolto. Ortolanek il vile e la bella tra i conti, si scambiavan botte come morti sepolti.
Lontano il nemico,vicina la boria, il cavalier si crogiolò nella sua gloria. Esso e ventinove cavalier cadetti, in una torre allestiron banchetti.
Tra birre, bagasce e tromboni, baldorie,assenzio e stalloni. il vino scorreva come l'acqua nei canali, come anche il vomito dei suoi commensali.
L'ardor del guerriero scemava, Ma lo sguardo della sua dama bruciava. La sua reggia era squallida latrina: "poi vedi domani mattina!"
Fu una brutta levata, a principar la giornata. il cozzar di sferraglie, destò del bosco tutte le quaglie.
Nel tardo meriggio si svegliaron i bagordi, .e trovaron linde e impeccabili tutte le sedi. svaniti eran brandi e tocchi sparsi di corazze, qualcuno aveva dato nottetempo le ramazze.
Martinièl ruspa e impazza Ma non scorge la sua mazza. Sotto i baffi la fanciulla se la spassa "Donna! dove stà la mia Fracassa?"
"Non capisco la to bega" disse scaltra la strega "ses sta ti a far la bala, mi no sò en do che stala..."
Ma il netturbin ch'era già in strada non sfuggì all'eroe della contrada. Nudo e crudo gli si gettò appresso, assieme ai ventinove del congresso.
Nel gran casson dell'umil villano trovaron le corazze e i brandi nel guano. E forte ancor più della sua mazza, tornò dall'amante per smaltir l'incazza.
"Che te voi da mi, infama?" "guarda che non rendi onore alla dama le tue bolgie del lustro fan marcia natura, della balla del cavalier verde dovrai far lettura!"
Martinièl braccio forte e trucida morto, in verità coi libri ce l'aveva corto "Non osar a me imporre alcun spezzone, Invero il cavaliere verde è un gran ca****e!!"
Rombi di tuono, mare in tempesta, la dama gli fa presto la festa e con bagagli si trova fuori dalle mura, "Vatti a fare una cultura!"
niente ciucca per i ciucchi Signore, cavallo e portapacchi, niente balla, niente casato, finchè l'asino non sarà dotato.
Ancora un volta errante era, Come nella sua antica primavera. Cavalcando rapido senza baiocchi, giunse infine alla loggia dei maghi crucchi.
"Cavalier son mi! Feo largo, feo posto! la me dona la me vol colto e tosto!"
Atterriti da guerrier atroce e puzzone gli arcani lo contentaron senza esitazione. Di scienza, miti, canzoni, scritti antichi e altri volumoni, gli riempiron una larga tavolata finchè non fu completamente stipata
Il paladin virtuoso della sua scarsa cultura ci capiva quanto il brando che aveva alla cintura. E dopo tre giorni a star lì impalato, forte del suo voto non aveva rinunciato.
"Con rispetto,messer cavaliere, veggo arduo il vostro ostinare." Grave, imponente, dallo sguardo mortale, un nero mago sedette al suo capezzale.
"Mona, m'offendi invano: nulla teme un bretoniano! potrei tirar giù un balcone, è un libro, mica un dragone!"
Ma l'oscuro si fece severo. "Stolto, ascolta il mio pensiero. So io qual lettura ti si addice, Su qual segreto tu vuoi far luce."
Adunque nelle segrete si trovò. "L'è mat" convinto pensò. Tra gli archivi il mago tetro scivolò spedito, e lo recò innanzi a un libro proibito.
In caratteri d'argento, sull'antica copertina, Sbiadito si leggeva: " La bianca regina"
Tosto il vecchio gli mostrò il saliente, e questo smozzicò il cavaliere errante:
"O ingenua ragion del suo rancore O frutto odiato del suo amore Soave fanciulla, Riposa illibata La sua tomba è una culla inviolata dove lei giace addormentata"
Visionato l'oscuro passaggio il cavalier prode si face selvaggio. "Ho capito le tue ramanzine!" disse infine.
"No le poderia eser pù ciare: ghe una donzella da salvare!" invero il sir, in virtù del suo gran nome, avea compreso quanto il brando nel suo pantalone.
Ora occore la spiegazione della sua nulla esitazione. le sue orecchie son quelle dei mercanti, Ma "fanciulla in periglio" son per lui verbi sacrosanti
In un lampo fu sul Ciucco in partenza per l'attacco, Ma tosto il mago nero raggiunse il forestiero.
"Stolto siete, frenate la boria! L'avventatezza sarà il tuo boia!" "Cavalier son mi, feo largo, feo posto! vada in mona la cultura, mo fago il tosto!"
"La via neppur conoscete, come anche ciò che bramate. La triste fanciulla in una torre riposa, ma di un sonno di dolore e di sangue è bramosa."
"Gelosa un gran tesoro laggiù custodisce, ma chi entra nel suo regno più non esce. la sua gioia, bellezza e candore maledetta stirpe l'han mutata in livore."
"Principessa, erede di una gelosa e oscura dittatrice, la Bianca Regina, la somma strega evocatrice, con una negromanzia la maledì, e in quella fortezza, sinora, dodici secoli dormì."
"Or non vi è più la gaia fanciullina, ma solo un orribile e atroce assassina. il suo fantasma spettrale ed emaciato, compare innanzi all'intruso sventurato."
"nel suo regno tutto è miraggio e illusione, ogni cosa sotto la sua dominazione. Ai suoi piedi i defunti ritornan dalla morte e gli spettri son gli unici a fargli la corte."
Ma sventura, il cavalier tronfio e bardato, nella sua boria non aveva ascoltato. "non c'è bisogn di tanta briga, chi sento già odor de f**a!"
"Siete ordunque risoluto al periglio, che io venga con voi per darvi consiglio. Conosco le insidie, conosco i percorsi, La mia presenza non vi darà rimorsi."
In due partiron, cavaliere in testa, mazza alla cintola, durone in resta. Orsù, dai ventinove fidi di volata ritornò e di approntar l'esercito alla marcia ordinò.
La donna a casa dovea restare, onde evitare ovvie cagnare. E quatti quatti, tutti quanti se la filaron per i monti.
Martinièl de La Guerre, pronto all'azione già pregustava il grasso bagordone. Senza merlinstein e il suo dragon la sua signora e quel'altro puzzon!
e così nella montana arietta, si dileggiò una barzelletta e per incitar l'armata un'arringa aveva approntata.
"Signori miei prodi! Cavalieri valorosi! popolani appiedati! Destrieri pelosi! Oggi inculo merlinstein e la so dona, el so brut dragon e quel altro mona!"
Ai posteri l'ardua interpretazione, di questa oscura affermazione. Così parlò Martinièl senza falla, e qui ha fine questa balla.
questa gloriosa canzone è opera di finzione riferimenti a personaggi reali son puramente casuali | |
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Martinièl de La Guerre Utente
Età : 30 Località : Trento Messaggi : 40
| Titolo: Re: La chansòn del Martinièl de La Guerre Lun Apr 23, 2012 8:40 pm | |
| se vi piace e magari volete altri bg della campagna posso postarveli anche tutti ma non sono in rima :) fatemi sapere e scrivete senza veli critiche e commenti, se c'è qualche passaggio in dialetto trentino che non capite chiedete pure e proverò a tradurlo al meglio :) | |
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