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 Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio

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Maresciallo_Helbrecht
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MessaggioTitolo: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeLun Ott 15, 2012 12:54 pm

Vittoria indipendentisti fiamminghi fa tremare Belgio


Bart De Wever, il paladino dell’indipendentismo fiammingo, lancia la sfida al governo federale belga ma il Primo ministro Elio Di Rupo rispedisce al mittente.

Il leader del partito separatista fiammingo N-VA, dopo la netta vittoria alle amministrative nelle Fiandre e la sua personale vittoria ad Anversa, chiede al governo una riforma federale del Paese.

“Le forze del cambiamento hanno vinto e continueranno a vincere” ha detto De Wever. “Vogliamo dare al popolo fiammingo il governo che desidera, ad ogni livello. Ecco perchè ho chiesto ad Elio Di Rupo ed ai politici francofoni di assumersi le proprie responsabilità e prepararsi assieme a noi ad un cambiamento in senso federale”.

Il governo di coalizione tra liberali, socialisti e centristi fiamminghi e valloni guidato da Elio Di Rupo ha tra i punti cardine del suo programma una maggiore devoluzione di comptenze alle regioni, ma senza arrivare alle richieste dell’N-VA.

“Ha fatto una dichiarazione unilaterale” ha detto Di Rupo. “Riconosco il successo dell’N-Va, ripeto che ora avranno la gestione delle amministrazioni che hanno conquistato, ma per quel che riguarda il federalismo, non c‘è relazione tra le elezioni amministrative e le legislative”.

Gli indipendentisti fiamminghi chiedono la creazione di un sistema in cui il Nord fiammingo e il Sud Vallone siano totalmente indipendenti, gestendo in comune solo ambiti specifici come la Difesa.




Fonte: http://it.euronews.com/2012/10/15/vittoria-indipendentisti-fiamminghi-fa-tremare-belgio/





Che dire... Il Belgio si trova gia in un equilibrio appena precario (ricordo che è stato per piu di un anno senza governo dato che non riuscivano a trovare nessun accordo!!): questa potrebbe essere una mazzata davvero pesante.


P.S: queste notizie riguardandi i movimenti indipendentisti in belgio, catalogna, irlanda ecc mi convincono sempre di piu che quelli che pensavano di poter creare un europa unita e unica non siano altro che folli ilusi. Imho, of course...
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Asurian
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeLun Ott 15, 2012 8:54 pm

Non è un problema nuovo questo, sembra viva periodi di altalenanza... siamo tornati ad un picco?

Curioso il periodo in cui viviamo, i due fenomeni opposti di europeismo e richiesta di indipendanza all'interno dei vari Paesi occidentali... e curioso come lo stesso Belgio che dovrebbe essere il cuore dell'UE abbia questo spaccatura interna.

Sul discorso dell'Europa unita, è certamente qualcosa di complicato. Questo tipo di UE, concordo con te Maresciallo, ha falle da tutte le parti e secondo me non ha un bel futuro.
Ma l'idea stessa di UE è in generale in bilico. Con popoli così diversi sia come mentalità che come struttura politica ed economica, si può riuscire a formare uno stato federale, o una confederazione, credibile e più o meno stabile?
D'altro canto, i singoli Paesi UE sono abbastanza forti da poter resistere da soli alle nuove sfide che si prospettano, con la presenza di una nuova prima potenza mondiale ad Est e l'emergere di altre potenze extraeuropee come Brasile, India, Corea,...?
Può un "nemico comune" essere la chiave per trovare una unione d'intenti e accantonare le tante divergenze, o queste sono insormontabili?

Bei quesiti, senza dubbio.
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Maresciallo_Helbrecht
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeLun Ott 15, 2012 10:43 pm

Guarda Asurian, secondo me la risposta è NO a tutti i tui questiti:
- si puo riuscire a creare uno organismo federale? NO
- gli stati singoli possono resistere? NO e infatti "soccomberemo" allo strapotere asiatico nel giro di pochi decenni imho
- il nemico comune puo aiutare? NO per il fatto che piuttosto che metterci d'accrodo ci faremo distruggere (ok, "distruggere" è un po eccessivo, ma rende l'idea)




Ad ogni modo, tornando alla questione del Beglio e al secessionismo, il problema c'è ed è palpabile (soprattutto un spagna, inghilterra e belgio ma non solo).
Però mi pare che nemmeno lacomunità internazionale sappia bene come rislvere questo problema. E il riconoscimento internazionale del Kossovo (che ricordo si è scisso dalla Serbia in modo del tutto illegale!) secondo me legittima ancora di piu questi moviemtni indipendentisti.
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Maresciallo_Helbrecht
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeMar Ott 16, 2012 8:28 am

Scusate il doppio post...





Il mappamondo del prossimo decennio

Vent’anni dopo la fine dell’Urss, il pianeta è in cerca di equilibrio.
E molti confini sono destinati a sparire
Nome: Sud Sudan. Data di fondazione: 9 luglio 2011. Abitanti: 10,6 milioni. Capitale: Juba. È l’identikit dell’ultimo Stato nato sul globo. Ancora prima era stato il turno di Timor Est (20 maggio 2002) unirsi al grande consesso mondiale degli Stati nazionali. A parte queste iscrizioni sporadiche (risale al 1993 l’indipendenza dell’Eritrea sebbene la Costituzione del ’97 non sia ancora applicata) per trovare l’ultima cascata di «neostati», bisogna risalire nel tempo, ad oltre 20 anni fa, la fuga delle repubbliche baltiche dall’Urss in dissoluzione, i cugini lontani del Caucaso che si staccano (Georgia e Azerbaijan) dalla madre Russia, e ancora l’atomizzazione della Jugoslavia. Il mappamondo all’alba del 21° secolo sembrava completo, mancante appena di qualche tassello come il Kosovo dove se tutti sono d’accordo sui confini, il nodo è su chi è il «proprietario» di quelle frontiere: i serbi di Belgrado o i kosovari di Pristina?
Eppure oggi, con il terzo millennio a un passo dal compiere 13 anni, il mondo è sull’orlo di un altro «baby boom nazionale», come lo chiama il «New York Times». Una genesi differente però da quelle che hanno segnato la storia recente della formazione di Stati: non più il prodotto di singoli cambiamenti politici (la dissoluzione dell’Urss, la decolonizzazione nel post II Guerra Mondiale in Africa) o di conflitti per l’emancipazione nazionale, bensì l’inglobamento dei confini, come fosse una sorta di erosione geologica, spinte e pressioni invisibili sul breve periodo ma che a lungo andare emergono provocando scossoni e alla fine un nuovo equilibrio planetario. Ecco in dettaglio alcune delle zone che, chissà già nel prossimo decennio, dovremmo (forse) aggiornare sul mappamondo.



1. Mali

Jihadisti e berberi fondano l’Azawad
Si scrive Sahel, per cui l’Onu ha appena nominato l’ex premier italiano Romano Prodi «inviato speciale» di Ban Ki-moon nella regione, si legge Mali, si pronuncia Azawad. Confini tracciati nel deserto sabbioso, e per definizione tutt’altro che visibili. Terre di nessuno, o meglio di predoni, Tuareg e ormai di qaedisti volti a trasformare l’Azawad, la costola del Nord-Est del Mali autoproclamatasi indipendente, in un regno a sé. L’orgoglio «millenario» dei berberi ha ceduto il posto al radicalismo islamico, Timbuctu ha visto i suoi tesori artistici subire la furia dei jihadisti. Le Nazioni Unite hanno solo venerdì notte dato 45 giorni di tempo all’Ecowas per metter a punto un piano dettagliato d’intervento militare. La preoccupazione principale non è solo che il Mali perda la sua costola nord-occidentale, quanto che l’Azawad diventi uno Stato ad uso e consumo dei qaedisti. La partita del Mali, apre tuttavia ulteriori interrogativi sul futuro del Sahel. Altri movimenti berberi potrebbe infatti trovare ispirazione da quanto sta accadendo fra Gao e Timbuctu. Da sempre esplosiva è la situazione nel Sahara Occidentale, il lembo di terra affacciato sull’Atlantico e conteso fra Marocco e Fronte Polisario che ne ha dichiarato l’indipendenza. Qui drammatica è la situazione nei campi profughi, testimoniata anche da un recente rapporto della Fondazione Robert F. Kennedy. Kerry Kennedy, figlia dell’ex senatore democratico, ha guidato il mese scorso una missione di monitoraggio e riscontrato - come documentato in un rapporto - abusi e violazioni dei diritti umani elementari. «La gente che vive nei campi profughi è in un limbo, privata di ogni speranza, non ha alcuno status», dice Kerry Kennedy. Ma sogna uno Stato libero.




2. Fiandre

Fiamminghi e Valloni seppelliscono il Belgio
È vero, i confini li tracciano gli stati e non i popoli. Quello belga venne disegnato sulla cartina geografia dopo la rivoluzione del 1830, era figlio dell’insofferenza della borghesia bruxellese nei confronti del dominio Orange, così si misero insieme valloni e fiamminghi, poi si adottò il francese come lingua veicolare, anche perché il neerlandese parlato nel nord era poco più che un dialetto. Il tempo ha modificato gli assetti. Oggi nel regno di Alberto II, sovrano «dei belgi», gli equilibri sono capovolti. La minoranza vallona, che parla l’idioma di Molière, è più povera. E la maggioranza di Fiandra, con la sua lingua forte e un’industria produttiva e finanziaria che lo è ancora di più. Il risultato è che, malgrado la netta scelta federalista, il «Paese piatto» di Jacques Brel – non così piatto in realtà – è animato da pulsione separatiste. Minoritarie, almeno per il momento, anche se nelle elezioni municipali di ieri ad Anversa ha vinto nettamente l’N-Va, dell’indipendentista Bart De Wever. Il futuro dello stato belga è legato a doppio filo a quello dell’Europa della quale è socio fondatore. Se si avverasse la profezia secondo cui a metà secolo nel G8 ci potrebbe essere l’Ue, ma nessuno dei paesi che ne fanno parte (nemmeno la Germania!), allora a Anversa come a Charleroi potrebbero capire che l’unità nell’Unione è la sola via per garantire il benessere dei popoli. Al contrario, se la crisi politica ed economica che attraversiamo dovesse portare a una frammentazione dell’Europa, allora anche il Belgio ne seguirebbe probabilmente il destino. Oggi l’80% dei belgi non lo vuole. Ma le storie possono sempre cambiare.



3. Unione del Golfo Arabo

La paura di Teheran fa la Grande Arabia
Hanno in comune la lingua, la religione, il petrolio e fra poco la moneta. I Paesi della Penisola Arabica, sei nanetti (Kuwait, Emirati Uniti, Qatar, Bahrein, Oman e Yemen) e il gigante Arabia Saudita stanno per dare vita all’Unione del Golfo arabico, un’area economica e politica integrata in grado di fare da contrappeso, anche demografico, al vicino, e arcirivale, Iran. L’Unione si profila però come di fatto un allargamento di Riad. L’intervento dell’esercito saudita nel Bahrein, nel marzo 2011, per reprimere la rivolta degli sciiti (sobillata secondo i sauditi da Teheran) ha già trasformato il minuscolo sceiccato nella 14esima provincia saudita. A Sud, le frontiere di uno Yemen poverissimo e dilaniato dalla guerriglia di Al Qaeda sono sempre più porose e sotto il controllo di Riad. Le piccole monarchie del Golfo, ricchissime di petrolio ma con popolazioni striminzite e forti minoranze sciite, non sono in grado di difendersi da sole e potrebbero accettare di buon grado una tutela saudita. Meglio tollerata anche dalle gerarchie religiose che non vedono di buon occhio truppe occidentali (cioè cristiane) nella Penisola del Profeta. Una Grande Arabia, sotto il veicolo politico dell’Unione del Golfo (prosecuzione più integrata del già molto attivo Consiglio di Cooperazione del Golfo), è a portata di mano. I domini della casa Saud passerebbero da 2.250.000 a 3.235.000 kmq, ma soprattutto da 27 a 67 milioni di abitanti. E ancor di più, da 11 milioni di barili di petrolio estratti al giorno a 18, un quinto della produzione mondiale e quasi la metà delle riserve. Il sogno di Abdul-Aziz bin Saud, fondatore dell’Arabia Saudita nel 1932 dopo la conquista della Mecca, era ricostruire una grande nazione araba. Il momento storico è propizio, ma l’onda della Primavera araba potrebbe soffiare al contrario: un’unione di autocrazie conservatrici non è la risposta alla domanda di democrazia che attraversa tutto il mondo arabo.



4. Pashtunistan

Via la Nato, i taleban vogliono allargars i
C’è un confine naturale, più o meno lungo il fiume Indo, che divide il Pakistan fra le popolazioni di lingua del ceppo persiano e quelle di lingua indiana. A Ovest i pashstun e balochi, a Est sindh e punjabi. E c’è un confine politico, storico e coloniale che divide il Pakistan dall’Afghanistan, spaccando in due i territori abitati da millenni dagli stessi identici pashtun. E’ la linea Durand, tracciata da Sir Mortimer Durand, segretario degli esteri dell’India britannica, e l’emiro afghano Abdur Rahman Khan. Era il 1893, l’impero britannico era all’apogeo e l’Afghanistan si era guadagnato una stentata indipendenza fra le mire russe, inglesi e persiane. La frontiera garantiva l’equilibrio fra le superpotenze dell’epoca ma è sempre stato una formalità per le tribù famiglie pashtun che hanno un cugino di qua e un altro di là. Finché è arrivata la guerra al terrore e sigillare quel confine è diventato l’incubo strategico per le truppe della Nato impegnate a combattere i taleban, espressione dell’islam più conservatore sia in Afghanistan sia in Pakistan. Il mullah Omar si nasconde nella zona di Quetta, in Pakistan, centro ideologico dei taleban. Che anche al massimo del loro potere non sono mai riusciti a sottomettere del tutto il Nord dell’Afghanistan, dominato dai tagiki (cugini dei persiani pure loro). Il dubbio adesso è se il confine coloniale ce la farà a sopravvivere negli sviluppi del dopo-ritiro della Nato, nel 2014. Se i taleban montano in forze nel Sud e i tagiki si tengono il nord dell’Afghanistan, se il Pakistan si avvita ancor più nel processo di balcanizzazione, prenderà quota l’idea di un Pashtunistan, uno Stato con almeno 40 milioni di abitanti che abbracci i due lati della linea Durand. Già una realtà per gli insorti taleban che l’attraversano regolarmente per colpire e poi rifugiarsi nelle aree tribali del Pakistan.



5. Congo

Due repubbliche divise soltanto dalla logica coloniale
È la solita maledizione delle frontiere coloniali. Il fiume Congo divide due nazioni (l’ex colonia francese e l’ex belga) che hanno etnie, lingue e tradizioni in comune. Le due capitali, Brazzaville e Kinshasa si fronteggiano a un paio di chilometri di distanza. Ma la Repubblica democratica si estende su regioni remote che invece vorrebbero andarsene, compreso lo storico Katanga ricchissimo di rame. Un Congo più piccolo ma che unisce le due sponde del fiume reso mitico da Conrad sarebbe più coerente e coeso.

6. Scozia

Edimburgo sogna un giorno da Braveheart
Il primo ministro scozzese Alex Salmond sognava come data il 24 giugno 2014, a 700 anni dalla battaglia di Bannockburn, che ridiede agli scozzesi la libertà (ultima scena del film Braveheart). Il referendum sull’indipendenza si terrà invece nell’autunno. Oggi solo il 43% degli elettori è favorevole. Ma Salmond punta su petrolio e Welfare.



7. Penisola coreana

Seul già lavora alla riunificazione delle due Coree
È la frontiera più militarizzata al mondo e potrebbe liquefarsi: il 38° parallelo divide il Sud dalla Nord Corea. Seul da tempo si sta preparando all’unificazione. Gli strateghi lavorano alla costruzione di un’alleanza regionale in grado di gestire i costi sociali ed economici dell’assorbimento del regno eremita di Pyongyang.



8. Celeste impero

La Cina allunga i suoi tentacoli nella Siberia russa
Lo scenario che preoccupa più Mosca è la conquista graduale di Pechino della Siberia. Centinaia di migliaia di cinesi già si sono spinti oltre confine, mescolandosi con le minoranze nomadi siberiane. Lo squilibrio demografico sfavorisce Mosca. Per Vladivostok si profila un futuro alla Kaliningrad, enclave russa in terra straniera?



9. Kurdistan

Da tremila anni mai così vicini a uno Stato curdo
Divisi fra Turchia (la metà), Iraq, Iran e Siria, i 30 (o 50) milioni di curdi sono stati riconosciuti come nazione solo nel breve intervallo fra i Trattati di Sèvres del 1920 e di Losanna nel 1923. Ora però i curdi iracheni sono indipendenti in tutto tranne che nel nome, e se esplode la Siria l’intero Medio Oriente potrebbe essere ridisegnato.



10. Puntland e Somaliland

Nella Somalia senza padroni dettano legge predoni e pirati
Terra di nessuno, Stato fallito in preda ai clan e ai signori della guerra. La storia della Somalia, almeno negli ultimi due decenni, è segnata da un’assenza quasi totale di un’entità statale. Con la restaurazione di un esecutivo nazionale negli ultimi mesi, seppur debole e costretto a misurarsi con i miliziani filo-qaedisti Al Shabaab, le speranze di vedere una Somalia «unificata» e finalmente Stato erano quantomeno state accese. Eppure la zona Est (Puntland) e occidentale (Somaliland) non intendono far parte del nuovo e traballante sistema. Basando la loro economia sulla pirateria e le azioni di predoni. Puntando a essere un «altro Stato».



11. Il Caucaso in movimento

Dall’implosione dell’Iran nasce il “Grande Azerbaijan”
Dominio regionale o implosione. Sono le due opzioni che si trova dinanzi l’Iran. Le tensioni interne - figlie del malcontento per il costo della vita, del ruolo egemone dei Guardiani della Rivoluzione nella gestione della società e dell’economia e della stretta delle sanzioni Ue e Usa per il caso del nucleare - potrebbero favorire il collasso del sistema. E se succedesse, salterebbe il «tappo» per 20 milioni di azeri del Nord del Paese che vivono attorno a Tabriz, che potrebbero chiedere di unirsi al già indipendente Azerbaijan. Il nuovo Stato avrebbe nella Turchia un alleato formidabile e metterebbe in discussione la presa armena sul Nagorno-Karabakh.



Fonte: http://www.lastampa.it/2012/10/15/multimedia/esteri/mondo-fra-anni-baby-boom-di-nuove-nazioni-jFHW29pGIxMplgfPavi6sI/pagina.html
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Asurian
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeMar Ott 16, 2012 12:24 pm

Rimanendo in tema (già citato nell'ultimo post di Maresciallo), la Scozia andrà al referendum per l'indipendenza:

Citazione :
Il referendum per l’indipendenza della Scozia si terrà nel 2014. Dopo mesi di negoziati, il premier britannico David Cameron e il primo ministro Alex Salmond hanno siglato a Edinburgo un accordo che potrebbe sancire la fine di un’unione durata oltre tre secoli.

Contrario alle velleità scozzesi, e nella convinzione che solo unito il Regno può essere forte, Cameron concede comunque la facoltà di scelta: “Mettiamo fine alle incertezze – ha detto Cameron -, togliamo i dubbi sulla posizione della Scozia, o all’interno del Regno Unito, come mi auguro, o fuori dal Regno Unito. Una domanda semplice e unica, questa è sempre stata la chiave per me”.

Salmond, leader del partito nazionalista, non sembra avere dubbi: “Credo che l’indipendenza vincerà? Sì, lo credo – ha dichiarato Salmond -. E credo che vinceremo con una visione positiva per un futuro migliore per il nostro Paese, da un punto di vista economico e da un punto di vista sociale. È la visione di una società fiorente e compassionevole, una società sicura di se stessa che trionferà”.

I nazionalisti sognano il divorzio, simbolicamente settecento anni dopo la storica battaglia di Bannockburn, quando le forze scozzesi di Robert the Bruce sconfissero gli invasori inglesi. Ma la Scozia – già dotata di un suo Parlamento – ha circa quattro milioni di elettori e secondo i sondaggi solo tra il 30 e il 40 percento è a favore dell’indipendenza.

Qui la fonte.

Dice che non è probabile che vi sia un'uscita dato che solo la minoranza è a favore dell'indipendenza, però sono comunque segnali importanti da una fetta non indifferente della popolazione.

Citazione :
Guarda Asurian, secondo me la risposta è NO a tutti i tui questiti:
- si puo riuscire a creare uno organismo federale? NO
- gli stati singoli possono resistere? NO e infatti "soccomberemo" allo strapotere asiatico nel giro di pochi decenni imho
- il nemico comune puo aiutare? NO per il fatto che piuttosto che metterci d'accrodo ci faremo distruggere (ok, "distruggere" è un po eccessivo, ma rende l'idea)

Sono d'accordo sul primo punto, vedo molto difficile unire in uno Stato Federale o in un organo unico stabile e credibile i Paesi Europei. Troppe differenze. Troppa diversità.
Sul nostro destino, rimango incerto. La Cina dovrà affrontare già dal prossimo decennio problemi che potrebbero realmente farla implodere. Le altre economie asiatiche sono sì floride, ma non per forza minacciose: possono anzi costituire un interessante partner per il reciproco vantaggio. Da seguire lo sviluppo del Brasile, già ora sesta potenza economica mondiale.
Sul "nemico comune", non saprei invece cosa dire al momento.
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Sephiroth
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeMar Ott 16, 2012 10:31 pm

^ Ragazzi, vi ringrazio di cuore perchè quando parlate dell'Europa non postate le solite cazzate deliranti su signoraggio bancario, scie chimiche, complottismi sulla Gendarmeria Europea e le immancabili confusioni sulla BCE che domina gli stati-non-più-sovrani rubando loro la politica monetaria. Grazie :@@:
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Yakumo-dono
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeMer Ott 17, 2012 3:27 pm

Il problema secondo me è capire quali sono le indipendenze sostenute da motivi di reale diversità culturale, quali sono "opportunismi" che sfruttano malcontenti per il solo scopo di ottenere appoggio politico ma senza realmente volere una scissione (vedi la lega), e chi invece propone l'indipendenza per motivi ancora diversi e fondamentalmente di tipo economico (leggi: diventare paradisi fiscali). Secondo me la soluzione non è la frammentarietà. Io sono un sostenitore dell'Europa unita con i dovuti distinguo e in termini monetari e commerciali. Purtroppo l'Europa si è concessa molti sprechi che sarebbero dovuti essere destinati a opere di tipo diverso. Molte concessioni, sostegni, fondi europei sono finiti nel dimenticatoio o sono stati usati a sproposito. A mio modesto parere l'unico sistema per evitare che l'EU crolli è avere un controllo diretto su come sono spesi materialmente i propri fondi ed evitare al contempo che politiche economiche come quelle della Grecia mandino tutto a picco. Una sorta di "ministero" parallelo e trasversale a tutti gli stati, insomma.

Per quanto riguarda i nostri amici fiamminghi: in tempo di difficoltà è normale che la parte produttiva di un paese (ammesso che si possa individuare un parte che produce e una che è trainata...spesso questa separazione è solo apparente) divenga insofferente, però non si dovrebbe guardare al proprio paese solo con uno sguardo economico....
Voglio dire, anche il sistema degli stati federati può andare, ma ci dev'essere un limite. Sennò io rivoglio il Granducato di Toscana coi Medici e le leggi livornine...

Chi mi stupisce sono gli scozzesi...vabbene che si odiano fra loro, ma che cappero vogliono fare gli scozzesi da soli? Sembra quasi che la gente non aspetti altro di tornare alla transumanza e alla caccia e raccolta, come se il cambiamento di prospettiva li rendesse immuni dalla crisi globale. Imho.
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeMer Ott 17, 2012 8:49 pm

Yakumo-dono ha scritto:
Chi mi stupisce sono gli scozzesi...vabbene che si odiano fra loro, ma che cappero vogliono fare gli scozzesi da soli? Sembra quasi che la gente non aspetti altro di tornare alla transumanza e alla caccia e raccolta, come se il cambiamento di prospettiva li rendesse immuni dalla crisi globale. Imho.
Gli Scozzesi è dai tempi di William Wallace che vogliono l'indipendenza. Probabilmenbte si rendono conto anche loro che non hanno speranza di sopravviviere da soli ma è una questione di principio: loro si sentono ancora uno stato sovrano invaso ingiustamente dagli inglesi.
E aggiungo che spesso anche gli inglesi non amano proprio molto gli scozzesi (ricordo una volta che provai a parlare di Murray con un amico di Londra: diciamo chela reazione non è stata proprio molto amichevole :P )
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MessaggioTitolo: Re: Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio   Gli indipendentisti fiamminghi fanno tremare il Belgio Icon_minitimeMer Ott 17, 2012 9:09 pm

Maresciallo_Helbrecht ha scritto:
Yakumo-dono ha scritto:
Chi mi stupisce sono gli scozzesi...vabbene che si odiano fra loro, ma che cappero vogliono fare gli scozzesi da soli? Sembra quasi che la gente non aspetti altro di tornare alla transumanza e alla caccia e raccolta, come se il cambiamento di prospettiva li rendesse immuni dalla crisi globale. Imho.
Gli Scozzesi è dai tempi di William Wallace che vogliono l'indipendenza. Probabilmenbte si rendono conto anche loro che non hanno speranza di sopravviviere da soli ma è una questione di principio: loro si sentono ancora uno stato sovrano invaso ingiustamente dagli inglesi.
E aggiungo che spesso anche gli inglesi non amano proprio molto gli scozzesi (ricordo una volta che provai a parlare di Murray con un amico di Londra: diciamo chela reazione non è stata proprio molto amichevole :P )
E potrebbero anche avere ragione se non fosse per i secoli di distanza che li separano da quell' infausto avvenimento. L'Europa sarebbe una rivendicazione continua. Non dico che non abbia senso, anzi è del tutto sensato, però ci vorrebbe un po' di senso pratico in questa cosa. Non so, continuo a ritenerla più una presa di posizione, come dici tu, che un vero progetto politico.
Comunque è la mia opinabilissima opinione...
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