Primavera,estate,autunno,inverno e poi ancora primavera...

Uno dei miei film preferiti, un piccolo capolavoro del regista koreano Kim Ki Duk.
Nessuno è immune dal potere delle stagioni e dal loro ciclo annuale di
nascita, crescita e declino. Nemmeno i due monaci che dividono l’eremo
galleggiante su un laghetto circondato dalle montagne. A mano a mano
che passano le stagioni, ogni aspetto delle loro vite si fonde con una
intensità che porta entrambi ad una maggiore spiritualità – e alla
tragedia.
Personaggi sconosciuti, luoghi e tempo ignoti, dialoghi appena
accennati. E poi un vortice di poesia, metafore e simbolismi in
un'atmosfera sospesa nel tempo, in armonia con l'uomo e la natura. E
con apparente semplicità ci viene così proposta il profondo cerchio
dell'esistenza umana, della vita. Ancora una volta il finale mi ha
provocato emozioni forti. Un cinema splendido, da avvicinarsi con
cautela.
Una storia sulla Vita, con i suoi corsi, con le sue passioni e i suoi
inevitabili sbagli, con le sue routine noiose solo ad uno sguardo
superficiale ma in realtà ricche di energia e anche di mistero. Il
tutto narrato con la delicatezza semplice della saggezza. Il corso e
ricorso della natura sempre uguale e sempre nuovo.
Quando si osserva questa pellicola si deve smettere di correre e di affannarsi, non cercate il colpo di scena, l'effetto speciale, l'azione o altro, poichè la lentezza e la semplicità ci portano ad assaporare la pienezza di ogni attimo, la poesia ed una schiacciante consapevolezza sono alla vase di questo film.
Musica e fotografia maestosa!