Zendra
Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.


Comunità Fantasy
 
IndiceCercaUltime immaginiRegistratiAccedi
Ultimi argomenti attivi
» I miei soggetti di sceneggiatura
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa The Candyman Gio Mag 09, 2024 9:31 pm

» Tempus fugit
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa The Candyman Gio Mag 09, 2024 9:27 pm

» Tristezza e nostalgia
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa The Candyman Lun Ott 25, 2021 1:30 pm

» I-phone e I-pod: un' applicazione, un mondo davanti a te
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa B4rcy Sab Ago 29, 2020 5:59 pm

» COMPRO WAHRAMMER FANTASY
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa The Candyman Mar Giu 16, 2020 7:40 pm

» 2020
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa The Candyman Mer Gen 01, 2020 12:48 am

» A lezione col maestro Wong
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa Sephiroth Mar Ago 28, 2018 9:00 pm

» Un saluto a tutti voi!
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa The Candyman Mar Lug 17, 2018 11:22 pm

» Fotografia
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa B4rcy Mer Giu 06, 2018 1:49 am

» Una canzone al giorno (?)
Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeDa The Candyman Gio Mag 10, 2018 12:12 am

Parole chiave
NOMI dead tattica space recensione catalogo 2010 drone 2014 knights grey femminili effetto indovinelli vampiro cavalieri degli 2016 2011 Nehek orchi grigi tattiche conti caos acqua

 

 Storie dal reame di Tilea 2

Andare in basso 
AutoreMessaggio
lupobianco
Utente
Utente
lupobianco


Età : 40
Località : Taranto
Messaggi : 150

Storie dal reame di Tilea 2 Empty
MessaggioTitolo: Storie dal reame di Tilea 2   Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeSab Gen 17, 2009 6:41 pm

...SANGUE DEL SUO SANGUE...




(Da: “Le gesta immortali”- raccolta di racconti epici e di numerose leggende dei regni degli uomini del vecchio mondo – di Sua altezza reale Principe Marco “suonatore” di Gambadoro, primo erede al trono di Tilea)



… era da poco stato chiamato il secondo turno di guardia e la notte, per i pretoli di sentinella sui bastioni del palazzo reale di Rola, si preannunciava tranquilla come del resto lo erano state tutte le altre da un anno a questa parte, escludendo gli arresti, ormai sempre meno frequenti, dei soliti ladruncoli che di tanto in tanto tentavano di intrufolarsi nei regi confini per rubacchiare qualcosa dai magazzini, approfittando della distrazione notturna dei giovani ed inesperti aiuto-cellieri. Il tutto finiva l’indomani mattina,interpellato sua eccellenza il nobile Gran Celliere,con la “ferma in arresto” di un paio di giorni, con conseguente fustigazione di legge, del malcapitato e sonora ramanzina con multa di rito per i poco ligi giovani attendenti.

Ma nonostante questo si poteva dire che per i cittadini di Rola e di tutta la Tilea la vita,stranamente, scivolava via tranquilla.

Quella notte anche la madre natura sembrava volesse finalmente arridere al popolo del “sole e della luna”: la gentile brezza proveniente dal non lontano mare, stemperava la calura che solitamente in quel periodo dell’anno si posava all’interno della “Radura idrica” e la sospingeva oltre i monti “spaccaterra” verso la foce del fiume Limifonte, sull’altra sponda della penisola, il divino silenzio permetteva che perfino il lento sbattere delle onde sul bagnasciuga arrivasse sino alle più alte postazioni di guardia, misto allo scoppiettio della legna che bruciava nei sacri fuochi che illuminavano a giorno il “viale dei re” che dal centro città saliva su fino ai cancelli della reggia. Le fastidiose zanzare che di solito infestavano i quartieri prospicienti le sponde del Taburino, sembravano anche loro essere state ammaliate dal sonno invitante della notte.

I grilli si esibivano in festosi concerti per allietare le orecchie ancora sveglie e le stelle creavano un tappeto brillante che insieme alla luna, piena e grande più del solito, illuminava di una luce azzurrina i tetti piani delle bianche case e dei palazzi addormentati sui colli.

Ed era così che la notte mostrava Rola ai guardiani del re che la miravano con occhi attenti dall’alto delle mura della “Domus Tileani” (il palazzo reale di Rola): una bianca distesa di tipiche case tileane squadrate e intonacate,insieme a palazzi, giardini,, edifici pubblici, strade, piazze, cunicoli e fontane ora bui e immobili tanto da incutere reverenziale timore, con solamente qualche finestra accesa qua e la come solitari occhi intenti a scavare nel buio della sera. Difficile pensare che questi stessi luoghi di giorno si riempivano e brulicavano di gente di tutti i tipi e di tutte le razze che correva nei posti più disparati e per le più svariate ragioni; di bancarelle e venditori che urlavano le loro offerte; di poveracci che ai margini delle vie chiedevano ai passanti un aiuto per trascinare ancora per un altro giorno le proprie vite in attesa di un domani senza speranza; di superbi nobili e senatori che trasudavano la loro ricchezza da ogni gesto e da ogni sguardo; da alteri uomini d’affari che calcolavano il loro tempo al centesimo di secondo e sembrava che non ne avessero mai abbastanza… Tutti nel correre e lavorare di ogni giorno, nel loro piccolo, contribuivano alla sopravvivenza di quella grande-piccola comunità che era il regno più antico e variopinto degli uomini del vecchio mondo. Era la sera ideale per aprire i cancelli della mente e lasciar scorrere fuori dagli argini il fiume di pensieri che tra i rumori e gli affanni del giorno si nascondeva nei più reconditi meandri facendosi piccolo, piccolo…

…-E’ proprio per questo senso di estrema libertà e solitudine che adoro la guardia notturna-. Così vagavano i pensieri di Mario Rugio, giovane pretole, che quella notte era di guardia, assieme al suo picchetto, su un settore delle mura della reggia che dominava l’ampia vallata su cui era distesa Rola in tutta la sua vastità di cui non riusciva a scorgere la fine quando la schiera delle bianche case diventava un tutt’uno con le montagne all’orizzonte.

Anch’io, pensava, faccio parte di questo vasto e complicato meccanismo, che pur così antico e pieno di leggi, debolissimo tanto da tremare ad ogni alito di vento; anch’io con il mio essere di soldato, sono uno degli scrittori del futuro della nostra gente…

Vagava la mente di Mario in quella tranquilla notte sui bastioni di Rola, l’attenzione non era più volta a scorgere eventuali rumori sospetti e il suono ritmato dei suoi passi ferrati sulla dura pietra delle mura, apparve ora solo come un lontanissimo e quasi impercettibile ticchettio che accompagnava la mente in quel meraviglioso viaggio.

Quasi senza accorgersene si ritrovò su di una piccola ridotta un po’ isolata rispetto al camminamento regolare di ronda e non appena guardò giù verso Rola, la sua mente lo condusse,senza quasi rendersene conto al pensiero di Diana… la dolce piccola Diana, la ragazza per la quale si sentiva ardere d’amore e che gli dava la forza di sopportare anche le più dure fatiche. Era per lei che si era arruolato, proprio lui che aveva sempre sognato di fare il cantore di versi e che aveva un fisico talmente tanto esile che, dicevano, si sarebbe piegato sotto l’acciaio dell’armatura e dello zaino; per lei aveva sopportato con coraggio e senza mai un lamento i massacranti mesi di addestramento in cui anche giovani fisicamente molto più prestanti avevano pianto e implorato di tornare a casa; per lei, alla fine di tutto, aveva tentato, riuscendoci, di entrare nella “Guardia del Pretulum” (l’antico fuoco sacro di Tilea che bruciava negli enormi bracieri sulla strada dei re e si diceva ardesse dai tempi del primo re degli uomini liberi di Tilea, Bruto Gambadoro, senza mai estinguersi ),più comunemente conosciuti come i famosi “pretoli”, la tanto rispettata e temuta guardia personale del re, sempre per lei si faceva carico di turni di guardia sempre più massacranti, per guadagnare punti agli avidi occhi del padre, che non voleva darla in sposa se non ad un uomo ricco e potente.

Ora tutti i suoi sforzi stavano per essere ricompensati, se fosse riuscito, come sperava, ad ottenere quella tanto sognata promozione a “capo manipolo”, niente e nessuno si sarebbe più opposto al matrimonio e alla loro felicità…Fieramente vestito dell’armatura e dell’uniforme si sarebbe presentato, accompagnato dal “suo” fidato manipolo, davanti al futuro suocero e senza timore avrebbe chiesto in sposa la sua bella tra li sguardi di ammirazione dei suoi concittadini: - Quello è Mario, il piccolo Mario! Guardate ce la fatta! Ora è capo manipolo…-

Mentre fantasticava felicemente, senza accorgersene con lo sguardo cercò, nella grande metropoli, la casa dell’amata e quando la trovò, notò che nella camera della ragazza era ancora accesa una luce e immaginò che anche lei in quel momento stesse guardando in alto verso il colle dei re dove si ergeva l’ augusta dimora di cui lui era uno dei custodi…

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore appena percettibile che proveniva poco lontano dalla suo braccio mancino e non ebbe il tempo di far si che i sensi intorpiditi riprendessero il controllo delle sue membra e che la sua ugola pronunciasse il “chi va là!” d’ordinanza. Come un lampo oscuro vide una nera e agilissima figura, muoversi rapidamente alle sue spalle…l’ultima cosa che sentì, prima di ascendere alle Azzurre Volte dei cieli di Ulsur, fu il sordo scricchiolio delle ossa del suo collo che si frantumavano sotto le mani silenziose di esperte macchine di morte; l’ultimo pensiero che riuscì a formulare prima di rendere la giovane vita al creatore di tutto e tutti, fu per la sua amata persa in un istante, in una notte così splendida e traditrice…poi fu il buio eterno e la morte si impadronì del suo corpo, abbandonandolo immobile sulle fredde pietre grigie della reale rocca…

Intanto sul camminamento, poco lontano, uno dei pretoli del picchetto di Mario,percorreva la stesso tratto di ronda che poco tempo prima aveva attraversato lo sfortunato giovane, insospettito dal fatto che era, da ormai troppo tempo scomparso alla vista e non rispondeva alle parole d’ordine concordate per quella notte.

Quando arrivò nei pressi della famosa ridotta e vide il corpo esanime del compagno, in un primo momento pensò ad un malessere del legionario ma, quando chinatosi, scoprì l’orribile verità, fece per voltarsi e precipitarsi a dare l’allarme, ma si fermò immediatamente quando vide una scintilla d’argento davanti ai suoi occhi e sentì un calore sotto al mento. Ebbe solamente il tempo di portarsi la mano sotto la gorgiera dell’elmo e di vedere il sangue che, con la sua vita, sgorgava copioso dal profondo taglio che attraversava tutto il diametro del collo, prima di accasciarsi senza un lamento o rumore e insozzare il merlo sotto di lui.

La stessa orribile ed ignobile sorte toccò a tutti i componenti dello sfortunato picchetto di guardia al settore 7/ovest. Ad uno ad uno,senza colpo ferire e senza un gemito, cadevano sotto i precisi fendenti dei misteriosi ed invisibili assalitori, senza che nessuno si accorgesse della morte dell’altro se non quando la sperimentavano essi stessi.

Gli spietati assassini percorsero così tutto il tratto di camminamento di quel settore, aspettando nell’ombra che la sentinella si voltasse, per poi sorprenderla da dietro con un unico e preciso guizzo di lama tra l’elmo e lo spallaccio dell’armatura, che ne faceva rotolare la testa giù verso la scarpata che conduceva a Rola. L’indomani mattina gli abitanti del borgo immediatamente sotto le pendici del monte, avrebbero trovato 15 teste coperte dall’elmo dei pretoli, divelte, pareva, con un colpo di rasoio.

Quando anche l’ultimo pretole fu eliminato, gli invasori bussarono alla porta della guardiola dove era il “capo manipolo” di picchetto. Questi era stato assalito da un agitato sonno e, quando sentì i colpi secchi sul legno, trasalì e quasi casco giù dalla sedia. Ripresosi sentì nuovamente bussare ed ebbe la certezza di non aver sognato. Sostenendosi il capo dolorante con le mani gridò distrattamente tra uno sbadiglio: - Parola d’ordine!-
Torna in alto Andare in basso
lupobianco
Utente
Utente
lupobianco


Età : 40
Località : Taranto
Messaggi : 150

Storie dal reame di Tilea 2 Empty
MessaggioTitolo: Re: Storie dal reame di Tilea 2   Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeSab Gen 17, 2009 6:43 pm

…Silenzio… nuovamente secchi colpi sulla porta sempre più forti ed insistenti. Ora il “capo manipolo” cominciava ad alterarsi e, spariti gli ultimi sprazzi di sonno e riacquistata parte della lucidità, gridò questa volta con fermezza: - Ho detto “parola d’ordine”, dannati smidollati gonfi di sonno e senza memoria!! Ancora silenzio e ulteriori battiti sul legno che si facevano via via più minacciosi. Il capo manipolo fu assalito da una strana sensazione che non seppe identificare come disagio o …paura… Un brivido freddo salì lungo la schiena. Scacciò questi pensieri e si alzò dirigendosi verso lo spioncino.
Quando guardo attraverso il forellino sulla porta, riuscì a vedere solamente il tratto dei bastioni debolmente illuminato dalle torce disseminate un po’ ovunque, ma… ad un certo punto scorse una strana sagoma immobile sotto la seconda torcia dalla guardiola di picchetto. Si strofinò gli occhi per tentare di mettere meglio a fuoco e strinse le palpebre per acuire la vista quando, una folata improvvisa di vento fece tremare il fuoco che ardeva sulla torcia mandando un bagliore metallico danzante sulla strana sagoma immobile e rivelando un corpo in armatura al quale era stata portata via la testa.
Il capo manipolo fu immediatamente invaso terrore e per un momento si sentì come immobilizzato… poi riprese lucidità e realizzò che se i suoi soldati erano stati decapitati, qualcuno stava tentando di penetrare nel palazzo, e allora perché, dannazione, c’era tutto quel silenzio e non si sentiva suonare nessun allarme… istintivamente sguainò il gladio e senza accorgersene spalancò la porta con l’intenzione di dirigersi verso la campana di segnalazione poco distante per fare un baccano tale da svegliare anche il re! Ma tutto ciò rimase solo una semplice intenzione perché, appena messo il piede fuori dall’uscio, sentì una fitta lancinanti aprirgli il collo. Paralizzato dal dolore abbassò la testa e vide una scintillante ed esile lama affilata come un rasoio colorata di sangue che fuoriusciva dalla sua giugulare, rialzò la testa e un viso incappucciato di nero gli si parò davanti. Aveva anche la bocca coperta da una fascia nera e si riuscivano solo ad intravedere gli occhi affilati che sorridevano di soddisfazione e le orecchie appuntite che facevano capolino dal cappuccio.Poi una voce simile ad un sibilo gli sussurrò nell’ orecchio: - Così si ammazza un impuro e smidollato uomo!-
Il pretole realizzò immediatamente e tento di gridare con il fiato che ancora aveva in gola e che rapidamente stava fuggendo via dal suo corpo insieme alla vita: - Allarmi, ci attaccano, gli Elf…- poi con un grido strozzato rovinò per terra, morto! L’assassino estrasse rapidamente la lama dalla gola grondante sangue del milite, poi fece un cenno e gli altri componenti del gruppo apparvero dalle tenebre e gli si fecero al lato. Quando il gruppetto fu radunato, entrarono nella piccola guardiola e chiusero l’uscio spostando con un calcio il cadavere grondante sangue del legionario che intralciava l’entrata.


Quando il drappello si richiuse la porta alle spalle, il sire oscuro Dershell si scoprì il capo e la bocca e così fece il resto della compagnia, poi si sedette su di una sedia malconcia che, assieme ad un vecchio tavolaccio, era tutto ciò che il misero arredamento offriva.
Dershell rimase alcuni istanti con il capo chino e i gomiti sul tavolo, per riprendere fiato raccogliere le idee, i suoi compagni, intanto aspettavano disciplinatamente in silenzio, come si conveniva ad un “assassino elfo oscuro” davanti al proprio padrone e signore.
-…E sino qui è stato facile, non come pensavo, ma tutto sommato semplice-, si diceva fra se e se il signore oscuro: c’erano voluti solo 5 notti di marcia serrata affinché lui e gli altri 4 elfi della sua squadra di assassini scelti, attraversassero di notte clandestinamente la “chiusa dei nani”,sempre con il favore delle tenebre e ben attenti ad evitare le strade regolari e trafficate in favore di sentieri e piste di caccia, molto meno veloci ma di certo più sicure.
Appena giunti nella grande capitale di quel piccolo regno degli uomini, avevano aspettato che passasse un altro giorno, nascosti in un vecchio porcile abbandonato nei sobborghi più estremi della città: lui un temuto e rispettato sire degli “oscuri immortali” di Nagarroth, ridotto a dormire insieme ai maiali… ma avrebbe fatto pagare anche questo a quell’insolente ed insignificante uomo che gli aveva sfidati e costretti a lasciare le coste natie.
Al calare della sera, avevano, facilmente guadagnato le mura del palazzo reale, evitando le pattuglie notturne cittadine e prima di arrampicarsi su per i bastioni, studiato attentamente i percorsi delle sentinelle di ronda e la frequenza dell’alternarsi dei turni di guardia. Quando ormai tutto era stato preparato e definito, si erano inerpicati lungo quelle lunghe e lisce barriere di pietra e acciaio che sembrava non finissero mai e, finalmente, avevano raggiunto una piccola e defilata ridotta che gia avevano tenuto d’occhio quando erano ancora ai piedi della reggia, come probabile punto di partenza della sortita, perché isolata e poco visibile dai guerrieri di guardia
A questo punto qualcosa non era andato secondo i piani… la ridotta doveva essere vuota, invece non appena aveva sollevato il capo gli si era parato davanti un uomo in armatura che guardava verso di loro…incredibilmente però non gli aveva visti, in quel momento Dershell capì che i pensieri del legionario erano molto lontani da questa terra …nonostante quell’inaspettata sorpresa lo avesse scosso, con freddezza propria della sua razza, si era mosso rapidamente e aveva “eliminato l’imprevisto”. - Poveri umani,i vostri sciocchi sentimenti vi perderanno…-, aveva pensato prima di ringraziare gli “dei dell’assassinio” per aver guidato la sua mano. Di li in poi era stato un gioco da bambini per lui e per i suoi devoti elfi eliminare silenziosamente ad uno ad uno gli incauti umani che avevano allentato un po’ troppo la guardia. Ucciso anche il comandante del picchetto, aveva mandato 2 dei suoi sui “posti di interscambio”(n.d.a.), in modo da far sembrare, agli altri picchetti, che tutto proceda in maniera normale.
Ora veniva la parte più complicata di tutta l’impresa.
Dhershell guardò la luna dalla finestrella che aveva di fronte e calcolò che avevano poco meno di un ora prima che il secondo turno di guardia finisse e arrivassero i legionari del cambio; passato tale tempo, avevano ulteriori 10 minuti di tolleranza prima che fosse dato l’allarme per la “voce” interrotta (vedi nota) – Che smidollati questi uomini- pensava ad alta voce – Cambiano la guardia ogni 2 ore e mezza…un elfo è in grado di rimanere immobile sul proprio posto per tutta la notte con ogni condizione di tempo - sorrideva tra i suoi guerrieri che annuivano fieri Ignorava che il sistema dei turni di guardia era nato non per pigrizia o svogliatezza dei soldati ma per permettere un controllo più frequente ed efficente tramite continuo via vai di sentinelle sulle mura.
Scacciati questi pensieri si rifece serio e parlò ai suoi: - Fratelli, abbiamo poco tempo e la luce della luna e nostra nemica. Siamo riusciti a guadagnare questo tratto di mura ma abbiamo perso 2 guerrieri perché devono rimanere qui per coprire la fuga. Siamo solo 3 ma dell’ “alta razza” e valiamo 10 volte più di un semplice uomo…ora viene la parte più complicata, dobbiamo attraversare velocemente il grande cortile che è sotto di noi, evitando le pattuglie di ronda e gli ulteriori picchetti fissi, e raggiungere la porta dei magazzini sul lato meridionale dei bastioni.Ascoltatemi e riusciremo. Muovetevi come solo voi sapete fare, ognuno pensi per se ma non separatevi da me, strisciate rasenti al muro e la luce della luna non vi tradirà. Ora basta ciance, andiamo…-
Detto questo, si calò con forza il cappuccio sulla testa e coprì la bocca con la sciarpa nera, spalancò la porta della guardiola e furtivi come felini, i tre presero silenziosamente a calarsi a mani nude giù per le mura verso il grande cortile.

…Lei adesso era veramente sola, intorno a se riusciva solo a scorgere sfocate e lontane figure di uomini e donne che le puntavano contro il dito maledicendola, mentre un fuoco azzurro lentamente le consumava. Poi anche le ceneri di quelle figure scomparvero e nell’oscurità più profonda vide, in lontananza, il volto di colui che amava che la guardava con gli occhi colmi d’odio, poi le voltava le spalle e prendeva a camminare allontanandosi da lei, sordo ai suoi pianti e strilli che lo imploravano di non lasciarla sola,di amarla e più lei correva per raggiungerlo, più lui si allontanava scomparendo nel buio. Allora provò a chiamarlo per nome, ma dalla sua bocca non usciva più alcun suono, terrorizzata provò ancora quasi strappandosi le corde vocali e questa volta uscì un flebile gridolino strozzato:…Francesco…!!!
…La regina Khelima si svegliò di soprassalto balzando a sedere sul morbido letto, ansante, lo splendido e nudo corpo, madido e luccicante di sudore, i capelli scompigliati e attaccati sullo splendido volto rosso per l’agitazione del sonno, il cuore che batteva all’impazzata e le tempie che gli dolevano come quando portava per tutto il giorno un diadema troppo stretto.
Appena ebbe ripreso coscienza di se, si voltò immediatamente alla sua sinistra e con il braccio mancino tasto quel versante del grande letto. I suoi occhi e la sua mano, incontrarono immediatamente un corpo giovane e vigoroso che immobile giaceva accanto a lei. Quasi istantaneamente il cuore riprese il regolare battito, il fiatone si attenuò e scomparve quasi del tutto il forte dolore alla testa, quando vide lui, il suo amore eterno, li al suo fianco.
…Il re Francesco, dormiva come un bambino: tranquillo e felice come chi si sente al sicuro da tutto e da tutti, nudo anch’egli ma supino sul materasso con le lenzuola vicino ai piedi e la testa pressata sul cuscino con la bocca semiaperta; il suo braccio sinistro era disteso sul posto che avrebbe dovuto essere occupato da lei, la sua regina, cercandola inutilmente.
Calmata, Khelima si trattenne a lungo guardarlo: il suo respiro lento, profondo e regolare le incuteva un senso di tranquillità assoluta e le nude e muscolose spalle che andavano su e giù seguendo tale ritmo, la invogliavano a stringerlo con forza a se e a sentirsi protetta sotto le sue grandi braccia. Vederlo nudo le riportò il ricordo di poche ore prima, quando, come ogni sera, avevano fatto l’amore a lungo. Quel loro rito quotidiano serviva ad entrambi per rigenerarsi dalle fatiche della giornata e per sentire ancora dentro di loro la forza e l’energia di quell’immenso amore che li legava così profondamente.
Ma quella sera era stato diverso dalle alle volte.
Torna in alto Andare in basso
lupobianco
Utente
Utente
lupobianco


Età : 40
Località : Taranto
Messaggi : 150

Storie dal reame di Tilea 2 Empty
MessaggioTitolo: Re: Storie dal reame di Tilea 2   Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeSab Gen 17, 2009 6:44 pm

Lei era distratta e lontana anni luce con la mente, era solo il desiderio fisico di sentire su di se l’uomo che amava che la governava e le suggeriva di liberare la mente e di lasciarsi trasportare totalmente dalle sue azioni, ma purtroppo non ci riusciva e lui, che era il suo compagno per la vita, se ne accorse quasi subito e stringendola delicatamente fra le braccia le chiese: - Cosa ti turba,amore mio?!- Lei non aveva risposto e baciandolo intensamente li aveva sussurrato nell’orecchio: - Stringimi forte amore, non mi lasciare andare via- Dopodiché lo strinse forte a se addormentandosi.
Francesco non riuscì a capire le parole della sua sposa e la guardò a lungo addormentata fra le sue braccia, accarezzandola, fino a che il sonno non si impossesso delle sue membra stanche.
Ora, nel cuore della notte, mentre lo guardava, Khelima, aveva voglia di raccontargli tutti gli stani incubi che da alcuni giorni la visitavano nelle ore di riposo, gli strani presentimenti che aveva e quella sensazione di non rivederlo più che non riusciva a darle pace. Mentre questi pensieri mulinavano ancora nella sua testa, fu assalita da una strana pesantezza e, senza rendersene conto, scivolò nuovamente nei regni del dio Sonno.
Fu svegliata quasi subito da un movimento alla sua sinistra, istintivamente spalancò gli occhi e vide Francesco, che evidentemente era stato anche lui svegliato di soprassalto, alzarsi dal letto e cercare il proprio gladio.
Preoccupata, la regina si mise a sedere portando istintivamente al petto le candide lenzuola. Qualcosa dentro di lei le diceva che i suoi incubi si stavano materializzando. Con un filo di voce chiese spaventata al marito:- Francesco, che succede!?- Lui si volto verso di lei mentre si gingeva un peplo bianco attorno ai nudi fianchi e, con il gladio magico tra le mani le rispose: -Non lo so, ma ho sentito dei rumori provenire dalle stanze interne vado a cercare l’ufficiale di turno! - Non ebbe il tempo di finire la frase che la porta che dava verso le stanze della regina si aprì con sinistra lentezza e silenziosamente apparve sull’uscio una figura incappucciata e vestita completamente di nero.
Khelima lanciò un grido strozzato e strinse ancora di più le lenzuola che le coprivano le statuarie forme, Francesco, preso così alla sprovvista fece per balzare in avanti verso il nuovo venuto, ma questi con una velocità impressionante, trasse da sotto il mantello una spada affilatissima e grondante di sangue e gliela pose ad un millimetro dal pomo di adamo.Il re si immobilizzò immediatamente e rivolse lo sguardo verso la sua regina, terrorizzato al pensiero di cosa avrebbe potuto farle un uomo talmente tanto folle da essere riuscito a penetrare nelle loro stanze private.
L’invasore non muoveva un muscolo, aveva aspettato tanto questo momento, lo sognava da 4 anni e non poteva far si che la furia glielo facesse sprecare. Muovendosi lentamente in avanti costrinse il re a sedersi sul bordo del letto e poi a gettare il gladio, che intanto si era illuminato di una luce azzurrina, ai suoi piedi. Poi non appena fu sicuro di aver fiaccato la pericolosità del suo avversario, volse lo sguardo verso la regina.In quel momento lei lo riconobbe. Le bastò che per un istante i freddi e splendidi occhi azzurro-grigi dell’assassino si incontrassero con i suoi, per pronunciare a voce alta il suo nome: Dershell!
A quelle parole il sire elfo si calò la sciarpa dalla bocca e un sinistro sorriso comparve sulla pallida pelle piena di cicatrici.
Francesco, sbalordito dall’atteggiamento della moglie esclamò: -Sai chi è questo pazzo scatenato?-
Immediatamente il duro argento dell’elsa della spada elfica calò con forza sulle labbra del Tileano facendo schizzare uno scuro fiotto di sangue e mandando quest’ultimo con la schiena per terra. – Taci, cane!!!- Urlò l’elfo schiumante di rabbia – A te penserò con calma… dopo!!! -
Khelima, alla vista del fendente che rovinava sulla faccia dell’amato, emise un gemito di dolore e sofferenza e con le lacrime agli occhi fece per correre verso il suo re, ma un rapido gesto della spada dell’elfo oscuro la bloccò immediatamente. Lei si ritirò impaurita verso la spalliera del letto tirando sempre più su il lembo di lenzuolo che le occultava il candido petto. Poi, come a svegliarsi dallo spavento iniziale, esclamò dura : -Cosa ci fai tu qui!-
L’elfo la guardò con finta aria di stupore, poi le sorrise malignamente e replicò sarcastico: -O guarda, e la stessa domanda che mi ero ripromesso di farti io…- poi il suo volto si fece duro e continuò: -Ti rendi conto di quello che hai fatto, vile sgualdrina? Hai una benché minima idea della gravità del tuo gesto agli occhi del nostro popolo? Sai l’umiliazione e le punizioni che IO!!! ho dovuto subire per colpa tua?…e tutto ciò perché e, rispondi perché- ora al colmo della rabbia le afferrò con forza una ciocca dei bianchi capelli…:- per accoppiarti come una scrofa in calore, per donare la tua sacra purezza ad una sporca e inferiore creatura come lui…-indicando con disprezzo Francesco dolorante e paralizzato sul pavimento:- per riempirti il ventre con il seme impuro ed immondo della sua primitiva e smidollata razza! Sei diventata peggio di una sgualdrina dei più malfamati gironi dei dannati, la tua anima si è sporcata in modo indelebile e sarai condannata a subire supplizi per l’eternità!- poi si calmò e si sforzò di sorridere: - Ma non ti preoccupare, ci penserà il tuo caro e devoto Dershell a purificarti dalla tua colpa. Il tuo peccato sarà lavato nel fuoco in cui brucerà colui che ti ha posseduta insieme a tutto il suo sangue e con il sacrificio al dio Khaine di tutti gli inutili e patetici uomini di questo impuro e piccolo regno. Moriranno tutti per donare a te la perduta purezza!- Ora era al culmine dell’eccitazione- Che te ne pare, daranno le loro anime per salvare quella della loro regina, mi sembra un sacrificio dovuto per loro!- Mentre gridava tutto ciò, non si accorse del pugno chiuso che volava verso il suo volto, non appena si voltò un formidabile gancio lo fece volare dall’altra parte della camera mentre sentiva le ossa del suo esile ed affilato naso che si contorcevano spezzandosi per non tornare mai più nella loro naturale posizione.
Immediatamente senti il ferroso sapore del sangue in bocca e fece per rialzarsi ma una inaudita forza lo fece nuovamente sbattere con violenza sul pavimento occultandogli al vista. Quando gli occhi tornarono a mettere a fuoco, la prima cosa che vide furono due occhi rossi come tizzoni ardenti sopra di lui che lo guardavano con odio furente e l’immensa mole di una feroce e sconosciuta belva simile a un enorme lupo primitivo che lo teneva inchiodato per terra. Non appena la vista gli si schiarì del tutto riconobbe la sagoma sopra di lui: non era un animale ma il re Francesco che lo guardava in preda ad una furia omicida con due occhi rosso fuoco e che, mentre con un piede lo teneva inchiodato al suolo, con la muscolosa mano dritta gli puntava alla gola un gladio che emanava accecanti bagliori azzurrini e un calore talmente tanto forte da sentire la pelle sotto l’appuntito mento cominciare a ustionarsi screpolandosi e riempiendosi di bolle.
Aveva sottovalutato quel debole ed inferiore uomo, ora era lui a trovarsi in una posizione di svantaggio perché non poteva certo competere per forza bruta con uno scimmione così massiccio e che, per di più, aveva i suoi dei che combattevano per lui infiammandoli la spada.
Francesco, tra la furia che ormai stava per pervaderlo completamente, disse: - E ora, servo delle tenebre, guarda come una creatura inferiore, uno smidollato uomo, uccide un sire di una razza superiore come la tua. Osserva il suo acciaio incandescente che ti passa da parte a parte; e porta il mio messaggio di “pace” al tuo signore oscuro!-
Detto questo, al culmine dell’ardore, sollevò il gladio lucente per calarlo sul suo nemico, ma fu ridestato dalla furia divina, da un grido straziante della sua sposa: No, Francesco, non farlo, è…è, mio fratello…!-
A queste parole, pronunciate dalla sua regina, Francesco ritornò in se, bloccò il fendente a mezz’aria e guardò incredulo prima l’elfo sotto di lui e poi l’amata che ora, completamente nuda in tutta la sua inimmaginabile bellezza, si sporgeva oltre il bordo del letto e con il volto rigato di lacrime , gli tendeva la mano implorante. –Non farlo, amore mio, tu sei migliore di lui-.
All’udire queste parole, il re abbassò lo sguardo e il gladio e ciò fu sufficiente all’astuto Dershell per ritornare in posizione eretta e con un rapido colpo di mano, aprire uno squarcio nel torso muscoloso e nudo di Francesco che incurante del dolore si voltò verso il suo nemico, proprio nel momento in cui dalla porta che dava verso i suoi appartamenti entrarono altri due elfi oscuri che immediatamente puntarono le lame verso i due reali sposi che si tenevano per mano l’un l’altra. E così la situazione si era nuovamente capovolta in favore dei neri messaggeri di morte che forti della superiorità numerica, separarono i due amanti, preparandosi a compiere parte del rito per il quale avevano percorso miglia e miglia e affrontato così tanti pericoli.
Dershell gonfio di rabbia che faceva fatica a controllare e di eccitazione per ciò che stava per compiere, ordinò a Francesco di inginocchiarsi di fronte a lui e, al rifiuto di quest’ultimo gli piazzò un calcio ben mirato dietro le ginocchia che lo fecero piegare tra gemiti di dolore. Khelima, in lacrime tentò, con un ultimo barlume di speranza, di far desistere il fratello dall’insano proposito e bagnandoli di lacrime, che abbondanti sgorgavano,la guantata meno gli disse: - Ti prego fratello, non farli questo, ti prego, se uccidi lui uccidi anche me, io…io lo amo!-
A quelle parole Dershell perdette il lume di quella poca ragione che ancora gli era rimasta e schiaffeggiata con forza la rosea e delicata guancia della sorella, urlò furioso: L’amore e per gli esseri inferiori! Non può intaccare l’animo di creature così perfette come noi! Un tempo tu me lo hai insegnato, sorella! Se mi dici questo vuol dire che non puoi più essere salvata, anche il tuo cuore e stato fiaccato dalla tua mente impura! Ti trascinerò con me a casa e ti lascerò al giudizio delle tue antiche sorelle sacerdotesse! Naturalmente dopo aver compiuto quest’ultimo sacrificio a Khaine!- Detto questo si voltò verso Francesco, il quale alzò la testa e lo fissò con occhi colmi di odio e di sfida, quello stesso sguardo di cui lei si era innamorata 4 anni fa sulle spiagge di Nagarroth.
Poi lui si volse verso di lei e le sorrise teneramente e la magia di quegli occhi di un marrone scurissimo ed intenso, raggiunsero tali e nuove profondità del suo animo da pervaderla tutta di un fremito ardente e Khelima si sentì traboccare d’amore per lui. Non avrebbe potuto ritornare alle sue terre, non senza Francesco, il solo pensiero di vivere lontano da lui, le causò un senso di soffocamento, subito avvertì il dolore pungente delle lacrime trattenute e mentre la lama di suo fratello calava su di lui gli sussurrò dolcemente: -ti amerò per sempre, grande amore mio-!
Torna in alto Andare in basso
lupobianco
Utente
Utente
lupobianco


Età : 40
Località : Taranto
Messaggi : 150

Storie dal reame di Tilea 2 Empty
MessaggioTitolo: Re: Storie dal reame di Tilea 2   Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeSab Gen 17, 2009 6:44 pm

…Poi tutto cambiò e durò un attimo, dalla porta che dava verso gli appartamenti riservati alla regina un gladio volò verso il terzetto elfico che si apprestava a compiere il sacrificio regale e si conficco con un sordo sibilo nel volto di uno dei tre guerrieri che si accasciò senza un gemito, proprio come i pretoli dei quali poche ore prima avevano fatto scempio…l’ironia della sorte!
Voltandosi verso le sue stanze la regina vide una moltitudine di soldati del re che furibondi si precipitavano all’interno della camera da letto, capeggiati dal Principe Luca, suo cognato e fratello del re, che ancora mezzo intontito dal sonno e con indosso la tunica da notte, aveva scagliato l’arma che aveva trafitto l’elfo.
Gli altri due non ebbero il tempo di reagire, perché dall’altra porta della grande sala, quella che conduceva negli appartamenti del re, entrò un altro drappello di pretoli insieme al Principe Marco, l’altro fratello del re, anche lui in tenuta non proprio ufficiale…, che si avventò con ferocia inaudita sul secondo elfo oscuro, trucidandolo.
A questo punto Dershell era solo, e i nuovi venuti si sarebbero volentieri spartiti le sue membra ma per ora si accontentavano di puntargli contro una grande moltitudine di gladii. Immediatamente al seguito dei soldati entrarono, tutte trafelate le “Curatrici” personali della regina che si preoccuparono di coprirle i regali fianchi e il meraviglioso petto per far si che tutti quelli uomini non la profanassero con lo sguardo
… Il re Francesco si alzò, disarmò personalmente l’elfo/cognato e aggiunse stanco e dolorante ma con soddisfazione: - Caro sire cognato, ti presento i miei di fratelli- , ed indicò i due assonnati giovanotti che gli avevano salvato la vita – come puoi vedere non mi giudicano per le mie scelte come fai tu con tua sorella, ma sono pronti a sostenermi sempre e a correre in mio aiuto ogni volta che mi vedono in difficoltà! Io li amo più di me stesso perché sono il sangue del mio sangue, così come amo tutti i miei soldati che ora sono qui con la voglia di fracassarti il cupo cuore. Ed è proprio questo sentimento che distingue noi “piccoli ed insignificanti” uomini da voi “eletti ed immortali” elfi e che ci tiene uniti nei momenti del bisogno come nei momenti di felicità. Forse un animo crudele come il tuo non potrà mai comprendere il significato delle mie parole, ma chi sa che il miracolo che è accaduto in tua sorella non possa ripetersi anche in te- L’elfo sputò a terra in segno di disprezzo, ma il re continuò:- Ora ascoltami, io ti lascio vivere- tutti nella sala, regina compresa lo guardarono attoniti e faticavano a credere a quello che avevano udito.- …per il rispetto che ho verso la mia sposa, ma bada che oramai nel mio regno tutti sanno e sapranno chi sei e se tenterai di ritornarvi ogni libero cittadino avrà facoltà di vita o di morte su di te senza essere punito dalle leggi e se sarò io a trovarti…! Ora basta, portatelo via e scortatelo sino alle chiuse e accertatevi che le passi incolume!- Detto ciò i legionari presero in consegna il sire elfo e, dopo aver rispettosamente porto il saluto al re e alla regina lasciarono le reali stanze. Marco fu l’unico, mentre tornava nei suoi appartamenti, ad apostrofare il fratello dicendo: -Stai invecchiando troppo presto fratello! 4 anni fa tre elfi li avresti uccisi prima ancora che potessero entrare in Tilea…Buonanotte!- e scomparve tra le ali di legionari che montavano la guardia.
Quando ebbe chiuso le porte e rimase nuovamente solo con la sua regina, Francesco, senza dire una parola le sedette accanto, lei lo baciò delicatamente sulla bocca, poi si strinse forte al suo petto e tra le lacrime trovò la forza di dire: - Torneranno, non è finita per noi, la nostra felicità non sarà mai al sicuro!- Lui la accarezzò e teneramente la rassicurò :-…Lo so amore mio, lo so, ma non preoccuparti li affronteremo sempre…insieme!-





(n.d.a.)
I posti di interscambio sono le due ridotte che si trovano agli estremi di ogni settore delle mura e ne delimitano l’area che è affidata al controllo di un “picchetto” di 15/20 pretoli e così via per ognuno dei 175 settori delle mura della “Domus Tileani” in maniera che tutti i vari picchetti siano concatenati e in comunicazione tra di loro . Sopra ognuna di queste ridotte o torrette che dir si voglia, sono posti degli araldi, visibili da entrambi i picchetti che prestano servizio nei settori prospicienti, che alla fine di ogni turno di guardia si passano la voce affinchè tutto “vada bene” nel settore di loro competenza. Quando la voce ha fatto il giro delle mura e torna all’araldo del settore 1/nord, dove si trova l’ufficiale generale in quel momento responsabile di tutta la guardia sulle mura, il turno finisce e ne incomincia uno nuovo.In genere per fare il giro dei bastioni, la “voce” impiega 2 giri completi di ronda (circa 20 minuti). Trascorso tale tempo, se la voce non è ritornata al settore 1/nord, viene dato l’allarme generale.
Torna in alto Andare in basso
lupobianco
Utente
Utente
lupobianco


Età : 40
Località : Taranto
Messaggi : 150

Storie dal reame di Tilea 2 Empty
MessaggioTitolo: Re: Storie dal reame di Tilea 2   Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitimeSab Gen 17, 2009 7:01 pm

P.S
Le ridotte, o posti di interscambio, si identificano da un numero e una posizione cardinale (es. I/Nord che è il "picchetto comando"). I numeri vanno da I a CLXXV (e sono anche le matricole dei picchetti), le posizioni N,NE,E,SE,S,SW,W,NW in senso orario.
Es. La ridotta XXVII/Nord è presidiata da 15 pretoli del XXVII picchetto che per quella notte è solo per quella, cambieranno singolarmente il loro numero di matricola da manipolo/centuria (es. 15/4) a XXVII/1 o 2 o 3 e così via.

P.P.S
il sistema su descritto è valido ESCLUSIVAMENTE per la "Guardia delle reali mura dal crepuscolo al canto del gallo", il sistema di sorveglianza diurno è diverso e sostanzialemnte meno rigido

(da "COMPENDIUM LEX MILITUM" - VOL. 5 "Regolamento speciale per i pretoli"
Par. 7 "Sorveglianza nelle "Riserve Reali", Comma 10 "Particolarità della Domus Tileani di Rola)
Torna in alto Andare in basso
Contenuto sponsorizzato





Storie dal reame di Tilea 2 Empty
MessaggioTitolo: Re: Storie dal reame di Tilea 2   Storie dal reame di Tilea 2 Icon_minitime

Torna in alto Andare in basso
 
Storie dal reame di Tilea 2
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» storie dal reame di Tilea
» Storie della GI
» [Storie Zen] La tazza e il bastone
» racconti di storie incredibili
» Background terre di Tilea

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
Zendra :: GIOCHI :: WARHAMMER FANTASY :: [WhFB] BACKGROUND-
Vai verso: