Zendra
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 ZMILZO

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MessaggioTitolo: Re: ZMILZO   ZMILZO Icon_minitimeLun Mar 09, 2009 3:04 pm

Mi accodo al Conte e riporto un racconto pubblicato qualche tempo fa che mi riprometto di continuare quanto prima! :45u:


“…PIU’ FELOCE ZGORBIO, PIU’ FELOCE!!!!”
Zmilzo stava per perdere i sensi.
La frusta dell’orco bullo saetteava maligna nell’aria, ed ogni volta, con sgraziata ferocia , martoriava la schiena del piccolo goblin.
Dolorante ed insanguinato, Zmilzo tentò di rialzarsi.
Il mondo gli appariva ormai come una vorticante macchia di colori indistinti, pervasa da una foschia malsana.
Subito gli tornarono in mente i momenti felici trascorsi nella palude insieme ai suoi compagni e pregò
Mork (o forse Gork) di concedergli il prima possibile l’ingresso trionfale nella grande WAAAAGGGHHH celeste…
Con l’ultimo barlume di forza rimastogli, si aggrappò alla grossa catapulta che stava costruendo insieme ad altri sfortunati come lui. Appoggiare la mano su quel pezzo di legno fu per il goblin una sensazione divina…
Il ritrovato equilibrio, fece tremare di gioia le sue gambe esauste, ma il cervello, abituato alla punizione, lo costrinse ad inarcare la schiena.
In attesa di una nuova frustata, Zmilzo fu colto di sorpresa quando improvvisamente qualcosa si mosse. ..
“Ci ziamo…” si disse, pronto a varcare i cancelli del verde aldilà mentre cadeva verso terra.
Poi sentì un tonfo, seguito da alcune urla sguaiate, ed infine un rumore secco, come di corda che si tende.
Il silenzio regnava sovrano e l’oscurità lo avvolgeva completamente. Il nulla fu scosso dalla voce di Cricchio, un vecchio goblin zoppo: “Zmilzo ha uccizo kuello grotzo!” disse.
Una botta di adrenalina lo fece scattare in piedi con un mugugno di dolore. Aprì gli occhi per rendendosi conto di quanto stava accadendo.
Il vecchio e rugoso orco bullo, il loro aguzzino tanto odiato, pendeva esanime dal braccio teso della catapulta in costruzione. Il meccanismo di tensione, involontariamente attivato dal peso del goblin, l’aveva agganciato proprio sotto la spessa armatura di cuoio, finendo per garrotarlo con inquietante precisione.
Quattro paia d’occhi gialli e sconsolati fissavano ora Zmilzo con inquietante trepidazione.
“Ze lo meritafa…” Provò a farfugliare, rendendosi poi conto che forse non erano le parole migliori da pronunciare in una situazione del genere.
Gli altri goblin, confusi, si guardarono tra di loro indecisi su cosa rispondere.
“E’ fero! Io zono ztufo e arciztufo. Bazta laforo!”
Cricchio, con disinvolto entusiasmo rispose per primo a Zmilzo.
“Proponko di zeguire Zmilzo fino a ke non ziamo fuori da kui! Lui za come zi fa ne zono certo!”
Inebriati dall’appena ritrovata libertà, i loro compagni iniziarono a discutere animatamente tra loro: due farfugliavano, un terzo cercava di capire come saltare la sua ombra per prendere una decisione dettata dagli dei.
Zmilzo non credeva alle sue orecchie.
Il cuore gli pulsava in gola e iniziò a sudare freddo…
Per riuscire a raggiungere il riparo sicuro del bosco avrebbero dovuto attraversare l’intero campo di lavoro.


...........


A Zmilzo dolevano le mani.
Da diversi minuti, ormai, cercava di aggrapparsi il più possibile al folto pelo del lupo grigio, che lo sballottava in ogni direzione durante la sua folle corsa.
Rami, foglie e una serie imprecisata di schifezze appiccicose gli frustavano il viso, già fortemente provato dalle numerose scottature che si era procurato a causa della vicinanza all'esplosione. Da qualche parte, dietro di lui, Cricchio ululava parole incomprensibili. Con gli occhi pieni di lacrime, Zmilzo pregò Mork (o forse Gork) affinché tutto finisse in fretta. Erano passate solo poche ore dall'incidente che aveva coinvolto la gettapietre e l'orco bullo...
Lui e gli altri avevano aspettato le tenebre per muoversi, convinti che l'oscurità fosse il momento migliore per svignarsela.
Nascosto il cadavere dell'orco, si erano dati da fare come dei forsennati durante tutto il pomeriggio per non attirare l'attenzione. Non appena il sole era calato all'orizzonte, i cinque goblin si erano rintanati sotto un grosso tronco ed erano riusciti ad evitare di tornare nei recinti non avendo più un guardiano a cui dover rendere conto. Fortunatamente tutto era andato per il meglio e Zmilzo sentiva un formicolio di eccitazione nello stomaco, assolutamente ignaro della situazione nella quale si sarebbe venuto a trovare di lì a poco. Ormai sicuri che i pochi orchi a guardia del campo di lavoro si fossero radunati per la cena intorno al fuoco centrale, i fuggitivi uscirono allo scoperto. Il campo, organizzato in tutta fretta per la WAAAAGGGHHH!!! di Gruzgluck Mazticapiombo era situato al centro di una radura posta al limitare di una delle grandi foreste ai piedi del monte Bruma. Comprendeva una
decina di postazioni per costruire macchine da guerra, un paio di recinti nei quali venivano rinchiusi gli schiavi goblin e una grossa costruzione centrale, a lato della quale era situato un braciere gigantesco.
Proprio qui si radunavano ogni sera gli orchi Bulli, poco più che reduci incontinenti, lasciati indietro dal loro capoguerra perché inutili sul campo di battaglia. La loro mole, tuttavia, era sufficiente a tenere a bada gli emaciati schiavi goblin, convincendoli che lavorare era comunque meglio che incontrare la frusta o, peggio ancora la zpacca, di uno dei loro guardiani.
Zmilzo non aveva nulla conto gli Orchi...erano verdi come lui, certo un po' più grossi...ma...in fondo erano
anche loro creature di Gork (o forse di Mork).
Non riusciva solo a capire perchè gli Orchi non facessero partecipare i goblin alla WAAAAGGGHHH.
Sin da quando era uscito dal guscio, aveva imparato che i goblin possono aspirare a ben poco nella loro vita
perchè considerati creature grette e infide da tutti. Il massimo onore per un goblin era quello di venir reclutato da una delle grandi WAAAAGGGHHH che ciclicamente attraversavano le ere e di accumulare ricchezze e tesori finchè Mork (o forse Gork) non l'avesse chiamato per entrare a far parte della grande WAAAAGGGHHH celeste. Non appena se ne era profilata l'occasione, Zmilzo aveva accettato di buon grado di seguire la sua tribù al servizio di Gruzgluck, ma i sui sogni di gloria si erano infranti non appena era stato destinato a quell'inferno di campo di lavoro. Aveva poi imparato a sue spese che gli orchi, per quanto valorosi e forti, consideravano la sua razza al pari di ogni
altra creatura: poco più che una seccatura.
Seguito da Cricchio e dagli altri, Zmilzo aveva guidato il piccolo gruppo fino ad una posizione sopraelevata che consentiva una discreta copertura ed una buona vista dell'intero campo. Poco più sotto, i goblin potevano
osservare una decina di Orchi intenti a maltrattare un piccolo pelleverde dalla veste lacera. Il piccolo goblin stava rimestando un pentolone fumante, mentre riceveva calci dai suoi aguzzini.
“FAI IL TUO DOFERE ZCHIFEZZA! FOGLIAMO UN INTRUGLIO TI FUNGHI KOME ZI DEFE!!!”
“Ztanno torturanto un tenebrozo!” sussurò Cricchio in un sibilo biascicato.
Zmilzo conosceva a malapena la storia dei goblin tenebrosi, o delle tenebre come molti li chiamavano.
Sapeva solo che si erano creati un impero da qualche parte sotto terra senza che nessuno dicesse loro niente e non aveva mai capito che differenza passasse tra loro e gli altri goblin.
Il poveraccio se la stava passando male e Zmilzo capì che difficilmente avrebbe superato la notte
“Zmettetela...” ringhiò a denti stretti dal suo nascondiglio, più a se stesso che agli altri, timoroso di essere scoperto.
“Zi!!! Zmettetela!!!!” gli fece eco, urlando con tutta la sua voce uno dei suoi compari.
Zmilzo rimase esterrefatto...
Fece segno al goblin di tacere ma ormai era troppo tardi e gli orchi si stavano già dirigendo furiosi verso di loro.
Proprio mentre il prode urlatore stava per vantarsi con loro del suo coraggio,
Cricchio lo spinse giù, oltre il bordo dell'altura.
Il malcapitato iniziò a rotolare come un proiettile acquistando velocità via via che scendeva per il pendio. La sua folle corsa travolse un orco che cadde gambe all'aria rallentando i suoi compagni. Il goblin finì poi per schiantarsi contro il pentolone posto sul fuoco, rovesciandone il contenuto tutt'intorno.
La mistura giallastra, a contatto con le fiamme prese fuoco, trasformando il calderone in una bomba impazzita.
Una palla di fuoco gigantesca esplose nel centro del campo di lavoro travolgendo gli orchi e la grossa costruzione situata vicino a loro. Zmilzo, Cricchio e gli altri due superstiti rimasero accecati dal bagliore.
Frammenti di legno incandescente schizzarono ovunque ed una grossa trave venne scagliata dall'esplosione contro uno dei recinti dei goblin uccidendone alcuni e liberando tutti gli altri che si riversarono all'esterno come impazziti.
Ripresosi, Zmilzo venne trascinato via dal suo nascondiglio da Cricchio che riuscì a metterlo in salvo da un grosso orco miracolosamente scampato all'esplosione.
Mancato il primo colpo, l'orco decise di concentrarsi sui loro due compagni concedendo a Cricchio e Zmilzo di fuggire dal combattimento.
“Tiamocela a kambe kapo!” urlò Cricchio.
“Non pozziamo! Dobbiamo liperare gli altri!” gli fece eco Zmilzo.
Senza pensarci troppo, Zmilzo si mise a correre nella direzione dell'ultimo recinto rimasto, animato da un coraggio che non credeva di possedere.
Giunto sino al cancello del recinto gettò un'occhiata oltre le sbarre e con un gesto eroico sollevò la pesante trave che lo teneva sigillato proprio mentre Cricchio alle sue spalle gli urlava qualcosa, allarmato.
A Zmilzo servì veramente poco per realizzare che grosso errore aveva commesso. Cinque giganteschi lupi, catturati nella foresta, si riversarono fuori dal cancello, ringhiando e sbraitando, furiosi per il trambusto e terrorizzati dal fuoco. Al goblin non restò altro che chinarsi come meglio poteva proteggendo la testa con le mani. Il primo lupo lo superò con un agile balzo, il secondo, invece, sellato per chissà quale ragione, lo travolse in pieno.
Uno dei sandali macilenti del goblin, incastratosi nei finimenti dell'animale, costrinse Zmilzo ad una poco piacevole corsa al seguito del lupo impaurito. Il tentativo di aggrapparsi al braccio di Cricchio servì solo a trasformarli in un
alquanto improbabile trenino di arti e pelliccia.
I successivi cinquanta metri erano un ricordo doloroso nella mente di Zmilzo che in qualche maniera era riuscito ad aggrapparsi alla bestia mentre fuggiva
verso il bosco. Ora, i due goblin urlavano e pregavano avvinghiati al lupo, convinti di avere a disposizione ancora pochi istanti della loro miserabile vita...
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MessaggioTitolo: Re: ZMILZO   ZMILZO Icon_minitimeVen Ago 28, 2009 10:52 pm

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