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 Disuguaglianze in crescita in Italia

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Asurian
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Asurian


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MessaggioTitolo: Disuguaglianze in crescita in Italia   Disuguaglianze in crescita in Italia Icon_minitimeMar Gen 24, 2012 12:17 pm

Il reddito degli autonomi aumenta molto più di quello dei dipendenti. Divario ricchi-poveri è ormai di dieci a uno


MILANO - Prima sorpresa: gli autonomi aumentano il loro reddito in
proporzione molto di più dei lavoratori dipendenti (soprattutto lo
dichiarano al fisco, smentendo la vulgata della partita Iva
recalcitrante nei confronti dell'erario). Seconda sorpresa: il merito e
la produttività nel nostro Paese contano ancora. Perché i lavoratori
meglio pagati lavorano più ore, tanto che la differenza tra le ore di
lavoro tra i meglio e i peggio retribuiti aumenta proporzionalmente,
secondo un trend costante in tutti i paesi Ocse. Terza sorpresa, questa
volta di carattere sociale: «Sempre più persone si sposano con persone
con redditi da lavoro simili». Come dire l'amore è suddiviso per censo.
In Italia le favole della principessa e il domestico uniti da un
sentimento profondo sembrano poter appartenere alla letteratura e alla
cinematografia d'antan. Quarta tesi: la redistribuzione reddituale
attraverso i servizi pubblici è diminuita dal 2000 a oggi. La sanità,
l'istruzione e i servizi destinati alla salute - che da sempre
contribuiscono ad evitare che si accentui il divario tra i più e i meno
abbienti - sono di fatto incapaci di ridurre le disuguaglianza perché la
spesa pubblica in questi anni è fortemente diminuita, come per esempio i
sussidi di disoccupazione.
L'INDAGINE - Sono i risultati di uno studio Ocse,
l'organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo
economico, che verrà presentato martedì presso la sede Istat alla
presenza del presidente, Enrico Giovannini, e del ministro del Lavoro,
Elsa Fornero. Un'indagine
che testimonia come la disuguaglianza tra i redditi delle persone in
età lavorativa è aumentata drasticamente nei primi anni Novanta e da
allora è rimasta a un livello elevato, nonostante un leggero calo verso
la fine del primo decennio degli anni duemila. Lo iato reddituale in
Italia è superiore alla media dei Paesi Ocse, è più elevato che in
Spagna e più basso del Regno Unito e del Portogallo. Nel 2008 - scrive
l'Ocse - il reddito medio del 10% degli italiani più ricchi era di
49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero
(4.877 euro), mentre negli anni '80 il rapporto era di 8a1. Il modo più
veloce per diminuire le disuguaglianze - segnala l'Ocse - è una riforma
delle politiche fiscali e previdenziali, che costituisce lo strumento
diretto per accrescere gli effetti redistributivi. Soprattutto le
«perdite ampie e persistenti di reddito per i gruppi a basso reddito
coincidono con le fasi recessive». E soprattutto in tempi di crisi che
diventa fondamentale il ruolo degli ammortizzatori sociali e delle
politiche di sostegno del reddito (il reddito minimo?). Considerazione
che inciderà nell'agenda delle parti sociali nella prevista prossima
riforma del mercato del lavoro?



Fabio Savelli

Articolo che potrebbe essere interessante, peccato che siano sempre sprovvisti di dati concreti, grafici, percentuali,...

Comunque, il primo dubbio è che in realtà queste statistiche vengono sempre falsate dall'evasione: forse il divario dagli '80 a oggi non è aumentato, ma semplicemente, lo si dichiara!

In generale, prendo spunto dall'articolo per parlare di un tema sul quale è sempre difficile trovare certezze.

Ovvero, giusto lasciare mercato libero, e quindi permettere la formazione di fascie sociali in base al reddito (ricchi, medi, poveri, molto poveri,...), oppure giusto intervenire con un sistema fiscale tale da ridistribuire la ricchezza in maniera equa?

Penso che la verità come spesso accade non sia in uno dei due estremi, ma nel mezzo (o forse più spostata da una parte rispetto all'altra, quindi "a tre quarti").

L'articolo evidenzia che chi guadagna di più lavora di più (questo non so se si dice paragonando professioni identiche o prendendo in considerazione tutti i mestieri, la qual cosa sarebbe poco corretta...). In generale, si sa che in un mercato libero viene premiato il più competitivo e produttivo. Purtroppo questo in teoria, dato che corruzione, clientelismo e raccomandazione fanno sì che questo vantaggio venga perso.
Ma basterebbe allora eseguire controlli affinche le leggi della meritocrazia e il libero mercato siano rispettate.
D'altra parte questo crea disuguaglianze di reddito, con forbici molto aperte: ricchi veramente ricchi, e poveri veramente poveri.
Inoltre, la realtà evidenzia come paradossalmente i lavori più faticosi e logoranti siano anche quelli pagati meno.
Questo comporta la ovvia conseguenza che nessuno li voglia più fare.
C'è da chiedersi se non sia addirittura più vantaggioso per i ricchi stessi aumentare il bacino di persone benestanti, in modo da avere un mercato più vasto, con più consumatori.


Un sistema dove la ricchezza è distribuita in modo pressoché uniforme elimina il problema di disuguaglianze economiche, aumenta la base di consumatori, estende il benessere a tutti.
Tuttavia uccide lo stimolo al miglioramento e alla competizione.
In presenza poi di economie più liberali e in presenza della globalizzazione, cala vertiginosamente l'interesse dei mercati esteri, e quindi, cala in sostanza il guadagno totale ottenibile.
Anche in questo caso, i lavori più logoranti e faticosi, se pagati uguale a quelli magari più interessanti e "leggeri", sono naturalmente meno appetibili e nessuno vorrà svolgerli.


Questi che ho appena riportato sono affermazioni molto basilari che non contemplano una analisi ben fatta che studi anche le anomalie dei vari sistemi e i paradossi.
Ma da questo discorso in sostanza si evidenzia secondo me la necessità di trovare una terza via, un sistema dove merito e produttività siano premiati e stimolati, ma anche garantiti (quindi combattere corruzione e clientelismo). Al contempo però è giusto che questo non si trasformi in un sistema di sfruttamento, dove guadagna chi sfrutta e non guadagna chi lavora. Insomma, occorre mettere un tetto al guadagno massimo.
E' giusto però poter garantire a tutti un certo benessere economico. Questo torna in favore a tutti, dato che si estende il mercato dei consumatori. E anche considerare che i lavori più semplici, magari non di eccellenza, sono comunque indispensabili, dato che costituiscono i servizi basilari di uno Stato, e che debbano quindi venire pagati di più rispetto a quanto accade ora (o garantire una ageolazione fiscale, meno tasse insomma).

Questa terza via è qualcosa che ormai tutti gli Stati cercano di seguire, ma è molto difficile trovare il giusto equilibrio (anche a causa di correnti estreme, da sempre orientate all'ideologia più che al lato pratico).

Bhe, ho parlato fin troppo, lascio a voi la parola, sull'articolo o sul tema liberismo vs socialismo (termini un po' usati a grandi linee...)
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Sephiroth
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MessaggioTitolo: Re: Disuguaglianze in crescita in Italia   Disuguaglianze in crescita in Italia Icon_minitimeMar Gen 24, 2012 1:59 pm

Senza dilungarmi, e purtroppo lamentando la qualsivoglia mancanza di dati (da dove l'hai tratto l'articolo ?), mi pronuncio subito: pendo più verso quello che tu chiami "socialismo", ovviamente nel tuo senso spoglio di qualsiasi riferimento marxista.
Credo profondamente che dopo una certa soglia accumulare soldi sia privo di senso, i soldi sono un mezzo per ottenere, non un qualcosa alla Zio Paperone (ma per lui c'è anche un valore affettivo). Il comprarsi decine di auto di lusso, gli yacht enormi, non comprendo. Posso capire la Porsche, posso capire la barca come status-symbol, ma roba come quelli che comprano l'elicottero o l'aereo privato no.

Facendo l'ipotesi di vincere 100 milioni alla lotteria, andrei nel panico perchè non saprei che farne, sono troppi. Probabilmente ne darei molti in beneficenza, ad amici e familiari pure, ma poi non saprei. Suppongo che smetterei di studiare per poter avere un lavoro visto che non ne ho bisogno, o se lavorassi rinuncerei allo stipendio: non ne ho bisogno, vivo del mio.
Facendo l'ipotesi di venir eletto al Parlamento, un taglio allo stipendio me lo darei: 4000-5000 euro al netto delle tasse sono più che abbastanza per una persona sola, anzi, il resto è inutile, superfluo, e credo lo sia per chiunque.

Non so, credo di avere il tipico disprezzo per i soldi di chi non ha mai avuto problemi economici.
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Paranoid
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MessaggioTitolo: Re: Disuguaglianze in crescita in Italia   Disuguaglianze in crescita in Italia Icon_minitimeMar Gen 24, 2012 6:03 pm

Scusate per l'apporto nullo che do al topic ma non posso far altro che quotare quel brutto ceffo che mi ha preceduto. Veramente, non cambierei neanche una virgola di quanto ha detto.
:(.


Aggiungo solo un appunto (che rimane una convinzione personale):
secondo me non si riuscirà mai a trovare una via di mezzo ( o, come direbbe asurian, tre quarti) perchè lo stesso sistema che dovrebbe garantire un simile passaggio è corrotto dal danaro e perciò non favorevole ad una più equilibrata situazione.
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MessaggioTitolo: Re: Disuguaglianze in crescita in Italia   Disuguaglianze in crescita in Italia Icon_minitime

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