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 Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà

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MessaggioTitolo: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 6:28 pm

Ho trovato questo articolo del cardinale emerito di Bologna Giacomo Biffi su quel meraviglioso ossimoro di sito che è l'UCCR. L'articolo mi ha divertito parecchio tanto che ho deciso di prenderlo un po' in giro.
Sottolineo che non è una critica alla religione, alla Chiesa o altro: è una critica e uno sfottò verso un certo modo di intendere la religione, che mi pare francamente estraneo anche ai credenti del forum Emperor incluso :§f,likuk: .


Fonte
http://www.uccronline.it/2012/09/10/il-vantaggio-di-essere-cristiani-credenti-contro-creduloni/



Il vantaggio di essere cristiani: credenti contro creduloni

Vi do una notizia un po’ riservata. Vi rivelo un segreto; ma, mi raccomando, resti tra noi. La notizia è questa: grande è la fortuna di noi credenti. Grande è la fortuna di chi è «cristiano»; cioè appartiene, sa di appartenere, vuole appartenere a Cristo. Grande è la fortuna dei credenti in Cristo. Però non andate a dirlo agli altri: non la capirebbero. E potrebbero anche aversela a male: potrebbero magari scambiare per presunzione il nostro buon umore per la felice consapevolezza di quello che siamo; potrebbero addirittura giudicare arroganza la nostra riconoscenza verso Dio Padre che ci ha colmati di regali. C’è perfino il rischio di essere giudicati intolleranti: intolleranti solo perché non ci riesce di omologarci – disciplinatamente e possibilmente con cuore contrito – alla cultura imperante; intolleranti solo perché non ci riesce di smarrirci, come sarebbe «politicamente corretto», nella generale confusione delle idee e dei comportamenti.


Conoscere il senso di ciò che si fa

È già una fortuna non piccola e non occasionale – che ci viene dalla nostra professione di fede – quella di conoscere il senso di alcune piccole consuetudini e di alcune circostanze occasionali. Per esempio, tutti mangiamo il panettone a Natale, ma solo i credenti sanno perché lo mangiano quindi se uno presume che lo si mangi per tradizione sbaglia: la Vera Verità la può sapere solo se è credente, perchè allora viene illuminato dalla scienza infusa. Non è che il loro panettone sia necessariamente più buono di quello dei non credenti: è semplicemente più ragionevole. Sì, e i treni sono cotti al sangue, i calci circolari profumano d'acqua di Colonia e la filosofia è diversamente eterosessuale. Della serie, aggettivazione in libertà. Un altro esempio: un po’ d’anni fa eravamo tutti eccitati e in tripudio per il suggestivo traguardo del Duemila che ci sarebbe stato dato di raggiungere: ma l’emozione e la festa dei credenti erano meglio motivate. Noi non ci sentivamo emozionati e in festa soltanto per la rotondità della cifra (duemila!); eravamo presi e allietati dal forte ricordo di un evento che è centrale e anzi unico nella storia: il ricordo del bimillenario dall’ingresso sostanziale e definitivo di Dio nella vicenda umana. Ovviamente il fatto che la computazione tradizionale sia sbagliata di circa 6-7 anni lo lasciamo nel frigo. Quell’anno appunto ci veniva più intensamente richiamata la memoria dell’Unigenito del Padre che è divenuto nostro fratello e si ravvivava in noi con vigore singolare la grande speranza che duemila anni fa ha incominciato ad attraversare la terra. Come si vede, tutta l’umanità festeggiava il Duemila; ma la nostra festa era innegabilmente più consistente e più razionalmente fondata. Alla luce di quanto detto sopra, ceeeeerto......


Conoscere il senso di tutto

Chi è «di Cristo» riceve in dotazione anche la certezza dell’esistenza di Dio. Certezza basata sul nulla, ma soprassiedo. Ma non di un Dio filosofico, che all’uomo in quanto uomo non interessa granché; non di un Dio che viene chiamato in causa solo per dare un cominciamento e un impulso alla macchina dell’universo, e poi lo si può frettolosamente congedare perché non interferisca e non disturbi; non di un Dio che, dopo il misfatto della creazione, parrebbe essersi reso latitante. Questa è, press’a poco, la concezione «deistica», e non ha niente a che vedere né con l’insegnamento del Signore né con la nostra vita. C’è anzi da dire che tra il deismo e l’ateismo, per quel che personalmente ci riguarda, la differenza non è poi molta. Mi piace questa, un cardinale che afferma che l'esistenza o meno di un Dio onnipotente che ha creato il mondo sia una differenza trascurabile. Il nostro Dio è «il Padre del Signore nostro Gesù Cristo», come amava ripetere san Paolo. E lo si incontra, incontrando Gesù di Nazaret e il suo Vangelo: «Nessuno conosce il Padre se non il Figlio – lo ha detto lui esplicitamente – e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo» (Mt 11,27).


Credenti e creduloni

Coloro che si affidano a Cristo – che è «Luce da Luce», cioè il Logos sostanziale ed eterno di Dio – sono inoltre abbastanza difesi dalla tentazione di affidarsi a ciò che è inaffidabile. Anche questa è una fortuna non da poco. È stato giustamente notato come il mondo che ha smarrito la fede non è che poi non creda più a niente; al contrario, è indotto a credere a tutto: crede agli oroscopi, che perciò non mancano mai nelle pagine dei giornali e delle riviste; crede ai gesti scaramantici, alla pubblicità, alle creme di bellezza; crede all’esistenza degli extraterrestri, al new age, alla metempsicosi; crede alle promesse elettorali, ai programmi politici, alle catechesi ideologiche che ogni giorno ci vengono inflitte dalla televisione. Crede a tutto, appunto. Perciò la distinzione più adeguata tra gli uomini del nostro tempo parrebbe non tanto tra credenti e non credenti, quanto tra credenti e creduloni. E difatti logica vorrebbe che i credenti fossero coloro che credono in cose dotate di un qualche fondamento scientifico-razionale come appunto le creme di bellezza, gli alieni e le promesse elettorali, mentre invece i creduloni coloro che credono in qualcosa che non solo non dispone della minima prova, bensì è anche razionalmente confutabile. Ma, come ho detto prima, l'UCCR è un ossimoro vivente.


La sfortuna dell’ateo


Si può intuire quanto sia grande a questo proposito la nostra fortuna, soprattutto se ci si rende conto davvero della poco invidiabile condizione degli atei. Oh, me tapino e sventurato ! Oh, quale nero futuro si estende innanzi a me ! I quali, messi di fronte ai guai inevitabili in ogni percorso umano, non hanno nessuno con cui prendersela. Evidentemente i credenti sì che ce l'hanno. Un ateo – che sia veramente tale – non trova interlocutori competenti e responsabili con cui possa discutere dei mali esistenziali, e lamentarsene. Una qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso no, eh ? Non c’è nessuno contro cui ribellarsi, e ogni sua contestazione, a ben pensarci, risulta un po’ comica. Ergo uno è condotto a pensare che se un credente partecipa ad una manifestazione contro il governo va bene, se lo fa un ateo allora è ridicolo. Di solito, in mancanza di meglio, finisce coll’aggredire i credenti; ma è un bersaglio che non è molto appagante, perché i credenti (se sono saggi) se ne infischiano di lui e non gli prestano molta attenzione. Un ateo, se non vuol clamorosamente rinunciare a ogni logica e a ogni coerenza, è privato perfino della soddisfazione di bestemmiare. E questa è la più comica delle disavventure. Clave Staples Lewis (l’autore delle famose Lettere di Berlicche), ricordando il tempo della sua incredulità, confessava: «Negavo l’esistenza di Dio ed ero arrabbiato con lui perché non esisteva». Mi ricorda un po' Sheldon quando esclama "Oh thou god whose existence I doubt !"


Un Dio buono, che non permette il male

Gesù poi – rivelandoci, attraverso il mistero della sua passione e della sua gloria, che anche l’umiliazione, la sofferenza, la morte trovano posto in un disegno d’amore che tutto riscatta e alla fine conduce alla gioia – ci preserva anche dalla follìa di chi arriva a ipotizzare, fondandosi sulla sua stessa personale esperienza, che un Dio probabilmente esiste; ma, se esiste, è malvagio e causa di ogni malvagità. È il sentimento espresso, per esempio, nella spaventosa professione di fede di Jago nell’Otello di Verdi all’atto secondo: «Credo in un Dio crudel che m’ha creato simile a sé». Il Dio che ci è fatto conoscere dal Redentore crocifisso e risorto, è un Dio che ci vuol bene e, come dice san Paolo, fa in modo che «tutto concorra al bene per quelli che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (cf. Rm 8,28); tutto concorre al nostro bene anche quando noi sul momento non ce ne avvediamo. È la verità consolante ed entusiasmante che Gesù ci confida, quasi suprema sua eredità, nei discorsi dell’ultima cena: «Il Padre vi ama» (Gv 16,27). Il Padre ci ama: con questa certezza nel cuore ogni difficoltà, ogni tristezza, ogni pessimismo diventa per noi superabile.


Conoscendo il Padre conosciamo noi stessi

Facendoci conoscere il Padre, Gesù ci porta anche alla miglior comprensione di noi stessi: ci fa conoscere chi siamo in realtà, quale sia lo scopo del nostro penare sulla terra, quale ultima sorte ci attenda. «Cristo – dice il Concilio Vaticano II – proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Gaudium et spes 22). Così veniamo a sapere – e nessuna notizia è per noi più interessante e risolutiva di questa – che siamo stati chiamati ad esistere non da una casualità anonima e cieca, ma da un progetto sapiente e benevolo. Veniamo a sapere che l’uomo non è un viandante smarrito che ignora donde venga e dove vada né perché mai si sia posto in viaggio, ma un pellegrino motivato, in cammino verso il Regno di Dio (che è diventato anche suo) e verso una vita senza fine. Il dilemma tra l’essere increduli e l’essere credenti è in realtà il dilemma tra il ritenersi collocati entro un guazzabuglio insensato e il conoscere di essere parte di un organico e rasserenante disegno d’amore. L’alternativa, a ben considerare, sta fra un assurdo che ci vanifica e un mistero che ci trascende; alternativa che esistenzialmente diventa quella tra un fatale avvìo alla disperazione e una vocazione alla speranza. Perciò san Paolo può ammonire i cristiani di Tessalonica a non essere malinconici e sfiduciati come gli altri; «come gli altri – egli dice – che non hanno speranza» (1Ts 4,13). Questa è dunque la sorte invidiabile di coloro che sono «di Cristo»: dal momento che «conoscono le cose come stanno», non sono costretti ad appendere ai punti interrogativi la loro unica vita. Frase facilmente interpretabile come: quindi non hanno bisogno di ragionare perchè ci siamo a dirgli cosa pensare.


«Dove c’è la fede, lì c’è la libertà»


Un’altra grande fortuna di coloro che sono «di Cristo» è quella di essere liberi. Abbiamo ricevuto a questo riguardo una precisa promessa: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32). Il principio di questa prerogativa inalienabile del cristiano è la presenza in noi dello Spirito Santo: «Dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà» (2Cor 3,17); quello Spirito che, secondo la parola di Gesù, ci guida alla verità tutta intera (cf. Gv 16,13). Vale a dire, come abbiamo appena visto, ci chiarifica «le cose come stanno». Sant’Ambrogio enuncia icasticamente questo caposaldo dell’antropologia cristiana, scrivendo in una sua lettera: «Dove c’è la fede, lì c’è la libertà».
Questi ultimi tre paragrafi li salto, giusto un'omelia senza senso in cui allude a Darwin senza peraltro capirlo
.



Ma evidentemente questo è solo il rancore represso di un ateo invidioso della buona sorte capitata ai credenti, oh che fortunelli.....*sigh sigh*


Ultima modifica di Sephiroth il Mar Set 11, 2012 9:22 pm - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 6:38 pm

:§.oöl: :§.oöl: :§.oöl: che dire XD a me piace hahaha
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 6:41 pm

Cosa ti piace :§öliop: ? L'articolo del cardinale o i miei commenti ?
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 6:44 pm

l'articolo del cardinale, letto nella giusta ottica e' positivo... alcune cose sono esagerate o forse inutilmente bigotte, ma generalmente parlando l'articolo e' positivo. Io stesso cmq da sempre affermo che sia come sia, i credenti cmq hanno quel qualcosa in piu'.

Che sia negativo come avere una malattia che gli atei non hanno, o positiva.. la lascio a te, perche' tanto lo so che sta mia affermazione portera' ad iniziare un nuovo dibattito.. pero' cmq sono d'accordo che ci sia un valore aggiunto che se utilizzato a dovere, con bene ed intelligenza e' utile.
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 6:54 pm

^ Ma scusa, un cardinale che afferma che fra l'esistenza o meno del Dio onnipotente creatore del mondo non c'è poi molta differenza che razza di cardinale è ? O che spara tanti strafalcioni logici e storici in una botta sola ?
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 6:57 pm

mi quoti la frase per intero dall'inizio del periodo al punto? Sai.. ste cose bisogna leggerle per intero.
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 7:03 pm

Sephiroth, gli strafalcioni logici mi spieghi come possono esserci in un discorso "di fede"? Se speri di trovare un senso logico nei discorsi da prelato ti conviene smettere subito.

Io penso che invece il discorso vada rigirato: non credere è bello perché si ha la possibilità di decidere da sé cosa è giusto e cosa no, anche quando ci costa qualche rinuncia. Si è liberi di trovare il proprio equilibrio nell'esistenza senza doverlo associare a qualcosa di esterno. Si è coscienti della nostra temporaneità, e quando riusciamo a sconfiggerla è una vittoria molto più soddisfacente.

Unico appunto trasversale al signor cardinale: ma pensa davvero che gli oroscopi, i maghi, ecc. li leggano i non credenti? Ma se sono gli stessi che baciano la pila che poi si immaginano la magia nera, i tarocchi (e pensa così anche la Chiesa: sennò perché gli esorcisti conoscono anche i riti contro la stregoneria e le fatture?).
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 7:47 pm

Citazione :
mi quoti la frase per intero dall'inizio del periodo al punto? Sai.. ste cose bisogna leggerle per intero.

Prego:

Chi è «di Cristo» riceve in dotazione anche la certezza dell’esistenza di Dio. Ma non di un Dio filosofico, che all’uomo in quanto uomo non interessa granché; non di un Dio che viene chiamato in causa solo per dare un cominciamento e un impulso alla macchina dell’universo, e poi lo si può frettolosamente congedare perché non interferisca e non disturbi; non di un Dio che, dopo il misfatto della creazione, parrebbe essersi reso latitante. Questa è, press’a poco, la concezione «deistica», e non ha niente a che vedere né con l’insegnamento del Signore né con la nostra vita. C’è anzi da dire che tra il deismo e l’ateismo, per quel che personalmente ci riguarda, la differenza non è poi molta.




Citazione :
Sephiroth, gli strafalcioni logici mi spieghi come possono esserci in un discorso "di fede"? Se speri di trovare un senso logico nei discorsi da prelato ti conviene smettere subito.

Perchè, in discorsi religiosi frasi come quella sopracitata per Empe oppure le seguenti "Per esempio, tutti mangiamo il panettone a Natale, ma solo i credenti sanno perché lo mangiano; non è che il loro panettone sia necessariamente più buono di quello dei non credenti: è semplicemente più ragionevole. " oppure "Non c’è nessuno contro cui (l'ateo ndr) ribellarsi, e ogni sua contestazione, a ben pensarci, risulta un po’ comica." si trovano per caso a bizzeffe in ogni discorso religioso e/o di fede :§dagf: ?
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 7:50 pm

Perché, secondo te il discorso del panettone il cardinale l'ha fatto in confidenza? E come fosse un sermone. Registro diverso ma stesso contenuto. E come non ha senso fare appello alla logica in un sermone non ce l'ha qui, mi sembra evidente dalle dichiarazioni che hai appena citato.
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 8:00 pm

Yakumo-dono ha scritto:
Perché, secondo te il discorso del panettone il cardinale l'ha fatto in confidenza? E come fosse un sermone. Registro diverso ma stesso contenuto. E come non ha senso fare appello alla logica in un sermone non ce l'ha qui, mi sembra evidente dalle dichiarazioni che hai appena citato.

D'accordo, sono il primo a dire che religione e ragione siano due cose opposte, ma nei discorsi dei cardinali, nei loro sermoni, si presume che perlomeno le loro singole proposizioni possiedano un senso logico-grammaticale-sintattico compiuto.
Un conto è affermare che Dio è buono perchè così dice la Bibbia, un altro che se uno crede allora il panettone è più ragionevole.
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 9:08 pm

Chiamale, se vuoi, cappellate...

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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMar Set 11, 2012 9:22 pm

^ Done.
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MessaggioTitolo: Re: Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà   Christians are better: cappellate cardinalizie in libertà Icon_minitimeMer Set 12, 2012 12:54 pm

Ho letto cose molto piu assurde dette da un prete. Come ho letto come molto piu assurde dette dai pagliacci dell UAAR...

Queste dichiarazioni fanno acqua da molte parti ma tutto sommato è legittimo che uno tiri l'acqua al proprio mulino. È chiaro che quella del "il nostro panettone è piu buono" è una sparata assurda ma tutto sommato non ci vedo nulla di cosi grave...
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