Le terre di Agantosh

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La luce ancora poco visibile del sole, appena tramontato, conferiva a tutto il paesaggio una colorazione cupa e innaturale, mentre le ombre si confondevano e la luna appariva sempre più visibile.
Poche centinaia di metri più in la del termine della foresta, dove una larga fossa naturale permetteva al fiume Azilay di raccogliersi prima che continuasse il suo corso sopra un fondale tanto alto da non permettere nemmeno di lavarsi con facilità, era chiaramente visibile un piccolo accampamento, probabilmente l'ultima tappa dei numerosi viandanti prima di giungere alla città di Kallà. Circa due dozzine di carri erano disposte a cerchio intorno al campo, con i cavalli tutti legati ai pochi alberi dei dintorni. All'interno del cerchio erano accesi tre fuochi, ognuno ad illuminare una scena diversa. Il primo, con sopra di esso un grande paiolo in equilibrio su due paletti di legno, dava luce appena alle quattro donne corpulente che riempivano le ciotole e le scodelle degli uomini in fila che, uno ad uno, si recavano a prendere la propria razione. Intorno al secondo vi erano vari uomini che discutevano, qualcuno armato di balestra. Sedute per terra, illuminate dal terzo focolare, alcune donne parlavano mentre svolgevano ognuna la propria attività; chi tesseva, chi lavorava delle pelli o chi, semplicemente, si faceva bella. Per tutto il campo, e intorno ad esso, vi era un continuo via vai di uomini i cui profili si confondevano nel buio, tutti indaffarati a sbrigare le proprie faccende.

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Arlas stette fermo a contemplare la visione diversi minuti, indeciso. Cercò di stimare quanti uomini realmente componessero la comitiva, ma non si dette tanto pensiero e a passo veloce e leggero si diresse verso quel piccolo accampamento, desideroso di un po' di compagnia

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Mentre il giovane, spensieratamente, si dirigeva verso l'accampamento, due uomini nascosti nel buio avevano già notato la sua presenza. Caricando le loro balestre, attesero all'ombra di un carro finché Alsar non fu a portata di voce.
Chi è là?
Gridò uno dei due.
Non fare un altro passo e dicci che cosa vuoi!
Aggiunse l'altro.

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Arlas si fermò e rispose prontamente ai due uomini.
Il mio nome è Arlas, sono un uomo libero di Erandull. La natura è come una famiglia per me, ma se non rappresento un ospite sgradevole vorrei godere un po' della compagnia di altri esseri umani. Non so dove voi stiate andando, ma il mio percorso mi porta a passare vicino a Kallà, quindi ho deciso di fermarmi là e informarmi su quel che accade. è abbastanza? In ogni caso, non ho armi addosso, non vedo come potrei farvi del male

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I due uomini si fermarono un attimo a riflettere.
"Che dobbiamo fare? C'è da fidarsi?"
"Forse sarebbe meglio portarlo da Eljah.."
Mentre decidevano il da farsi, dietro di loro una donna sulla cinquantina, grassa e quasi imponente quanto entrambe le guardie, proruppe in schiamazzi interrompendo la loro discussione :
"Ma lasciatelo passare! Cosa potrà fare mai un uomo solo, in mezzo a settantaquattro fieri Magarìti! E poi, c'è zuppa per tutti stasera. Avanti, ragazzo, sei il benvenuto tra noi. "
".. Come volete, Madre Tanèa."
Scostatesi, visibilmente seccate per l'intervento della donna, le due guardie rimasero a guardare la reazione dell'uomo mentre colei che chiamavano Madre Tanèa gli faceva segno di avvicinarsi e di entrare nel campo.

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Arlas si apprestò a seguire la donna
Grazie, signora. Vedo che i questi uomini sono ben allerta, addestrati e armati. Vi state forse dirigendo a Kallà?
Ah, mi scusi, come posso chiamarla?

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Si, Kallà sarà la nostra prossima tappa, anche se non contiamo di fermarci lì a lungo. Chiamami pure Madre Tanèa, come fanno tutti. Se vuoi viaggiare con noi, devi metterti subito al lavoro. Vai laggiù, vicino al focolare, e parla con Eljah. Ti dirà lui cosa fare. Se sei affamato, il paiolo è ancora mezzo pieno.
Indicatogli il focolare con vicini degli uomini , la donna tornò ad occuparsi delle sue faccende, raggiungendo le altre tre vicino a dove stavano distribuendo le razioni serali.

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Arlas rimase immobile diversi secondi, poi si avviò verso il focolare indicato dalla donna. Avvicinatosi abbastanza agli uomini, alzo un poco la voce per farsi sentire.
Il mio nome è Arlas e sono diretto a Kallà. Cerco Eljah. Di che genere di lavoro avete bisogno? Madre Tanèa mi ha offerto un posto nella vostra comitiva in cambio del mio servizio, e dopo molto tempo di viaggio in solitudine gradirei davvero la compagnia di altri uomini

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Otto uomini, tutti riuniti intorno al fuoco, volsero il proprio sguardo al nuovo arrivato. Vestivano tutti abiti consunti, tra il blu scuro e il nero. Erano quasi tutti abbastanza anziani, e sebbene la loro barba fosse da lungo incolta erano completamente (o quasi) pelati. Uno di essi, che sembrava essere il più vecchio di tutti, portava sulla testa uno strano cappello bombato con sopra il disegno di una mano che tiene una saetta.
Fu proprio lui a parlare :
"Eljah sono io, giovane Arlas. Arriveremo insieme a Kallà, se il volere degli Dei sarà conforme ai nostri desideri. Se ti intendi di mappe, puoi aiutarci a decidere la strada migliore. Se no, ti troveremo qualcos'altro da fare.
"Padre" disse, rivolgendosi al vecchio, uno dei più giovani "forse lui può aiutarci con la figlia di Armina.."
"Ah già, hai ragione."
Poi, rivolgendosi di nuovo ad Arlas :
"Per caso sai qualcosa dell'arte della guarigione? Il figlio di una delle nostre donne è malato, e tra di noi non c'è alcun medico che possa capire come curarlo."

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Hm, non credo di essere in grado di aiutarvi con la mappa: la mia concezione di strada è, per così dire, andare in linea d'aria fino alla meta successiva.
Abbozzando un sorriso, Arlas tornò subito serio.
D'altro canto, sono stato educato in mezzo alla natura e ho imparato a sopravvivere in essa. Non garantisco nulla e non voglio alimentare false speranze nei vostri animi, ma penso di potervi aiutare. Sono disponibile anche ora, se per voi non è un disturbo, almeno per esaminare le sue condizioni: uno di voi sarebbe gentilmente disposto ad accompagnarmi da lui e nel frattempo dirmi quali sono i suoi sintomi?

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"Si, vi ci posso portare io."
Condotto Alsar ad uno dei carri disposti a cerchio, uno verniciato di rosso, il ragazzo gli fece cenno di entrare.
Davanti a lui, un disordine di casse, vestiari e utensili. In fondo al carro, una branda con sopra disteso un ragazzo. Su di lui, la madre china, che sussultò appena vide lo sconosciuto entrare, ma fu subito tranquillizzata al richiamo del giovane rimasto fuori.
"Armina, forse lui può curare tuo figlio."
Il ragazzo, completamente paonazzo in viso, con la pelle calda, sudava copiosamente, non riuscendo a parlare se non per balbettare qualche parola. Aveva l'avambraccio sinistro fasciato, con la fascia intrisa di sangue.

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Dopo aver dato un'occhiata al figlio e alla ferita, Arlas stette un paio di minuti a riflettere
La situazione non è gravissima, però ho bisogno che tu segua precisamente queste istruzioni: innanzitutto bisogna disinfettare la ferita. Non so, avete provato con dell'acqua bollente? Non è molto efficace, però come rimedio temporaneo dovrebbe essere sufficiente. Inoltre sarebbero necessari continui impacchi di acqua fredda sulla fronte del ragazzo, per cercare di mantenere bassa la temperatura corporea. E cambiare la fasciatura subito dopo aver disinfettato la ferita.
Per il momento non si può fare altro, mi spiace.
Detto ciò, si avviò nuovamente a passo veloce verso il focolare, per parlare con Eljah

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Vedendo ritornare Arlas, tutti gli sguardi si volsero verso di lui.
"Allora?" Chiese Eljah.

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Ho dato compiti alla donna perchè se ne occupi, ma senza medicinali non posso fare nulla. Mi sono necessarie un paio di erbe, cioè bacche Silya e corteccia di nespolo, per poter curare l'infezione e la febbre, e della seconda non so se riuscirei a trovarne in questa foresta.
Il problema è che adesso è buio e quindi sarebbe quasi impossibile riuscire a trovarne, però all'alba sarò ben felice di partire alla ricerca di ciò che vi occorre. Comunque le sue condizioni non sono gravissime e dovrebbe avere dei primi sollievi già con il primo soccorso.
Ditemi voi

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"Grazie per l'aiuto, te ne siamo grati."
Rispose Eljah, visibilmente sollevato.
"Domattina, appena farà luce, organizzeremo le ricerche. Entro dopodomani, se tutto va bene, dovremmo rimetterci in viaggio.
I turni di guardia sono già stabiliti, se volete riposare non avete che da trovare un luogo tranquillo. Laggiù, al carro di Jlma, potrete trovare delle coperte se ne avete bisogno."
Indicò uno dei carri, vicino al focolare dove le quattro donne ancora distribuivano cibo.

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Grazie, a domani allora
Arlas andò al carro Jilma per farsi dare una coperta e trovare un posto dove riposare

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L'accampamento si svegliava. I primi dardi del giorno dissipavano le tenebre della notte, gli uomini di guardia si davano il cambio e chi aveva vegliato andava a dormire, le donne riprendevano i loro lavori. Molti, però, erano ancora addormentati, o comunque non si vedevano in giro. Tra i pochi pellegrini che si vedevano vagare si scorgeva Eljah, che con quel suo buffo cappello era subito riconoscibile mentre parlava con una giovane donna.

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Arlas si alzò presto e si diresse subito verso Eljah
Eljah, se per te non rappresenta un problema, io partirei immediatamente alla ricerca delle medicine per quel ragazzo. Serve forse altro?

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"No, puoi andare subito. Porta con te anche mia nipote, Egira. Le servirà imparare qualcosa di più sulla foresta.. Se per te non è un peso, ovviamente."
"Piacere" Disse la ragazza, arrossendo leggermente.
Era vestita in maniera abbastanza grossolana, con dei pantaloni e due pesanti stivali non certo adatti ad una donna della sua giovane età. Il corpo era coperto da una camicia consunta, che lasciava vedere parte dell'opulento seno, e da un pesante mantello di lana che le cadeva fino alle ginocchia. I capelli rossi erano legati in una lunga coda che scendeva lungo il petto.

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Sarà un onore. Cercheremo di tornare il prima possibile
Si rivolse poi a Egira. Piacere, Arlas. Se sei pronta, possiamo avviarci subito. Vieni. Detto questo si avviò verso la foresta.

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Incamminatosi per la foresta, i due cominciano la ricerca.
"Mio padre ha detto che verrai con noi fino a Kallà. Che ci vai a fare?"

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Scoprire il mondo, fare nuove esperienze, suppongo. La vita in un villaggio è un po' monotona, e quindi è normale cercare nuove esperienze. Nello specifico voglio ampliare la mia conoscenza sia nel campo della botanica sia nel conoscere nuove specie di esseri viventi. Dovendo scegliere dove dirigermi, ho pensato bene di scegliere come meta Kallà: chissà se serva una mano nell'esercito. In ogni caso, meglio dirigersi verso una meta poco interessante che stare fermi a ciondolare. E poi gli eserciti si muovono in continuazione, sarebbe un'occasione perfetta per esplorare nuove terre e per avere un po' di compagnia. Soddisfatta?
Nel frattempo cerchiamo.

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Ero solamente curiosa di sapere qualcosa di più sul vostro conto.. Chissà quante storie ha da raccontare un viaggiatore come voi.
Sul pallido volto della ragazza apparve l'ombra di un sorriso.

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