De Confutatis Maledictis - Capitolo I

(ehm la squadra non è ancora arrivata, se vuoi editare...)

done.a te.

Seppur lentamente, la mano dell'EVA continua a muoversi verso di te.
Le interferenze radio si intensificano sempre più. Senti che il ragazzo mugugna ancora qualcosa ma non riesci a cogliere alcuna parola, anche se capisci che è alterato.
Anche la voce femminile interviene più volte ma non riesci a cogliere che pochi spezzoni. L'unica cosa sensata che riesci a sentire è "SHINJI!".

Dalla strada alla tua destra giunge una decisa ingiunzione: "FERMO DOVE SEI! Posa quell'arma e metti le mani bene in vista!"
Voltandoti vedi due uomini in divisa nera. Uno - quello che ha parlato - ha un megafono in mano, l'altro ti sta puntando contro una pistola. I rilevatori del Cassius identificano altri quattro individui nascosti (due dietro un furgoncino, uno a terra dietro un bidone dell'immondizia, un altro dietro un'automobile), tutti presumibilmente armati. Sono a circa 50 metri da te.

(ecco, mi ricordo solo ora di non aver specificato una cosa. Non tutti gli edifici sono rientrati nel terreno, solo i grattacieli; altri edifici più bassi, in mattoni o cemento, sono rimasti dov'erano)

"Non sei in condizione di trattare." Esita un attimo. "L'arma ti verrà riconsegnata. Al momento opportuno"

L'EVA nel frattempo si è fermato.

"mi permetto di dissentire.Ma consegno l'arma,non verseremo oggi il sangue dei figli di Dio."
Metto a terra l'arma
"Vi avverto per la vostra sicurezza che so combattere benissimo anche senz'armi.Non stuzzicatemi"

L'uomo che ha parlato fa un gesto. I due appostati dietro al furgone escono dal riparo e ti vengono incontro, tenendo bene in vista le pistole. Gli altri restano dove sono.
Arrivati abbastanza vicini, uno allontana con un calcio il Confutator, mentre l'altro continua a puntarti la pistola alla testa.
Riesci a distinguere un logo rosso - che sembra essere la metà di una foglia - sulle loro divise.

Quello che ha allontanato il Confutator fa una rapida perquisizione. Si ferma ad esaminare l'Obliterator - che attualmente è nella sua forma naturale e non di arma -, poi lo rimette al suo posto - nella tua fondina. Sembra perplesso per le molte apparecchiature che hai addosso, ma alla fine non toglie niente. Terminata la perquisizione, raccoglie il Confutator, poi, spingendoti nella direzione da cui sono arrivati, esclama "Bene. Ora muoviti, avanti".

"Andiamo"
Raggiungo il furgone e mi siedo.

(ehm, non sono arrivati in furgone)
Ti conducono lungo la via da cui sono arrivati, e poi in una serie di vie secondarie. Grazie al Cassius rilevi che gli altri quattro agenti si mantengono a distanza, tenendoti sempre sotto tiro.
In lontananza senti il rumore di altri enormi macchinari che stanno probabilmente portando via l'EVA danneggiato e la creatura abbattuta.
Dopo circa una decina di minuti di cammino, giungete davanti a quello che sembrerebbe un accesso della metropolitana, una scala che scende sotto il piano stradale, conducendo a un portello sigillato e corazzato.
L'uomo che ti ha preso il Confutator digita una combinazione su un pannello a muro; il portello si spalanca tra sbuffi di vapore.
Vieni condotto attraverso numerosi ambienti della città sotterranea, alcuni abbandonati, altri modernissimi e frementi di vita.

(scusa, ora devo lasciare, continuiamo più tardi)

ok,per adesso li seguo a ruota,posto io così puoi rispondere.

Vieni infine condotto in un corridoio buio e spoglio, su cui si aprono poche, strette porte di metallo. Il tuo occhio esperto nota facilmente la presenza di numerose telecamere negli angoli bui.
Vieni fatto fermare davanti a una porta esattamente uguale a tutte le altre. Uno dei due soldati la apre, rivelando una lugubre sala arredata solo da una lunga panca di metallo.
"Entra là dentro e togliti l'armatura e tutto l'equipaggiamento. E fai in fretta."

"Hm"
Faccio come mi dicono,e mi siedo sulla panca

La porta viene chiusa alle tue spalle, ma probabilmente non bloccata.
La stanza è quasi completamente buia, ma riesci a sentire il ronzio di qualche apparecchiatura elettrica.
"Vieni fuori appena hai finito", ingiunge la voce del soldato.

Cosa?Ho già fatto,mi sono tolto gli equipaggiamenti.

(quindi sei entrato, ti sei tolto tutto, e adesso esci, suppongo...)

(esatto esco,e guardo con un'occhiataccia i soldati.La pagheranno.)
"dove andiamo di bello?",dico,con un tono tra lo sfrontato e l'allegro

Uno dei due ti spintona avanti.
"Tu cammina," dice semplicemente, indicando davanti a sè col fucile.

"Sono qui apposta,soldato"
mentre cammino osservo il GeoFront e la sua struttura

Non c'è molto di visibile, siccome vi trovate in un corridoio chiuso (e anche piuttosto buio...).
Comunque, non vieni fatto camminare molto a lungo. Dopo pochi minuti ti fanno fermare davanti a una porta.
"Entra," ingiunge il soldato. "Sei atteso."

"Perfetto"
Entro nella sala,e mi guardo intorno

La porta viene nuovamente chiusa alle tue spalle.

Una forte luce ti investe.
La stanza è spoglia e poco spaziosa; all'interno c'è solo un tavolo bianco rettangolare, dritto di fronte a te, al quale sono sedute tre donne: al centro, una ragazza affascinante, con un abito nero e una giacchetta rossa, con capelli di un insolito colore violaceo, che ti squadra con espressione severa; alla sua destra una donna bionda, in camice bianco, dall'espressione fredda e distaccata; alla sua sinistra, invece, un'altra ragazza in uniforme bianca, china su un taccuino. Alle loro spalle ci sono altri due soldati in uniforme nera, in attesa.
Noti facilmente una strana lucidità nella parete alla tua destra, che supponi debba essere in realtà un vetro schermato.
La donna dai capelli viola si schiarisce la voce. "Confratello Nuntius, suppongo,"

"suppone esatto.Buon segno,significa che ha lasciato perdere la birra almeno in orario di lavoro.Dottoressa..."
Saluto la donna bionda con un cenno del capo
"Chi è l'ameba col taccuino?"