Campioni di Brazan - I - L'Occhio del Serpente

RORSCHACH:
Primo quarto della prima luna del Cammino dell'Orso

Erano settimane che si muoveva verso nord. Non era stato un viaggio piacevole, ma a voler essere sinceri nessuno lo era per lui da quando era diventato ciò che era: anche quando lo spirito (bestia?), che era dentro di lui, non
tentava di sopraffarlo ad ogni passo la sua condizione gli era rammentata dal suo stesso modo di camminare.
Ma ora finalmente era in vista della città. O meglio ne vedeva le mura possenti e poi altre mura entro le mura, ma, cosa strana, vi erano anche molte (moltissime) piccoloe costruzioni al di fuori di esse. Dal punto in cui egli si trovava erano poco più che puntini ma il loro numero gli faceva già capire che le sole case al di fuori delle mura erano molte di più di quelle del villaggio del Popolo del Lupo. Anche le rovine dell'empia città costruita più di trecento generazioni prima dell'ormai estinto Popolo del Cavallo erano ben misere per dimensioni di fronte a quanto Rorschach aveva davanti.
Il giovane, ultimo discendente del Popolo del Lupo, non aveva viaggiato fino ai confini della città di Brazan per diletto: una notte la Donna-Uccello, dea, madre e signora dei 5 popoli gli era apparsa in sogno. Anche ripensandoci mille volte non riusciva a dare un'immagine di lei precisa: ogni volta che richiamava alla memoria quel sogno la dea del suo popolo era sempre lievemente cangiante: in parte donna, in parte uccello. Le sue parole però gli erano rimaste impresse come marchiate a fuoco: "Ultimo dei Lupi, le parti del tutto ancora non si accettano e capiscono che ne sono elementi, proclamano la propria sovranità e lottano per ottenerla. Devi acquistare consapevolezza e comprendere, ma ciò avverà solo sotto l'occhio del serpente. Accetta i consigli del ratto albino, scova la tana del leone e libera l'orsa dai tre mastini. Guardati sempre dai Corruttori e dal falso seme del Lupo. Trova il tuo destino: il tuo popolo è finito per ricominciare."
Aveva a lungo vagato senza compredere nulla della sua profezia, fino a quando alcune settimane prima aveva sentito alcuni uomini parlare dell'occhio del serpente: un grande rubino rosso, sacra reliquia che si trovava nel Tempio di Iss'Dar a Brazan. Così si era messo in cammino ed ora era finalmente in vista della sua meta.

MONI:
Settimo giorno del mese della Tigre

La sua lealtà era indiscussa. Era ciò che si ripeteva sempre quando si trovava a dover eseguire compiti monotoni come il controllo alle porte delle mura esterne della città. L'Incantatore Scarlatto non si fidava di nessuno, salvo che dei Mu'us come lui, in quanto, appunto, la loro lealtà gli era assoluta. Erano stati creati per servire e difendere La Stirpe e lo avrebbero fatto fino alla Caduta dei Nuovi Dei, ma per quanto longevi fossero i Mu'us della sua razza Moni dubitava fortemente che la suddetta Caduta sarebbe venuta in questa sua reincarnazione.
Non avrebbe dovuto prendere servizio però che nel successivo turno di guardia ma aveva saputo da un suo informatore che un ciarlatano che si spacciava per veggente cieco ma sulla cui reale cecità il mu'us aveva forti dubbi aveva pagato alcuni ragazzi di strada per tenere d'occhio chi entrava dalla porta dei mercanti e, visto che sarebbe toccato anche a lui farlo tra non molto forse era il caso di conoscerne il perché o di agguantare uno di questi ragazzi e sapere chi il veggente stava cercando.

-Maledetta profezia- ringhiò Rorschach arrancando tra la folla, ogni passo una sofferenza, una fitta dolorosa nel cuore e nello spirito. Temeva il contatto con i passanti, se l'avessero anche solo urtato la sua natura sarebbe venuta a galla e probabilmente sarebbe stato linciato sul posto da quella gente rozza che tanto decantava la propria civiltà.
-Dovremmo divertirci un pò sai? Assaporare un pò di carne fresca....-
-NO! Non è questo il nostro compito-
-Nostro? OOOOH mi lusinghi, vorresti dirmi che finalmente siamo una coppia?-
-Così sembra......-
L'uomo, o qualunque cosa fosse si avvolse con maggior cura nel martello in modo che nulla fosse visibile, se non il braccio destro, scarno ma muscoloso ricoperto dal tatuaggio di una spirale uncinata.
Si guardava attorno con sospetto e diffidenza, ogni movimento per quanto banale faceva accellerare il suo battito cadiaco, un bambino che giocava, una donna che sbatteva i panni, un venditore che urlava per attirare clienti.
Tutto quel mondo gli era alieno e si trovava a disagio circondato da tanta gente e soffocato da quella fitta di odori e rumori che fuoriuscivano da quel luogo.
Ma non poteva andarsene, aveva finalmente scoperto il primo indizio che la dea aveva rivelato nella sua profezia, l'occhio del serpente era custodito in quella città e quindi era lì che avrebbe risolto la seconda parte della profezia, quella riguardante il ratto albino. I cancelli della città si facevano sempre più vicini.

Moni si svegliò. Si alzò dal letto, rifece le coperte, mangiò la razione mattutina, indossò i vestiti borghesi, si coprì il volto con la sciarpa, ed uscì dalla sua piccola e griga casa arroccata sulla collina dove sorgeva il palazzo.

Scese lungo le strade della città, grige, acciottolate e piene di una folla che riusciva ad essere silenziosa, forse a casua dell'ombra inquietante del palazzo dell'Incantatore.
Scivoloso nonostante la statura, si mosse confondendosi nella folla, tenendo una daga da lancio ben stretta, giocherellandoci con le dita.
Si mosse fino alla zona del mercato, lì, vicino al luogo dove il presunto cieco riceveva i suoi ospiti, un gruppo di ragazzini di strada giocava attorno ad una pozzanghera, saltandovi dentro e schizzandosi a vicenda.
Fece il giro, prima di raggiungerne uno in disparte, il capetto, un delinquentello come ilr esto di quella marmaglia. Se fosse stato per Moni, li avrebbe presi tutti e sbattuti in un campo lavoro, a contribuire alla grandezza di Barazan, non a sporcarne l'immagine, brutti straccioni. Cinse con il braccio le spalle del giovane, come un vecchio amico, e disse agli altri:
< Ragazzi. Ora andate a casa, se avete una, perchè sennò dovrò dire a vostra madre che voi vi siete buttati in pozza, e lei vi farà male per questo, e se non ci pensa lei, allora ci dovò pensare io...... >
E sottovoce all'altro:
< A tu conviene restare qui da vecchio Moni, perchè mia coltello può tagliare cordone di borsa o lingua, entrambi fanno parlare, ma a te convenire scegliere prima, no? >

RORSCHACH: avvicinandosi alla città si rese sempre più conto di quanto imponenti fossero le sue dimensioni: camminava lungo una strada pavimentata che seguiva una via tortuosa verso la cerchia di mura più esterne. Ai lati della strada costruzioni per lo più in legno ma anche di pietra, a uno o due piani si susseguivano spesso addossate le une alle altre talvolta divise da uno spazio angusto, un vicolo stretto che dava la vista su una fila di altri edifici che si allontanvano via via, fino a che l'occhio riusciva a vedere.
C'erano troppe costruzioni: trovare il tempio non sarebbe stato facile. Inoltre c'erano anche troppe persone e l'aria aveva un odore spiacevole, derivato dalla mistura di più odori, alcuni sgradevoli altri piacevoli, di cucina, corpi mal lavati, artigianato e combustione.
La cosa che lo colpì maggiormente fu però l'indifferenza della gente: nonostante la sua stazza passava quasi inosservato. Forse avrebbe dovuto chiedere a qualcuno, ma poteva davvero fidarsi di questi cittadini o si sarebbe trovato ingannato?

MONI: Il ragazzino gli sorrise con fare nervoso mentre gli altri del gruppo scappavano via rumorosamente, portandosi via anche buona parte della sua spavalderia. Tutti a Brazan sapevano bene che i ratti erano emissari diretti dell'Incantatore, che potevano arrestare chiunque e financo uccidere senza essere punti per questo (sempre che la loro azione non scontentasse l'Incantatore stesso o qualcuno dei loro superiori). Comunque facendo una voce il più possibile atona, per nascondere un comunque evidente timore disse: "Per una torre Lum ti dirà tutto quel che vuoi sapere, se ne sa qualcosa..."

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PX
Moni

Persuadere=3

-Fidarsi? No non è possibile, non mi fido di nulla che non sia prima stato messo alla prova dalla mia spada- Pensò il barbaro
-O che non hai messo sotto i denti- Aggiunse la bestia scoppiando poi in un sogghigno agghiacciante -Ti ricordi quel bandito? Quel zoticone.... squittiva come un sorcio per la paura. Ma si è subito zittito quando gli hai strappato la carotide con i denti. Ricordi?-
-QUELLO ERI TU!!-
-IO??? Ma non siamo forse una sola cosa noi due? Siamo entrambi colpevoli principe dei lupi-
Un ghigno bestiale percorse il volto di Rorschach, ma solo per un attimo.
Chiuse gli occhi cercando si rallentare il battito del suo cuore, il corpo percorso dai brividi.
Rimase fermo per qualche minuto, sballottato dalla gente, poi si decise a proseguire.
Alzò lo sguardo per osservare i grandi cancelli della città, una città immensa, troppo grande, troppo grande, troppo....
Appena oltre l'ingresso sentiva il vociare dei mercanti e poteva vedere i teloni delle bancarelle gonfiati dal vento.

MONI: a ogni domanda del mu'us il ragazzo faceva per rispondere, finendo per emettere però solo un suomo strozzato quando la domanda successiva gli pioveva addosso e lui cercava di capirne il contenuto. Quando la lista di domande fu finito era nel panico più totale: "Parli di Colal, quel vecchio pazzo? Altro che veggente! E' solo un bugiardo! Ci vanno solo vecchie rimbecillite e qualche battona tarda... nessuno armato... - si contò le dita come a contare le domande - nessuno straniero... e lui è tanto cieco quanto io sono re!" Concluse e stette a guardare il mu'us.

RORSCHACH: "Ehi! Omone col mantello marrone! Si tu! Vieni qui per favore!" Il metàlupo si sentì chiamare: era un uomo in abiti lisi ma dignitosi che gli faceva cenno da bordo strada, vicino a un carro a due ruote carico di casse di legno.

Il barbaro rimase momentaneamente interdetto quando quel perfetto sconosciuto lo chiamò in mezzo a tanti altri, perchè lui? Non era certo la persona dall'aspetto più rassicurante lì in zona, anzi. Strano, poteva essere una trappola? In fondo non sapeva nulla di quella gente e dei loro usi e costumi.
-Certo che tu ti fai troppe domande sai?-
Rorschach soppresse la voce con un ringhio e si decise ad avvicinarsi all'uomo, guardingo e con la mano ferina stretta sull'impugnatura dell'enorme spada che portava legata alla schiena sotto il mantello, per ogni eventualità.

Moni rimase un po' deluso.
< Solo un piccolo truffatore? Sei sicuro? >

Rimase piuttosto male; finalmente sperava di poter fare il salto di qualità. Era stanco di guardie alla porta, di piccoli delinquenti e ladruncoli. Voleva dare la caccia ai veri nemici di Barazan.
Voleva di più, anche se sapeva che non avrebbe dovuto.

MONI: Il ragazzino annuì. "Si è solo un imbroglione, ma sa fare piuttosto bene ciò che fa... ma se vuoi sapere i dettagli devi parlare con Ultar dei Cani Neri."
Chiaramente un'altra banda di marmocchi: "Gli allunga spesso qualche spicciolo per fare lavoretti per lui... come spargere la voce che è un veggente e un mistico... PFUI... ma non li trovi qui. Li ho visti poco fa però e per due teste di rame ti porto dove sono andati..."

RORSCHACH: "Sei davvero un pezzo d'uomo..." disse l'uomo. "Ti andrebbe di guadagnarti qualche testa di rame? Ho qui un carro che deve essere scaricato e il mio ragazzo si è stirato la schiena, dice, quel buono a nulla..."

-Ma per favore! Non vorrai metterti a fare il galoppino ora! E poi rifletti, dovresti usare entrambe le braccia e non credo che ha tutti vada a genio un mezzolupo, no?????- Lo sbeffeggiò la voce
-Odio ammetterlo ma hai ragione- ammise con rammarico Rorschach, quindi rivoltosi all'uomo parlò -Purtroppo ho un braccio rotto. Non potrei aiutarvi in alcun modo-

Moni guardò il giovane uomo.
< Sì....portami da loro....ti pagherò quando ci avrò parlato, e solo se si sarà rivelato utile. Già è tanto se non ti sbatto in galera, pezzente. E non provare a condurmi in una trappola....potrenno anceh essere orchi, ma prima di morire mi premurerò dia vvertire le altre guardie di massacrare te e la tua famiglia e i tuoi amici. >

MONI: il mu'us seguì discretamente il ragazzino per le strade della città. Dopo poco gli fu chiaro che era diretto proprio alla porta dei mercanti dove avrebbe dovuto prendere servizio all'inizio del turno di guardia successivo. Quando furono arrivati lo scugnizzo si nascose dietro l'angolo di un edificio adibito a locanda, il "Principe delle Fanciulle", che stava al margine est della piazza del mercato e era a poco distanza dalla porta. Da lì senza farsi notare indicò a Moni un ragazzotto sui dodici o tredici anni ma già piuttosto adulto fisicamente con la pelle scura, il naso camuso e una chioma riccia scomposta, vestito con abiti stracciati di colore nero stinto. "E' quello Ultar."
Poi indicò altri due ragazzini, più minuti fisicamente, ma abbigliati nello stesso colore posti in un altro punto della piazza, in modo da trovarsi dal lato opposto della porta e del passaggio rispetto a quello che il ragazzino aveva indicato essere Ultar. "Quei due anche sono dei Cani Neri... qualche volta provano anche a borseggiare qualche sprovveduto mentre Ultar gli chiede le elemosina o fa finta di urtarlo..."

RORSCHACH: "Davvero? Mi dispiace per te amico - l'uomo sembrava effettivamente triste per lui - perché non provi ad andare dai Guaritori del Palmo d'Argento? Stanno lungo la via delle mura, a sinistra della porta, la terza o quarta casa a due piani di legno... Non chiedono denaro e se possono ti guariranno..."

-Ti ringrazio dell'informazione uomo- Rorschach chinò la testa in segno di saluto e rispetto quindi proseguì inoltrandosi nella piazza, non sapeva ancora come trovare il tempio e chiederlo apertamente poteva insospettire qualcuno.
-Magari i guaritori potessero aiutarmi- Pensò sconsolato
-Non ci sperare principe non ci sperare-

Moni guardò la scena. Se avesse provato ad avvicinarsi al tipo, i due delinquentelli lo avrebbero ostacolato e avrebbero avvertito l'obbiettivo.

Poi, rivolgendosi al suo accompagnatore: < Ascolta, prendi queste quattro monete d'argento, vai da quei due, e digli che ho bisogno di loro davanti all'entrata del castello. Riferiscigli che dovranno portarmi......un sacchetto di spezie, di quelle che si comprano dall'altra parte della città, e che se verranno, gli darò sei volte tanto queste monete. Ah...tanto che ci sei, mandami i primi soldati che trovi. >

MONI: "Sei pazzo!" rispose il ragazzino. Era chiaro che l'ordine del mu'us lo terrorizzava: "Se mi avvicino a loro come minimo mi salteranno addosso. Io sono abile, ma loro sono in due e più grossi di me..."
Iniziò a guardarsi intorno e Moni ebbe come la sensazione che se calcava la mano il ragazzino sarebbe fuggito via come una freccia. Nella piazza e in prossimità delle porte vi era sia una pattuglia della guardia cittadina che si guardava intorno con l'usuale fare indolente sia alcune guardie di porta che parevano osservare chi aveva appena oltrepassato le porte con maggiore attenzione.

RORSCHACH: avanzò indisturbato fino alla porta della città. Una fila di carri stava avanzando lentamente verso la porta, ma quella di coloro che come lui erano a piedi e senza bagagli era molto più breve e cominciava ad una trentina di passi dalle porte. Due guardie facevano qualche domanda senza però apparentemente fermare nessuno e così la fila pareva avanzare ben più rapidamente di quella dei carri che evidentemente era sottoposta a controlli ben più scrupolosi.

L'uomo, o quello che era, proseguì zoppicando verso la porta, controllò un ultima volta che il mantello lo coprisse totalmente.
Se anche solo si fosse visto uno scorcio della sua natura era più che sicuro che l'attenzione si sarebba tutta spostata dai carri a lui in un baleno.

Fece un ultimo profondo respiro scrocchiò il collo con un colpo secco e quindi si decise a passare sotto l'occhio delle guardie.

'Mmmhhhhh'

Moni guardò il ragazzo.
Poi, incredibilmente sorrise; e con fare paterno:
< Hai ragione, piccolo, mi sono fatto prendere la mano; scusami se ti ho chiesto troppo. Tieni queste monete, sono tre, in aggiunta di tuo incarico. Ora, per favore, senza farti vedere dai due tizi, chiamami la pattuglia, e digli di circondare la piazza, vai su. >
E poi sorrise di nuovo.

'Piccolo vigliacco, ti sbudellerrò di persona per questo....'

MONI: Il ragazzino afferrò il denaro prontamente e sparì alla volta del capo pattuglia. Indicò a lui Moni e poi qualcosa più discretamente, poi mentre la pattuglia si scioglieva e una delle guardie veniva nella sua direzione scomparve tra la folla.

RORSCHACH: ci volle ben meno di quel che avrebbe creduto. Il sole non si era mosso di molto quando il metàlupo arivò davanti al presidio della porta. La guardia deputata lo squadrò con fare critico, poi gli intimò di aprire il mantello e di scoprirsi il volto.

-HAHAHAHAHA pensa all'ironia della sorte- commentò sarcastica la voce -Se tu avessi aiutato quello stolto di un mercante con il carro probabilmente ti avrebbe aiutato a passare, ma adesso come te la cavi?-
Rorschach pensava febbrilmente ad una soluzione, agitandosi sotto il mantello.
-Per essere un bastrdo è un bastardo, ma purtroppo è un bastardo che ha ragione- pensò. Non poteva mostrarsi per quello che era se no lo avrebbero messo come minimo agli arresti e non poteva nemmeno tornare indietro, la guardia si sarebbe insospettita e lo avrebbe fermato. Gli occhi saettarono da una parte all'altra cercando di cogliere qualche informazione che potesse tornargli utile.

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Mi guardo attorno, cosa vedo? Soprattutto quante guardie ci sono e come sono armate?

PS:Azz' che brutta situazione ^^

Moni si avvicinò alla chetichella al soldato:
< Ascolta. Io mi avvicino all'obbiettivo, lo faccio scappare, soldati vicini a ragazzi li redono inoffensivi, e io inseguo lui. Tu fai giro e dice questo a altri soldati, poi ti va a mettere la, a imbocco di strada, dove ti faccio scappare il truffator. Tu intercettalo. Il segnale per scattare sarà: "Onore a Barazan". Vai ora >

MONI: Il capo pattuglia appena ebbe riconosciuto chi Moni era fu molto collaborativo sottmettendosi alle sue richieste senza fiatare. Si allontanò e parlò brevemente con un paio di soldati, che diffusero la voce poi tra gli altri, mentre il capo si andava a posizionare dove il mu'us aveva indicato.
Moni notò che i due ragazzini dei cani neri si guardavano nervosamente intorno. probabilmente avevano individuato il movimento delle guardie. Il loro capo però continuava ad addocchiare ogni nuovo entrato come se non si fosse accorto di nulla.

RORSCHACH: si guardò febbrilmente intorno mentre la guardia aspettava che lui facesse quanto indicato: oltre a quella che lo aveva fermato ce ne erano almeno un'altra dozzina qua e là che ispezionavano i carri o erano in posizione scrutando i passanti. Oltre quella che gli aveva parlato almeno altre due lo stavano osservando con attenzione. Le guardie che ispezionavano i carri e quella che parlava con lui avevano delle spade lunghe in un fodero alla cintura, mentre le altre avevano o delle alabarde o una specie di stano tridente dai rebbi laterali curvi che serviva a bloccare senza uccidere e che Rorschach aveva sentito chiamatre acchiappauomini. Tutte poi indossavano sotto la cotta d'armi col simbolo della città una cotta di maglia alle ginocchia con cappuccio che lasciava scoperti le gambe sotto il ginocchio, le mani e la faccia.
Notò che la guardia che gli aveva chiesto di scoprirsi lo stava guardando fisso. Non ci sarebbe voluto ancora molto a farla spazientire...

Rorschach emise un basso ringhio, mossa stupida la sua. Non conosceva nulla della città e questo gli aveva fatto commettere un errore. la mano sotto il mantello cominciò lentamente a muoversi verso lo spadone che portava sulle spalle. Per distrarre da quel movimento con l'altra mano afferrò il cappuccio. Aveva deciso di svelarsi, la reazione dell'uomo avrebbe deciso la loro sorte. Se avesse provato a toccare la spada che gli pendeva al fianco avrebbe attaccato con furia pari al lupo durante l'inverno della tundra.
Fece un ultimo respiro soffocò la voce che sogghignava presagendo gli eventi futuri e si tolse il cappuccio fissando con occhi di ghiaccio la guardia.

Moni, una volta che le guardie furono in posizione, si avviò calmo verso il delinquente, e mentre camminava urlò,

< In nome delle leggi di Barazan, io, Moni, Mu'us della Guardia scarlatta, ti dichiaro in arresto per una molteplice selezione di reati, quali truffa, millanteria, furto, e siccome hai così facendo infangato il nome di Barazan, ti dichiaro in arresto per tradimento! >

MONI: Il ragazzotto non fu l'unico a guardare il mu'us che si rivelava, ma il giovane ladruncolo aveva probabilmente già notato lo strano movimento delle guardie e si diede immediatamente alla fuga, proprio in direzione dell'accesso alla piazza dove Moni aveva fatto piazzare il capo pattuglia, facendosi largo tra la folla più lenta.
Non aveva percorso che una decina di metri sgomitando che improvvisamente cadde a terra faccia in avanti: subito si fece il vuoto intorno a lui. Alcune donne gridarono e altra gente mossa dal panico cercò di lasciare rapidamente la piazza creando ancora maggiore confusione. Dalla schiena del ragazzo sporgeva infatti il manico di un coltello piantato con evidente maestri all'altezza del cuore.

RORSCHACH: la guardia lo osservò a bocca aperta per qualche istante, ed anche altre persone fecero altrettanto. Non pochi restarono sgomenti ed altri spaventati dal suo aspetto.
Ripresasi dallo stupore la guardia disse: "Devi essere uno di quelli venuto per combattere nella nostra arena eh? Devi entrare dal..."
Oltre la porta, dentro la città si sentirono grida e trambusto, che richiamò le guardie della porta facendole accorere verso l'interno. guardandosi alle spalle la guardia sembrò cambiare idea: "Avresti dovuto entrare dalla Porta dell'Arena, ma per questa volta chiuderò un'occhio... - gli fece cenno di andare - Il prossimo..."