Campioni di Brazan - I - L'Occhio del Serpente

Moni piegò la testa in segno di riverenza e rispose.
< Chiedo permesso di studiare le sembianze di un funzionario sicuro, poi di ritirarmi nei miei alloggi >

quake rispose un po' intontito:
Mi chiamo Quake e per quanto riguarda il saper combattere, fatti avanti e vedrai

MONI: Il suo superiore assentì: "Ritirati pure e preparati. Sono davvero curioso di vedere questa creatura all'opera nell'arena..." concluse, congedandolo.

RORSCHACH: Il sidro era terminato, ma l'incontro successivo col suo contatto era per il giorno successivo, mentre il sole non doveva aver percorso metà di quel cammino. Non poteva accamparsi in una città, come aveva fatto durante le sue peregrinazioni. Doveva trovare cibo e alloggio...

QUAKE: "Sei sanguigno e temerario come hanno detto gli schiavisti. Adesso tu appartieni all'Incantatore Scarlatto, Viatico di Brazan e Signore di tutte le Creature entro le sue mura. Sei qui per combattere e soddisfare l'Incantatore e tutti coloro che assisteranno ai tuoi scontri. Questo può avvenire in due modi: possiamo trascinarti in questa gabbia fino alle porte dell'arena ogni volta che dovrai lottare e ributtartici dietro quando avrai finito, e andare avanti finché qualcuno o qualcosa non ti ridurrà a nutrimento per i felini zebrati.
Oppure puoi decidere di comportarti civilmente entro queste mura ed ottenere alloggio nell'acquartieramento dei combattenti-schiavi e, se sei abbastanza forte da vincere 9 scontri nell'arena, potrai essere di nuovo libero e probabilmente famoso. Allora: cosa decidi?"

Avrebbe preso una stanza il quella taverna decise, ma non subito, prima avrebbe fatto un giro per le viuzze per schiarirsi le idee. Normalmente avrebbe camminato per i boschi facendosi circondare dai rumori della natura, ma lì era oppresso dalla puzza delle strade e dal rumore prodotto da tutta quella gente.
Si sarebbe accontentato per questa volta.

Detto questo si alzò e usci dalla taverna senza farsi notare.

RORSCHACH: Uscì dalla taverna nell'indifferenza generale. Forse non sarebbe passato altrettanto inosservato senza mantello, ma probabilmente era meglio non verificarlo.
Fuori si trovò di nuovo in una delle apparentemente infinite vie di quella grande città.
Nessuna delle poche insegne circostanti attirò particolarmente la sua attenzione. Taverne, bordelli e ostelli da quattro soldi. Doveva solo decidere in che direzione andare, facendo ben attenzione a non perdersi. Brazan non sembrava una città tollerante con gli sprovveduti.
Gli unici punti di riferimento che aveva era la porta delle mura interne da cui era entrato e la Via del Nord, una grande strada molto trafficata che correva dalla porta delle mura interne a quella delle mura cittadine, per poi proseguire a nord, verso il fantomatico regno di rhun. Poteva scegliere di andare a destra e quindi verso la via principale o a sinistra ed addentrarsi ancor di più nel grande quartiere degli stranieri di quella città.

QUAKE: L'uomo vestito di rosso si carezzò la barba per qualche momento poi rispose: "Sei particolarmente... bello per essere un minotauro, ma questo non ha grande importanza. Se non darai noie agli addetti durante la permanenza qui prometto che ti farò trasferire al quartiere dei combattenti schiavi dopo il tuo secondo scontro, e che ti farò assegnare un alloggio più grande se arriverai vivo al quinto. Ora dimmi di che armi hai bisogno per combattere..."

Con decisione inboccò la strada a sinistra, non aveva intenzione di trovarsi in mezzo alla via affollata.
Si inoltrò nel quartiere degli stranieri facendo attenzione a non perdere la strada, doveva riflettere su quello che lo aspettava.

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Curiosità, ma che ore sono?

RORSCHACH: Percorse la via in cui si trovava la taverna del Re ratto restando circospetto. Vi erano molti umani in giro ed anche altre creature umanoidi. Alcune erano basse e tozze e il metàlupo sapeva che si chiamavano nani ed erano noti per essere guerrieri coraggiosi e nemici giurati degli uomini-che-vestono-con-pelli-di-lupo*. Altri erano simili agli umani ma più snelli e con delle orecchie lunghe e appuntite come quelle di una lince. Anche di questi ne aveva già visti vari, ma non sapeva come si chiamasse la loro razza.
Mentre stava passando vicino ad un carro da cui scaricavano delle botti gli si avvicinò una ragazzina cenciosa ma con due grandi occhi verdi imploranti e gli disse: "Ti sconguiro signore, dammi una moneta per comprare il latte per mio fratello. Mia madre è malata e lui ha fame e tanto bisogno di latte..." tenendo una mano tesa (in attesa) mentre parlava.

QUAKE: "Rinfrescare la mente e il corpo?" Disse l'umano barbuto, con un tono che a Quake parve curioso: "Penso che si possa fare, sarà anche una buona occasione per metterti alla prova prima che tu calpesti la sabbia dell'arena... C'è bisogno di gente nuova Minotauro e se giocherai bene le tue carte potresti arrivare ad essere di nuovo libero... Ora ti conviene riposare. Tornerò qui al tramonto, e a tuo beneficio che non vedi la luce, ora è da poco passato mezzodì. Riposa e preparati."

Rorschach gli finì quasi addosso tanto era distante la sua mente. Ripresosi un attimo osservò la mano tesa e dal subconscio un ringhiò gli salì alla gola, ma quando alzò lo sguardo e vide in faccia la bambina si calmò. Quella ragazzina gli ricordava tanto Garizia, una bambina del suo villaggio, con simili occhi verdi. L'aveva ritrovata dopo l'attacco, era ustionata su tutto il corpo e una freccia gli aveva trapassato il petto. Era morta con gli occhi spalancati verso il mondo.

Scacciando quei pensieri tristi tirò fuori dal mantello due monete e le diede alla bambina abbozzando un sorriso anche se il cappuccio gli copriva quasi totalmente la faccia.

ok, avrei solo fame,non date nnte da mangiare qui?

Moni, ritiratosi nelle sue stanze, passò parecchio tempo studiando le forme e le movenze di un vecchio monaco giunto la in viaggio. All'alba sarebbe partito e lui avrebbe potuto prenderne le sembianze per il suo ruolo da addestratore.
Dopo di che dormì un po' e verso tarda nottata si diresse verso il grandevù con il bestione

RORSCHACH: La ragazzina afferrò le monete e toccò quasi terra con un inchino degno di un principe e nel contempo disse co un tono che trasudava felicità: "Grazie infinite signore! Che Tenrete la Gioiosa ti benedica e ti porti fortuna!" poi scappò via, forse a comprare il latte o forse no.
Mentre la ragazzina andava via il metàlupo notò che due uomini, un grassone dalla faccia ovale e uno più basso ma robusto e dal viso butterato lo stavano fissando dall'angolo di una strada laterale. Indossavano abiti rattoppati e scoloriti e parte del corpo era nascosta da due mantelli altrettano rovinati. Le loro facce erano tanto rassicuranti quanto lo è una pugnalata alla schiena.

QUAKE: "Ti farò portare del cibo... Carne suppongo?" domandò l'umano.

MONI: si preparò, studiò la forma che voleva assumere e quindi si andò a riposare.

Rorschach non aveva intenzione di affrontare uno scontro, avrebbe attirato troppa attenzione su di sè. Ma non poteva ignorare che i due brutti ceffi l'avevano puntato e soprattutto lo avevano visto dare dei soldi alla ragazzina.
Si girò verso i due uomini e con lentezza si tolse il mantello dalla faccia ringhiando, il braccio bestiale scivolò fuori dal mantello facendo sfoggio dei lunghi artigli.
"Attaccali!"
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Cerco di spaventarli. Spero che il mio aspetto basti. ^^

sì, solo 16kg, devo tenermi leggero x l'allenamento...quando dovrò combattere?

QUAKE: "Te la farò portare, per il combattimento vedremo come ti comporterai in allenamento..."
L'umano lasciò Quake solo ma dopo un po' arrivò un umano tozzo e calvo con un grembiule di cuoio che portava in spalla un quarto posteriore di un qualche animale. Si avvicinò alla cella di Quake e gli chiese: "Uomo-toro: devo cuocertelo o lo mangi così?"

RORSCHACH: I due umani lo guardarono piuttosto stupiti, ma non terrorizzati come avrebbe sperato. Poi però pensarono bene di allontanarsi rapidamente, in direzione* del Re Ratto.

(*) Nel senso che vanno da quella parte, non nella taverna.

Poco male se non li aveva spaventati, l'importante era che avessero desistito dall'attaccarlo. Prudentemente riprese la sua strada, facendo però attenzione che nessuno lo seguisse.

crudo va bene....

e dopo aver trangugiato la carne si appisolò

RORSCHACH: proseguì camminando lungo quella strada per un po' senza che nessun edificio attirasse in modo particolare la sua attenzione. Ad un certo punto senza alcun preavviso la strada smetteva di essere tale inclinandosi duramente verso il basso dove confluiva in una sorta di cloaca.
L'ultimo edificio prima di tale mutamento era una grossa costuzione interamente in legno. Anche se non sapeva leggere, il metàlupo riconobbe la parola che indicava una locanda nell'insegna dipinta sopra la porta.
Dal lato opposto della strada al margine della cloaca si trovava un porcile coperto, il cui guardiano lo stava osservando con innocente curiosità.

QUAKE: dopo essersi rifocillato il sonno non tardò a venire. Si svegliò dopo un tempo indefinito, sentendo qualcosa di strano. Il pavimento si muoveva. Anzi la sua cella si muoveva. Poi comprese. Si trovava in una gabbia su ruote, che era stata agganciata a due buoi e questi la stavano pacatamente trainando da qualche parte, lungo un corridoio sotterraneo.
Mentre questi pensieri attraversavano la sua mente e questa si liberava dal residuo torpore una voce già sentita disse: "Sta tranquillo ragazzone! Ti abbiamo procurato un po' di materia prima per allenarti..." Era l'uomo barbuto con cui aveva già parlato prima e stava indicando un vasto ambiente che già si intravedeva alla fine di quella sorta di cunicolo.

Il giovane osservò la costruzione in legno, decisamente era migliore del bugigattolo dove aveva incontrato il ratto. Forse era meglio fermarsi lì la notte e tornare all'altra la mattina seguente. Mentre si dirigeva verso la locanda controllò quando denaro gli rimaneva.

yaaaawnn,bene bene...................mmmmm, chiedo solo, quando saremo arrivati, di fare colazione... quel bue mi pare particolarmente grasso, adoro la testina, lo dico solo xkè sarà una lunga e dura giornata

(arch, come si chiama l'uomo barbuto, sl x comodità)

detto questo quake si stravaccò nella sua gabbia cercando di svegliarsi dal coma post-sonno

RORSCHACH: Aveva ancora sette monete d'argento e una manciata di monete di rame. Entrò nella locanda. L'interno era spartano: la camera comune era arredata con tavoli e sedie di legno di fattura dozzinale, una scala saliva al piano superiore e un ampio bancone era piazzato in fondo alla stanza. Dietro di esso una porta a due ante conduceva in cucina. Vi erano altre due porte a sinistra, sotto il vano della scala.
Il locale era deserto ma una donna di mezza età con un grembiule candido e abiti piuttosto puliti si smarcò subito da dietro il bancone venendogli incontro, facendo ondulare dei capelli ricci dall'aria un po' untuosa.
"Salute Vossignoria e benvenuto alla Fine del Mondo! Cosa posso fare per voi?"

QUAKE: L'uomo barbuto non rispose ma la sua gabbia su ruote si fermò bruscamente quando ormai erano quasi arrivati al punto da cui si vedeva arrivare più luce. Una sezione del muro del corridoio a sinistra si spostò stridendo e uno degli uomini che erano con quello barbuto armeggiò sotto la gabbia finché la grata di questa non si aprì come un cancello dal lato sinistro. Oltre la parete Quake poteva vedere un ambiente illuminato da torce che doveva avere una forma poligonale. Poggiate per terra ad una dozzina di passi oltre la parete che era slittata vi erano due asce.
"Forza ragazzone, tocca a te. Facci vedere che sai fare..." disse l'uomo barbuto indicando il passaggio e le asce a terra.

Bene,si comincia
disse Quake prendendo le asce ed in seguito mise in pratica la prima delle sue tecniche;asce roteanti) che era difensiva

Quel luogo gli andava a genio, era abbastanza austero e poco frequentato da permettergli di rilassarsi finalmente, per la prima volta da quando era arrivato in quella città.

"Una stanza per tutta la giornata" Grugni concentrandosi a parlare quell'idioma strano " E anche la notte. Quanto costa?"

"Il cagnolino vuole andare a letto presto."

RORSCHACH: La donna lo scrutò per un momento, poi smise di guardarlo in faccia. "Sette monete di rame se volete solo la stanza, una d'argento se volete anche pranzare o cenare qui da noi."

QUAKE: Arrivato dove si trovavano le asce si rese conto di essere sbucato in una sorta di strana stanza. Era larga poco più di venti passi e larga probabilmente altrettanto, e oltre a quella da cui era entrato vi era solo un'altra apertura chiusa da una robusta porta di ferro.
Le pareti erano alte più del doppio di lui e sembravano scavate nella nuda roccia, perché non vi era segno di costruzione. Alla sommità delle pareti però non vi era il soffitto, che si trovava ben più in alto, ma una sorta di balconata, dove erano affacciati alcuni umani in armatura nera equipaggiati con grosse balestre. Dopo qualche momento comparve anche l'uomo barbuto, accompagnato da un altro umano, un giovane sbarbatello con un elegante mantello rosso dall'ampia falda ed un farsetto dello stesso colore su cui era ricamata una testa di leone ruggente in arancione.
La porta di fronte a Quake si aprì e da essa uscirono in modo abbastanza recalcitrante tre umani di statura e stazza media. Non indossavano alcuna armatura, come lui ed erano tutti armati con delle lance e degli scudi rotondi di legno. Appena lo videro lo guardarono con non poco timore.