1° avventura - Un patto d'onore

CAPITOLO 1: La fiamma cade

Era notte quando Aman percorse la piccola strada sterrata che portava al monastero della fiamma nera, e i salici ricurvi che ne costeggiavano la via perevano danzare sotto la leggera brezza primaverile mentre l'erba fresca si piegava dolcemente accarezzando i piedi semiscalzi del monaco.
Quella sì che sembrava una notte per cui valeva la pena vivere, un attimo di tranquillità, in quel mondo che pareva dominato dal caos.
Su ciò rifletteva Aman mentre camminava con passò sicuro verso la propria destinazione, il Monastero della Fiamma Nera, l'unica cosa che poteva definire casa. Sebbene i monaci del tempio fossero accogliente con tutti i viandanti e gli ospiti, non avevano accettato facilmente di prendersi cura di un orfanello abbandonato d'avanti a portoni, poichè il monastero non era posto per bambini.
Ma con il tempo quel piccolo era cresciuto diventando un giovane sano che dimostrò in più occasioni una grande saggezza diventando ciò che Aman era quel giorno.
Il monaco pensò anche agli allenamenti del giorno successivo, difatti, oltre agli esercizi spirituali a cui ogni monaco si sottoponeva, egli insieme ad alcuni dei monaci, studiava anche la perfezione del corpo e l'armonia con il mondo, ma per reggiungere un tale stato a lui mancava ancora molta strada.
Forse era per questo, per comprendere meglio il mondo, che il Gran Maestro l'aveva inviato fuori dal monastero, per assicurarsi le provvigioni per il prossimo inverno con i contadini.
Tuttavia il giovane monaco era scettico: come poteva comprendere il mondo se il luogo più interessante che aveva visto era stata la piazza un villaggio formato da una decina di casupole?
Quei pensieri furono presto interrotti però dall'aroma che giungeva con il vento, un intenso profumo di boccioli di rose, probabilmente quelle coltivate da fratello Kurt, ma insieme a esso c'ero un'altro odore.
Odore di bruciato.
Forse fu il suo sesto senso, oppure un semplice dubbio, fatto sta che il monaco cominciò a correre a più non posso, fino a che non fu in grado di distinguere del fumo.
Fumo che si alzava dal monastero.
Giunto ai portoni della Fiamma Nera li trovò spalancati, anzi divelsi a forza a qualche ignaro essere.
Da dentro sentì il crepitare delle fiamme e alcune urla sconnesse, alcune distintamente umane, altre più gutturali.
E mentre la sua unica casa e reltà andava in fiamme, si domandò chi avesse fatto ciò.
E soprattutto come fargliela pagare.

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Rob, se mi sono preso troppe libertà sul tuo pg dimmelo, comunque che fai?

Aman rimase completamente spiazzato da quella scoperta, per un attimo tutte le immagini del suo addestramento e della sua infanzia gli passarono davanti agli occhi mentre lacrimando proseguiva all'intermno del tempio alla ricerca della provenienza delle grida.




Mi faccio strada nel tempio fino ad arrivare al luogo delle grida

Aman avanzò lungo il chiostro semidistrutto del monastero: i giardini e le panche sopra cui i monaci erano soliti meditare erano stati calpestati e rovinati, comprese anche un cespuglio di rose bianche, le più belle di fratello Kurt.
Le grida erano sparse e incomprensibili, ma Aman era vissuto in quel monastero per tutta la vita e conosceva quel luogo come le sue tasche.
Stavo decidendo da che parte dirigersi quando notò due piccole figure sparire sotto una delle arcate che conducevano alle cucine.

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Non riesci a orientarti con le urla, ma noti due figure (che però causa fumo e perchè le vedi solo di sfuggiti irriconoscibili) di bassa statura addentrarsi nella cucina. Da chiostro partono 4 vie: una che porta alle cucine e ai magazzini, una verso i dormitori e la mensa, una per la palestra di allenamento, una alla biblioteca e una verso la cappella che da cui si accede alle catacombe.

Quale prendi? ah, le figure non ti hanno visto

Aman vide di sfuggita delle piccole figure e dato che era incerto sull'esatta provenienza delle grida decise di seguire le due piccole figure, facendo più silenzio possibile, per non attirare l'attenzione


Faccio una prova di muovermi silenziosamente

Aman scivolò furtivamente verso le due figure fino alle porte della cucina.
Una volta giunto alla soglia della stanza potè vedere con chiarezza gli umanoidi che gli stavano di fronte: due di loro erani i piccoletti che erano entrati, avevano la faccia piatta il naso largo e le orecchie appuntite, mentre vi era un altro umanoide che sembrava umano molto rozzo, con la pelle grigia e con canini inferiori sporgenti.
Anche se Aman non era mai stato fuori dal monastero aveva udito storie su queste tribù di esseri mostruosi e potè facilmente identificarli come un orco e due goblin.
L'orco stava sbraitando qualcosa in maniera gutturale e teneva in mano quello che sembrava un corpo umano semisvenuto, quando quest'ultimo emise un gemito e l'orco sbuffando sollevò la sua enorme lama.

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Non si accorgono di te. Nella stanza ci sono 2 goblin e un orco, al centro un tavolo pieno di vivande e tutt'attorno ceste.

Cosa fai?

Aman osservando quella scena capì che era il momento di agire, doveva fare qualcosa e subito.

Salto sopra al tavolo e poi salto alle spalle dell'orco con una prova di acrobazia. Da li cerco di colpirli

Dato che nessuno lo stava osservando, Aman percorse la stanza come un lampo e raggiunse il tavolo mentre l'orco sollevò la testa stupito. Poggiando le mani sul tavolo il monaco compì un salta in avanti giungendo a portata dell'orco che colpì con un calcio rotante mentre era ancora in volo.
Il collo dell'orco si spezzò come un ramo secco e l'umanoide cadde a terra in maniera scomposta.
I goblin a quella vista pensarono alla cosa migliore da fare: c'era un uomo di spalle disarmato, in equilibrio precario e loro erano due contro uno. Ovviamente per un goblin non era sufficiente e se la diedero a gambe levate.

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Esegui un salto da paura ma colpisci a pelo uccidendolo sul colpo.
I goblin fuggono, ma erano abbastanza distanti da evitare l'attacco di opportunità

Dopo che Aman uccise l'orco non fu ne sollevato ne disgustato dal suo gesto, la sua rabbia al momento surclassava la sua ragione, deciso a finire quello che aveva cominciato, inseguì i due goblin per vedere di riuscire a strappargli informazioni sull'accaduto.


Inseguo i due goblin tentando di bloccarne uno

Con un impeto di rabbia il monaco raggiunse i goblin dalla corta falcata e con un poderoso pugno ne spinse uno a terra.

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Li raggiungi senza problemi, tira un 1d20 per la prova di lotta contrapposta

La piccola creatura si dimenò a lungo in preda alla disperazione e Aman dovvette ricorrere a tutta la sua concentrazione e abilità per immobilizzarlo.
"IO PARLA!!!" gridò il goblin quando ebbe capito di non poter scappare.
"IO DI TUTTO, MA NO UCCIDE ME"

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Superi il test (ringrazia che sei di una taglia più grande, perchè il goblin aveva fatto 19 ) puoi domandargli qualcosa o spezzargli il collo con un gressino (se vuoi chiedergli qualcosa poni tutte le domande in una volta sola)

E allora parla piccola creatura schifosa! Perchè avete attaccato il monastero? Parla!!! Disse Aman con tutto l'odio che aveva in corpo

"Io no sa bene" disse il goblin impaurito "Tipo scuro scuro dice a grande Grondak, nostro capo che qui oro oro, ma qui no oro, solo umani e piante" il piccoletto cominciò a piangere con un suono che pareva tutt'altro che patetico "Ma forse in sala grossa e buia qualcosa c'è, per questo altri andati lì".
Qualcosa nella mente di Aman prese forma: la grossa sala buia?
Che fosse la catacomba che custidiva le salme di grandi monaci del passato e... secondo la leggenda, la Fiamma Nera.

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a te, fai altre domande? ti avverto però che Aman intuisce che il goblin non sa molto altro

Aman lasciò perdere immediatamente il goblin e si fiondò fuori dalla cucina e verso la cappella, ma tornato nel chiostro vide che non era più solo; il goblin scappato aveva chiamato amici.
Di fianco al piccolo umanoide ce n'erano altri due alti circa due metri, con un fisico muscoloso e l'aspetto brutale. La bocca era irta di zanne affilate e il naso molto simile a quello di un'orco.
Mentre i due bestioni gli ringhiavano contro, Aman non perse tempo e si preparò a lottare.

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Due bugbear ti si parano d'avanti, il goblin è alle loro spalle.

iniziativa : aman - bugbear - goblin (il goblin è talmente preso dal mettere su un tifo stile cheerleader che in questo turno e in quello successivo non fa niente, ergo ha fatto 1 naturale)

non ho capito, carichi o attendi?

Carico

Aman non intendeva farsi fermare da due esseri del genere, quindi scattò in avanti e colpendo con un calcio verso il bugbear, che però si riparò dietro lo scudo e con grugnito bestiale spinse indietro il monaco che incespicò. L'umanoide ne approfittò per calare la sua mazza sul monaco che la schivò scivolando di lato, ma l'altro bugbear menò una mazzata laterale che colpì lo colpì di striscio sul fianco mozzandogli il fiato.

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manchi il primo, il 1° bugbear ti manca, mentre il secondo ti prende fallendo però il critico e ti infligge 7 danni.

Aman ringhiò e riportò alla mente tutte gli insegnamenti che aveva ricevuto dai maestri, in particolare l'arte Shorin, "penetrare la fortezza"...
Concentrando il ki verso i mani, il monaco si gettò sul primo umanoide colpendo con una serie impressionante di pugni, il bugbear si riparò nuovamente dietro allo scudo, ma questa volta la protezione si ruppe sotto i colpi di Aman che proseguì colpendo più volte e duramente lo stomaco dello stupefatto umanoide, che stordito da tanta ferocia indietreggiò fino a che il monaco non lo mando al tappeto con un calcio in pieno volto.
Ma mentre Aman abbatteva il primo Bugbear, il secondo gli fu addosso colpendolo con una scudata da cui si protesse incrociando le braccia di fronte al petto. Resistette, ma l'impatto fu violento e gli arti inferiori ne risentirono.
L'umanoide proseguì a incalzarlo e Aman riportò alla mente le tecniche "Unsu", mani di nuvola. Con le palme aperte e pronte, attese il colpo poi schivatolo superò la guardia del bugbear colpendo vari punti del petto e dello stomaco del bestione. L'essere lì sentì a malapena e alzò la mazza per finire l'umano, o almeno ci provò. Perchè al posto del braccio si mosse la gamba sinistra e in men che non si dica l'umanoide scoprì che il corpo non gli rispondeva più, o meglio, si muoveva apperentemente in modo casuale. Il monaco allora lo colpì con un potente calcio in pieno viso e dal vistoso naso della bestia fuoriuscì copioso il sangue. L'essere furibondo tentò di muoversi versò il monaco per schiacciarlo, ma si mosse in maniera scoordinata e menò fendenti all'aria, allora Aman balzò verso di lui e colpì con il polsi di entrambe le palme la trachea esposta, spezzandola sul colpo.
L'essere cadde a terra gorgogliando gutturali maledizioni ma un pesante rumore di passi attirò l'attenzione del monaco: il primo bugbear era di nuovo in piedi e si gettò ululando pazzo per il dolore e la rabbia. Aman si abbassò per schivare il goffo attacco e usò la stessa spinta del bugbear per gettarlo violentemente a terra con un colpo di reni. La possente sagoma dell'umanoide venne scaraventata al suolo e li rimase.

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I due bugbear sono morti e il goblin hai tutta l'impressione che se la sia fatta addosso.
Ora sei a 44 pf

Ancora sudato e col fiato per via dello scontro Aman fissò il goblin e disse:

"Ti avevo dato la possibilità di andartene e invece mi hai procurato altri guai, te la sei cercata"

Ciò detto Aman tirò un calcio al collo del goblin con l'intento di ucciderlo

Il monaco sferrò un pugno al goblin spezzandogli di netto il collo e questi mori senza un rumore. Rimaneva solo lui nel chiostro devastato.

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a te

Continuo a correre verso la provenienza delle urla

Aman cominciò a correre a più non posso, aveva perso troppo tempo e si maledisse per questo, anche perchè si era accorto che le urla umane non si sentivano più, solo quelle gutturali degli umanoidi.
Il monaco fece irruzione nella cappella deserta, le panche e gli altari con gli incensi erano spariti, tappeti e arazzi erano squarciati e dappertutto si sentiva il fetido puzzo di orchi e goblin. Alle spalle dell'altare, una porta massiccia, alta 3 metri e in ferro era stata divelta a forza e i battenti giacevano a terra scomposti.
Le catacombe.
Aman riprese a correre, le fiaccole che costellavano lo stesso corridorio gettavano sul suo viso contratto dalla tensione una luce sinistra mentre i passi risuonavano cupi e i versi gutturali più forti.
Poi una luce tenue in fondo al corridoio e fu fuori.
Di fronte a lui si stendeva un enorme sala rischiarata da una pietra magica sul soffitto che diffondeva una soffice luce ambrata.
Disposte a circolo, si trovavano le tombe dei grandi maestri del monastero, e sopra di esse nicchie con le più importanti relique e oggetti sacri.
E sopra alla tomba del padre fondatore c'era lui: il gran maestro.
D'avanti a lui, decine di orchi, goblin e bugbear tra cui svettavano anche tre enormi ogre.
Il maestro era seduto a gambe incrociate, con il viso contratto e Aman notò che nessun mostro osava avvicinarsi, respinto da una sorta di barriera proiettata dal grande monaco.
Poi dalla folla di umanoidi avanzò una figura ammantata di nero che si muoveva con grazia e ispirava pericolo al solo guardo.
La figura alzò il palmo della mano e soffio una polvere rossastra.
Bastarono pochi secondi e il grande monaco ebbe una smorfia e la barrierà calò.
L'intera l'orda si gettò sull'anziano monaco, ma egli non era un avversario qualunque, egli possedeva una perfezione di corpo quasi perfetta e gli umanoidi se ne accorsero terribilmente presto.
Aman rimase in una stato di trance mentre osservava il maestro volteggiare con grazia e ferocia allo stesso tempo, gli orchi non potevano alzare le loro armi senza venire colpiti a morte dai devastanti colpi del monaco.
Bastò poco e gli umanoidi cominciarono ad arretrare di fronte a quel vecchio che sembrava più dio che umano, ma egli, per quanto saggio e potente, era solo un uomo, un vecchio uomo.
Fu forse per questo, per le membra stanche, per il respiro affaticato o forse per la morte di tutti i suoi allievi, che il maestro non si accorse delle tenebre alle sue spalle. Tenebre da cui saettò un coltello che si infilò tra le scapole trafiggendo il cuore. Vedendo il monaco sconfitto, gli umanoidi tornarono all'attacco, ma persino in quelle condizioni il maestro era capace di combattere, regolando con la propria volontà il battito del cuore che non funzionava più da solo. Aman allora si riebbe dallo stupore che l'aveva colpito e si gettò verso il suo maestro, raggiungendolo proprio mentre questo schiantava il suo ultimo avversario. Il vecchio monaco lo vide e sorrise, poi cadde a terra.
Intanto dalle tenebre fuoriuscì la figura ammantata che si avvicino allo nicchia sopra la tomba e vi prese il contenuto.
Poi, mormorando alcune parole svanì.
Aman si inginocchiò di fianco al monaco morente, che nonostante tutte le sue capacità e conoscenze non poteva sfuggire alla morte.
"Aman, ragazzo mio" disse il vecchio in soffio "recupera la Fiamma... e trova la forza di ..." ma quelle ultime parole gli morirono nelle labbra bagnate dal sangue.
Il monastero era distrutto, la sua unica famiglia morta e la Fiamma Nera rubata.
Eppure, come una fenice che risorge dalle sue ceneri, non era la fine.
No, era solo l'inizio di una nuova storia.

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fine capitolo 1. a breve introduco la vera avventura (questo diciamo che era un miniprologo)

2° capitolo: Falce della luna

Aman si lasciò cadere sulle sponde di un ruscello e si portò alle labbra quelle poche gocce d'acqua che riusciva a raccogliere.
Non ce la faceva più, la caccia l'aveva lasciato senza forze, ma nutriva ancora speranze: infatti era riuscito a scoprire che questo Grondak, il capoguerra degli incursori era il leader della tribù degli Azzannamidollo, tuttavia nessuno pareva conoscere dove egli si trovasse.
Tuttavia tre giorni prima aveva trovato della abitazione semidistrutte e i sopravvissuti gli avevano detto che c'era un gruppo di umanoidi nelle vicinanze, e per più sembrava che appartenessero proprio ai Azzannamidollo.
Aman era vicino, lo sentiva, ma aveva bisogno di riposare.
Non essendo mai stato tanto tempo fuori dal monastero si era fatto derubare i pochi averi al primo insediamento e più di una volta aveva confidato di trovare un ospitalità simile a quella che aveva ricevuto al monastero, con scarsi risultati. Perciò erano almeno sei giorni che non dormiva e non mangiava in modo decente, ma ora che si sentiva vicino al suo obbiettivo ciò non gli importava.
Perchè ora cominciava la sua vendetta.

Aspetto fino a sera e poi si rimise in marcia attraverso il boschetto in cui poteva distinguere chiaramente le tracce degli umanoidi e ben presto noto un fuoco in lontanza.
All'improvviso però udì un pesante cozzare di lame e insulti proveniente da una vicina e si gettò a controllare.
Di fronte a lui due imponenti guerrieri si stavano fronteggiando, uno sembrava un uomo delle pianure, probabilmente un barbaro Utghard, ma ignorava la tribù, mentre l'altro era un orco, ma non come quelli che aveva ucciso, era più grosso, con la pelle più opaca e una pericolosa scintilla di inteligenza negli occhi.

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Se non l'avete ancora inteso questi sono i vostri pg.
Regolatevi voi (se desiderate ammazzarvi tra di voi per me non è un problema ) comunque Candyman non entri da adesso ma tra poco.

p.s. Rob, quando hai lasciato il monastero hai preso tutto ciò che serviva per sopravvivere in giro

"Dannato orco! Come osi metterti sulla mia strada??" disse il barbaro "Io sono Pdor, figlio di Kmer della tribù di Spaccamontagne e tu mi hai aggredito. ". Poi guardò nella direzione del monaco. "E tu chi saresti piccolo uomo?"