I miei occhi, stamattina, mi si sono illuminati mentre cercavo tra i miei vecchi quaderni.
Ho trovato il quaderno in cui avevo cominciato a scrivere "I racconti di Ishamr", una serie di racconti (non mini-racconti, ma quasi vere e proprie storie) a sfondo fantasy raccontati da un vecchio mago a suo nipote.
Ce ne sono vari non finiti, che ho intenzione di completare.. Sono in fase di correzione e alcuni pezzi li sto riscrivendo totalmente..
Posto la prima parte del primo di questi racconti, se vi interessa finisco il lavoro (correggo la parte scritta e scrivo la parte mancante).
La grigia armatura di Torek scintillava quasi svogliatamente sotto il sole cocente dell'estate, che passava, senza perdere il suo chiarore, attraverso le fronde poco fitte degli alberi del bosco di Adhunel.
Dietro di lui, madidi di sudore per il caldo infernale e con gli archibugi pronti a far fuoco, i suoi compagni esploratori; Yar il bianco, chiamato così per via dei suoi capelli che, come successe al padre, fin dalla sua giovinezza sbiancarono quasi totalmente, e Laier MacchiaScura; quest'altro aveva ereditato tale soprannome da una cicatrice scaturita dallo scontro con un Ghoul che, infettandosi, aveva mandato in cancrena una parte della sua faccia. Era stato salvato dalla prontezza dei soccorsi in battaglia, ma il segno di quell'infezione non andò più via.
I passi dei tre bassi umanoidi, al contempo cauti e spensierati, sembravano violare l'apparente pace che la foresta riservava per i suoi abitanti.
All'improvviso, tutti e tre gli esploratori si fermarono, come se avessero avuto un comune presentimento. Purtroppo per loro, il pericolo non si fermava a un semplice sentore : pochi attimi dopo un grugnito, più simile ad un ruggito che al verso di un animale, squarciò il silenzio benchè arrivasse da lontano.
I nani si avvicinarono l'un l'altro, spalle contro spalle e archibugi puntati verso la foresta, tentando di capire meglio da dove provenisse quel verso.
Passato poco meno di un minuto, un suono di zoccoli in corsa si poteva udire nitidamente, insieme al macabro tintinnio di oggetti metallici che sbattevano fra loro.
Mentre i tre archibugi, pronti a sparare, erano puntati sulla fonte sonora, dai fitti arbusti boschivi cominciavano ad emergere varie creature.
Le bestie che stavano caricando, per i nani, erano l'impersonificazione, per quanto potessero essere paragonate a delle persone, del caos stesso.
Le creature erano alte quasi un metro in più di un uomo adulto, con due corna sviluppate e contorte che si erigevano prolungandosi dal loro cranio.
Con il busto di un uomo e sia le gambe che la testa di un taurino, erano completamente ricoperte da una pelliccia nera, folta e lercia, che emanava un odore irrespirabile per chiunque non ci fosse abituato.
Ma ciò che spaventava più i nani erano gli occhi : rossi come il sangue, animati dal profondo odio che le creature provavano per chiunque si trovasse sul loro territorio.
Ora si potevano ben distinguere tutte e sette le creature che correvano infuriate verso i nani; portavano nelle mani un'ascia da guerra e, dalla fragile copertura in cuoio che ricopriva parzialmente il torso umano pendevano talismani, coltelli e teschi di varia grandezza.
Torek fu il primo ad aprire il fuoco. Le sue dita tozze e allenate non fecero fatica a premere il grilletto, così come la sua possente spalla non fece alcuno sforzo a trattenere il rinculo dell'arma.
Il pesante proiettile di piombo, spinto dall'impeto della polvere, penetrò il cranio della creatura più vicina come fosse un frutto maturo, facendolo stramazzare goffamente a terra.
Gli altri due nani non tardarono a seguire l'esempio di Torek, ma l'imprecisione causata dalle rudimentali armi e la spessa pelle delle aberrazioni permisero a due delle belve di arrivare abbastanza vicine da attaccare.
Il primo ad essere ferito fu Torek, che, nonostante parati i primi due assalti della bestia, per la maestria che, nonostante la rabbia, essa univa alla propria forza, fu ferito profondamente alla spalla da un fendente tanto forte da penetrare la sua spessa armatura.
Mentre il suo avversario si preparava ad un altro attacco, che sarebbe stato mortale, Torek spinto dalla disperazione trovò la forza di premere di nuovo il grilletto e di uccidere la creatura con un colpo all'addome.
Stavolta le forze non gli bastarono per trattenere il rinculo, che lo fece cadere pesantemente sulla schiena accentuando ilò già forte dolore alla spalla.
Non vedendo più nemici in piedi, Torek lasciò sgorgare il sangue dalla ferita e in meno di pochi secondi perse ogni contatto con la realtà.