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 vecchi racconti....

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2 partecipanti
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rahon
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rahon


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MessaggioTitolo: vecchi racconti....   vecchi racconti.... Icon_minitimeDom Giu 26, 2011 11:37 am

Un po' di tempo addietro.. quando ero giovane.. iniziai a scrivere un "libretto".. un racconto, che trattava di una insolita squadra di mercenari... avete voglia di sentirlo.. (è piuttosto lungo.. ) vi metto l'inizio.. a voi chiedere di proseguire...:§errf:





...Una grande ascia stava per calare sulla testa dell'elfo, immobile, in attesa della mossa del suo avversario. Il minotauro di fronte a lui lo guardava intensamente, poi, come colpito da un fremito improvviso stramazzò al suolo. L'elfo, senza più un nemico da affrontare alzo la testa e si tolse il cappuccio con uno scatto repentino, facendo fluire al vento la sua chioma argentea. La battaglia alla sua destra era quasi conclusa, i due Ogri gemelli avevano svolto, come sempre, il loro compito: l'incudine, la retroguardia imperiale era riuscita a controcaricare e aveva mandato in rotta il branco di sudice bestie davanti a loro, l'elfo rimase stupito ed un pensiero gli balenò in mente, provocandogli un gelido sorriso “..quei due ciccioni..non importa da dove li carichino o quanti nemici affrontino... non scappano mai... ”.Gli ogri infatti erano stati caricati da più direzioni, ma, con coraggio folle o stupidità avevano resistito all'assalto dei gor, avevano arginato l'avanzata di quegli strani centauri ubriachi ed avevano perfino steso a suon di mazzate l'insana bestia con quatto braccia che era stata nelle mire dei cannoni imperiali. Un urlo fece ritornare l'elfo alla realtà, in un attimo si accorse che la bestia che urlava era il capo di quei piccoli gor che di solito usavano gli archi, che però in questo momento lo stavano caricando. Il branco correva verso di lui, lui, con la massima calma, quella che lo aveva tenuto in vita durante molte battaglie, si volse indietro ed alzò il braccio, quello che indossava lo spallaccio e la sottile armatura di mithril nero che lui usava per parare e colpire i nemici. Qualche istante dopo una pioggia di quadrelle colpì l'unità, decimandola, finché quei mostri non furono troppo vicini all'elfo. Quello, come mille altre volte aveva fatto, si mise in guardia, gambe semiaperte, la sinistra avanti, la destra lievemente piegata, con le due falci nere rivolte verso le poche bestie sopravvissute. Regolò il respiro, riprese la concentrazione perduta ed inizio la sua danza di morte. Il primo, sfortunato, essere si fece avanti, scudo a destra, ascia alzata a sinistra. Con uno scatto sulla sinistra dell'animale l'elfo gli conficcò la falce più grande Kamshir (Afrore mortale) nel costato scoperto.. un urlo.. con un arco ampio mozzò la testa della bestia con la piccola falce nella sua mano sinistra Ghiarya Khaine (pungolo dell'assassinio). Sapeva benissimo che mozzar teste non era necessario, visto il veleno di paralisi totale sulla lama Kamshir ed il veleno letale su Ghiarya Khaine, ma lui usò quell'espediente per attaccare, danzando, il secondo di quegli animali.. un altro urlo.. il secondo animale giaceva a terra con la testa aperta in due parti..un altro urlo ancora.. il suo compagno, il quale stava cercando la fuga giaceva ora petto al suolo con una falce nella schiena. L'elfo tirò la piccola catenella bianca, quasi invisibile data la sua finezza,che legava quello strumento di morte al suo braccio, ma intanto alla sua destra un'altra bestia stava per colpirlo con un affondo di lancia urlando. Ma quella mentre si trovava sul punto di affondare, cadde, col petto squarciato... “Gorak.. quel maledetto nano.. perchè non lo ho ancora ucciso..” con questo pensiero l'elfo riprese la sua arma. Di fronte a lui c'era solo il piccolo capo di quel branco... che con aria impaurita ancora cercava di fronteggiarlo. L'elfo, compiaciuto del coraggio di quello stolto gli volle fare un ultimo dono.. una degna fine. Danzò ancora, aggirò l'avversario facendo ondeggiare il mantello leggero, come fosse un nero spettro o una nuvola di fumo,la morte in persona, e lo colpì con la punta della falce Kamshir dietro le ginocchia. Il malcapitato fauno urlò.. ma la stessa falce, entrando dalla gola ne zittì l'orrendo verso.. pochi istanti dopo la sua testa rotolò ad arrossire l'erba già rigonfia del sangue dei cadaveri...anche quella giornata si era conclusa.
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bonaccia
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bonaccia


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MessaggioTitolo: Re: vecchi racconti....   vecchi racconti.... Icon_minitimeLun Giu 27, 2011 9:50 pm

ne ho letti di meglio ma non è scritto male. Sono molto curioso di capirci qualcosa di più quindi ti ciedo umimente di postare il continuo :@@:
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rahon
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MessaggioTitolo: Re: vecchi racconti....   vecchi racconti.... Icon_minitimeMar Giu 28, 2011 11:03 am

...grazie... calcola che è scritto di getto ..(ed ha qualche anno ormai..).. l'unica cosa di cui ti devo avvertire è che essendo "un libro" (o almeno una parte...) non è tutto una battaglia, ma ci sono parti di analisi dei personaggi e storie intrecciate.. cmq




L'elfo riprese a respirare regolarmente, l'ardore della battaglia e l'adrenalina nel suo corpo, implementata dalle sue droghe da battaglia, si stavano placando, le bestie rimanenti, meno di un quinto del branco iniziale stava scappando nei boschi, mentre archibugi e balestre continuavano la loro opera. Buona parte cadde, con fiori rossi aperti sulla schiena oppure con piccoli dardi conficcati, quelli più fortunati o, semplicemente, più veloci arrivarono al limite del bosco, dal quale uscì un piccolo manipolo di cacciatori con le grandi asce da taglialegna in pugno. L'elfo rise, rise vedendo quegli esseri inferiori menar fendenti ed amputare arti. Pochi di quegli animali raggiunsero il profondo del bosco, le loro grida straziate riecheggiavano, come un macabro sottofondo mentre il giorno iniziava a scemare. L'elfo, come oramai da anni era solito fare, alzò il braccio, quello senza armatura. Molte figure si avvicinarono a lui, come ombre, attirate dal calar del giorno. “Non so in motivo per il quale ancora respiri Gorak...” disse con voce dura, nella lingua degli umani. Una delle basse figure che era scesa dalla collina disse “..perchè non vuoi farmi questo favore.. anzi.. non hai voglia di privilegiarmi così.. ” e si mise a ridere di gusto come era solito fare, come se le parole dell'elfo fossero dette scherzando, con aria ironica. “Nani.. che esseri illogici, tutti,chi per gloria, chi per altre ragioni, cercano tutti la morte..” questo pensiero dell'elfo fu condensato in suono sordo, vagamente scocciato. Intanto le file imperiali stavano ricompattando i ranghi, contando i morti e trasportando i feriti su lettighe di iuta verso quelle piccole casupole adibite ad infermerie. Un uomo si avvicinò al gruppo, impaurito, come stesse per oltraggiare il tempio di una semidivinità. Si fece poco più avanti e con voce tremula disse: “ehm..sono state adibite delle tende per voi.. sempre che.. gradiate la cosa..purtroppo però.. non siamo.. ehm.. riusciti.. a costruire tende abbastanza grandi.. per.. loro..” quell'ultima parola suonò davvero strana, come se con “loro” non sapesse se si trattava di cose, animali, mostri o qualcosa di più strano ancora. Gorak sbottò “guarda che dovete ringraziare quelli che hai definito “loro” per la vittoria.. perchè se non fosse stato per “loro” avreste perso il centro dell'esercito e sicuramente sareste andati in rotta dopo neanche dieci minuti.. e poi “loro” hanno un nome.. si chiamano Rarg e Glug..” fu interrotto da una alta figura alla sua destra “va benissimo così.. grazie..” e con un gesto aggraziato della mano congedò l'uomo. Nel mentre quei “loro” di cui si parlava, cioè i due irriducibili ogri, erano ancora lontani, non si erano uniti al gruppo ed uno, il più grosso giaceva a terra con le braccia larghe e la pancia all'aria. Qquando il nano se ne accorse iniziò a correre, facendo sfrigolare l'armatura, gridando “Glug.. Glug.. piccolo mio cosa ti è successo.. che t'hanno fatto quei mostriciattoli..”. Era incredibile come qul nano si fosse affezionato in due anni a quella strana creatura.

Tutto era iniziato quando il Grantiranno Greasus Dentedoro gli aveva commissionato lo sterminio di una tribù di Ogri, i Mandibola Tagliente, i quali avevano iniziato a disobbedire ai suoi comandi, sterminando tribù di loro simili e occupando territori non loro. Il tiranno, non volendo smuoversi dal suo regale trono e non ritenendo la cosa degna di nota, dette a noi il compito ingrato di giustiziare quei traditori. La cosa non si rivelò semplice come il grantiranno pensava, in quanto i Mandibola Tagliente, occupando villaggi e sterminando tribù avevano aumentato il consenso tra gli altri ogri, ingrossado le loro file e diventando un piccolo esercito di più di cento ogri oltre le migliaia di gnoblar che li seguivano. Il piano fu studiato con cura, la tribù fu seguita per mesi e l'elfo, iniziò la sua strategia in solitaria, sfruttando le sue doti di assassino. Avvelenò le risorse idriche, bruciò i campi dai quali sarebbero dovuti passare gli ogri, sottrasse ad uno il cibo e lo fece ritrovare sulla pancia di un altro, scatenando feroci risse e riuscendo a diminuire lievemente il numero di ogri da affrontare. Una volta arrivò perfino ad uccidere lo gnoblar preferito del tiranno, mettendo poi la testa in mano al capo massacratore ed il corpo, dilaniato, nelle bocche di due dei suoi macellai. Il giorno seguente ben cinque ogri morirono, ed altrettanti, compresi tutti i macellai furono fatti a pezzi e mangiati. Ma ciò non fu che l'ennesimo errore, poiché chi mangiò dei macellai andò incontro ad una morte tra atroci spasmi e sofferenze, che però purtroppo non colpirono il tiranno. Quando la tribù dopo oltre un mese raggiunse il punto stabilito per l'esecuzione, vi fu un inconveniente: la grande gola circolare scelta per l'imboscata dai mercenari era stata occupata da una piccola tribù di ogri, perlopiù vecchi e malati, benchè vi fosse qualche giovane toro e molti cuccioli. Il piano non poteva essere modificato. I mercenari attesero allora la fine del massacro per agire: la piccola tribù era stata sterminata con facilità e mangiata, tutta, tranne due cuccioli, uno un po' pallido e grassoccio e l'altro più piccolo. Non riuscendo ad ingurgitare oltre, gli ogri dei Mandibola Tagliente avevano “risparmiato” i piccoli, giocando allegramente a tirare i cuccioli sul muro di roccia. I mercenari agirono. Iniziarono a piovere quadrelle, da ogni parte, dall'ombra, fu creato il giusto panico. Molti ogri cercarono riparo, alcuni ruttapiombo si recarono al deposito d'armi, solo però per saltare in aria con esso, alcuni lanciarumenta furono caricati e tentarono di far fuoco, ma, data l'imprecisione delle macchine, i loro colpi abbatterono molti più ogri che mercenari, riscuotendo da essi una sola sfortunata vittima, colpita alla nuca da un cucchiaio spezzato che la uccise sul colpo. Alcuni ogre, quelli che non si erano dati alla fuga cercarono di scalare la parete rocciosa, solo per essere uccisi prima di mettere piede sopra di essa. Furono accesi fuochi che ostruivano le vie di fuga. Piccole frane chiusero i malcapitati nella gola. Il piano stava funzionando. Una innaturale nebbia riempì l'anfratto, candida, ovattata, immanente, come nulla fosse successo, i superstiti iniziarono a colpire le ombre intorno a loro, tutto per la paura, uccidendosi tra loro. Il tiranno gridò un ordine e tutti si fermarono. Erano pochi. Come previsto. Quindici al massimo, sparsi, impauriti, molti altri, almeno il doppio, erano morti o feriti. Nell'anfratto erano spacciati. Una lama nera calò così veloce che non fu percettibile. Quattordici. Una grossa ascia bipenne aprì un lungo fiotto lungo la schiena di uno Stomaco di Ferro, che cadde a terra, urlando. Tredici. Altri caddero, altri urlarono, era la fine. C'erano solo il tiranno ed un Toro, la nebbia iniziò a dissiparsi, mostrando ciò che era accaduto. Voltandosi di scatto i due ogri rimanenti videro una figura ammantata di nero, come la morte, che, a meno di settanta passi da loro avanzava, incurante, con due falci nere, che scivolavano vicino alle lunghe gambe, il Toro, preso da follia o terrore scattò un avanti, con un tirapugni ben saldo al braccio destro ed una lunga scimitarra la sinistro. La figura, come fosse fatta d'aria, appoggiando un piede sul petto del Toro lo saltò, colpendolo poi con la lama più piccola sulla schiena. Il toro si voltò, grondante di sudore, alzò la scimitarra..e morì. Il tiranno allora, volendo vendere cara la pelle alzò la sua mazza. Non fece in tempo a calare il colpo che una ascia bipenne gli mozzo il bracci destro, facendo cadere rovinosamente a terra mazza e braccio, con tanto d'armatura, perso dal panico fece per voltarsi, ma la figura ammantata gli fu al collo, si appese all'armatura ed arrivò vicino al suo orecchio, “Greasus.. ti manda i suoi saluti”. Terrore. L'ultima espressione di quella montagna di muscoli fu puro, semplice e naturale terrore, anche subito dopo che la sua gola fu squarciata quella smorfia assurda gli rimase in volto. “povero Drthak.. era giovane, neanche cent'anni, un buon balestriere, anche se non mi è mai piaciuto... un nano che non sopporta la birra, c'è qualcosa di più innaturale? ”
la piccola figura che brandiva l'ascia bipenne si tolse il mantello e lo gettò a terra,a coprire il compagno morto, facendo così vedere la fulgida armatura di placche di mitrhil che lo ricopriva. Era strano, lo era sempre stato. Si rasava barba e capelli, perchè diceva che “così si riconosce un nano senza orgoglio..”, diceva di essere stato un ingegnere, ma quando, durante la battaglia di Picco del Sangue due delle sue macchine migliori esplosero causando mote perdite alle sue stesse fila, volle diventare, come di consueto per i nani uno sventratore. Ora, non era neanche uno sventratore, non aveva capelli da tingere ne barba, fatta eccezione per la treccia che gli pendeva dal mento, di un arancione fulgente. “...Che bel carnaio... capo... vieni a vedere..” io andai, scostando col piede il cadavere d'un ogre, mi diressi verso il nano che ora era arrivato sul bordo della gola. Vicino al muro, con le teste lorde di sangue e le ossa tutte fratturate o rotte c'erano due piccoli ogri, gli stessi con cui gli altri giocavano “a palla”, pensai, Greasus non aveva detto di fare prigionieri, ma due piccoli ogre al mercato di Tilea sarebbero valsi una fortuna.
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