La televisione, che ha scandito la vita degli italiani affermandosi come il principale mass media, è cambiata. Quel modo di vedere lontano che comportava lo strumento televisivo, al pari di un cannocchiale o telescopio, si è decisamente trasformato. I canali con il digitale terrestre si sono moltiplicati e presto diventeranno migliaia acquisendo una dimensione tematica: ognuno potrà seguire gli argomenti a cui è più interessato.
Dal prossimo 7 maggio, fino al 30 giugno, ci sarà il passaggio definitivo alla nuova televisione digitale per le regioni Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. È questo l’ultimo fondamentale passo verso la completa digitalizzazione del paese.
Ed è notizia fresca che si dovrà cambiare decoder a partire dal primo gennaio 2015. Questo per favorire l'alta definizione e il 3D. Secondo il decreto di semplificazione fiscale del Governo Monti, tutti i produttori di tv dovranno integrare nei loro modelli un sintonizzatore digitale terrestre in standard DVB-T2 a partire dal primo luglio 2015 Data per cui non potranno più essere venduti televisori privi del nuovo tipo di decoder.
Negli ultimi anni, proporzionalmente all'evoluzione tecnologica, soprattutto con l'avvento di internet, il concetto di media è cambiato:siamo entrati nell’era dell'interattività e tramite lo schermo la notizia si commenta, si amplia. Gli stessi consumatori di notizie producono loro stessi comunicazione. Le piattaforme video tipoYouTube, dove vengono caricati continuamente i contenuti da guardare, rendono superati i canali televisivi finora esistenti.
Al momento i canali televisivi presenti sul digitale terrestre sono nelle varie regioni oltre cento. Di tutti i canali visibili la parte consistente è ancora targata Rai – Mediaset, a causa del duopolio esistente. I canali della Rai sul digitale terrestre sono 14; ugualmente quelli di Mediaset, quelli in chiaro e quelli a pagamento. Ma altri soggetti stanno arrivando. Si pensa che nel giro di poco tempo i canali televisivi supereranno il migliaio. Ogni giorno la possibilità di scelta aumenta: capita spesso che all'accensione della Tv vengano segnalati nuovi canali da aggiungere alla lista di quelli esistenti.
La televisione cosiddetta generalista, quella proposta dalle principali reti nazionali, resisterà a mio avviso ancora per poco; ma i valori sono già cambiati e non si comprende come questo tipo di Tv possa ancora essere l'elemento centrale per misurare un tipo di audience ormai vecchio.
La misurazione degli ascolti fatta attraverso l'Auditel, strumento utile per stabilire i prezzi della pubblicità all'interno dei programmi, usa ancora vecchi parametri. Sembra tutto fermo a prima. I dati forniti da questo istituto sono misurati a campione e non forniscono riscontri certi: ad esempio vengono ignorati dalle statistiche i contatti che si hanno sul web.
E non è un caso che la pubblicità si stia spostando dalla TV al web. Rimane il problema che per internet esiste l'esigenza di potenziare la banda larga. Nell'Agenda Digitale predisposta dal governo Monti c'è la consapevolezza di dover dare un impulso forte alla banda larga. Secondo i dati europei il livello di diffusione della banda larga in Italia è del 10% inferiore rispetto a Francia e Germania, mentre nel resto d'Europa si parla ormai di banda ultralarga; il 41% degli italiani adulti non usa internet e all'incirca 300mila aziende in Italia non hanno accesso alla banda larga. La speranza è che, tra frequenze da spostare, nuove assegnazioni, Beauty Contest e aste da indire, si arrivi a concretizzare la banda larga per tutti.
Fonte: http://www.mentelocale.it/36253-digitale-terrestre-programmi-problemi-e-futuro-della-nuova-tv/