Sephiroth Guardiano di Zendra
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| Titolo: Libero, il Giornale, la Padania....che dicono ? Mar Mag 08, 2012 1:29 pm | |
| Insomma, sono stato colto dal dubbio e sono andato a vedere. LiberoBelpietro ne ha per tutti. La Lega si sfracella miserabilmente e piglia schiaffi, il Pd non capisce nulla mentre perde voti e continua a sostenere Monti, il Terzo Polo è popolato da perdenti e Fini si dispera. Ma il Pdl, allora, perchè perde ? Presto detto, senza il Cav si va alla deriva, senza di lui è la morte ! Uno si domanderebbe perchè questa sconfitta dei grandi partiti allora, cosa succede ? Sarà mica Grillo e l'antipolitica ? Ma no, Belpietro sa tutto: la colpa è di Monti che porta sfiga, e i partiti che lo sostengono perdono. Qui sotto gli articoli: - Spoiler:
Lega:
[i]Qualcuno poteva aspettarsi risultati anche peggiori dopo l'incredibile serie di scandali che ha travolto il movimento, ma la sostanza non cambia: la Lega Nord esce sconfitta da queste elezioni amministrative. E, onta ancor più grave, il Carroccio è uscito sconfitto nei luoghi simbolo di una storia ventennale: il varesotto e la Brianza su tutti. Il fatto che fa più male di tutti, probabilmente, è il crollo a Besozzo, il paese a pochi metri dalla Gemonio di Umberto Bossi, e a Cassano Magnago, dove il Senatùr è nato. Quindi i crac a Gerenzano e Sumirago completano il quadro della debacle nel Varesotto (dove si salva soltanto Tradate).
Persi i feudi brianzoli - Lega sconfitta anche nei due capoluoghi al voto: Como e soprattutto Monza, dove "verde" era il sindaco uscente, Marco Mariani, e dove Bossi aveva chiuso la campagna elettorale. I padani devono arrendersi anche a Mozzo, il paese natale di Roberto Calderoli. Quindi le notizie che arrivano da Crema, dove il deputato Alberto Torazzi non ha raggiunto il 7 per cento. Cattive notizie anche dal cuore della Brianza, dove la Lega ha perso feudi quali Cesano Maderno, Lesmo e Lissone.
Uno schiaffo anche da Tosi - Lasciamo parlare le cifre. Il Carroccio in Lombardia mandava al voto 23 sindaci e oggi, di sicuri, ne ha appena 10. Migliore la situazione in Veneto, dove la Lega guidava 17 amministrazioni e dove oggi ne guida 18, mentre in altre due andrà al ballottaggio. Ma è proprio dal Veneto che, paradossalmente, giunge uno degli schiaffi più duri per il Carroccio: la scintillante vittoria di Flavio Tosi a Verona, che è sì della Lega, ma del Carroccio è l'eretico, l'uomo della rottura con Umberto Bossi e che non si è mai fatto troppi problemi a bombardare un movimento mai in difficoltà come oggi.
PD:
Il Pd canta vittoria. Nonostante l'erosione di voti sempre più probabile ad opera di Idv, Sel e Movimento 5 Stelle, i democratici cercano di fare buon visto ad elezioni amministrative che hanno segnato una secca battuta d'arresto per le forze che sostengono il governo Monti. Piange e molto il Pdl, ma pure Bersani e compagni guardano con timore al ko di Ferrandelli a Palermo e all'affermazione del vendoliano Doria a Genova. Eppure il segretario democratico dimostra di non avere il polso della situazione e dichiara: "Sentiamo, dati alla mano, che siamo stati compresi dagli elettori, dal voto traiamo lo stimolo a tenere e rafforzare la nostra azione" di sostegno al governo. Il Pd, insomma, perde voti e crede che la flessione sia il segno del fatto che i suoi elettori vogliono che continui l'appoggio all'esecutivo di Mario Monti. Una convinzione quantomeno peculiare. Bersani ha poi aggiunto che però il governo deve garantire "grandissima attenzione ai problemi sociali". Secondo il segretario "non c'è materia per dire che tutti perdono. Non è vero che tutti perdono, e una strada c'è".
Bersani: "Non rivoteranno Grillo" - Il leader democratico poi ribadisce che "non viene meno la nostra lealtà. Il governo deve solo ascoltarci un po' di più". Quindi sugli Azzurri: "Capisco possa esserci una riflessione non banale nel Pdl, mi auguro che non ne arrivi un danno per il Paese". Bersani chiede ad Alfano e ai suoi di non staccare la spina al governo dei tecnici. Infine una battuta sul trionfatore di questa amministrative, Beppe Grillo: "Sono sicuro che messi davanti alla scelta davvero di chi deve governare una città, al secondo turno potrà esserci negli elettori un certo ripensamento". Questa la risposta a chi gli chiedeva conto dell'exploit del Movimento 5 stelle. "Le città - ha concluso - hanno problemi e hanno bisogno di risposte di governo affidabili".
D'Alema ottimista - Ma la schiera degli inguaribili ottimisti democratici annovera anche il nome di Massimo D'Alema. "Questo voto è a metà strada tra la disgregazione greca e la speranza francese, ma il Pd si appresta ad avere la stragrande maggioranza dei sindaci. Ci troveremo ad essere, cioè, l’unico grande partito nazionale in una situazione molto difficile per la sfiducia crescente e questo voto critico". E’ l'analisi di Baffino D'Alema, che sente odore di gioiosa macchina da guerra come nel 1994, quando con Dc e Psi ai minimi storici per l'effetto Tangentopoli il Pds già pregustava Palazzo Chigi. A La7 D'Alema ha sottolineato: "Il dato che maggiormente preoccupa è la partecipazione in calo degli elettori. Il successo legato al movimento di Grillo conferma quanto dicevano i sondaggi. Quello che spicca, però, è il crollo del centrodestra".
Terzo Polo:
Il Terzo Polo si voleva proporre come prima forza politica a livello nazionale, ma le elezioni amministrative hanno certificato il fallimento (arrivato prima del previsto) del Terzo Polo stesso. Tra i più delusi Gianfranco Fini, che sperava nella creatura centrista ipotizzata da Pier Ferdinando Casini (il Polo della nazione) per far fronte all'inesistenza de facto del suo partito, Futuro e Libertà. Dopo il silenzio durante la campagna elettorale, Gianfry ha commentato dopo la chiusura delle urne i dati: "Dovremo fare subito una verifica profonda nel Terzo Polo". Che tradotto significa: Abbiamo già perso.
"Il Terzo Polo non esiste più" - E se Fini non lo dice esplicitamente, a farlo ci pensa il coordinatore futurista, Roberto Menia: "Il Terzo Polo? Ha perso prima di cominciare. E' evidente che siamo ai titoli di coda di un film. QUalcosa di simile a ciò che acccadde nel 1992 e nel 1993. Solo che il Terzo Polo ha per ora mostrato di essere un "policchio", un giorno di qua, un giorno di là. Nascono anche da qui molti voti a Grillo, dalla nostra indeterminatezza". Italo Bocchino, da par suo, fa il kamikaze e sottolinea come "le forze politiche singole hanno incrementato il loro consenso, beneficiando del crollo del Pdl" alle amministrative. Il vicepresidente futurista, forse, ipotizza un futuro solitario (e inesistente) per Fli.
Gli esempi - Per comprendere la portata del fallimento del Terzo Polo basta guardare i risultati di queste consultazioni soffermandosi su alcuni degli esempi più significativi. A Brindisi Udce e Api, con il Pd, hanno eletto il sindaco che si scornava con il candidato del Fli. A L'Aquila Api e Pd andranno al ballottaggio contro Udc e Mpa, mentre i futuristi correvano da soli. A Lecce Pdl e Fli sono in testa, con l'Udc che arrancava staccatissimo. E ancora, Isernai: Udc col Pdl e Fli con Api. Gli esempi si sprecano: il Terzo Polo non esiste già più.
PDL:
Quando il quadro uscito dalle urne di queste amministrative che hanno premiato soprattutto Beppe Grillo, si delineava in via dell'Umilità cominciava a materializzarsi lo spettro di una batosta. Nonostante il segretario Angelino Alfano minimizzasse e si parlasse di una "sconfitta, non una catastrofe", l'atmosfera era tesa. "Non ha vinto nessuno dei partiti tradizionali", insistono i colonnelli. "Paghiamo il prezzo del sostegno a Mario Monti", ha precisato Gaetano Quagliariello. Stessa posizione anche Altero Matteoli e FrancoFrattini. Ignazio La Russa sostiene che l'errore sia stato nella scelta dei candidati. Insomma, ognuno dà la sua chiave di lettura di questa che per il Pdl è sicuramente una mazzata. A dare la misura di quanto, invece, la tensione sia alta tra gli azzurri è il vertice ristretto del partito convocato per oggi, martedì 8 maggio, da Silvio Berlusconi che tuttavia dalla Russia, afferma: "Pensavo peggio, non è andata così male".
Il risultato ovviamente rimette in discussione il segretario Alfano, l'Angelino senza quid (leggi l'articolo di Maria Giovanna Maglie su Libero in edicola oggi, martedì 8 maggio). In serata circolavano anche voci di una possibile successione (tra tutti c'era il nome di Daniela Santanché). Ma lo stesso Alfano ha precisato che nessuno gli ha chiesto le dimissioni anche se in molti ipotizzano che lui possa rimettere il mandato nelle mani di Berlusconi. Quest'ultimo, che rientrerà dalla Russia, dov'è andato per la festa di insediamento di Putin, guarda già oltre, alla sua nuova creatura e considera chiusa l'esperienza del partitone azzurra. Alfano sostiene che bisogna chiudere con i vertici ABC e Silvio, dal suo cato, annuncia: "Diremo noi alle misure che non convincono". Insomma queste amministrative hanno scosso fortemente il Pdl e adesso anche Alfano traballa.
Monti:
Il risultato più evidente di questa tornata amministrativa è la debacle, più o meno accentuata, di tutti i partiti che hanno sostenuto il governo Monti: toccare il professore fa male. Il Pdl è tracollato, il Pd canta vittoria ma soffre mentre il Terzo Polo pare già essere evaporato dallo scacchiere politico nazionale. Il punto è che i tre partiti, insieme, hanno la stragrande maggioranza in Parlamento. Il risultato delle urne li constringe a scacciare il più in là possibile lo spauracchio del voto politico, dove potrebbero raccogliere un altro, sonoro, insuccesso.
Verso la paralisi - Il governo Monti, insomma, potrebbe avere "lunga vita", fino al termine della legislatura, come da più parti auspicato e previsto. Ma questa "lunga vita" potrebbe trasformarsi in un'asfissiante paralisi. Ora, il professore, fino a questo momento al timone di una coalizione atipica e che incredibilmente reggeva, dovrà mediare tra le crescenti tensioni dei leader di partito. Alfno lo ha già detto chiaro e tondo: "Basta coi vertici Abc". Bersani, da par suo, canta vittoria e rivendica maggiore ascolto perché "il primo partito siamo noi".
Fantasmi politici - Pdl, Pd e Terzo Polo, inoltre, fanno i conti: Idv e Grillo, che sparano ad alzo zero contro Monti, fanno incetta di voti. La Lega Nord, anche lei nemica giurata del premier, nonostante gli scandali ha, tuttosommato, tenuto botta alle amministrativa. Così Alfano, Bersani e Casini capiscono che devono trovare un motivo per rompere con Monti, o quantomeno per metterlo all'angolo. In caso contrario sono destinati a diventare fantasmi politici, ancor più fantasmi di quanto lo siano ora. La domanda sorge spontanea: come farà Monti a governare in un contesto del genere? La paralisi dei tecnici è un'ipotesi decisamente plausibile.
GiornaleDopo Belpietro, tocca a Sallusti. Cosa ci racconta ? Poco, è più parco di notizie; anche per lui il Pd è popolato da sciocchi: cantano vittoria, ma non si accorgono che l'antipolitica è alle porte e Grillo spazzerà via tutti. Fortuna che c'è Nicola Porro che ci regala una perla di saggezza: se il Pdl perde è perchè manca una classe dirigente locale all'altezza. Ma vah ? - Spoiler:
PD:
Se il Pd vince il derby con il Pdl, perde nettamente lo scudetto: il boom dei grillini che si impongono a valanga sia a Genova sia a Parma e lo schiaffo dell'Idv Leoluca Orlando al ribelle democrat Fabrizio Ferrandelli a Palermo sono il sintomo di un forte malessere in corso già dall'anno scorso. C'era da aspettarselo. Si conferma il trend dell'anno scorso. Il Pd perde anche quando la sinistra vince. Nei capoluoghi più importanti Bersani & compagni non riscono a far vincere un loro candidato. Dilaga l'antipolitica. Dilaga il voto di protesta. I grillini, il Sel e l'Idv passano all'incasso. "L’unico vincitore è Grillo, non capisco cos’abbia da gioire il Pd. A Palermo non vince, a Genova nemmeno. Rimango esterrefatto - tuona Osvaldo Napoli - io sarei preoccupato come lo siamo noi del Pdl. Si tratta di una posizione di protesta per una riforma economica che ancora manca". I democratici però non se ne accorgono. Come non se ne erano accorti l'anno scorso quando si erano accontentati di mettere il cappello sulle vittorie di Giuliano Pisapia (Sel) a Milano, di Luigi De Magistris (Idv) a Napoli e di Massimo Zedda (Sel) a Cagliari.
Nonostante il terremoto politico che, di fatto, investe i due partiti che alle ultime elezioni politiche avevano ottenuto i consensi maggiori nel Paese, secondo il responsabile enti locali democratico Davide Zoggia il Pd "esce rafforzato" dal voto nonostante "alcuni commenti" negativi che già si sono sentiti. "È una vera e propria rivoluzione politico-amministrativa - ha esultato Zoggia - il Pd ne esce notevolmente rafforzato". Gongola anche Anna Finocchiaro che, ancora a caldo, ribadiscer che il Pd si riconferma il primo partito del Paese e l’asse delle coalizioni di centrosinistra: "Questo pur nel contesto di un quadro politico critico, con un elevato astensionismo e un’affermazione del Movimento 5 stelle". Bersani si presenta in conferenza stampa ottimista. La tornata elettorale, la riassume così: dal voto emerge un nettissimo rafforzamento del Pd e del centrosinistra, uno tsunami nel centrodestra e un’avanzata di Grillo. Poi, sotto sotto, la butta lì: "Spero che ai ballottaggi, messi di fronte alla scelta di chi governa, ci potrà essere un certo ripensamento". Si vedrà.
PDL:
Non ci sono dubbi che la batosta per il Pdl sia di quelle toste. Il pd non sorride. Il terzo polo, quello di Fini&co, è scomparso. Si può dire che il terzo polo oggi sia quello di Grillo, se non il secondo. Nelle quattro città principali sembra essere avanti al Pdl. E la Lega resiste in Veneto, ma crolla in Lombardia. Un terremoto nella geografia dei partiti. Anche il Pd che sembra uscire con le ossa meno rotte, si trova due candidati bandiera, Orlando a Palermo e Doria a Genova, che non escono dal suo establishment. A buon titolo possono ovviamente metterci il cappello sopra. Gli elettori si rispettano e non si ridicolizzano. Un errore che il centro destra non deve commettere. Anche la discesa in campo del Cav è stata ridicolizzata, così come prima quella della Lega. Mai errore più grosso fu commesso. La classe dirigente del Pdl si deve dunque rendere conto che non paga solo la crisi dell’economia, non paga solo la guida del governo fino a pochi mesi fa, ma paga la sua totale assenza di una classe dirigente che si possa affacciare sul territorio. Sia chiaro se il Pdl avesse candidato Superman probablmente avrebbe perso ugualmente. Ma non ai livelli di ieri. E’ possibile che a Genova un liberale doc come Enrico Musso (forse va al ballottaggio) era candidato del centro destra contro la Vincenzi e oggi si trova confinato nel Terzo Polo? Sì è possibile, tanto che il Pdl a Genova è ridotto ad un partitino. E’ possibile che a Parma il candidato del centro destra sia dietro a quello dei Grillini? Evidentemente sì, se la città è stata amministrata con i piedi. E’possibile che la lista del Pdl prenda (secondo le prime proiezioni tutte da confermare) dieci punti in più del suo candidato sindaco a Palermo? Sì se si sceglie la persona sbagliata. Vi ricordate quel disastro di Lettieri a Napoli (passato giro elettorale)? Stesso copione anche oggi. Temo che il pdl, che non ha mai avuto una grande forza sul territorio, sottovaluti la costruzione della sua classe dirigente locale. Che la orribile legge elettorale di nominati e listini regionali l’abbia compromesso più di quanto sia avvenuto negli altri partiti. A poco vale l’obiezione che anche i grillini sono perfetti signor-nessuno anche nelle città in cui hanno fatto il loro exploit. Sono in una fase crescente e magica del loro movimento a cui tutto è permesso. Anche la lega ai tempi d’oro avrebbe eletto anche un cavallo; il Pdl agli albori riusciva a portare in parlamento illustri sconosciuti. Ma i partiti maturi e con alle spalle molti anni di governo hanno bisogno come il pane di trovare forze fresche e nuove per rinnovarsi e per parlare di nuovo con il proprio elettorale. Altrimenti muoiono.
PadaniaE la Padania ? Cosa scrivono sul verde giornale dei celti ? Ahinoi, per leggere la Padania online bisogna iscriversi e fare professione di padanità, ma loro ci regalano una prima pagina incredibile: - Spoiler:
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