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 Il mio nome è Logan

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Nick
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MessaggioTitolo: Il mio nome è Logan   Il mio nome è Logan Icon_minitimeLun Ott 06, 2008 11:52 pm

Ciao a tutti, apro questa discussione per mostrarvi un racconto sul quale ci sto lavorando da un pò di tempo....lo stile non è ottimo ed elevato come grandi scrittori ma va migliorando con il passare del tempo lo posso assicurare. Qui posto solamente il prologo ed il primo capitolo di questo romanzo-trhiller che parla di un'uomo che non ricorda il suo passato, di mestiere fa l'assassino chiamato Zepar...vabbè è inutile che lo scrivo adesso, comunque all'interno del racconto ci sono anche nozioni riguardo ad angeli e demoni, infatti penso che più in là la storia piacerà sia a Raphael che a Uriel poichè sono conivolti anche loro con i rispettivi fratelli cattivi...spero vi piaccia e sarò disposto ad ascoltare tutte le critiche, se poi vi interessa potrò anche continuare a postare il resto del racconto....

Prologo: La chiamata

Il mio nome è Gabriel, o meglio questo è quello che penso sia, visto che il mio vero nome è sconosciuto anche a me stesso. Invece il mio nome da lavoro è Zepar. Sono il migliore in quello che faccio, ma quello che faccio non sempre è piacevole. Per vivere uccido su commissione, ma non sono uno di quei killer che uccide senza pietà, senza fare distinzioni fra uomini e donne, adulti e bambini; tutte le mie vittime sono persone corrotte tra i quali anche giudici, avvocati, senatori, ladri, assassini o mafiosi e camorristi. Potrei essere definito un eroe se non fosse che per ogni persona che uccido prendo un bel po’ di bigliettoni. Nonostante abbia aiutato la Polizia molte volte, questa non ha mai fatto personalmente la mia conoscenza e continua a ricercarmi. Di me loro sanno solo che sono alto 1.75 metri ed ho una stazza abbastanza grande, poi per il resto non sanno nient’altro. Fin qui tutto ok, continuavo la mia vita come se niente fosse, a dir la verità era molto monotona fino a quando non mi arrivò una strana telefonata. La voce all’altro capo dell’apparecchio era talmente esile che sembrava quella di uno spettro:
disse l’esile voce dall’altro capo del telefono
mi piaceva come tipo sembrava andasse subito al sodo incalzai senza fargli troppe domande sospirò e mi si gelarono le vene nel corpo come se il suo alito mi avesse colpito in pieno risposi senza esitazione Parole alle quali rimasi senza fiato, poiché la persona che mi chiedeva di uccidere era sì un boss mafioso, ma anche un famoso giudice rispettato da tutti e intoccabile dalla legge. Sapevo che avrei dovuto abbassare immediatamente la cornetta ma stupidamente non lo feci e continuai a sentire ciò che quella voce spettrale mi stava dicendo. Poi ci furono alcuni attimi di silenzio prima che dicesse due semplici parole che mi convinsero ad accettare il lavoro senza indugi. <…anche perché il giudice sa del Programma Espiazione>
Quelle uniche due parole bastarono per farmi dire il luogo, il quando e la parcella alla quale, per la prima volta, feci uno sconto.

Capitolo I : La giornata ideale

Quale giorno migliore per incontrare un mandante se non una bellissima giornata di sole al bar più costoso di tutta la città? Decidemmo di incontrarci il 12 Marzo a Roma precisamente in un bar di fronte al Colosseo, struttura che mi aveva sempre affascinato, non tanto per l’architettura quanto per il suo utilizzo. Mi ero sempre considerato un guerriero: il mio nome in codice significava appunto guerriero, esattamente demone guerriero. All’ora designata mi presentai all’appuntamento e lo vidi: come d’accordo aveva una rosa rossa all’occhiello. Era seduto a un tavolo sorseggiando un tea che aveva ordinato in precedenza. Indossava un paio di mocassini bianchi, pantaloni di velluto, giacca e camicia dello stesso colore. La cosa che mi colpì furono la cravatta e gli occhiali che, stranamente, erano neri. Nonostante tutta quell’aria di innocenza, la puzza di morte che gli veleggiava attorno era palpabile. Al contrario, io indossavo un paio di vecchie scarpe da ginnastica, dei jeans alquanto rovinati, un vecchio giubbotto di pelle e una camicia a quadri. Non ebbi il tempo di avvicinarmi, che mi fece segno di accomodarmi. Seduto, squadrai meglio la persona che avevo di fronte da cui mi accorsi di essere completamente diverso: dovevamo essere molto carini agli occhi della gente ma, come si dice, gli opposti si attraggono.
Prima di parlare ordinai una birra nonostante fossero le dieci del mattino e lui iniziò il suo discorso:
E accendendomi un sigaro risposi Quelle parole fecero ghignare l’uomo e, come al telefono, la sua esile voce sembrava più quella di un fantasma che quella di un uomo
subito risposi < Dite a me di prudenza quando voi stesso mi avete fatto parlare liberamente al telefono? Siete una persona strana.>
Non finimmo quel discorso poiché arrivò la birra e contemporaneamente ad essa l’uomo mi passò una busta e mi chiese:
Espirai fumo dal naso, come se volessi provocarlo Aperta la busta vidi che al suo interno c’erano: un biglietto d’aereo, la chiave di una cassetta di sicurezza dell’aeroporto con il numero 666 e un foglio con le istruzioni che dovevo seguire. Non badai né al biglietto né alla chiave ma solo a una precisa parte delle istruzioni. Dissi con una leggera punta di sarcasmo. Mi rispose quasi subito, come se già avesse la risposta a portata di mano lo rassicurai, poiché quello che mi offriva andava oltre il vile denaro che però faceva sempre comodo
Rise nuovamente, ma questa volta un leggero brivido mi percosse tutta la spina dorsale
Detto questo l’uomo bianco si alzò e si allontanò lasciandomi solo al tavolo a sorseggiare la mia birra con due regalini: una ventiquattrore che conteneva una parte della mia parcella e il conto del bar da pagare.
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