Campagna Brutta Bestia - II - La scurezza degli elfi

"Interessante..." Sibilò il coboldo. "Non vedo l'ora di conosciere la tua gente."

Detto ciò aspettò il ritorno del cucciolo di uomo con la legna, approfittando del tempo per sistemare i pochi bastoncini che aveva accomulato per formare un piccolo falò.

"come mai ti avevano catturato?"

Continuò a chiedere, alzando gli occhi dal suo lavoro solo per lanciarle un occhiatina.

"Avevo incontrato un cacciatore del villaggio non lontano da qui e lo avevo convinto a venir via con me..."
Avendola vista all'opera il coboldo immaginò facilmente di come lo avesse convinto.
"ma mentre ci stavamo allontanando abbiamo incontrato un gruppo di umani in cui c'era un orribile vecchio becero. Mi hanno accusato di essere una cosa simile a una strega e mi hanno portato al loro villaggio e rinchiusa, il resto lo sai già..."

"capissco..."

Borbottò, dunque comincia ad accatastare la legna per terra in modo da creare la disposizione idele per un bel falò, e puntando un dito contro i rami secchi cercò di appiccare il fuoco al legno con un semplice incantesimo.

"Pensso che mi preparerò il mio giaciglio."

Si limitò a borbottare, stendendo un telo estratto dalla sacca sulla terra nuda; lanciando di tanto in tanto un occhiatina all'elfa....Chissà se c'era da fidarsi, ma era rimasto senza compagni e la sola cosa che poteva fare era scortarla fino al suo villaggio.

Dopo che il ragazzo ebbe accumulato legna a sufficienza non ebbe problema alcuno a accendere il fuoco. L'elfa mandò a dormire il piccolo umano, quindi si avvicinò a Tukun-da.
"Anche se questo posto è abbastanza sperduto sarebbe meglio se almeno uno di noi (due) restasse sempre sveglio e di guardia durante la notte. Sei d'accordo?"

"Son d'accordo..."

Disse arricciando il naso

"comincia tu e sssvegliami quando vuoi dormire...Io son distrutto."

Borbottò ripensando a tutte le fatiche del viaggio e dello scontro al villaggio...ha speso un sacco di energie e non vede l'ora di andarsene nel paese dei sogni. Dunque si accoccolò sul proprio mantello, appoggiando la testa sulla borsa rigonfia e tentò di prendere sonno socchiudendo gli occhi, rivolto dalla parte opposta del fuoco

L'elfa borbottò qualcosa nella sua lingua, ma assenti con un cenno del capo e mentre si coricava il coboldo la vide posizionarsi dall'altro lato del focolare, non lontana da dove il ragazzo dormiva placidamente. Tukun-da era davvero stanco e si addormentò quasi subito.
Venne svegliato, troppo presto rispetto a quanto avrebbe voluto, dall'elfa.
"Ora tocca a te. Occhi aperti, mi raccomando." disse questa prima di andarsi a sdraiare su una coperta che aveva certamente preso nel villaggio.
Guardandosi intorno non vide nulla di anomalo, anche la sua visuale era limitata a una trentina di passi: il cielo era nuvoloso e l'unica fonte di luce era il fuoco, forte e fastidiosa a sufficienza da rendere inutilizzabile la sua capacità di discernere forme e movimenti anche nell'oscurità.

"D-Di già?"

Borbottò schiudendo a fatica gli occhi, appesantiti dal poco sonno. Facendo buon viso a cattiva sorte e non volendosi mostrare debole agli occhi dell'elfa si impose di alzare il deretano dal mantello e dunque dopo aver ripreso un pò più di coscienza si avvicina al fuoco. Rimase un istante a sentire l'essenza delle fiamme che bruciano la legna, con un sorriso sul muso da serpente, poi tornò a guardare l'oscurità del bosco, assonnato ed all'erta

Il resto della nottata passò tranquillo. Di certo il loro fuoco non era invisibile, ma nemmeno quella regione doveva essere granché popolata, ed era un peccato perché altrimenti sarebbe stata piena di villaggi da razziare e bruciare.
Al mattino si rimisero in cammino di buona lena costeggiando prima il bosco e poi su e giù per una serie apparentemente infinita di colline, avvicinandosi sempre più alle grandi montagne. Non incontrarono anima viva (e nemmeno anime non-morte) fino al tardo pomeriggio.

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Mentre camminavano l'elfa si bloccò e guardando verso nord indicò a Tukun-da qualcosa.
"Goblin" disse lei mentre lui si sforzava di mettere a fuoco le figure lontane.
Pochi momenti più tardi li distingueva abbastanza chiaramente. Una dozzina di piccole creature grigio-verdastre ed un paio più grosse in gran parte nere ma con una nota di colore simile alle altre nella parte superiore. L'elfa aveva visto bene: si trattava di goblin, un paio dei quali probabilmente montati su lupi o cinghiali, che scendevano dal fianco di una collina a qualche migliaio di passi di distanza.
"Ci hanno già avvistato - disse l'elfa con un tono autocritico - probabilmente col vantaggio dell'altezza..." Non disse cosa facciamo, ma nel suo sguardo erano evidenti le parole inespresse.

Sentendo le parole dell'elfa e dopo aver notato anche lui i goblin, facepassare la lunga lingua sul muso da iena, passando tra i denti affilati della sua bocca.

"Mmm...Sono in tanti. Dici che ce la facciamo a batterli o dovremo trattare?"

Chiese, calcolando il tempo che ci metterano a scendere giù dalla collina...forse avrebbe fatto anche in tempo a trovare una posizione favorevole per il combattimento prima di un eventuale scontro. Nelle sue parole si poteva notare un filo di paura, ora che non era più protetto dalle armi del troll e dell'orco.

Scosse appena la testa

"Dubito di poterli uccidere tutti...penso che ci toccherà trattare."

Sibilò, sempre incline ad una soluzione pacifica nelle situazioni di evidente svantaggio...dunque avanzò di qualche passo dinnanzi a sè, per meglio scrutare l'avanzata confusa dei goblin

"Hai detto che il tuo padrone potrebbe assoldarli? proverò a convincerli con un paio di trucchetti pirotecnici, non dovrebbero essere troppo ssscaltri..."

L'avanzata goblin fu abbastanza rapida, ma quando questi arrivarono ad una cinquantina di passi si fermarono quasi di botto, probabilmente colpiti tanto dall'assortimento del gruppo quanto dal fatto che non cercavano di fuggire.
I goblin erano effettivamente 12 piccole creature scarne, più o meno della stazza di Tukun-da, dalla pelle verdastra con arti troppo lunghi e naso ed orecchie appuntiti e sproporzionati rispetto alle dimensioni della faccia. Il coboldo ne aveva visti parecchi durante la sua permanenza nella banda di Urg'Urgoth dove occupavano il gradino infimo della gerarchia.
Questi non erano per nulla diversi: indossavano pelli d'animale mal cucite come protezione ed erano armati di randelli chiodati o corte lance o picche da scavo che altro non erano che lame di pugnale o monconi di spada inastati su un qualche bastone. I più pericolosi di tutta la marmaglia erano i luporci, delle grosse creature dal pelo nero che parevano essere la progenie di un grosso verro ed una lupa di foresta, con la dentatura della secondo e le zanne del primo sovrapposte in modo bizzarro nella bocca, ma con una stazza pari alla somma di quella dei loro genitori, che come predatori li metteva appena un gradino sotto una tigre di montagna.
Uno di essi però non era montato da nessun goblin, ma portava sul dorso una cassa di legno e ai lati di quella che poteva essere considerata una sorta di sella erano appesi vari sacchi.
Un goblin appena più grosso degli altri, che montava il luporco, si fece avanti con prudenza e parlò nella lingua dei goblin. Tukun-Da sebbene non la parlasse benissimo capì cosa voleva: lui e l'elfa (e il ragazzo umano) erano nel loro territorio e dovevano pagare come pedaggio tutto ciò di prezioso che posedevano.
"Che dice?" domandò l'elfa, quasi dando per scontato che lui capisse, mentre fissava il goblin con fare risoluto.

Il mezzo coboldo arricciò il naso nel sentire le parole in goblin di quello che pareva il capo della combriccola... 12 goblin non rappresentavano una minaccia letale, ma i luporci invece eccome se lo preoccupavano: non ne aveva sentito troppo parlare, ma le loro zanne colmavano le sue lacune in merito.

"Vogliono tutto quello che posssediamo...Son dei banditi, ma noi siamo solo due incantatori senza nessun guerriero...conosci qualche trucchetto che ci possssa far comodo? Pensaci, nel frattempo mi invento qualcosa."

Parlò a bassa voce, rivolto verso l'elfa e poi tornando a fissare il capo con un sorriso falso come una moneta di ottone. Avanzò di un passettino, accompagnandosi con in lungo bastone nodoso tenuto nella destra; non sapeva se sarebbe stato in grado di comunicare con il bruto, sperava di farsi capire mischiando un pò di dialetti bestiali e comuni tra loro.

"Capo, noi possedere poco, ma essere anche maghi potenti! Io stesso figlio di demone del fuoco, e meglio che voi non fare adirare gli Dei colpendo i loro figli !"

Era sempre stato orgoglioso delle sue origini e sperava di fare una certa impressione su quella marmaglia accompagnando le parole con gesti teatrali e facendo tintinnare i braccialetti d'osso allacciati ai polsi...Del resto il suo aspetto era davvero peculiare: non si vede tutti i giorni l'incrocio tra un Coboldo ed una Iena.

Il capo goblin sembrò soppesare le sue parole per qualche istante, poi ribadì che dovevano consegnare tutti i loro averi o perire e ordinò ad un paio di goblin di andare a raccogliere il tributo. Uno di questi obiettò però qualcosa, parlando troppo in fretta perché Tukun-da potesse capirlo, indicando loro e un paio di goblin dietro di lui annuirono con fare guardingo.
Il capo dei goblin gridò qualcosa di chiaramente insultorio verso i suoi sottoposti e poi si voltò verso di loro e con uno sguardo obliquo chiese se erano alle dipendenze di qualche mago dalle orecchie a punta.

Il coboldo agrottò la fronte a quella domanda, lanciando un occhiata alla sua compagna di viaggio...Non sembrava che il suo teatrino avesse avuto qualche successo, ma il comportamento dei goblin gli suggerì che forse c'era ancora una via di scampo.
Si rivolse quindi alla ragazza.

"Dicono se non siamo per caso alle dipendenze di un elfo, forse un tuo simile...C'è qualche mago potente della tua stirpe già qui in zona?"

Chiese traducendo ciò che aveva capito dalla domanda del capo della banda di banditi

Dopo aver ascoltato Tukun-da L'elfa guardò negli occhi il capo goblin e poi con fare altezzoso gli rispose scandendo le sillabe a voce alta: "Elath-manth Mahanorne"
Il capo dei goblin si contorse come se l'avesse morso un serpente velenoso e dietro di lui il coboldo vide il goblin che aveva parlato fare un mezzo sorriso da "l'avevo detto io...". Il capo goblin si volse verso i suoi ed abbaiò contro di loro alcuni commenti che tukun-da intese disprezzassero il loro scarso coraggio. C'erano anche altre ingiurie che non capì, probabilmente erano semplici insulti.
A quella ramanzina tutti i goblin arretrarono di un paio di passi, più per il fatto che anche il luporco che il capo aveva snudato le zanne con fare minaccioso sentendo l'astio che era nell'aria.
Il capo goblin si voltò nuovamente verso i tre viaggiatori e chiese, parlando molto lentamente, a Tukun-da se gradivano di essere scortati fino alla loro destinazione, in cambio di un compenso in cibo o denaro.