1° Avventura: Una trappola per topi.

"Una faccenda che mi è totalmente estranea, al momento. Sono appena arrivata e non so ne chi siete ne per chi lavorate, Xaradas. Altrettanto vale per questa malattia; non sono mai stata una guaritrice, questa poi è magica! Non sono solita cimentarmi ciecamente in quel che non comprendo, e tanto meno parlare senza cognizione di causa perciò mi limiterò ad ascoltarvi."

In quel momento, in quel posto, sentiva che le sue doti non avrebbero potuto servire a nessuno, sopratutto a se stessa. Ma a volte bisognava lasciarsi andare, lasciarsi travolgere dagli eventi.
Decise di restare per scoprire di più sulla faccenda. Dopotutto il sapere, le informazioni, sono sempre state fonte di potere.

Si sfilò le stoffe tipiche del sud, che s'era ostinatamente portata dietro. Quel che proteggeva da sabbia e sole, nell'Amn proteggeva da vento e freddo notturno.
Sciolse i leggeri capelli ramati così come le pesanti cinghie. La candida mano afferrò nuovamente il bicchiere di vino.

Il monaco rimase quieto ad osservare il locandiere. Fortunatamente i due avventori sembravano persone quantomeno ragionevoli, e il locandiere non si era dato ad escandescenze, nonostante fosse comprensibilmente turbato. Rimaneva da sperare che tutto si concludesse nel medesimo modo.
Si chiese se anche lui non avrebbe potuto fare qualcosa per quantomeno ritardare la malattia. Malattia di cui comunque non si era mai interessato prima.

L'oste ascoltò le parole di Xaradas e Namira, dopodichè si decise a rispondere dopo aver dato fondo al bicchiere di vino. Fuori dalla locanda la notte era più scura che mai e niente si poteva scorgere se non l'ombra della grande fontana di pietra al centro della piazza. Il solo rumore che si sentiva era quello dei passi alle stanze superiori, che a quanto loro sapevano ospitavano solo quei due individui.

"Allora...E' stato una settimana fa, mi pare. Un giorno come gli altri, stavo servendo ai clienti ed ecco che mi prende una fitta al braccio. Più tardi guardo meglio e vedo che la pelle si era raggrinzita. Giorni dopo non ebbi più dubbi, quando cominciarono ad apparire le prime escrescenze."

Detto ciò arrotolò la manica sul braccio e scoprì la ferita: da metà avambraccio fino a poco sotto il gomito si era formata come una placca di pietra rigida, e tutt'intorno al pelle sembrava raggrinzita e dura come il cuoio. Rabbrividì lo stesso oste a quella vista, infine si rivolse ai tre con quasi le lacrime agli occhi.

"Non è successo niente di che in quegli ultimi giorni, non ho idea di come possa aver contratto il contagio...vi prego, aiutatemi! non voglio morire!"

Scoppiò letteralmente a piangere, evidentemente aveva bisogno di sfogarsi, e grosse lacrime sfociarono dagli occhi arrossati, fino a bagnare i grossi baffi neri dell'uomo.

Xaradas non era certo bravo a consolare la gente, non era quello il suo lavoro, avrebbe impiegato meglio il tempo cercando di capirne le cause scatenanti.

"Fatemi dare un occhiata, vediamo di capirci qualcosa più di questa faccenda." Disse facendo cenno di porgergli il braccio.

"Non disperate, mi servite lucido. Allora... avete detto nulla di strano..... sapete di altri che potrebbero aver contratto la malattia? Nel caso potremmo risalire alla causa scatenante. Inoltre vorrei sapere se vi siete rivolto al tempio per chiedere le cure."
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Tento una prova di conoscenza magica per capire di cosa si tratta. Possibilmente senza toccare direttamente la parte lesa, sia mai che si diffonda per contatto. A meno che non abbia dei guanti (non mi ricordo) nel caso prima indosso quelli.

Fu stomacata al vista della piaga, anche più del previsto. Raffazzonati gli indumenti, si diresse di sopra incurante dell'eventuale reazione dell'oste.

"Voglio dare un'occhiata al piano di sopra"

Sgattaiolò via senza pensarci troppo e senza curarsi dei presenti. Un pò per evadere da quella situazione, un pò per un'improvvisa curiosità.
Salì le scale cercando di far meno rumore possibile.

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Non so bene se mi è concesso, ma una volta salite le scale vorrei fare un prova di ascoltare
Quei due tizi mi hanno insospettito.

Manji guardò la piaga dell'uomo. Era anche peggiore di quel che pensasse. Quale abominio permetteva che gente innocente venisse contagiata in quel modo? Che ci fosse una ragione, una motivazione per quel flagello? Di certo l'uomo col rosario era più informato di lui su ciò.
"Dovreste dare ascolto al vostro esperto, oste. Sono convinto che possa aiutarvi più di quanto non possa fare io. Sono anch'io desideroso di sapere: avete tentato qualche cura?"

Il grosso oste si asciugò i lacrimoni con la manica della giacca, dunque fissò con occhi acquosi prima il monaco, poi il mago combattente.

"Beh, sono andato al tempio di Chauntea ma mi hanno detto che non possono fare niente per guarire i contagiati di questa malattia che si sta diffondendo in città, e se non ci sono riusciti loro dubito possa farlo qualcun'altro"

Entrambi sapevano che Chauntea era una delle poche divinità benigne venerate nell'Amn, molto legata alla natura e dedita alla protezione dei deboli.

"Molti di coloro che ora dormono sotto le stelle stanno per strada, siccome chi è malato di solito viene emarginato e perde il lavoro...io fino ad oggi ero riuscito a nascondere le piaghe." Un altro singhiozzo "L'intera città è condannata a morire!" La voce si fece più alta, colma di disperazione

Proruppe ancora in un pianto diperato, portandosi le mani forti al volto e nascondendo le lacrime che ripresero a scorrergli sul viso.



La ladra, dal canto suo, riuscì ad avvicinarsi alla porta che presumibilmente portava alla camera dei due strani individui e facendosi più vicina potè udire brandelli confusi di una conversazione:

"Si, ormai è tutto pronto..." "...Domani andremo da Kanler per..." "Va bene..." "L'epidemia si stà diffondendo..." " vedremo..."

Ciò è tutto quello che la piccola umana potè sentire della discussione, prima che le voci si confusero in un indistinguibile brusio...probabilmente si erano allontanati in un altra camera, stava a lei decidere se tentare di introdursi lì dentro o fare qualcos'altro prima di andare nella propria stanza.

"E così anche i chierici di Chauntea non sanno cosa fare..... questo conferma solamente che la malattia non è di origine naturale ma arcana. Ciò ci lascia la possibilità di trovarne la causa e se sarà possibile debellarla."

Riflette Xaradas ad alta voce.
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Lautrec il test di sapienza magica per avere informazioni sulla malattia?

Gli stralci di quella discussione la incuriosirono ancor più di quanto non lo fosse già stata prima. Entrare in quella stanza significava correre un rischio, non sapeva chi fossero i due avventori e non le piaceva l'idea di cimentarsi in azioni che non fossero calcolate.
Esitò sulla soglia, ma presto la curiosità prevalse sulla ragione e, dato che presumibilmente i due s'erano spostati, decise d'addentrarsi oltre la porta. Prima di provare ad aprire la porta saggiò la serratura. Se ci fosse stato un giro di chiave, l'avrebbe aperta lo stesso con i suoi arnesi da scasso.

Namira fece bene il suo lavoro e riuscì ad aprire al porta senza un solo cigolio; si ritrovò ad osservare l'interno di una camera appena appena illuminata dalla fioca luce di una candela poggiata su un comodino. La sala d'innanzi a lei presentava un tavolo centrale con un paio di sedie ai lati, altri mobili vari appoggiati alle pareti, una finestra che dava sull'esterno e una soglia sul muro di sinistra, priva di porta. Da quella parte provenivano alcuni rumori ma nessun dialogo, a quanto pare i due avevano finito di parlare tra di loro e si stavano dedicando ad altre attività.



Il mago non aveva mai visto nulla di simile e per il momento tutto quello che poteva dire era che probabilmente l'oste era stato colpito da una maledizione in quanto solo incantesimi del genere portavano tali effetti nel tempo. Ma la tipologia di magia usata non poteva dedurla, forse però poteva appartenere alla sfera della necromanzia, ma anche a quella dell'invocazione. In definitiva: non potè scoprire niente riguardo al male che affliggeva la città.

"Allora? potete fare qualcosa per me?"

Domandò l'oste con fare implorante guardando prima il mago, poi il Monaco e soffermandosi su quest'ultimo che ancora non aveva parlato: l'espressione dubbiosa dell'incantatore non gli suggeriva niente di bu

"Se la magia naturale di un chierico non riesce, niente lascia presupporre che io possa porvi rimedio. Tenterò ugualmente appena mi sarà possibile. Ah, come lacrima in un lago, il nostro potere nei confronti del cielo è nulla".
Mentre parlava, guardava il mago con un misto di pietà e accettazione.

Xaradas che inutilmente cercava di carpire i segreti della malattia, alzò la testa alle parole del monaco.

"Provate pure, io per ora non posso fare nulla oste. Se i chierici hanno fallito è perchè la malattia si può spezzare solo trovandone l'origine scatenante. Quindi andate indietro con la memoria, siete stato in luoghi di grossi raduni o particolarmente sporchi o inquinati? È vitale capire dopo avete contratto il morbo."

Amava quel brivido che le scese dalle scapole alla zona lombare: la rilassava, la eccitava. Decise di continuare, non prima d'essere sicura che nella stanza non ci fosse niente di utile, a passo felpato verso la soglia da cui provenivano i rumori. Un rapido sguardo dalle ombre scure della stanza le sarebbe bastato per impremersi l'immagine in testa. Da sempre, la cura maniacale nell'intravedere ogni dettaglio in una data immagine era una delle sue specialità.

La vista acuta della ladra non gli suggeriva nessun pericolo imminente o oggetto utile ai suoi fini (la cosa più preziosa che ci fosse in giro era un reggicandela di ferro), dunque procedette di qualche passo all'interno della stanza. Dopo un istante però sentì qualcosa muoversi sotto i suoi piedi e abbassò istintivamente lo sguardo: sotto i suoi stivali si era come materializzata dal nulla un intricata serie di disegni geometrici che emettavano una forte luce bianca. Ebbe solo il tempo di sgranare gli occhi che una violenta scarica elettrica le attraversò il corpo; per fortuna la giovane umana avendo degli ottimi riflessi fece in tempo a saltare di lato prima di essere investita in pieno dalla magia, ma comunque la scarica le fece abbastanza male e non potè evitare che un gridolino di sorpresa e dolore le sfuggisse dalle labbra quando fu colpita. Si ritrovò dunque sul pavimento della stanza, dolorante ed un pò rintronata ma non tanto da non sentire i passi dei due tizi che si avvicinavano dall'altra stanza


L'oste si stava concentrando per cercare di rispondere alla domanda del mago quando si udì un rumore simile al tuono, solo molto più soffocato, provenire dalle scale superiori. La scarica fu accompagnata da un breve urlo di voce femmile che tutti i presenti poterono ricollegare a Namira; il grosso uomo si alzò rapido dalla sedia e corse in direzione delle scale, un espressione preoccupata sul viso



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Glifo esplosivo sulla soglia della stanza, -5 pf dimezzati dal test su riflessi della ladra. Solo una bruciatura sulla gamba e dolori su tutto il corpo.

"Dannazione!" Fù l'unica cosa che disse Xaradas mentre scattare verso le scale il più velocemente possibile.
La ragazza era in difficoltà e gli aggressori dovevano essere i due avventori di prima. Il rumore di tuono non faceva che avvalorare la tesi che i due avessero attaccato la ragazza con la magia. Quindi mentalmente preparò a contrattaccare con la stessa moneta.
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NAMIRA!
Preparo un raggio rovente nel caso appena arrivato sul posto scopro che namira è sotto attacco.

Il monaco si chiese se era possibile che in quella locanda tutto facesse pensare ad una imminente tragedia, come un infausto prodigio, quando sentì l'urlo.
In pochi secondi decise che ormai si trovava coinvolto negli eventi di quella locanda. Come il pesce che nolente risale la corrente avversa, avrebbe anch'egli dovuto lottare contro tutto ciò che lo circondava? Honju sperava di no.
Corse verso le scale, l'arma stretta nelle mani. Pregò il cielo, gli spiriti e tutto ciò che di sacro ancora resisteva in quei luoghi di non costringerlo ad usarla.

I muscoli le tremevano ancora, se non fosse riuscita a balzare di lato all'ultimo istante probabilmente il colpo le sarebbe stato fatale.
Si lanciò rapidamente verso la porta che dava sul corridoio per guadagnare tempo, dato che se fosse rimasta nella stanza i due uomini l'avrebbero circondata più facilmente.

"Ferma!!"

Urlò uno dei due tizi, comparso sulla soglia della camera mentre la ladra si stava lanciando fuori dalla stanza. Lei non si guardò in dietro e riuscì ad andare nel corridoio ma la ferita alla gamba, la confusione ed il dolore la fecero urtare contro il muro antistante la porta. Le girava un pò la testa ma riuscì a riprendere il controllo del proprio corpo, proprio mentre spuntò dalle scale prima l'oste, poi Xaradas ed infine l'eremita. Il padrone di casa fu il primo a prendere parola

"Che stà succendendo?"

Chiese con fare autoritario e grave avvicinandosi a Namira e a quell'alto individuo in tonaca nera che ora sostava proprio davanti alla porta, il suo compare non si era ancora visto. Per il momento il tizio non diede risposta, limitandosi a squadrare la figura esile della ladra ed ad alzare una mano verso di essa, puntandogli l'indice contro e sorridendo tra sè e sè.

Il mago appena comparso sulle scale osservò attentamente la scena, Namira era accasciata per terra e l'uomo che la sovrastava sembrava intento a fare qualcosa, forse a lanciare un arcano. Fù sul punto di lanciarlo preventivamente ma qualcosa lo trattenne, l'uomo era sulla soglia della sua camera quindi ne era appena uscito, la ragazza percui vi si era introdotta senza permesso, venendo aggredita come intrusa. Se lo avesse attaccato in quel momento i suoi accordi con la guardia cittadina sarebero saltati, anzi peggio si sarebbe trovato braccato.
Digrignò i denti frustrato ma dovette trattenersi, le dita che già sfrigolavano di energia arcana. Ma se solo avessero alzato un dito sulla ragazza sarebbe intervenuto.
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Preparo come azione preparata un raggio rovente sul tipo nel caso attacchi Namira.

La vista dell'oste e di Xaradas non la rassicuravano. Odiava dare spiegazioni, si limitò a dire a labbra semichiuse e dentri digrignati:


"Ho sbagliato camera, a quanto pare. Ma credo che il signore qui sappia più di noi riguardo ad un certo argomento. Le informazioni che cercate potrebbe averle lui."

Il monaco guardò la ragazza. Era vero ciò che diceva? O piuttosto era in torto, e l'aggressività dell'uomo era giustificata? Non avrebbe tollerato violenza su una donna innocente, ma se essa fosse nel torto?
Indeciso, scelse di aspettare. Non ripose comunque la sua arma, per sicurezza.
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Posso cercare di percepire le intenzioni della ragazza? dovresti avere tu i gradi, Lautrec, se non sbaglio.

"Che strano, ha sbagliato camera ma ha avuto tutto il tempo di origliare i nostri discorsi, nevvero?"

Disse il tizio ergendosi in tutta la sua statura, fissando la ladra dall'alto verso il basso con un sopracciglio inarcato e un espressione neutra sul volto. Si volse verso gli altri presenti esibendo un sorrisetto stentato.

"Ora se non vi dispiace tornerei alle mie occupazioni, e....vi sconsiglio vivamente di sbagliare camera, avete visto quello che succede ai ficcanaso, quando si imbattono in persone più accorte di loro."

Con questa ultima sentenza rivolta a tutti fece per ritirarsi ma prima attese se qualcuno avesse mai da replicare fissando gli astanti con occhi di fuoco.
L'oste non disse nulla, si limitò a fissare la porta della camera che non sembrava aver ricevuto danni consistenti a parte una piccola bruciatura sul pavimento di legno, dunque scrollò le spalle e si voltò per tornare al piano di sotto. Alle orecchie dell'eremita e di Xaradas le motivazioni della ragazza sembrarono convincenti e avvertirono le parole del tizio pelato come parecchio minacciose e misteriose, in effetti quest'ultimo era parecchio losco e il suo amichetto non si era fatto nemmeno vedere sebbene ci fosse stato un bel baccano, in corridoio

Era paonazza per la rabbia. Non era riuscita ad individuare una trappola come quella, ed ora quel tizio giustamente la sbeffeggiava di fronte agli altri.
Dovette resistere all'impulso quasi irrefrenabile di balzargli addosso con lo stocco sguainato.
Ancora appoggiata al muro del corridoio, si mise sui piedi dolorante, schioccò la lingua in senso di sfida e stizza e s'allontanò di sotto.

Xaradas aspettò il momento in cui Namira gli fù vicino per parlare.
"Aspetta Namira, dici che questi signori hanno informazioni riguardanti un certo argomento? Di cosa si tratta esattamente?" Disse rivolto alla ragazza sebbene con gli occhi fissava l'uomo per vederne la reazione.

Qualcosa quell'uomo lo nascondeva sicuro e ora che la ragazza non era più in una posizione pericolosa poteva permettersi di parlare apertamente.
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Sempre con l'azione preparata.

Sentì la mano del mago che le trattenne l'avanbraccio. Il contatto fisico le sembrò un'oltraggio. In un primo istante sembrava che avesse intenzione di gridargli contro, d'insultarlo. Poi i suoi lineamenti, ingenui e sinceri, la convisero a calmarsi e rispondergli, senza riuscir a nascondere un pò di fastidio.

"Fai due più due, mago. E' ovvio! Questi tizi sapranno aiutarvi oltre, e se proprio devo essere sincera credo che ci siano dentro sino il collo, quei due!"

Assortì ritraendo il braccio ed un pò esasperata dalla situazione. Aveva fallito nell'unica occasione di dimostrare a quei saccenti di valer qual cosa, da essere pari se non più utile di loro.