1° Avventura: Una trappola per topi.

Il monaco si sentì rassicurato. L'insolenza dell'uomo non gli pareva necessaria ad entrare in azione. "Il vento flette il giunco, ma la brezza lo fa solo ondeggiare". Per il momento avrebbe aspettato, pronto a "flettersi" se necessario. Rimase appoggiato alla sua arma, aspettando che l'avventore rientrasse nella sua stanza, prima di andarsene al piano di sotto.
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Edit: mi sono accorto ora che il tizio non è rientrato ancora.

"Mago? E chi sarebbe un mago?" Chiese divertitito Xaradas alla ragazza.
Poi tornò a concentrarsi sui forestieri.
"Cosa avete da dire? Sapete qualcosa della malattia a quanto dice la ragazza."
Fece un paio di passi avanti scrutando attentamente l'uomo, pronto a scattare alla minima aggressione.
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Devo ripeterlo? Azione preparata
@Zorn: Quando mai ti ho detto di essere un mago?

"Io non ho niente da dire a voi, non vi devo assolutamente nessuna spiegazione. A mai più rivederci, signori. Vi ripeto di stare lontani dalla nostra stanza. Buonanotte."

Detto ciò il tizio si richiuse la porta alle spalle e si sentirono i suoi passi allontanarsi e si udì ricominciare un brusio sommesso ed incomprensibili da dentro la stanza. A quanto pare tutto fumo e niente arrosto, a meno che l'eremita o il mago non volessero ulteriori informazioni e non fossero disposti ad usare metodi più convincenti delle parole. Eppure la ladra aveva comunque sentito qualcosa, e quel qualcosa poteva bastare per capire come poter agire...a patto che l'umana volesse condividere con degli sconosciuti le sue conoscenze.

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No problem per il "Mago", fate conto che non l'abbia mai detto...Errori che capitano A voi l'azione!

"Come direbbe il nostro criptico amico, il silenzio del bosco vale come cento poesie, o una cosa simile. In ogni caso sanno qualcosa." Disse rivolto più a sè stesso che a qualcuno in particolare quindi si rivolse a Namira annegando l'energia arcana che finora gli era formicolata nel braccio.
"Farai bene a medicare la ferita. Dopo di che se gradirai vorrei sentire quello che hai udito."
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@Lautrec: Capito. Tra l'altro a ben vedere in un paio di post mi chiami Kurush.

Fece un cenno con la testa che avrebbe indicato sia assenso che ringraziamento. Mentre si diresse verso il pian terreno rispose:

"Hanno detto che domani sarebbero andati da un certo Kanler, e ho sentito anche parlare di epidemia e che fossero pronti per fare qualcosa. Loro hanno le informazioni che vi servono, seguiamoli e ci porteranno alla verità."

Ormai l'ora si era fatta tarda e tutti quanti sentivano le membra stanche dopo che l'ondata di adrenalina era passata e tutto si era tranquillizzato. Stava a loro decidere se andare ognuno nella propria camera, se medicare prima la ferita di Namira o se discutere ancora su ciò che era appena accaduto al piano superiore.
Da parte sua l'oste cominciò a spegnere le diverse lanterne accese in giro per il locale e pian piano si fece sempre più buio finchè solo il bancone e le scale rimasero illuminate

Il piano della ragazza era semplice ed efficace, ciò però significava restare alzati tutta la notte a controllare che i loro amici non uscissero, certo si sarebbero potuti organizzare in turni di guardia.

"Namira ottima idea, medicheremo le ferite nella camera e se non ti dispiace a turno faremo la guardia ai nostri cari amici di sopra. Oste non avete certo problemi a darci la camera affianco alla loro vero?"

Stava già per risalire le scale quando si ricordò di una cosa, giratosi si rivolse all'eremita.
"In tutti questi eventi non ci siamo neanche presentati. Io sono Xaradas."

Il vagabondo si girò verso l'uomo di nome Xaradas. Un nome da collegare ad un volto.
"Xaradas" disse. "I nomi non sono che un involucro, un guscio che contiene solo parte di ciò che siamo, di ciò che fummo e saremo. Non ho nome da porgervi. Chiamatemi come preferite, se mai ne avrete bisogno".
Ciò detto si rivolse all'oste anch'egli: "amico, mi arrischio di chiedervi una cortesia in questa notte turbolenta. Mi fareste la cortesia di lasciarmi dormire qui, di fronte alla vostra porta. Non ho animo di avventurarmi là fuori, sulla nuda pietra. Sono disposto a pagarvi una somma seppur misera. Ecco nel mentre i soldi per il latte" e depose qualche moneta sul tavolo.
"Chissà poi che la mia presenza non vi sia di giovamento...e protezione". E lo credeva davvero: forse il suo destino doveva compiersi, quella notte.

La ferita, quasi se n'era dimenticata! Sulla coscia sinistra le stoffe che le facevano da pantalone erano bruciacchiate e lacerate, e si poteva intravedere la carne sanguinolenta.
Si fece accompagnare nella stanza e s'adagiò sul letto.

Rivolgendosi all'oste:

"Ho delle pozioni, credo. Ma comunque è una ferita superficiale, qualche garza ed un pò d'alcol dovrebbero funzionare."

Fece una breve pausa, rovistando nella bisaccia che si portava sulle spalle. S'accorse che boccetta contenente il liquido magico era nell'unico posto in cui poteva trovarsi: la cintura della pozioni. Infine non la liberò dal suo involucro di cuoio

"E' l'unica che ho al momento, vorrei conservarla."

"Mi chiedo quanto possa essere avveduto seguire quei due tutti insieme. Dovrebbe farlo forse solo uno di noi, e io sono l'unica con esperienza. Consideratemi una sorta di agente, seguire qualcuno e scoprire informazioni è il mio mestiere, se la vogliamo mettere in questo modo."

L'oste scosse il capo alla domanda di Xaradas.

"Nessun problema, in questo periodo i mercati sono meno vivi del solito e le sole stanze occupate sono la vostra e quella di quei strani tizi. Tenete pure."

Disse mentre andava a prendere un altro mazzo di chiavi, che porse al Mago combattente, dopodichè si rivolse all'eremita con un sorriso sul volto.

"Non vi preoccupate, fate pure...se ho ben capito avete intenzione di fare qualcosa per trovare un rimedio alla malattia, farò tutto ciò che è in mia facoltà per agevolarvi."

Unì alle parole anche un lieve inchino, dunque cominciò a salire le scale per dirigersi verso il proprio giaciglio.
Di sopra non si sentivano altri rumori e nell'aria si avvertiva solo un sentore di bruciato e un qualcosa che ricordava le spezie che provenivano dall'est, la locanda era immersa nel silenzio.

Xaradas dopo essersi accomiatato con un cenno del capo dall'eremita salì le scale seguendo Namira. Ascoltò le parole della ragazza mentre riponeva con cura il suo equipaggiamento sul duro giaciglio.

"Sì avevo avuto sentore che fossi specializzata in quel campo." Rispose senza girarsi, slacciava con movimenti esperti l'armatura quasi invisibile sotto il vestito, la ripose con cura alla base del letto, per poi sedercisi sopra.
"Non ho in effetti altri agganci o agenti in città su cui contare quindi accetto volentieri la tua proposta. Dobbiamo riuscire a risalire al focus arcano per neutralizzare questo anatema."

L'eremita si accoccolò nell'angolo adiacente alla porta, l'arma appoggiata ad una spalla, le gambe incrociate e la schiena appoggiata alla parete. Quella posizione, per altri così scomoda, riusciva a lui molto naturale, e la trovava accogliente. Per il momento però combatté il desiderio di indugiare al sonno, per rimanere vigile ancora qualche minuto.

"Hey, mezzorco!"

Sibilò a voce bassa Namira, una volta assicuratasi la sua attenzione, continuo:

"Dobbiamo dormire a turni, uno di noi restare vigile. Non sappiamo quando lasceranno la locanda, sopratutto ora che si sono accorti della mia" - si corresse - "nostra curiosità.
Se sono accorti, e m'aspetto che lo siano, potrebbero fregarci senza problemi. Ed ora ti spiego come."

Fece una breve pausa, poi continuò sicura del fatto suo

"Allora; se sono idioti ed ingenui domani andranno da quel Kanler come previsto. Se si sono insospettiti ma rimangono comunque degli idioti possibile che anticipino la loro dipartita, magari nel cuore della notte, mentre noi dormiamo. Se sono furbi invece, potrebbero addirittura fingere d'andarci e tenderci una trappola, consci del fatto che uno di noi li avrebbe seguiti o comunque sviarci in qualsiasi altro modo."

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In effetti si capisce male, però io sarei al piano terra, vicino alla porta, non alla camera.

"Sì sono d'accordo con te Namira." Rispose il mago combattente unendo le punte delle dita mentre rifletteva. "Faccio io il primo turno di guardia, tanto devo pensare."

Concluse mentre prendeva una sedia e si posizionava vicino alla porta, lasciandola un poco aperta in modo da sentire meglio.

Sorrise in segno d'assenso a Xaradas.
Era molto stanca e non si fece ripetere due volte le sue parole.

"Mi raccomando, se li senti uscire svegliami senza fare rumore. E cerca di non stare svegli tutta la notte, hai bisogno di almeno quattro ore di sonno se vuoi essere lucido domani e credimi, ci servirai lucido."

Appoggiò la sua bisaccia a fianco il letto assieme alle varie cinture, tra quella che sosteneva lo stocco.
Non aveva la minima intenzione di svestirsi, perciò si accoccolò sul letto, nella mano un piccolo pugnale, e lo nascose sotto il cuscino sul quale appoggiò la testa.

Namira si appisolò e Xaradas rimase a vegliare sui loro vicini, al piano terra invece il monaco si era accasciato contro la parete e lì dormiva...sicuramente avrebbe sentito qualcosa se uno dei due sospetti fosse sceso per svignarsela durante la notte.
Però, nessuno disturbò il suo sonno ed infine giunse il giorno che sorprese Xaradas ancora seduto dov'era, un pò intontito dal dormi-veglia ma comunque abbastanza cosciente da notare i raggi del sole che cominciarono a penetrare nella stanza. Non era certo di non essersi addormentato, ma non gli sembrava di aver sentito rumori sospetti per tutta la durata della veglia.
La ladra per il momento rimase immersa nel suo sonno, noncurante della luce che si faceva strada nella camera.
Yakumo invece si svegliò a causa delle numerose finestre presenti nella sala e di un cavallo che era passato rumorosamente proprio nella via lì davanti, destandolo...Dapprima schiuse solo gli occhi, poi gli parve di udire anche un altro rumore, provenire dal piano di sopra. Passi. Forse l'oste si era svegliato.

Il monaco si alzò, l'arma ancora stretta in pugno. La ripose legandola ai sostegni della propria bisaccia. Aveva sete, ma pensò di aspettare l'oste. Non si era dimenticato delle possibili complicazioni della sua permanenza, in particolare della presenza dei molti ospiti molesti, compreso l'uomo di nome Xaradas. Nel frattempo, si sedette nuovamente, stavolta in prossimità delle scale.

Xaradas si stiracchiò, per un attimo non capendo bene dove fosse, la lunga notte passata a vegliare lo aveva intontito. Erano lontani gli anni dell'addestramento, quando lo facevano stare sveglio per giorni interi per saggiarne la resistenza e la dedizione. Ma le veglie notturne era il meno che aveva passato e quei ricordi lo fecero rabbrividire.
Senza movimenti bruschi si avvicinò alla compagna di stanza e si chinò su di essa, restò un attimo ad osservarla come se quel semplice gesto potesse permettergli di carpire la storia di quella ragazza. Passarono alcuni secondi, senza che facesse nulla, poi di scatto si ritirò sù.
Si avvicinò al suo letto iniziando a indossare l'armatura, nel mentre la chiamò, avevano del lavoro da fare.

...Eccoli, solcavano le sabbie arroventate... Uomini blu, scimitarre baciate dal sole... Urla, panico e... Sangue... Poi il volto grottesco oscurò il sole... Due occhi verdi come le acque delle oasi, le rughe a formare un labirinto asimmetrico... il tagelmust di blu indaco da nobile avvolgeva il capo...
Poi una voce chiamò il suo nome..

"Adi!"
Si svegliò di soprassalto, ma ad averla chiamata non era stato il suo amato mentore, bensì l'uomo di nome Xaradas, che si stava vestendo con movimenti rapidi e precisi. Namira s'asciugò il sudore dalla fronte, prese le sue cose e si preparò in fretta, stretta l'ultima cinghia, si rivolse al compagno di stanza:

"Sono usciti?"

"No, o almeno credo, non ci sono stati rumori inconsueti questa notte quindi dovrebbero ancora essere lì dentro, dovremmo controllare."

Rispose l'uomo mentre finiva di allacciarsi l'armatura e lisciava le pieghe dell'abito. Raccolse il rosario che aveva lasciato sul letto e se avvolse intorno al braccio.

Dal piano terra l'eremita potè vedere l'oste fare capolino da in cima alle scale, cominciando a scenderle con passo pesante. Indossava gli stessi vestiti del giorno precedente ed aveva la faccia di uno che aveva dormito poco, la piaga era ancora coperta dalla manica della lunga e costosa veste che portava.

I due avventurieri nella loro camera sentirono solo un rumore di passi, a quanto pare di una sola persona, provenire dalle scale...Namira poco dopo invece avvertì anche altri suoni che venivano dalla stanza affianco a loro, ossia quella dei tipi sospetti. Probabilmente si erano alzati e si apprestavano come loro a lasciare la locanda, o a scendere dabbasso.

"Shhh! Li senti? Sono loro. Scendiamo."

Non perse tempo. Si diresse verso il piano terra.

Il mago fece un cenno di assenso e raccolte le sue cose seguì la ragazza fuori dalla stanza giù al piano terra.

I due avventurieri precedettero gli individui sospetti e si ritrovarono nella sala centrale insieme all'oste e all'eremita, il primo in silenzio aveva cominciato a fare i suoi soliti lavori ed aveva già aperto la locanda anche se nessun avventore si era ancora fatto vivo.
Aspettarono un pò di tempo, finchè non si udì qualcuno scendere le scale e non apparì l'alta figura del pelato e quella un pò più bassa del suo compagno, entrambi chiusi nei loro mantelli neri. Li ignorarono per il momento con fare altezzoso, avviandosi tranquilli verso l'uscita...sembrava non temessero niente dai tre stranieri