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 3° Aedo Zendriano: Guerra

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MessaggioTitolo: 3° Aedo Zendriano: Guerra   3° Aedo Zendriano: Guerra Icon_minitimeDom Set 05, 2010 10:32 pm

L' ispirazione per questo brano mi è venuta leggendo un episodio della vita di Nuvola Rossa.

Guerra

Freddo. Era l’ unica cosa che Raethiek sentiva. Freddo. Non avrebbe mai creduto fosse possibile provare un gelo simile. Eppure, il dolore che provava in ogni muscolo lo aiutava a tenersi sveglio, a non soccombere alla spossatezza che lo stava invadendo.
Avanzava, piegato in due per contrastare il vento, perso nella tormenta. Avanzava, poiché non aveva altra scelta: andare avanti o morire assiderato. Imprecò per l’ ennesima volta, maledicendo la malasorte che gli aveva scatenato addosso quella bufera proprio quando si trovava, isolato dai compagni, in cerca di qualche animale da cui ricavare un pasto più sostanzioso di quello che offrivano le scarse scorte di carne secca del suo reggimento.
Il vento gli tagliava la faccia, e dove l’ elmo gelido era in contatto con la pelle del viso si erano prodotte fastidiose escoriazioni. Non vedeva a più di cinque metri davanti a sé, e aveva completamente perso l’ orientamento. Dopo migliaia di anni di vita guerriera, di battaglie, morte, sangue, vittorie, sconfitte, stava soccombendo sotto la furia degli elementi.
Un altro passo, nella neve alta fino alla cintola. Un altro. Un altro ancora. Avanzò lentamente, per un tempo indefinibile, sospeso in un limbo nevoso e gelato di spazio infinito. Lentamente, le forze cominciarono ad abbandonarlo. Controllare i suoi muscoli intorpiditi era sempre più difficile, e richiedeva ormai tutta la sua forza di volontà.
Poi, quando Raethiek era ormai sull’ orlo dell’ oblio, gli parve di sentire una voce nel vento. Allora alzò gli occhi e vide, davanti a sé, una parete rocciosa e, nella parete, una fenditura. Incredulo, non osando sperare nella salvezza, l’ Elfo Oscuro si sforzò di continuare a lottare, e riprese ad avanzare verso la spaccatura.
A fatica, arrivò all’ entrata di quella che si rivelò essere una grotta abbastanza spaziosa, e barcollando riuscì ad entrare. Dentro era buio, ma presto i suoi occhi si abituarono all’ oscurità. La grotta era poco profonda, alta circa due metri, e la stretta via d’ accesso prometteva una certa protezione dalla furia degli elementi. Inoltre, era già occupata.
Un Alto Elfo, ritto in piedi sopra una spessa pelliccia su cui evidentemente stava sdraiato prima del suo ingresso, lo fissava impugnando un affilato coltello da caccia. Raethiek notò l’ arco che poggiava su una parete della grotta, di fianco alla carcassa di una lepre, e capì che quell’ elfo era uno dei tanti cacciatori di Chrace, sorpreso dalla tempesta esattamente come lui.
Raethiek ebbe un singulto, una risata che uscì sotto forma di tosse secca. Prima di crollare svenuto al suolo, ebbe il tempo di notare che dallo sguardo del giovane Alto Elfo non traspariva il solito odio, ma un’ altra emozione…paura, forse, eppure la sua espressione aveva un che di incuriosito.
Cadde pesantemente, faccia a terra, e capì che non aveva la forza per fare alcunché. Sarebbe morto nel sonno, con la gola tagliata. Il nero sipario dell’ oblio scese su di lui.

Inaspettatamente, si risvegliò. Aprì cautamente le palpebre, e la prima cosa che sentì fu un gradevole calore, che gli investì il volto. Lentamente, ricordò cosa gli era successo e mise a fuoco l’ ambiente circostante. Era nella grotta, ora riscaldata da un piccolo falò che la illuminava in modo incostante e tremolante. La tempesta, fuori, infuriava più violentemente che mai, e il vento produceva un continuo, lugubre ululato di sottofondo. Il giovane alto elfo, infagottato in un angolo, dormiva.
Grande fu lo stupore che Raethiek provò, quando capì che gli effetti dell’ assideramento se ne erano andati. Nella gambe avvertiva ancora il tipico calore che si prova quando il sangue riprende il circolo in un arto gelato.
Si mise a sedere, stringendosi addosso il pesante mantello, e si chiese cosa diavolo stesse succedendo. Svenendo, era rimasto alla mercé del giovane, che sicuramente aveva capito al volo che lui era un Elfo Oscuro e che era a Ulthuan per fare razzie, e quello invece di ucciderlo gli aveva salvato la vita. Di più, si era messo a dormire. Raethiek pensò per un attimo che avrebbe potuto sgozzarlo e assicurarsi la sopravvivenza grazie alla sua carne e alle sue coperte, ma, stranamente, quel pensiero gli apparve immediatamente inaccettabile.
Che diavolo gli stava succedendo? Per millenni aveva combattuto in gran parte del mondo conosciuto e sconosciuto, razziando, uccidendo, torturando, senza curarsi delle vite che spegneva, come del resto era giusto che fosse per un elfo oscuro. Eppure, ora provava riluttanza a uccidere quel singolo giovane sprovveduto che gli aveva incautamente salvato la vita.
Non si trattava certo di riconoscenza, o compassione, o di qualsiasi altra sensazione riconoscibile. Semplicemente, sentiva – e quel sentire si stava rapidamente trasformando in certezza – che uccidere quel giovane alto elfo sarebbe stato sbagliato, e non riusciva a spiegarsi il motivo di quell’ improvvisa percezione. Decise di seguire, almeno per il momento, quella nuova e sconosciuta sensazione, dicendosi che se l’ alto elfo l’ aveva risparmiato, difficilmente lo avrebbe ucciso mentre dormiva. Cedette quindi allo sfinimento, addormentandosi quasi istantaneamente, e dormì fino alla mattina seguente, quando fu svegliato dalla luce che invadeva la caverna.
Alzantosi faticosamente, Raethiek si accorse di essere rimasto solo. Affacciandosi dall’ entrata della caverna, vide una lunga scia nella neve, lasciata dal giovane cacciatore. Fuori, non c’ era più alcun segno della tormenta del giorno prima. Non fosse stato per la scia rivelatrice nella neve, l’ elfo oscuro avrebbe pensato di aver incontrato uno spirito, il giorno prima.
Inoltre, la strana sensazione che aveva provato il giorno precedente se n’ era andata, lasciandolo turbato e perplesso. Si chiese, di nuovo, perché avesse risparmiato la vita all’ alto elfo, e, di nuovo, non seppe rispondere.
Si vestì con la sua armatura leggera, imbracciò la balestra a ripetizione (che il giorno precedente aveva tenuto al riparo dalla neve) e cominciò a seguire cautamente le orme dell’ alto elfo, con l’ intento di scoprire il suo villaggio e ricongiungersi ai suoi compagni per razziarlo.
Seguì le tracce nella neve per tutta la giornata, prendendo ogni possibile precauzione contro eventuali imboscate. La pista lo condusse lungo una stretta valle di montagna,su cui incombevano alte montagne.
Non era un’ Ombra, ma seppe mascherare bene la sua presenza, e salì spesso su alberi irrigiditi e contorti per osservare i dintorni.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando arrivò nei pressi del villaggio del giovane, e fu allora che udì il corno da guerra degli elfi oscuri risuonare e riverberare lungo tutta la vallata, simile ad un mostruoso, lugubre muggito.
Raethiek affrettò il passo, giungendo rapidamente in cima ad una bassa collina. Sotto il suo sguardo si rivelò un’ ampia vallata, al cui centro sorgeva il villaggio degli alti elfi.
Alle spalle del villaggio si innalzava una ripida parete di roccia, e un boschetto di alberi scuri e smorti ne cingeva i lati. Dall’ unico lato spoglio di ostacoli avanzavano rapidi i predoni elfi oscuri, pregustando una facile razzia. Corsari, balestrieri e cavalieri oscuri, in tutto una cinquantina, calavano sul villaggio, che ai loro occhi era solo un ammasso di casupole indifese.
Raethiek, invece, capì subito che il villaggio non era affatto sguarnito. Dalla sua posizione, poté vedere che tutto intorno al centro abitato sorgevano tende, del tipo che usavano gli eserciti nei loro spostamenti. Considerando la provenienza dei predoni Druchii, Raethiek capì al volo che la maggior concentrazione di tende era nascosta ai loro occhi, e capì anche che Thanart, il loro comandante tronfio e orgoglioso, non si era curato di mandare le Ombre in avanscoperta. Imprecando, Raethiek cominciò a correre verso le linee degli elfi oscuri, ma sapeva che ormai il disastro era inevitabile. Gli elfi oscuri, durante una razzia, perdevano ogni disciplina e ogni capacità di ragionare a mente fredda, affogando entrambe nel sangue delle loro prede. Difatti, presto i Cavalieri Oscuri spinsero i cavalli al galoppo, smaniosi di cominciare la carneficina, e i guerrieri appiedati dietro di loro affrettarono il passo, perdendo coesione.
Gli elfi oscuri cominciarono a ululare e a gridare e sciamarono nel villaggio, abbattendo porte e facendo irruzione nelle case, cercando abitanti che non trovarono. Fu allora che gli alti elfi (avvertiti della presenza di elfi oscuri nei dintorni dal giovane cacciatore che aveva salvato Raethiek) lanciarono la loro controffensiva. Inizialmente, i Druchii vennero presi di sorpresa, in piccoli gruppi, dai nemici più numerosi, e non poterono fare altro che soccombere. Poi, gli elfi oscuri si resero conto della presenza dei guerrieri nemici, e gli ufficiali richiamarono i soldati all’ ordine, tentando faticosamente di riorganizzarli in uno spiazzo al centro del villaggio, ma gli alti elfi, ormai altrettanto eccitati dei loro nemici, piombarono loro addosso. Il combattimento degenerò rapidamente in una violenta e disordinata rissa, senza reggimenti allineati o piani di battaglia. Gli alti elfi accorrevano da tutte le parti e si sparpagliavano tra le casupole, per poi unirsi al combattimento nello spiazzo centrale. Ugualmente, i Druchii scampati ai primi assalti si dirigevano verso il rumore dello scontro. Fu questo il caos in cui piombò Raethiek.
Lanciò alcuni dardi con la balestra, poi estrasse la spada e si gettò nella mischia. Schivò l’ affondo di un lanciere, che venne sventrato da un corsaro urlante. Parò un fendente di un altro lanciere, rispose con un rapido affondo vanificato dallo scudo, parò ancora, fintò e colse l’ alto elfo al fianco, trafiggendolo. Raccolse da terra uno scudo, con cui parò alcuni colpi di spada sferrati da un arciere che infilzò facilmente allo stomaco. Ruotò il polso per estrarre la lama della spada dalla carne del nemico, poi si riparò con lo scudo dal colpo devastante dell’ ascia di un Leone Bianco di Chrace. Lasciando andare la spada, estrasse rapidamente il pugnale e si gettò addosso all’ alto elfo, che venne però colpito alle spalle da un balestriere, che a sua volta venne decapitato da un altro Leone Bianco. Quest’ ultimo si scagliò contro Raethiek, urlando e roteando l’ ascia in un selvaggio fendente. L’ arma penetrò tanto in profondità nello scudo che ferì il braccio dell’ esperto balestriere, il quale ebbe buon gioco nel colpire il Leone Bianco mentre la sua arma era incastrata. Lasciando andare lo scudo ormai inutilizzabile Raethiek fece qualche passo indietro, raccolse una picca e la usò per tenere a bada due avversari, poi passò al contrattacco infilzandone uno e parando l’ affondo dell’ altro con il lungo manico. Pochi attimi di duello serrato e anche il secondo assalitore cadde al suolo senza vita. Ansimando, Raethiek si rese conto che gli alti elfi si stavano ritirando rapidamente. Nonostante la loro imprevista resistenza, la ferocia dei Druchii aveva avuto la meglio, così almeno credette in un primo tempo. Poi sentì il corno alla sua sinistra e si voltò, vedendo con terrore i cavalieri, gli Elmi d’ Argento, che piombavano addosso alla disordinata massa dei superstiti elfi oscuri, travolgendoli e infilzandoli sulle punte delle loro lance. Raethiek affondò disperatamente la picca nel ventre di un cavallo, ma l’ impeto di questo fu tale da sbalzarlo violentemente indietro. Rialzandosi, le sue dita trovarono istintivamente l’ impugnatura di una spada, con cui tagliò i tendini di un altro cavallo e uccise il suo cavaliere. I picchieri, gli arcieri e i Leoni Bianchi degli alti elfi, dopo la loro finta ritirata, caricarono violentemente gli ultimi elfi oscuri, che sbandarono e fuggirono in una rotta disastrosa, inseguiti, raggiunti e uccisi dai più veloci Elmi d’ Argento.
Raethiek riuscì a uccidere un cavaliere e a salire in sella, ma non fece tempo a voltare il cavallo e a scappare. Una freccia dall’ impennaggio bianco affondò nel ventre dell’ animale, che si impennò violentemente. Raethiek rovinò pesantemente al suolo, si rialzò rapidamente e venne subito assalito da due avversari. Trapassò il primo con la spada, e urlando furiosamente buttò il suo cadavere addosso all’ altro, facendolo cadere a terra e squarciandogli la gola con il pugnale. Raethiek si trovò allora a fronteggiare un solo avversario: il giovane alto elfo che lo aveva salvato dalla tormenta. I due si squadrarono per un lungo, intenso istante.
Raethiek era armato solo di pugnale, il giovane aveva lancia e scudo, probabilmente tolti a qualche cadavere, ma l’ elfo oscuro era molto più esperto, e fidando in questo partì all’ attacco, invocando Khaine.

Luthen non era un guerriero. Ma non era neanche uno stupido. Appena l’ elfo oscuro si gettò verso di lui, capì che l’ esperienza dell’ altro avrebbe sicuramente avuto la meglio, se non si fosse inventato qualcosa. Si lanciò urlando contro il suo avversario, tenendo lo scudo aderente al corpo e la lancia puntata verso il petto del nemico. Il Druchii deviò la lancia con il pugnale, poi si scagliò sullo scudo e lo afferrò, in modo da tenersi attaccato a Luthen e rendere così inutile la lunga e ingombrante lancia. Per tutta risposta, Luthen lasciò andare la lancia, afferrò il suo coltello da caccia e tagliò le cinghie che gli tenevano il braccio legato allo scudo. L’ elfo oscuro, rimasto aggrappato ad esso, perse improvvisamente l’ equilibrio e cadde a terra. Prima che si potesse rialzare, Luthen gli si gettò addosso e lo trafisse con il suo coltello. L’ elfo oscuro urlò di rabbia e dolore, e cercò di rialzarsi. Luthen lo colpì ancora, stavolta al cuore, e quello sussultò e smise di muoversi.
Rialzandosi, Luthen contemplò ansimando il cadavere dell’ elfo oscuro. Era la sua prima vittima, e solo il giorno prima gli aveva salvato la vita. Che senso aveva tutto questo?
Si sedette, osservando i suoi compagni sciamare tra i caduti, finendo quelli ancora vivi, mentre più lontano i guerrieri inseguivano i predoni fuggitivi, mietendo altre vittime.
Aveva sempre immaginato la guerra come un combattimento ordinato, con delle cause e degli scopi ben definiti. Andare a combattere per difendere la propria casa, per servire il proprio popolo.
Invece era solo massacro. In quella battaglia aveva visto come tutti si erano abbandonati alla frenesia della lotta, gioendo delle loro uccisioni, come era successo a lui quando aveva ucciso quel Druchii. Aveva sentito di aver superato una prova, di essersi dimostrato superiore, migliore….più adatto a sopravvivere, e ne aveva gioito fin nel profondo. Aveva anche capito che la guerra tra elfi oscuri e alti elfi aveva radici profonde; la tregua intesa tra lui e il Druchii che aveva salvato era stata solo un’ illusione, un miraggio nella tempesta.
Restò lì, a riflettere su quello che aveva scoperto e provato, finché non arrivò Melthean, la figura di riferimento del villaggio, l’ anziano saggio che tutti interrogavano per risolvere i propri dubbi. Solo due giorni prima, mentre stava per partire per la caccia, gli aveva confessato che la guerra gli faceva paura, e che pensava di andare in città per diventare uno studioso, o un medico.
Ora, gli occhi del vecchio sembravano porgli una domanda ben precisa. Sospirò.
“Sai, Melthean” disse “pensavo di chiedere al comandante di portarmi con lui.”
Per combattere.
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MessaggioTitolo: Re: 3° Aedo Zendriano: Guerra   3° Aedo Zendriano: Guerra Icon_minitimeDom Set 05, 2010 10:33 pm

Scusate il doppio post, ma ho dimenticato il titolo del racconto nel nome del topic. Qualche mod sarebbe così gentile da modificare di conseguenza? grazie
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MessaggioTitolo: Re: 3° Aedo Zendriano: Guerra   3° Aedo Zendriano: Guerra Icon_minitimeDom Set 05, 2010 11:15 pm

Modificato il titolo. :123:

Tra l'altro ottimo racconto, mi è piaciuto molto. Scorrevole ed interessante.
Unica cosa non chiedermi perchè ma le ultime righe del racconto mi stonano, è una sensazione che ho avuto leggendolo. Non sò come mai ma non mi hanno soddisfato pienamente...
Chissà come mai... mah... Misteri della fede.
:harhar:

Tullaris gradirei moltissimo se tu leggessi il mio racconto e rilasciassi un commento.
Anzì lo consiglio a tutti.
Lo scopo dell'aedo non è la competizione in sè ma stimolare gli scrittori e niente è più stimolante dei commenti e delle opinioni degli altri utenti se ovviamente fatte nel giusto modo. :123:
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MessaggioTitolo: Re: 3° Aedo Zendriano: Guerra   3° Aedo Zendriano: Guerra Icon_minitimeLun Set 06, 2010 12:25 am

La parte finale è, in effetti, abbastanza discordante. Avendo iniziato tardi a scrivere ho avuto poco tempo per pensarci, credo che con più tempo a disposizione ci sarei stato 2-3 giorni su quel passaggio. Dannazione a me che capisco male le scadenze :sorr:

Ad ogni modo grazie mille per il tuo parere, credevo che i testi andassero lasciati immacolati fino alla votazione. Fa davvero piacere ricevere delle critiche costruttive!
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MessaggioTitolo: Re: 3° Aedo Zendriano: Guerra   3° Aedo Zendriano: Guerra Icon_minitimeLun Set 06, 2010 9:55 am

mah, se vi riferite alla parte nella quale si parla dell'Alto Elfo non sono d'accordo, è un cambio di prospettive, e a mio modesto parere è fatto bene.
Credo di non sbilanciarmi troppo dicendo che questo è forse il migliore (per correttezza ortografica, mancanza di errori di battitura, contenuti non volgari né smielati) che abbia letto in questo aedo.
Le battaglie sono descritte bene, e mi è venuto il dubbio di sapere chi interpreta nuvola rossa in questo racconto.
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MessaggioTitolo: Re: 3° Aedo Zendriano: Guerra   3° Aedo Zendriano: Guerra Icon_minitimeLun Set 06, 2010 10:17 am

Beh, in realtà nessun personaggio particolare.
È solo che a nuvola rossa capitò quando era ancora molto giovane, in una spedizione contro i Pawnee (nemici giurati dei Sioux) di restare senza cavallo in territorio nemico, e si rifugiò in una grotta mentre infuriava unna tempesta. Poco dopo arrivò un Pawnee, e nuvola rossa, invece di ucciderlo di sorpresa, lo avvisò della sua presenza e i due cooperarono per passare la notte al meglio.
Il giorno seguente i Siuox attaccarono il villaggio dei Pawnee per rubare i cavalli, ma dovettero combattere contro i nemici avvertiti da Acqua Nera, il pawnee che aveva incontrato nuvola rossa. Nuvola Rossa riuscì comunque a rubare i cavalli, ma per farlo dovette battere Acqua Nera e, sotto richiesta di quest' ultimo, ucciderlo per non macchiare l' onore del pawnee.

L' episodio, che insegnò a Nuvola Rossa che c'è un tempo per la pace e uno per la guerra, e che entrambi vanno vissuti fino in fondo con dignità, l' ho letto su Magico Vento, e mi ha subito appassionato. Non ho potuto trasporlo così com' era, perchè l' odio millenario tra gli elfi è sicuramente più profondo di quello secolare tra gli uomini.

Ad ogni modo grazie mille per il parere positivo, nunzio.
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MessaggioTitolo: Re: 3° Aedo Zendriano: Guerra   3° Aedo Zendriano: Guerra Icon_minitime

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