Il Destino Dell'Autarca

"Poveri bambini" pensò l'autarca.
Ogni pensiero, ogni memoria che aveva sugli umani, era mescolata a disprezzo o altezzosa non curanza, a seconda della situazione e dello stato emotivo del lungiforme eldar.
Grazie a secoli di pratica e meditazione era riuscito a inibire completamente le proprie emozioni; ma nella furia della battaglia era assolutamente improponibile riuscire a controllarsi completamente.
"Poveri bambini" pensò l'autarca, trafiggendo l'umano.

Aveva osservato la battaglia dall'alto, dirigendo le operazioni dal proprio incrociatore, ma quando la sua presenza fu richiesta, non ebbe neanche bisogno di dare l'ordine.

Dopo il solito lampo di luce verde smeraldo, si trovava in mezzo a un altopiano, cinto da una fitta foresta che lo accerchiava quasi soffocandolo.

Un altro lampo di luce alle spalle e, insieme alla sua squadra, era pronto all'azione.

Si immersero nella foresta correndo abbastanza veloci da poter essere a malapena intravisti da qualunque occhio non vigile, ma abbastanza piano da non poter essere sentiti da nessun orecchio non allerta.

Avvistarono il fronte della battaglia dopo 1.37 minuti di corsa: la fossa dove gli umani si ammassavano era un'ottima protezione e finchè restavano a testa bassa riuscivano a non farsi falcidiare dagli shuriken che volavano sopra i loro caschi.

"Meglio cosi" pensò l'autarca: il loro scopo quel giorno non era uccidere, ma recuperare l'artefatto rubato dal tempio di Kaela Mensha Khaine.
Grazie alla connessione sinaptica, che collegava l'autarca alla guardia che lo seguiva, si rese conto di quanto quel pensiero avesse contrariato alcuni membri della squadra.
"Sono bambini, non sanno quello che fanno, e anche se lo fanno percorrendo strade errate, combattono contro il nostro stesso nemico" pensò.
Non tutti approvarono, ma non perseverò nel suo ragionamento.
Spesso quella sua "tolleranza" verso la razza umana gli aveva reso la vita difficile, ma, come tutta la propria razza, era assolutamente inamovibile sulla sua posizione e neanche i veggenti riuscivano a smuoverlo.
In ogni caso questo suo aspetto, che non poche volte era stato definito una "debolezza", non lo aveva mai fermato durante il compimento del proprio dovere.

Si appostarono a pochi metri dalla radura dove infuriava la battaglia, per individuare l'obbiettivo.
Non ci misero molto a localizzarlo: la squadra d'incursione, che era riuscita a penetrare le difese psichiche che proteggevano il tempio, si stava velocemente allontanando dal fronte verso un veivolo di trasporto pronto alla partenza.

Avevano poco tempo.

La decisione fu rapida quanto l'ordine che fu impartito: lampo di luce, buio, lampo di luce.
Si trovavano di fronte al veivolo e un colpo ti tessimorte ammutoli per sempre il pilota.

Con un movimento che racchiudeva in se centinaia d'anni di esperienza, l'autarca sguaino le lame incantate dalle fodere, facendo in modo che il rumore metallico dei foderi fosse ben udibile.
A quel suono senti raggelare il sangue agli umani.
Veloce come una saetta, scattò in avanti e affondò le lame nei petti delle due sagome più vicine.
La danza mortale era cominciata e a quella musica erano in pochi a poter resistere.

In meno di 15 secondi, 9 umani avevano raggiunto il proprio Dio e uno solo restava in piedi, con un lungo fodero, troppo lungo per la sua statura, e troppo ben decorato per la sua razza, stretto tra le braccia.
Lo lascio cadere e tentò di sguainare la spada che teneva appesa al fianco.

Stupito per il coraggio dell'umano l'autarca scattò; "poveri bambini" pensò l'autarca, trafiggendo l'umano.

FINE PRIMA PARTE.

vorrei ccon la seconda parte, però prima mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni sul testo e magari avere qualche consiglio per continuarlo^^

quindi non fate i timidi xD

beh devo dire che è molto ben fatto...diciamo che hai dato un buon ritmo alla stesura che rende molto bene l'atmosfera del racconto. davvero bello.

quoto dj, mi piace, è di facile lettura ed è spaziato bene rendendo comprensibile il tutto.

Aspetto il seguito. E magari qualche flashback di come l'autarca sia diventato tale.

eccoci alla 2à parte del racconto.

Parte seconda

Immerso nella camera di rianimazione, l'autarca rabbrividi quando i sensi da poco riacquisiti si accorsero del freddo liquido che li circondava.

Ancora disorientato e debole, apri gli occhi per guardarsi attorno anche se conosceva quell'ambiente come la propria casa.
purtroppo quel solito panorama era oscurato dalla alta figura ammantata di fronte alla camera di stasi.

L'eldar si accorse dello sguardo incuriosito dell'autarca e posò una mano sul vetro.
"Riposa fratello mio" furono le parole che sentì l'autarca prima di ricadere nel vuoto.

Questa volta fu la luce a rianimare l'autarca; ma ancora a sorprenderlo non fu l'intensa luce, ma la figura ammantata seduta accanto alle sue ginocchia distese.

Si alzò piano, sedendosi, dando le spalle all'eldar troppo vicino per essere semplicemente un conoscente.

"Mi devi la vita ancora una volta, fratello, stiamo a 5 se non erro."

L'eldar si levò il casco, spiegando i suoi lunghi capelli bianchi sopra al mantello.

"4, eldrad, su Tirxlio avevo tutto sotto controllo" rispose lentamente l'autarca

I due si alzarono e, attraverso le pareti riflettenti, si guardarono intensamente negli occhi.
L'autarca si sorprendeva sempre guardando il fratello: anche se il volto era liscio e privo di imperfezioni, gli occhi mostravano tutta l'anzianità del veggente.

"Dimmi cosa è successo".
In quella frase l'autarca non trovo traccia di curiosità, ma solo mera consapevolezza della gravità dell'accaduto.

"Non dovresti saperlo, veggente?" distorse quell'ultima parola quasi per mettere alla prova il fratello; che naturalmente non rispose.

Dopo aver recuperato l'artefatto dalle mani degli umani, la squadra dell'autarca si era teletrasportata lontano dal conflitto, vicino alla radura dalla quale erano partiti circa 3 minuti prima.
Durante la marcia verso la piana, L'autarca aveva ricevuto strane registrazioni sui dati warp.
Ciò poteva voler dire solo 2 cose: esseri con poteri psichici o demoni nei dintorni.

Il cielo, quasi a voler rispondere al quesito, diventò di un viola etereo, e strane urla cominciarono a provenire dalla battaglia, mescolandosi a ruggiti raggelanti e grida strazianti.

Un ordine impercettibile mise all'erta la squadra.

Nello stesso istante un altro ordine fu impartito, ma in una lingua che risuonava subdola e infida, convincente e traditrice.
E un attimo dopo, si scatenò l'inferno.

Una ventina di vampe color viola brillante guizzarono verso gli eldar che ebbero a malapena il tempo di accorgersi di quello che stava accadendo.
Due sagome caddero a terra all'istante, con l'armatura incenerita, e le altre si raggrupparono intorno all'autarca cercando di individuare il nemico.
Un tessimorte fece fuoco nel momento in cui il primo demone si fece avanti, lacerandolo prima che evaporasse; altri demoni non si fecero avanti vedendo la fine del loro simile.
Ricominciò l'inferno, ma in un lampo di luce gli eldar scomparvero prima di essere colpiti da altre fiamme demoniache.

Purtroppo, al loro ritorno sul piano materiale, la situazione non era migliorata.

Davanti alla squadra si trovava una figura titanica, con braccia lunghe quante un'uomo e una pelle color nebbia che sembrava riflettere il colore del cielo; dietro le spalle, ali lucenti erano spiegate quasi a ribadire che non era possibile passare oltre, e in mano un lungo bastone terminava in una lama, appuntita come il becco che spuntava della testa rapace della figura.

Impietriti gli eldar osservavano l'immenso demone.

"fuoco...FUOCO!!!" gridò l'autarca sgainando le spade incantate.

I tessimorte aprirono il fuoco nello stesso istante in cui, dalle dita del demone, scaturirono 8 fulmini che trapassarono da parte a parte l'intera guardia dell'autarca.

Nella testa dell'eldar sopravvissuto risuonò la stessa voce che prima aveva sentito impartire l'ordine:"dimmi il tuo nome, essere, cosi saprò chi sto immolando al mio Dio".

Sgomento, l'eldar, indietreggiò senza rispondere.

"IL TUO NOME!!!"gridò l'essere, direttamente nella testa dell'autarca.
Poi sollevo il palmo e un altro fulmine saettò verso il l'armatura nera del comandante ulthwé.

Il campo di forza si infranse come vetro ma i riflessi dell'eldar permisero alla lama incantata di frapporsi tra il fulmine e il bersaglio deviando la traiettoria della maledizione.

Ripreso il controllo, l'eldar scattò in avanti schivando e deviando altri 3 fulmini; con un agile salto si trovò faccia a faccia col demone che chiuse gli occhi solo per riaprirli fiammeggianti, lanciando una vampa di fuoco viola chiaro verso l'avversario, che in un lampo di luce si ritrovo alle spalle del titano.
Mulinando le spade tracciò un lungo solco sulla schiena del demone che per la prima volta emise un suono reale, urlando per il dolore.
L'eldar sorrise intravedendo una speranza di vittoria; ma quell'attimo di distrazione gli costò caro: la lama del demone trapassò da parte a parte il bacino dell'autarca, prima di essere sfilata con violenza.
L'essere lungiforme cadde a terra cercando la concentrazione necessaria per attivare il generatore warp.
Prima di riuscirci fu sovrastato del demone che con sguardo incuriosito fissò il lungo fodero sulla schiena dell'eldar.

"questo artefatto non appartiene a un essere materiale" senti l'autarca nella testa, prima di essere schiacciato dagli artigli del mostro, che gli strapparono via il manufatto appena recuperato.

In quell'istante un lampo di luce illuminò la sagoma del demone, che alzò lo sguardo incuriosito.

"Quel che succede dopo lo sai meglio di me, eldrad...ti devo la vita"
"Già.Ma abbiamo fallito entrambi"
"Entrambi?Ero io che avevo il compito di riportare la Scheggia di Vaul all'arcamondo!"
"Ma era mio compito uccidere quel demone, che invece sono solo riuscito a far scappare, con la Scheggia.
comunque sappi che dobbiamo recuperarla; il demone la sta gia utilizzando per portare avanti questo assalto al pianeta, e non possiamo permettere che la macchi con altri delitti ignobili"
"Quando partiamo?"
"Quanto ci metti a equipaggiarti?"

aspetto il seguito; piacevole da leggere e ... "fotografico", spero si capisca quello che intendo XD

veramente non lo capisco bene ma spero sia un complimento^^

bel lavoro leonardo, anche se di eldar so poco e niente mi è piaciuto... l'ho trovato molto discorsivo. Cmq io leverei il tempo che gli eldar ci mettono per arrivare vicino all'artefatto (1.37 minuti di corsa) mi sembra che spezzi troppo il ritmo del discorso

sono contento dei vostri giudizi e ho gia in mente la terza parte, ma datemi anche dei pareri su casa dovrebbe contenere secondo voi^^.