EUROPA: Fatte fuori Grecia e Portogallo, ora tocca all'Irlanda
Le società di rating si preparerebbero a ridurre a spazzatura i titoli irlandesi. E l'Europa si rafforza
LUGANO - Dopo il Portogallo che ha seguito la Grecia nel precipizio, ora toccherà all’Irlanda. È questa l’opinione di quello che viene definito dalla Bloomberg il ‘miglior gestore di fondi sul debito sovrano’ Sandor Steverink che aveva previsto per tempo il downgrade del Portogallo ed è convinto che l'Irlanda sarà presto declassata. Ma è proprio questo il momento di comperare, dice Steverink della Delta Lloyd NV, che ha intenzione di acquistare obbligazioni irlandesi, una volta che le società di rating avranno condannato come spazzatura i titoli irlandesi, come Moody’s ha fatto con il Portogallo. I bond irlandesi hanno attualmente un rating BBB+ di S & P, tre gradi sopra il livello spazzatura, mentre le obbligazioni portoghesi, che hanno ancora un rating BBB-, da investment grade, per S & P, sono stati tagliati a Ba2 con outlook negativo da Moody’s, suscitando un putiferio europeo, piuttosto risibile.
Non è solo colpa dei rating - Quindi, sarebbe un po’ sterile tutta la polemica sulle agenzie di rating (che in ogni caso non sono dei generosi benefattori e di colpe ne hanno, basti pensare al caso Parmalat). Sono innanzitutto i governi a dover fare ordine in casa propria, invece di lamentarsi delle critiche ai loro buchi finanziari, nel senso che se uno allarma i pompieri, non necessariamente è stato lui ad appiccare l’incendio. Infatti, le obbligazioni portoghesi avevano perso l’8,1% l'anno scorso, la peggiore prestazione dal 1994. L'Irlanda ha perso il 14,2%, il calo più sensibile dal 1993 quando Bloomberg ha iniziato a compilare le classifiche. Secondo Steverink, sono da preferire le obbligazioni irlandesi a quelle portoghesi perché il debito del paese è stato causato dalle banche e non ha i problemi strutturali delle economie del sud d’Europa. Il tasso d'interesse delle obbligazioni governative portoghesi è schizzato al 13,04%, un tasso che obbliga (anche) il Portogallo a un piano lacrime e sangue per mettere in sesto le proprie finanze, per non continuare ad essere vittima della speculazione.
‘Abbiamo imparato dai mercati emergenti che si ottiene un pieno recupero solo dopo una ristrutturazione adeguata’ dice Steverink, ‘quindi riteniamo che questo sia necessario per la Grecia e, alla fine, anche per Irlanda e Portogallo. E noi preferiamo l’Irlanda al Portogallo’. Chi aveva titoli del debito greco ha raccolto i migliori rendimenti di qualsiasi debito sovrano sul mercato nelle due settimane dopo che il governo ha approvato politiche di austerità e ottenuto gli aiuti dell'Unione europea.
L’Europa si fa più unita - Sta di fatto che il cosiddetto ‘sentiment’ è molto volatile in questo momento, con alti e bassi quotidiani e la palla è in mano ai politici irlandesi e portoghesi. L’Irlanda ha imitato la Grecia e ha cercato un salvataggio sette mesi fa, per iniettare denaro nel suo sistema finanziario per la copertura giorno per giorno invece di pagare i debiti in scadenza. Il deficit di bilancio irlandese è cresciuto a 10,8 miliardi di euro nel semestre 2011 dagli 8,9 miliardi l'anno prima, secondo il Ministero delle Finanze.
Il Portogallo ha ricevuto 78 miliardi di euro dell'Unione europea e del Fondo monetario internazionale a maggio. Moody’s ha quindi tagliato il rating a sotto lo investment grade in previsione di un ulteriore richiesta di salvataggio, mentre gli investitori non sono convinti che il Portogallo sarà in grado di tagliare le spese, né aumentare produttività e fatturato. Rimangono da valutare i debiti, e i relativi investimenti, tedeschi, francesi e italiani, interessanti per la loro liquidità, ma anche quelli austriaci e olandesi. Per l'Italia, nonostante la manovra da 47 miliardi di euro varata dal governo che ha suscitato le proteste di banche e assicurazioni che evidentemente ritengono che a pagare debbano sempre essere gli altri, secondo la logica nimby (not in my back yard), il giudizio di Standard and Poor's è che restano rischi sostanziali per il piano di riduzione del debito, soprattutto a causa delle deboli prospettive di crescita.
Ampliando l'orizzonte, se per i bond e i listini azionari europei la volatilità sembra rimanere elevata ancora per qualche tempo, per Wall Street le prospettive appaiono decisamente differenti. Lo sostengono gli analisti di Credit Suisse che sottolineano come il rimbalzo delle ultime sedute a Wall Street (+5,7% in cinque giorni) possa costituire un punto di svolta simile a quello di luglio 2009 (+7% in cinque sedute) e a settembre 2010 (+4,7% in cinque sedute) seguiti da robusti rally dell’indice S&P500 nei sei mesi seguenti con guadagni attorno al 31% e al 28% rispettivamente.
Ma un punto finora sottovalutato è quello politico, infatti, molti analisti anglosassoni e centroeuropei si dicono convinti che la tragedia greca non farà collassare la zona euro. In realtà, si dice, le rovine di Atene potranno costringere la megaregione dell’euro ad avere più stretti legami politici e fiscali. Addirittura, secondo Olivier de Larouzière della Natixis Asset Management ‘si sta parlando di avere un ministro delle finanze unico per la zona euro. Un dato impensabile solo pochi mesi fa, inoltre sono stati creati nuovi Eurobond’ e, una sorpresa più che la solita utopia, ‘gli Stati Uniti d'Europa sono oggi una possibilità reale’.
Fonte: http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=640766&idsezione=12&idsito=110&idtipo=441