1° Avventura, 1° sessione: la Missione (Drewt e Yakumo)

Partecipanti: Yakumo-Dono e Drewt
Master: Lautrec
Turnazione: Libera





La sala d'aspetto del palazzo del Gerarca Karl von Freiz era deserta, a parte il Maresciallo e l'Inquisitore che quì attendevano di essere ammessi al cospetto dell'ecclesiastico. Entrambi erano stati convocati separatamente dai luoghi ove svolgevano le loro funzioni per riunirsi lì, ad Heiser; nelle epistole da loro ricevutr non si faceva menzione del perchè di quella chiamata e ciò poteva far sospettare qualcosa di poco piacevole. L'ambiente risultava riccamente allestito anche se con una certa sobrietà: soltanto piccoli particolari e finezze dell'arredamento potevano far intuire le ricchezze in possesso del Gerarca.
La cosa che più stupiva di quel luogo era la sua eccessiva luminosità: era chiaramente studiata per far entrare più luce possibile, con ben quattro finestre sul lato est, l'unico a dare all'esterno della costruzione. Siccome ormai la notte era calata da tempo sulla città si era provveduto ad accedere le candele, sparse più o meno ovunque, e due bracieri posti ai lati della porta. La luce di esse era riflessa a dismisura dalle numerosi superici levigate presenti (acciaio, vetro, specchi) e pareva quasi innaturale, quanto era intensa, sicuramente più forte di quella scaturita da un normale fuoco.
I due se ne stavano ormai da un pezzo lì dentro ad attendere senza che la porta della stanza del gerarca si aprisse di un millimetro...ancora non si erano rivolti la parola, difatti ancora non avevano avuto l'opportunità di incontrarsi, sebbene l'uno sapesse il grado dell'altro grazie alla tonaca con cappa e cappuccio neri dell'Inquisitore e dell'uniforme del Maresciallo.

Aleksei si chiese quanta ricchezza potesse a tutti gli effetti possedere Von Freiz. Era ricco anche per gli standard elevati di Heiser, si. E altrettanto
potente, di certo. Sufficientemente da poter menare per il naso un
Maresciallo e, ne era abbastanza sicuro, un Inquisitore. Quanto lo
avrebbero fatto aspettare ancora?
Ma cercò di calmarsi. Era solo nervoso, si disse, e stanco. Quei
pensieri sfidavano la sua fede, e lui non avrebbe disobbedito a Listar.
Per distrarsi da quei pensieri e per cercare di raccapezzarsi per quel richiamo inusuale, decise di rompere il ghiaccio nei confronti dell'Inquisitore.
Voltò testa e busto per fronteggiare il chierico, mantenendo la propria posizione a sedere della sedia su cui si trovava.
<I miei saluti, Inquisitore. Perdonatemi se mi rivolgo a voi tramite la vostra carica, ma se la memoria non mi inganna non siamo stati presentati. Il mio nome è Aleksei Gunnisson, al servizio vostro e della vostra chiesa>.
Le formalità almeno le ho sbrigate, pensò Aleksei, e attese.

Raster si trovava ormai da tempo in attesa in quella grande sala e nessuno potrebbe sapere per quanto ancora avrebbe aspettato, intanto occupava il suo tempo pregando l'Unico di concedergli la forza per portare a termine un nuovo incarico.
Nella stessa sala i grigi occhi dell'Inquisitore notarono, da sotto il largo cappuccio che portava sempre la nuca un Maresciallo, intento a scrutare l'ambiente circostante, seduto composto su di una sedia decisamente sfarzosa per essere dedicata agli ospiti.
Ad un certo sentì la voce dell'uomo che si stava rivolgendo a lui e si girò per vedere meglio chi aveva di fronte: era un uomo di taglia media, dai capelli biondi che sembravano della stessa fattura dorata dei decori della barocca armatura da Maresciallo che portava indosso.
< Salve Maresciallo del Culto> gli rispose l'Inquisitore <io sono Raster, umile servo dell'Unico e Cacciatore di Eretici. Ho notato il tuo stupore nei confronti della magione del Gerarca.. Questo è ciò che Listar concede ai suoi servi fedeli.> Un impercettibile luccichio comparse per pochi istanti negli occhi grigi dell'Inquisitore <Piuttosto, la missiva che mi è giunta non indicava il motivo della mia convocazione speciale e neppure la tua presenza, Maresciallo; sei tu a conoscenza di qualcosa?>

Il Maresciallo ebbe un impercettibile sussulto alle parole dell'Inquisitore Raster. Riteneva di essere un uomo sufficientemente accorto da non mostrare facilmente i propri pensieri, eppure il suo interlocutore aveva annotato con acume i suoi pensieri. Tanto di cappello, pensò, questo Inquisitore sa davvero il fatto suo. Il disagio si tramutò in anticipazione per il mistero che attanagliava quell'incontro.
<Davvero non so quale sia lo scopo di questa riunione. Noi soldati non discutiamo gli ordini, li eseguiamo soltanto, certi nel fondo del nostro cuore che essi rispecchino la volontà del Dio. Senza dubbio, l'aria di segretezza di questo incontro non lascia presagire niente di ordinario. Solo non vorrei dover attendere ancora a lungo!>
Si ravvivò i capelli. Dopo un attimo di pausa, aggiunse:
<Sapete, la comunicazione di questo incontro mi è arrivata con un certo ritardo. Sono stato costretto in tutta fretta a presentarmi qui dalla Marca del Nord. Credevo si trattasse di un incontro personale, non mi aspettavo di trovare altri ospiti.> Poi, accorgendosi della poca delicatezza, in tono di scusa: <Intendo dire, magari io e voi siamo solo i primi di una serie di altri ospiti, di cui niente sappiamo. Temo che solo l'attesa ci darà risposta!>

Ad interrompere il dialogo tra i due fu lo schiudersi della grande porta che li separava dalle stanze del gerarca; Varcò la soglia un piccolo ometto gobbo, dalle vesti e dai documenti che portava sottobraccio pareva uno scrivano o un segratario. Egli fece qualche breve passo verso i due, salutandoli con un cenno educato del capo; il volto del tizio non era certo tra le dieci meraviglie del mondo: nasone adunco, labbra grassocce e frementi, occhi stralunati e lucidi.
Nonostante l'aspetto stravolto parlò con voce piatta, cosa da cui i due poterono capire che quello era il suo aspetto di sempre.

"Il Primo Gerarca Karl von Freiz, Sommo Inquisitore del Regno e Consigliere
Illuminato della Voce, vi permette di entrare."

Detto ciò, nemmeno salutando, si fece strada fino ad arrivare all'uscita della sala d'aspetto, scomparendo dietro la porta.
Ai due non rimaneva che entrare: appena giunti sulla soglia si fermarono, come era usuale fare al cospetto di personaggi così importanti, uno accanto all'altro, e poterono vedere che la stanza dell'Ecclesiastico era più o meno come quella d'attesa. Anche se mancava la quantità spropositata di specchi erano comunque presenti molte delle fiaccole magiche viste in precedenza.
Il Gerarca era dritto dietro la sua scrivania, rivolto verso i due...Non si pronunciò, forse aspettando un iniziativa o presentazione dei convocati.

<Sembra che sapremo ciò che ci chiediamo presto> concluse Raster mentre si incamminava verso la porta, ignorando il gobbo che sgambettava fino all'uscita.
Avendo visto la sala d'attesa, l'Inquisitore si aspettava di trovare una stanza ancora più sfarzosa, invece l'ufficio del Gerarca era "semplicemente" molto simile alla precedente.
<Che l'Unico sia con voi, Sommo Inquisitore. Sono Raster, l'umile Inquisitore che avete chiamato al vostro cospetto>. Detto ciò fece un inchino e attese, con una punta di curiosità, di venir messo al corrente della situazione.

<Aleksei Gunnisson, Maresciallo della Marca del Nord, pronto all'obbedienza nel nome di Listar> rispose il militare, dopo aver fatto il saluto. Dopo la presentazione cerimoniosa dell'inquisitore Raster, qualsiasi approccio meno formale sarebbe stato inopportuno.
Teneva lo sguardo fisso sul Gerarca, inespressivo. Ora che era arrivato il momento di conoscere il motivo della convocazione, ogni perplessità si era dileguata, e la pregustazione dell'incontro era svanita: al loro posto, l'efficienza e la sbrigatività richiesta ad un membro della casta militare era sopraggiunta.

Il Gerarca parve soddisfatto dalle presentazioni dei due convocati, con un cenno della mano li invitò a sedersi ai due seggi posti davanti alla scrivania per l'occasione; quindi anch'egli si sedette.

"Non è nel mio carattere girare intorno alle cose, quindi andrò diritto al punto: vi ho fatto convocare al mio cospetto per una missione. Ho scelto voi sia perchè necessito di persone non molto conosciute tra le nostre schiere, ma anche di innegabile fede e con adeguate capacità."

Detto ciò si concesse una pausa di riflessione, nella quale si sporse in avanti, lo sguardo fisso nel vuoto; pareva immerso in una profonda meditazione.
Passarono imbarazzanti minuti per i due, che capirono anche senza bisogno di speciali facoltà che non era il caso di aprire bocca.

"Il nostro problema è una città nella contea di Jugger, Lugenburg, dove sospettiamo si sia sviluppata in maniera grave l'eresia dei Tarigesi...Il fatto è che gli eretici dovrebbero appartenere alla rete delle numerose gilde mercantili che se dovessero intuire la presenza dell'inquisizione farebbero di tutto per ostacolarvi. Il vostro compito è precisamente quello di infiltrarvi tra di esse per investigare, usando qualsiasi travestimento o inganno preferiate, da cui sarete assolti al vostro ritorno...Avrete a disposizione una scorta armata che dovrete spacciare come preferite, non come soldati di Listar. Domande?"

Concluse fissando prima l'Inquisitore poi il Maresciallo, pazientando qualche istante.





Per Raster: l'eresia di cui parla principalmente predica la morte dell'anima e quindi la necessita di godersi la vita il più possibile, nel lusso e nei piaceri più sfrenati...non è complicata da smascherare in un contesto non urbato, ma diventa insidiosa se radicata nelle zone commerciali.

Aleksei rimase colpito dalle parole del Gerarca. Una missione di infiltrazione? Non era nel protocollo! La segretezza con cui la convocazione era stata condotta appariva adesso ragionevole.
Beh, per lo meno adesso sapeva di cosa si trattava. Rimase qualche secondo a pensare.
<Ho una sola domanda, Eminenza. Vi saranno altri ufficiali o membri dell'alto clero assieme a noi? In questo caso sarebbe più difficile mascherare le nostre vere identità. Se così non fosse, dovrebbe essere semplice assumere le mentite spoglie di inviati di un signore della guerra straniero, con l'obiettivo di fare rifornimento di armi....tanto più che in questo modo ci avvicineremmo ai mercanti su cui sarà necessario indagare>.
Era vero, era fiducioso che un travestimento del genere avrebbe funzionato. Ma non era del tutto certo che sarebbero riusciti a tirarne fuori qualcosa di valido senza rivelare le loro identità.

<Sono al suo servizio e a quello dell'Unico, Sommo Inquisitore> affermò Raster <Finché c'è la possibilità di dare la caccia agli ereteci nel nome di Listar mi vedrete sempre in prima fila>
Se l'aspettava di essere stato convocato per questo, è il suo lavoro quello di bruciare gli eretici.. Un lavoro al quale ha sempre dedicato tutto il suo impegno.
<Tuttavia la segretezza è un'aspetto importante e, se posso esprimere la mia modesta opinione, trovo che lo stratagemma del nostro Maresciallo possa essere efficace, anche se ritengo che, per entrare in magigore contatto con il culto, doremmo cammuffarci anche noi da adoratori del piacere>

Il Gerarca inarcò un sopracciglio in una indecifrabile espressione che poteva spaziare dal "ma questo mi prende per scemo, ovvio che l'avevo pensato" al "beh, astuto il Maresciallo". Scuotendo quasi impercettibilmente il capo tornò ad assumere un espressione neutra ed autorebole

"Mh, Avevo effettivamente pensato di affiancarvi qualcuno di grado più elevato ma l'avevo scartata per i motivi che avete avanzato...ora andate, quando avrete deciso che piano attuare riferitelo al mio segretario, vi assegnerà gli uomini e vi potrà dare documenti falsi e denaro."

Detto ciò con un cenno della mano congedò i due, facendo ruotare il suo scranno in modo da rivolgersi verso la finestra che dominava la parete opposta alla porta, nascondendosi così alla vista degli astanti con lo schienale di quella specie di trono in miniatura ruotante.




//riprende la turnazione libera, potete girare per la città (taverna, giardini, luoghi pubblici, ecc...) per mettervi d'accordo sul piano d'azione.

Aleksei fece nuovamente il saluto militare, nonostante fosse chiaro che il Gerarca non avrebbe potuto vederlo. Quindi si rivolse all'Inquisitore, con un tono di voce decisamente più basso.
<Inquisitore Raster, se non avete niente in contrario, preferirei discutere con voi un piano d'azione al più presto possibile, senza tirarla per le lunghe. La, se così vogliamo chiamarla, missione è difficile e va ponderata con oculatezza. Sappiate che la vostra idea di fingerci cultisti è senza dubbio efficace ma mi ispira qualche perplessità che se avrete il piacere di ascoltarmi vi mostrerò>.
Ciò detto, fece per voltarsi e uscire dalla sala.

Prima di uscire, Raster, eseguì un veloce inchino di congedo.
Appena uscito pensò che forse sarebbe meglio esporre al Maresciallo le sue conoscenze riguardo la setta: <Hai ragione Maresciallo, il tempo è prezioso e faremo meglio a non perderlo.> assentì l'Inquisitore rivolgendosi ad Aleskei che gli aveva appena parlato <Comunque, prima che tu dissenta con la mia proposta, dovrei esporti le caratteristiche principali del culto eretico in questione: l'Eresia di Tarigesi è un culto dedito alla perversione del piacere, all'aspetto lussurioso della vita. Se questo tipo di eresia "godereccia" attecchisce in una città, soprattutto se in un corrotto quartiere commerciale, è molto difficile da sradicare, a causa, per l'appunto, della debolezza degli abitanti che sono dediti al solo denaro e al piacere> Durante la descrizione Raster strinse talmente forte il pugno destro che quasi gli sanguinò la mano <Quindi, per riuscire a trovarne i punti deboli dovremmo entrare a contatto stretto con i cultisti.. Se riusciremmo a scoprire il capo e a purificarlo, molto probabilmente gli altri deboli adepti si daranno alla fuga>

Il Maresciallo e l'Inquisitore si trovarono impegnati in una conversazione dai toni molto bassi per essere il più possibile circospetti, mentre abbandonavano la sala.
Aleksei, dopo aver ascoltato con attenzione Raster, ribattè:
<Conosco i vili espedienti dei corruttori che sviano la mente con ricchezze e false promesse. Ma conosco altrettanto bene i soldati. Anche nella Marca del Nord, sempre in fermento e assidua alle battaglie, i soldati si rammolliscono, si fanno prendere dalle illusioni eretiche degli stranieri, disertano addirittura. Fossimo solo noi due, padre, non oserei mettere in dubbio la fermezza del vostro e del mio spirito ('non di fronte ad un Inquisitore, poi! si disse mentalmente'), ma avendo a che fare con deboli soldati...se proprio dobbiamo introdurci nel clima eretico della città e, Listar mi perdoni, partecipare ai loro ritrovi, seppure solo per un secondo...ebbene, dobbiamo scegliere i nostri subordinati con cura, e non esitare ad utilizzare il pugno di ferro, se necessario>. Sorrise appena, e concluse <Sapete di cosa parlo, suppongo!>.

Mentre i due proseguivano nel corridoio, alla ricerca dell'uscita del palazzo, li intercettò il segretario gobbo del gerarca, che si avvicinò loro con fare un pò furtivo. Lanciando occhiate sospette dappertutto si fece vicino al maresciallo, cercando di tenere il loro passo.

"Salve, signor Maresciallo e Inquisitore...sono stato incaricato di provvedere a qualsiasi cosa abbiate bisogno per la vostra missione, sapete di che parlo no?"

Fece un altra breve pausa per sincerarsi che fossero soli, quindi riprese a parlare in fretta e a bassa voce.

"Posso procurarvi tutti i documenti che volete, se volete spacciarvi per mercanti ho le bolle di navigazione, carri pieni di merce che non utilizziamo, documenti falsi che attestano la vostra appartenenza a gilde di altri luoghi, denaro, vestiti, schiavi...tutto insomma. Ho anche già radunato i cinque soldati che vi dovranno seguire come scorta, volete parlarci?"

Dicendo ciò si soffermò a fissare il militare, in attesa di una sua risposta in quanto a lui concernevano queste faccende.

<Ma guarda un po'!> rise il Maresciallo <come siete solerte, complimenti! Siete arrivato proprio in tempo, segretario. Stavamo in effetti domandandoci di quali formidabili truppe saremmo stati posti al comando. Beh, direi che, se il signor Inquisitore lo concede, potremmo saggiarne la qualità seduta stante. A meno che non abbiate qualcosa in contrario, s'intende> disse rivolgendo all'Inquisitore un sorriso cortese.

"Ogni volta che lo vedo mi ricorda sempre di più come finisco gli eretici dopo essere stati torturati" si disse Raster vedendo l'ometto gobbo che li aveva interrotti.
<Certamente Maresciallo: prima ultimiamo i preparativi, prima potremo cominciare>. Rispose l'Inquisitore ad Aleskei, contento di essere stato affiancato da una persona efficiente.
<Segretario, forniscici la storia personale di ognuno della nostra scorta, così da assicurarci che Listar sia saldo nei loro cuori>. Continuò guardando da sotto il cappuccio il gobbo segretario.

"Seguitemi, vi racconterò nel frattempo."

Ciò detto precedette i due, conducendoli per i numerosi corridoi che percorrevano il grande palazzo, nel frattempo parlando a macchinetta.

"Due sono fratelli, Mark e Ulrich, provengono dalle marche del sud e si sono arruolato volontariamente per servire la causa di Listar; hanno dimostrato il loro valore in numerose battaglie contro il Chaos, nel Nord. Un altro, Wolfang, è del Ducato di Dinen, dalla leva di cinque anni fa...Molto in gamba, è una specie di colosso, sempre stato fedele e valoroso. Otto invece dalla stessa Heiser, leva volontaria...ha partecipato anche lui alle guerre nel Nord con Mark e Ulrich."

Nel frattempo giunsero innanzi ad un grosso portone, che il gobbo si sbrigò a spalancare per far strada ai due, facendogli cenno di entrare.

"In quanto ad Abohrrash beh, potrete interrogarlo voi stessi, prego, entrate...io vi aspetterò fuori quando avrete finito per ultimare i dettagli della missione."

Dettò ciò attese che i due fossero entrati, per chiudere la porta alle loro spalle. I due si ritrovarono innanzi a cinque robusti e alti uomini: il più grosso era chiaramente Wolfang, per le mani grosse quanto tre pugni normali. Due erano chiaramente fratelli e portavano corti capelli neri; un terzo spiccava tra gli altri per i colore degli occhi: platino...abbastanza inusuale da vedere in giro. Infine l'ultimo doveva essere per forza Otto, dato che sullo scudo di ordinanza che portava era segnato lo stemma di Heiser. Tutti erano armati di tutto punto, e fecero saluto militare quando i due entrarono.


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Si inserisce Abhorrash, turnazione libera.

<Riposo.>disse il Maresciallo. Li squadro tutti uno per uno, con uno sguardo attento. Quindi proseguì, in un tono calmo ma deciso.
<Io sono il Maresciallo del Regno Aleksei Gunnisson, dalla Marca del Nord, e l'uomo che mi accompagna è l'onorevole Inquisitore del regno Raster. Come sapete, la missione a cui siete stati affidati è di estrema importanza per la lotta alle perniciose eresie. Vedo che nonostante il numero esiguo possiamo contare su soldati dal portamento fiero e dal cuore nobile. Non mi aspetto niente di meno da voi!> Fece una pausa. <Bene. Il vostro compito principale, soldati, consisterà nella protezione personale dell'Inquisitore Raster. Egli sarà per voi secondo in comando, ed ogni sua parola, in mia assenza, equivale per voi ad un mio ordine, sempre che io non abbia prescritto diversamente. Ciò detto, spero che ognuno di voi sappia prendersi la propria responsabilità. Non mi piace dover essere inflessibile. Ma non c'è tempo per le buone maniere, non in una missione come questa. Potete contarci, soldati, sarò durissimo se necessario>.
Tacque, osservando i soldati e ogni loro reazione.

Gli uomini che gli si paravano davanti sembravano validi nei loro propositi ma, pensò, che avrebbe dovuto analizzarli di persona prima di esserne certo.
Tuttavia, dopo la presentazione di Aleksei un forte sentimento di sdegno lo porvase: <Maresciallo! Io non sono un esile mago, sono un chierico di Listar, lui è forte in me e mi dona la capacità di combattere gli eretici sia con poteri divini che in corpo a corpo con la forza bruta.>. Si pronunziò Raster, continuando poi a parlare agli uomini dinanzi a lui: <La vostra missione, soldati, è quella di eradicare i miscredenti, ma dobbiamo essere saldi nelle nostre convinzioni poiché questa è una difficile prova che Listar stesso ci pone per testare la nostra fede, fede che verrà giustamente ricompensata dall'Unico in caso sia veritiera. Voi risponderete solo alla Sua voce, sarete il Suo braccio, con il quale Lui sconfigge gli impuri e li immola sul rogo della purificazione>.

Aleksei inclinò vistosamente un sopracciglio alla rabbiosa reprimenda dell'Inquisitore. "Sanguigno il chierico!" si disse tra sé e sé. Rivolgendosi a Raster disse tranquillamente:
<Non era certo mia intenzione tacciarvi di debolezza, Inquisitore. Conosco bene i poteri che la Luce vi conferisce. Ma le mie intenzioni> "e i miei ordini, pensò" <non cambiano. La prerogativa del mio compito e il mio maggiore interesse, oltre alla buona riuscita della missione, rimane proteggere la vostra vita. Il sacrificio è il più grande onore per un soldato. Non credo di dover aggiungere altro> concluse. Si rivolse allora ai soldati: <Ci sono domande?>

Appena il Maresciallo ebbe finito di parlare, il più alto e forse il più strano (dato il colore degli occhi) dei cinque uomini Abhorash fece un passo avanti rispetto alla linea ordinata di soldati e disse riscattando subito sull'attenti < Abbiamo un piano? >

<Tu devi essere Aborash, soldato. Mi sbaglio?> Proseguì senza attendere risposta. <Il piano al momento consiste nell'infiltrarsi nel giro degli eretici, fingendosi acquirenti di armi provenienti dall'estero. Se ce ne dovesse essere il bisogno, sarà concesso od ognuno dei presenti di partecipare ai riti necessari ad essere ammessi nel culto eretico. Tenete quindi bene a mente che i vostri comportamenti non dovranno suscitare sospetti agli occhi del nemico. Attenetevi agli ordini e non ci saranno problemi. Qualcun'altro ha qualcosa da aggiungere?>. Disse, rivolgendosi ai soldati e, poco dopo, volgendo la sguardo anche sull'Inquisitore Raster.

Gli uomini si misero a riposo all'ordine del Maresciallo, osservano i due con sguardo duro e deciso, non la minima reazione allo sfogo dell'Inquisitore. Spostarono tuttavia lo sguardo dai due per puntarlo su Abhorash, non muovendo alcun muscolo ma soltando gli occhi. Quando il superiore ebbe finito di parlare dissero all'unisono.

"Nossignore!"

Tornarono subito silenziosi, attendendo i comandi.

"La setta in questione è dedita al culto del piacere, perciò dovremo stare molto attenti ai loro perniciosi inganni". Intervenne Raster "Dovremo inoltre abbandonare i simboli del nostro rango per non farci scoprire, ciò comporta anche il portare attenzione per non creare problemi alla giurisdizione cittadina" .
Infine, alzando il tono della voce, concluse: "Ed, in quanto conferitomi dal mio ufficio, il comando dell'intera operazione è affidato a me ed io ne sono responasbile dinnanzi alla Voce. La direzione operativa è affidata al Maresciallo qui presente, sotto il mio controllo".