1° Avventura: Una trappola per topi.

Il monaco, seduto ancora al proprio posto, non fece alcunché per fermare la dipartita dei due avventori. Era certamente favorevole a combattere la diffusione della malattia, ma non vi avrebbe dedicato interamente il suo tempo, che egli doveva anche alla preghiera, alla meditazione, alla osservanza delle leggi celesti.
Al contempo però la sua permanenza in quella casa non era più necessaria, il tempo si era probabilmente mitigato rispetto alla notte: avrebbe potuto riprendere la via di casa, se non lo trattenesse la promessa rivolta all'oste.
Avrebbe potuto approfittare del tempo da lì al mezzogiorno per seguire i due avventori e fugare definitivamente i propri dubbi. Se avesse avuto fortuna, i due avrebbero mostrato chiaramente il loro coinvolgimento, tradendosi e concedendogli un rapido intervento, senza bisogno di lunghe indagini. Nel caso non fosse accaduto ciò..."il cielo tempera il vento per l'agnello appena tosato" si disse. Il destino avrebbe seguito il suo corso.
Si alzò e si diresse verso la porta.

Namira saluto con un cenno del capo l'oste, poi s'affacciò ad una delle finestre. I due erano appena usciti nella via il mezzorco non perse tempo a seguirli.
Così si rivolse a Xaradas

"Sembra che il nostro amico sia uno di poche parole e molti fatti, speriamo solo che quei due non si accorgano di nulla."

Si diresse anche lei verso la porta, inseguire qualcuno senza farsi notare era semplice, ma dato che la scorsa notte era stata scoperta ed ora erano in tre sulle loro tracce probabilmente avrebbero incontrato qualche difficoltà. Ad ogni modo, presto, ci sarebbero state anche delle risposte.

Anche il mago salutò l'oste prima di uscire insieme ad Amira e mettersi sulle tracce dei due individui, pareva che anche lo strano eremita li stesse seguendo. Avrebbe preferito che a pedinare i due uomini ci fosse solo la ragazza che si era detta esperta in ciò ma visto che non era possibile doveva sperare che non si facessero beccare.

Forse avrebbe dovuto usare la forza per strappare le informazioni che gli servivano. Un piacevole contrattempo mentre aspettava che il suo vero bersaglio giungesse in città.

Uscirono tutti e tre alla fresca aria del mattino, il sole basso all'orizzonte ed incastonato tra le due catene montuose che racchiudevano la valle illuminava la piazza ed i passanti che cominciavano a scendere in strada.
I loro due obiettivi si erano fermati nei pressi della fontana ad una trentina di passi di distanza e sorridevano, discorrendo a bassa voce...il gruppetto avrebbe dovuto agire con cautela per non essere scorto in quanto c'era ben poca gente intorno a loro ed erano ben visibili all'esterno della localda. Dovevano decidere cosa fare, individualmente o in gruppo.

Il momento di riflessione fu però interrotto: le campane del monastero poco distante, di cui si scorgeva il campanile dietro un gruppo di case, cominciarono a suonare potenti e senza interruzione, come quando stà accadendo qualcosa di particolare. Nello stesso momento comparve in fondo alla strada che sfociava sul lato opposto della strada un uomo a cavallo, forse una staffetta, che procedeva al passo gridando a squarciagola e di continuo:

"Riunione in piazza indetta dal Borgomastro! Tutti i cittadini sono tenuti a trovarsi in piazza al più presto! Si comincerà al mattino!"

Era l'alba: avevano ancora un pò di tempo e non erano ancora stati notati dai due strani tizi in quanto si erano voltati entrambi dalla parte opposta alla loro, da cui proveniva il cavaliere.

Una riunione? Un marea di cittadini era un'ottima cosa per un inseguimento. Ma per il momento la brina non s'era ancora sciolta e ben poche erano le anime per strada.

"Io continuo a seguirli, ma dall'alto. Uno di voi dovrebbe stare in piazza per capire cosa sta succedendo. Ci ritroviamo alla locanda appena abbiamo risposte."

Si diresse verso le vie traverse, più strette di quella principale. Saggiò gli edifici, forse poteva seguirli dai tetti. Si guardò intorno per accertarsi di non essere vista, tirò fuori la balestra spararampini e prese la mira.

Prima che il monaco potesse dire niente, la giovane donna era corsa via.
Sotto le bende che coprivano il suo volto, Manji assunse un'espressione contraddetta.
Si volse verso l'uomo di nome Xaradas.
"Straniero, avete mai udito ciò che si dice della luna? Che essa è dea cieca, disinteressata agli accadimenti terreni. Allo stesso modo io non ho alcun interesse nei vostri schemi, quali che siano. Cercate da solo le vostre risposte". Guardò per un attimo alle sue spalle verso i due uomini che intendeva seguire. "Temo che dovrete essere voi ad andare alla piazza, se volete eseguire gli ordini di quella femmina. Io non vi andrò".
Ciò detto si mise a sedere sul bordo della fontana, celandosi per quanto possibile alla vista dei due uomini e tenendosi pronto per seguirli qualora si fossero allontanati.

"Della Luna questo non sapevo. Sò però che invece il sole se ne interessa, sovente osserva i mortali e volentieri li brucia se questi peccano contro il creato." Rispose a tono il mago rivolto al monaco. Quindi con indifferenza girò attorno ad alcune case a ridosso della piazza per poi entrarci, più lontano che poteva dai loro obbiettivi senza perderli di vista.

Namira riuscì con successo nella sua impresa: il rampino venne assicurato al tetto di un edificio e la presa sembrava abbastanza salda da reggere il suo peso. La scalata si prospettava facile: vi erano diversi appigli e non avrebbe avuto problemi a guadagnare la cima della casa.
L'Eremita invece si avvicinò alla fontana, celandosi alla vista grazie alla statua di roccia che sorgeva al centro del monumento ma comunque tenendoli d'occhio...Non sembravano intenzionati a muoversi da quel posto e continuavano a sorridere tra di loro, ora fissando il balcone di un enorme edificio posto sul lato est della piazza.
La gente cominciava ad affluire lì, riunendosi nei pressi della fontana e parlottando tra loro a bassa voce. Gente stanca, che aveva dormito poco e nei cui animi aleggiava la paura del contagio, tanto che tutti cercavano di mantenere una certa distanza di sicurezza gli uni dagli altri.
Xaradas girò dietro un paio di case e rispuntò poco distante dal punto di prima, però ora sul lato ovest della piazza; a giudicare dall'affluenza di gente doveva essere questo il luogo del raduno. Per il momento poteva scorgere solo lo strano eremita seduto sulla fontana, i due tizi erano nascosti dalla statua e non poteva scorgerli da lì in quanto distavano almeno una cinquantina di passi.

Presa posizione Xaradas non aveva altro da fare che aspettare.
Il fatto che tutta quella gente fosse affluita nella piazza era un vantaggio per loro anche se una così inaspettata riunione cittadina non prometteva nulla di buono.
Un pizzico dietro la nuca gli confermava i suoi timori, si era sempre fidato del suo istino e questo prometteva solo guai.

Namira si spostò furtivamente da un tetto a l'altro. Doveva trovare il posto migliore per tener sott'occhio i due sospetti.
Raggiunse un frontone in legno che garantiva un discreto occultamento e le permetteva di vedere cosa avveniva nelle strade. Nella piazza il popolino stava riunendosi, ed in disparte i due uomini sembravano non aver la minima intenzione di muoversi.
Non rimaneva che aspettare l'evolversi della situazione.

Il monaco non fece nessuna mossa. Si limitò ad aspettare che i due si muovessero...nel frattempo, cercò di captare qualcosa del loro discorso.
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Faccio una prova di ascoltare.

Tutti e tre i nostri eroi si erano appostati: Namira vegliava indisturbata dall'alto della sua posizione, ben nascosta sul tetto dell'edificio. Xaradas si teneva in disparte ai margini della piazza tenendo d'occhio i due sospetti ed infine l'eremita si era appoggiato alla fontana, ignorato da tutti.
Il tempo passava, la piazza si fece sempre più gremita di gente di tutte le estrazioni sociali; prevalevano comunque i ricchi mercanti che preoccupati si erano precipitati lì insieme a qualche uomo di scorta ciascuno, mentre la plebaglia se ne stava ai margini del luogo. I piccoli artigiani si affacciavano dalle finestre delle loro case che davano sulla piazza, oppure cercavano di infilarsi tra i mercenari e i riccastri, con scarso successo. Namira continuava ad avere una buona vista sui loro obiettivi, mentre Xaradas era stato costretto a spostarsi verso il centro e rischiava di perderli rapidamente se non si avvicinava ancora di più.
Hoji invece li poteva vedere benissimo ma non riusciva assolutamente a sentire le loro parole, forse perchè non parlavano del tutto forse perchè il chiacchericcio costante e angosciato dei presenti non aiutava nell'impresa.
Nel frattempo si era affacciato al bancone del palazzo che dava sulla fontana un piccolo ometto che si appoggiò alla balaustra, guardando con occhi stanchi la folla. Attorno a lui v'erano un sacco di guardie e affianco il capo delle guardie che subito il mago combattente potè riconoscere...Non sembrava affatto felice

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Scusate il ritardo ^^

Ormai non doveva più curarsi dei due uomini, sicuramente Namira era in posizione sopra i tetti quindi nessuno poteva sfuggirgli, era molto più interessato agli avvenimenti nella piazza e sul balcone. Il fatto che quell'uomo avesse così tante guardie attorno e che il capo stesso della guardia fosse presente voleva dire che la situazione era grave.

Senza neanche rendersene conto iniziò a giocherellare con il rosario per la tensione.

Al veder di tutte quelle persone, specialmente i ricchi borghesi ed artigiani agiati, Namira si morse un labbro. Fosse rimasta giù, ne avrebbe scaricato la tensione con qualche gioco di mano.
Finalmente dall'edificio di fronte a lei ci fu del movimento, ed infatti fece la sua comparsa quel che sembrava essere un borgomastro dal volto preoccupato.
Addirittura un cospicuo numero di guardie era con lui, che diavolo poteva aspettarsi? Un lancio d'ortaggi andati a male? No, quei uomini armati significavano ben più, ed ora la stava per scoprire..

Al monaco non interessava l'apparizione dell'uomo: lo riteneva essere uno dei molti arricchiti alla guida della città, incapaci di riconoscere la verità delle cose e la gioia della frugalità.
Rimaneva invece preso dall'osservazione dei due: sperò che l'evento non li portasse al di fuori del suo raggio d'azione. Al contempo non approvò la presenza di tante guardie.

Il borgomastro attese qualche secondo prima di parlare, giusto il tempo di lasciare alla folla il tempo di tacere. Si schiarì la voce e dunque cominciò a parlare praticamente urlando, in quanto doveva farsi sentire fino all'ultimo pezzente presente nel luogo.

"Concittadini! Come ben sapete, siamo stati colpiti da un flagello a noi sconosciuto, che pare essere una malattia magica. I nostri esperti hanno annunciato che non si trasmette per via aerea o a contatto ma in una maniera del tutto conosciuta, pertanto i soggetti infetti saranno tenuti in quarantena al vecchio lazzaretto al nord della città."

Fece una lunga pausa, lasciando il tempo ai presenti di scambiarsi qualche battuta preoccupata, dunque fece per continuare. Namira dall'alto della sua posizione potè notare che i due tizi avevano cominciato a farsi strada verso il lato est della piazza ed anche Hoji li vide anche se dopo qualche secondo li perse di vista, nemmeno il tempo di reagire. Poteva fiondarsi a cercarli oppure ascoltare ciò che aveva da dire il signorotto che ora riprese a parlare.

"Ho ricevuto ordini dal Consiglio, ordini che sono obbligato ad eseguire. I cancelli della città saranno chiusi e sarà vietato l'ingresso a tutti gli stranieri per evitare che il contagio si estenda ad altre città, le attività commerciali dunque verranno interrotte anche se niente vi eviterà di tenere i vostri negozi ap-"

La sua voce venne pian piano coperta dal brusio proveniente dalla folla, che si fece via sempre più forte fino a diventare un boato. divenne chiara la funzione delle guardie, che cominciarono a premere affinchè nessuno si avvicinesse troppo al portone del palazzo. A quel punto il borgomastro e il capo delle guardie si ritirarono, sparendo dalla vista.
Per l'eremita la situazione buttava male: se voleva inseguire i sospetti doveva farsi largo in una folla inferocita, mentre Namira riusciva a distinguere con relativa facilità le due nere figure che si dirigevano verso la strada che dava ad est. Poteva seguirli saltando da un tetto all'altro, la disposizione topografica degli edifici glielo permetteva.
Xaradas invece cominciò ad essere sballottolato a destra e a manca in mezzo ad un branco di pezzenti in subbuglio e veniva allontanato dalla piazza in maniera del tutto involontaria, come un tronco viene trascinato dalle onde del mare

Il monaco si ritrovò sorpreso dall'accaduto come un bambino si sorprende la prima volta che prova dolore. Come aveva fatto a perderli di vista? Cercò di farsi largo in mezzo alla folla, aggirando la massa di persone se necessario, dirigendosi nella direzione nella quale credeva di aver scorto i due uomini dirigersi.

Brutta situazione, se la città veniva messa in quarantena la sua missione sarebbe fallita, un evenienza che non voleva neanche prendere in considerazione.

Si lasciò trasportare dalla folla fuori dalla piazza tanto ciò che gli interessava l'aveva sentito, ora doveva concentrarsi sui due sospetti.
Non li aveva visti venire verso la sua direzione quindi presumibilmente si stavano muovendo nel verso opposto se come credeva non avevano ragione di rimanere lì.
Sperava che Namira li tenesse ancora sott'occhio almeno per il tempo di raggiungerla.
Si spostò verso il punto in cui si trovavano prima, dove aveva lasciato l'eremita. Da li avrebbe proseguito sempre costeggiando la piazza.

In poco tempo la piazza brulicava di abitanti dapprima curiosi ed ora inferociti. I due sospetti avevano cominciato a muoversi, e poteva anche scorgere Xaradas e il Mezzorco spintonati qua e là dalla folla. Era forse l'unica che poteva seguirli e così fece.
Si spostò ad agili ed aggraziati balzi da un tetto a l'altro, le tegole vecchie ed usurate non garantivano certo una solida superficie perciò si limitò a camminare sugli assi portanti e frontoni in legno.
Non li avrebbe persi di vista.

Fotunatamente per l'eremita, riuscì a rintracciare i due sospetti e cominciò a tallonarli da distanza, perdendoli di vista un secondo e riagganciandoli quello dopo a causa del flusso di gente confusa ed inferocita che lo separava da loro. Presto raggiunse la via che usciva dalla piazza e la folla si fece meno pressante, così potè non perderli più di vista anche se rischiava di essere sorpreso: già un paio di volte l'uomo più basso e con i capelli in testa si era voltato anche se non aveva dato segno di averlo visto.
Namira indisturbata si aggirava invece sui tetti della cittadina passando da una costruzione all'altra con agilità e nonchalance, finchè non si ritrovò davanti ad un vicolo più largo degli altri che non permetteva un passaggio facile. Si guardò intorno, a una dozzina di pasi di distanza c'era una specie di prolungamento del tetto che avrebbe permesso un salto meno rischioso, ma che le avrebbe fatto anche perdere tempo prezioso. Avrebbe potuto anche scendere in strada calandosi sul muro che dava sul vicolo, pieno di appigli, a rischio di essere vista da qualcuno degli inquilini o dei passanti.
Xaradas riuscì a cavalcare l'onda della folla e si diresse anche lui verso la parte est della piazza, non riuscì a scorgere nè i suoi obiettivi nè Namira, invece vide l'eremita che si allontanava poco prima che quest'ultimo scomparisse al di fuori della sua linea visiva, lungo la strada.
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La situazione è questa: la piazza è circolare con quattro strade che si diramano verso i punti cardinali, poco dopo l'imbocco di quella che dà ad est c'è Yak, dopo una trentina di passi i due tizi, alla stessa latitudine circa di yak c'è Namira sugli edifici del lato sinistro della strada mentre xaradas è ancora sui bordi della piazza e la sua vista sulla strada è dunque occultata

Da quanto poteva capire sullo strano eremita, Xaradas poteva desumere che stava ancora seguendo i due tizi, quindi presa nota della strada in cui era sparito imboccò i vicini vicoli per intercettarli.

Dovette arrestarsi, quasi rischiando di cadere, quando davanti a lei il prossimo edificio stava ad una distanza impossibile da coprire con un salto. Cercò di valutare la situazione: restare sui tetti era certo un ottimo vantaggio, se non il migliore che aveva, ma d'altronde non poteva rischiare di perdere di vista i due uomini.
Stava per calarsi giù nel vicolo quando vedette passare, poco dopo i due, anche il Mezzorco.
E così decise di non scendere, dirigendosi il più velocemente possibile verso un cornicione particolarmente sporgente per prendere il salto. Era lontano, perciò iniziò letteralmente a correre, rischiando però: i tetti erano sdrucciolevoli e alcune tegole si spaccavano sotto i suoi piedi.

Il monaco non poté fare a meno di pensare che se lo avessero visto, non sarebbe riuscito a scoprire la verità sul loro conto. Per il momento era stato fortunato, ma adesso? Decise che valeva la pena tentare il tutto per tutto: avrebbe seguito le sue prede senza che esse lo potessero vedere. Se anche questo non avesse funzionato, avrebbe continuato a seguirli come aveva fatto fino ad adesso. Ma già sapeva che una tale azione non la faceva per seguire la volontà delle stelle, e questo era male.
Raccolse un respiro profondo. Si rivolse al cielo e alla terra, agli spiriti, ai fiori e agli esseri animati tutti. Chiese il loro perdono e la loro assistenza, e attinse alle forze che pochi al mondo stimano realmente. Ciò fatto, scomparve alla vista.
Riprese a seguirli, badando a non fare rumore.
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Lancio invisibilità e li seguo.

Il chierico sparì tutto d'un tratto, avvolto dalle mistiche forze del suo Dio protettore. Per sua fortuna non fu visto da nessuno: Namira era troppo presa dall'ostacolo che le se era presentato davanti e Xaradas stava giusto per imboccare la strada ma ancora doveva svoltare l'angolo. Quest'ultimo mentre si incamminava lungo la via potè scorgere una cinquantina di passi davanti a sè i due tizi che non dovevano perdere d'occhio...Nessuna traccia nè dell'umana nè dello strambo eremita.
Namira dal canto suo riuscì benissimo a saltare sull'altro edificio grazie all'ausilio del cornicione e quando si riaffacciò sulla strada potè notare di aver perso solo una decina di passi dai due sospetti.

Non c'era nessun altro nella strada e tutti e tre i nostri eroi poterono notare come il pelato e il tipozzo più basso si accostarono ad una porta, borbottarono qualcosa e entrarono in un edificio non diverso da tutti gli altri del circondario: massimo due piani, fatto di semplici mattoni e con le finestre occultate da drappi rossi.

Non vedendo nessuno, ne Namira ne l'eremita, si diresse verso l'edificio in cui erano appena entrati.
Arrivato davanti osservò l'edificio, il fatto che i possibili colpevoli si nascondessero in una normale casa era strano. Stavano forse sbagliando a perseguitare quei due tipi.
Le sue certezze si incrinarono, ma non abbastanza per farlo desistere.