Cronaca delle avventure di Elcar Thornton

E' il tredicesimo giorno del mese dell'Orso, secondo il calendario Rhunita, ed è metà pomeriggio.

Elcar era ormai in viaggio da tre giorni. Aveva lasciato Vanair (anche per buttarsi alle spalle qualche piccola incomprensione, niente di serio ma di quelle cose che possono avere risvolti troppo fisici) e sperava di arrivare presto a Masazar. Durante buona parte del precedente giorno di viaggio la via carovaniera era stata fiancheggiata da entrambi i lati dal bosco, e la cosa lo aveva lasciato inquieto e, costretto dalla necessità a fermarsi una volta fattasi notte lungo la via per dormire (assurdo che lungo quel tratto di una via così importante non vi fosse disposto un maggior numero di locande) aveva passato una nottata tutt'altro che riposante, dormendo con un occhio chiuso e l'altro aperto, perché se lo avesse fatto con entrambi chiusi magari il mattino dopo avrebbe potuto svegliarsi con un apertura extra all'altezza della gola. Fortunatamente non era accaduto nulla ma la nottata aveva lasciato il suo segno e sebbene fosse solo metà pomeriggio era ormai davvero stanco quando avvistò una solida costruzione di pietra a destra che occupava una ampia radura appena a sinistra della strada.
Dalla sua esperienza poteva riconoscere una locanda di via appena ne vedeva una: erano quasi tutte pesantemente fortificate con l'edificio principale che somigliava vagamente a una torre. Questa aveva dipinto sull'insegna di legno che cigolava sopra la porta dello stallo un grosso ceppo d'albero che aveva la forma (vagamente) simile a quella di una faccia burbera.
La porta era chiusa e dalle merlature che sovrastavano l'ingresso un uomo completamente coperto da una pesante incerata marrone lo stava osservando mentre avanzava, imbracciando qualcosa che probabilmente era una balestra.
"SALUTE A TE VIANDANTE - gridò l'uomo - DESIDERI FERMARTI ALLA FACCIA DI QUERCIA?"

Una grossa parte della sua mente gli suggeriva di scappare alla vista di quell'uomo vestito in modo sospetto con quello scuro mantello sospetto sotto il quale poteva intravedere una forma sospetta riconducibile a qualcosa di probabilmente dannoso per la salute.
Ma d'altro canto era stanco e, ma sì, erano tempi bui e quella poteva benissimo essere una guardia con la quale avrebbe scambiato bevute di lì a poco tempo.
Tuttavia stava considerando che..

"Oh ma certo buon uomo! Sa che non dormo bene da un bel po' di tempo? Scommetto che la sua è una locanda bellissima dico bene? Sa una cosa? Vi offrirò da bere buon uomo, ma ora orsù andiamo!

Elcar si diresse quindi verso la porta della locanda degustando già col pensiero un letto soffice e una birra scura.

"CERTO! CERTO! ORA TI APRO" gridò l'uomo e scomparve dietro le merlature. Poi si sentì un cigolio e quindi uno dei battenti della porta iniziò ad aprirsi lentamente. Era spesso quasi un palmo. Oltre la porta stava un ragazzino magro con indosso una veste grigia piuttosto consumata. Con un cenno della testa, che pareva troppo grande per il resto del corpo, salutò: "Benvenuto vossisignoria! Stallo per la vostra cavalcatura o vi accompagno nella sala grande? Qui alla Faccia di Quercia abbiamo vino, birra, buon cibo, letti puliti e quant'altro vossignoria può volere..."

"Ohhh Ma tu guarda che carino! Tieni piccolo! Prendi questa..." rovistò velocemente nella tasca appoggiando poi l'oggetto nel palmo della mano del ragazzo ".. questa fantastica foglia secca! Ora sì, conducimi alla sala, la fame incomincia a farsi sentire."

Il sorriso e l'espressione di aspettativa del ragazzino scomparvero alla vista della foglia. I suoi occhi si ridussero a fessure e per qualche momento Elcar pensò che il ragazzino gli sarebbe saltato addosso, ma questi si girò semplicemente di scatto mugugnando un "Vieni!"
La sala comune era abbastanza grande e si articolava in un pian terreno che conteneva un lungo bancone e vari tavoli atti ad accomodare molte persone, ed un ballatoio che girava intorno all'ambiente sottostante su cui erano piazzati tavoli più piccoli adeguati a avventori singoli o piccoli gruppi.
Quando il bardo entrò l'ambiente non era molto affollato: vi era solo una grossa tavolata di carovanieri nell'angolo più lontano dalla porta e un nobile con la sua scorta accomodato ad uno dei tavoli centrali.
L'oste, un uomo magro col naso aquilino che camminava con le spalle curve, si avvicinò a Elcar e dopo aver strofinato le mani, grosse per un uomo così magro, sul grembiule gli diede il benvenuto: "Benvenuto alla Faccia di Quercia signore, come posso aiutarla? Desidera desinare, una letto od una stanza per la notte od entrambi?"

Elcar accolse le parole "una letto" con un sinuoso movimento di sopracciglia e un sorriso smagliante "ah-ah! signore, vedo che lei mi capisce! So benissimo cosa voleva intendere con "una letto" ed è una delle faccende che intendevo sistemare all'arrivo presso una locanda, assieme a una buona bevuta, una dormita in un bel letto e a un buon pasto, ma non necessariamente in quest ordine.. Volse lo sguardo verso il nobilotto e la sua scorta osservandoli per qualche istante grattandosi la testa, poi concluse il discorso ".. diciamo pasto, bevuta e poi... beh... voi-sapete-cosa e infine la dormita.. allora? cosa mi consiglia di buono e.... economico?"

Sentendo le parole di Elcar l'oste si sciolse in un sorriso così ampio che allargò il suo volto fino a farlo sembrare quasi grottesco: "Lo dico sempre che avere dei clienti soddisfatti è il miglior modo per farsi conoscere. Chi le ha parlato di noi? Forse il buon Bill Dupeson? o il vecchio Mart Ess'Mart?"

Elcar inclinò la schiena ll'indietro voltandosi per ammirare il retro di una curvosa pulzella che era appena passata dietro di lui, diretta verso un tavolo più in là "sì,sì, dev'essere stato uno di loro....la guardia che avete qui alla porta mi ha gentilmente invitato a..... oh... sì, raccogli il ventaglio bambolina! Eeeecco!"

L'oste guardò Elcar con aria sorniona, ma al contempo fece segno alla cameriera che si era fermata incuriosita di continuare il suo giro. "Provvederò più che volentieri a tutte le vostre necessità signore, prego accomodatevi a questo tavolo. Posso portarvi un buon pasticcio di carne con la nostra birra di luppolo, ma anche le ostriche di lago sono più che a buon mercato in questa stagione e accompagnate da un bollabianca di Tassarn hanno un effetto molto interessante anche per il dopo di cui parlavamo. Il tutto ad un ottimo prezzo visto che si tratta di pietanze locali..."

Elcar tornò a rivolgere la propria attenzione all'oste con un sorriso soddisfatto."Beh... in verità ho avuto una *cough!* brutta esperienza con delle ostriche non troppo fresche una volta ma mi fido di lei e comunque... pur di fare felici le signorine posso anche fare questo sacrificio... vada per le ostriche e la... come l'ha chiamata? Bola?... Ad ogni modo, spero che questi possano bastare..."
Prese qualche moneta dalle tasche e la posò sul bancone.

L'oste osservò le monete e giudicandole sufficienti le fece sparire al di là del bancone, quindi sparì anche lui in cucina con un "Vi porto subito quanto avete chiesto, signore"
Mentre Elcar attendeva seduto al bancone, una rossa piuttosto avvenente entrò nella sala comune da una porta laterale (che forse conduceva alle stalle) e poco dopo venne a sedersi ad uno sgabello di distanza dal giovane bardo. Lo guardò battendo un paio di volte le lunghe ciglia rossastre mettendo in mostra grandi occhi neri molto luccicanti e poi chiese: "Ma noi, ci conosciamo?" esitando un po' troppo sull'ultima parola.

"No..." rispose Elcar ".....Un momento un momento! No... non ci conosciamo bella pupa...." Disse, cingendola con un braccio ai fianchi e guardandola negli occhi con una espressione di classe. "Ma forse potremmo rimediare più tardi, no?" Le sussurrò all'orecchio alzandosi un poco dall'alto sgabello.

=============
essendo una "donna a pagamento" non credo sia necessario fare una prova di sedurre, anche se il -13 di malus potrebbe farmela costare di più XD

"Volentieri belluomo - assentì la donna - ma perché nel frattempo non mi offri da bere e mi dici qualcosa di te... sei un mercante o cos'altro?"

L'oste annuì mentre scodellava sul bancone un piatto di legno contente vari molluschi bivalve dall'aspetto appetitoso. Nel vederli il sorriso della rossa si allargò e avvicinandosi gli sussurrò ad un orecchio: "Hai già qualche idea su come trascorrere la serata, caro?"