Questo articolo è stato pubblicato a inizio gennaio sul Wall Street Journal e non ha mancato di scatenare polemiche e critiche di ogni genere.
Qui di seguito vi posto la versione tradotta. In fondo al post troverete il link al testo originale.
Un sacco di persone si chiedono come facciano, i genitori cinesi, a crescere bambini così di successo. Si chiedono che cosa facciano, questi papà e mamme, per tirare su tanti geni della matematica e musicisti prodigiosi, si chiedono come ci si sente dentro le loro famiglie, si chiedono se potevano farlo anche loro. Ebbene, io posso dirglielo, perché l’ho fatto. Ecco alcune cose che le mie figlie, Sophia e Louisa, non sono mai state autorizzate a fare:
- partecipare a un pigiama party
- andare a giocare con le amiche
- partecipare a una recita scolastica
- lamentarsi di non poter partecipare a una recita scolastica
- guardare la televisione o giocare al computer
- scegliersi da sole le attività extracurricolari
- prendere un voto inferiore a una A*
- non essere il miglior studente in tutte le materie, ad eccezione di ginnastica e teatro
- suonare uno strumento diverso dal pianoforte o dal violino
- non suonare il pianoforte o il violino
Utilizzo il termine «mamma cinese» per semplificare. Conosco genitori coreani, indiani, giamaicani, irlandesi e ghanesi che adottano la stessa strategia. E, al contrario, conosco anche alcune madri di origine cinese, quasi sempre nate in Occidente che, per scelta o per qualche altro motivo, non sono mamme cinesi. Sto utilizzando anche il termine «genitori occidentali» in un’accezione molto ampia. Ci sono genitori occidentali di tutti i tipi.
Tuttavia, anche quando i genitori occidentali pensano di essere rigorosi, di solito non si avvicinano nemmeno alle mamme cinesi. Ad esempio, i miei amici occidentali che si considerano severi fanno esercitare i figli sui loro strumenti musicali 30 minuti al giorno. Un’ora al massimo. Per una madre cinese, la prima ora è la parte facile. Sono la seconda e la terza ora quelle difficili.
Nonostante la nostra schizzinosità su stereotipi culturali, ci sono tonnellate di studi là fuori che mostrano differenze marcate e quantificabili tra cinesi e occidentali quando si parla di genitorialità. In uno studio su 50 madri americane e 48 madri cinesi immigrate, quasi il 70% delle madri occidentali afferma che «insistere sul successo scolastico non è un bene per i bambini« e che «i genitori devono promuovere l’idea che l’apprendimento è divertente«. Al contrario, poco più dello 0% delle madri cinesi la pensa così. La stragrande maggioranza delle madri cinesi, invece, ha detto di ritenere che i propri figli possono essere «i migliori» studenti, che «il successo accademico riflette il successo dei genitori», e che se i bambini non sono stati studenti eccellenti allora significa che c’è stato «un problema» e che i genitori «non stavano facendo il loro lavoro». Altri studi indicano che, rispetto ai genitori occidentali, genitori cinesi dedicano al fare i compiti con i figli un tempo di circa 10 volte superiore. Al contrario, i bambini occidentali sono più propensi a partecipare a gruppi sportivi.
Quello che i genitori cinesi hanno capito è che niente è divertente finché non si è bravi a farlo. Per diventare bravi in qualcosa bisogna lavorare. Ma da soli i bambini non vogliono lavorare, quindi è cruciale ignorare le loro preferenze. Questo spesso richiede forza d’animo da parte dei genitori, perché il bambino farà resistenza; le cose sono sempre difficili all’inizio, ed è in questa fase che i genitori occidentali tendono a rinunciare. Tuttavia, se eseguita correttamente, la strategia cinese avvia un circolo virtuoso. La tenace «pratica, pratica, pratica» è fondamentale per l’eccellenza; l’apprendimento tramite la ripetizione mnemonica è sottovalutato in America. Una volta che un bambino inizia ad eccellere in qualcosa, – che sia la matematica, il pianoforte, lanciare la palla da baseball o il balletto – ottiene complimenti, ammirazione e soddisfazione. Così si costruisce la fiducia e si rende divertente quello che prima non lo era. A sua volta è più facile per i genitori fare in modo che il bambino lavori ancora di più. I genitori cinesi possono ottenere quello che i genitori occidentali non possono avere. Una volta, quando ero giovane, forse più di una volta, quando ero estremamente irrispettosa verso mia madre, mio padre in collera mi chiamava «spazzatura» nel nostro dialetto nativo «Hokkien». Ha funzionato molto bene. Mi sentivo malissimo e mi vergognavo profondamente di quello che avevo fatto. Ma questo non ha danneggiato la mia autostima o qualcosa di simile. Sapevo esattamente che alta considerazione avesse lui di me. Non credevo davvero di essere una nullità e non mi sentivo spazzatura.
Da adulta, una volta ho fatto la stessa cosa a Sophia, chiamandola «spazzatura» in inglese perché si era comportata molto male con me. Quando l’ho raccontato a una cena, subito è partito l’ostracismo nei miei confronti. Un’ospite di nome Marcy era così sconvolta che si mise a piangere e se ne andò in anticipo. La mia amica Susan, la padrona di casa, ha cercato di riabilitarmi con gli ospiti rimasti. Il fatto è che i genitori cinesi possono fare cose che sembrerebbero inimmaginabili, se non legalmente perseguibili, per gli occidentali. Le madri cinesi possono dire alle loro figlie, «Ehi, cicciona, dimagrisci». Al contrario, i genitori occidentali trattano la questione in punta di piedi, parlandone in termini di «salute» e senza menzionare mai la parola «grasso». I loro figli così finiscono in terapia per i disordini alimentari e cattiva immagine di sé stessi. (Una volta ho anche sentito un padre occidentale brindare a sua figlia definendola «bella e incredibilmente preparata». Lei poi mi ha raccontato che in quel momento si era sentita come spazzatura.)
I genitori cinesi possono ordinare ai loro bambini di prendere tutte A. I genitori occidentali possono solo chiedere ai loro figli di fare del loro meglio. I genitori cinesi possono dire: «Sei pigro. Tutti i tuoi compagni di classe sono più bravi di te». Al contrario, i genitori occidentali, che già vivono in modo conflittuale il loro concetto di realizzazione personale, devono cercare di convincersi che non sono delusi di quello che hanno raggiunto i loro figli. Ho pensato a lungo su come i genitori cinesi possono ottenere quello che fanno. Penso che ci sono tre grandi differenze tra l’atteggiamento mentale sull’essere genitori che hanno i cinesi e quello degli occidentali.
In primo luogo, ho notato che i genitori occidentali sono estremamente preoccupati dell’autostima dei loro bambini. Si preoccupano di come i loro figli si sentiranno se non riescono in qualcosa, e cercano di rassicurarli in continuazione su quanto sono bravi, nonostante un esame andato male, una prestazione mediocre in un test o in un recital. In altre parole, i genitori occidentali sono preoccupati per la psiche dei loro figli. I genitori cinesi no. Essi presumono che ci sia forza, non fragilità, e di conseguenza si comportano in modo molto diverso.
Per esempio, se un bambino torna a casa con una A- in un compito in classe, un genitore occidentale probabilmente lo loderà molto. La madre cinese farà una faccia orripilata e chiederà cosa è andato storto. Se il bambino torna a casa con una B al test, alcuni genitori occidentali lo loderanno comunque. Altri genitori occidentali faranno sedere il loro bambino ed esprimeranno la loro disapprovazione, ma saranno attenti a non farlo sentire inadeguato o insicuro, e non lo chiameranno «stupido», «inutile» o «una vergogna». Privatamente, i genitori occidentali possono preoccuparsi del fatto che il loro bambino non vada bene, che non sia portato per la materia, o che ci sia qualcosa di sbagliato con il curriculum ed, eventualmente, in tutta la scuola. Se i voti del bambino non migliorano, possono eventualmente programmare un incontro con il preside della scuola per contestare il modo in cui la materia è stata insegnata o mettere in discussione le capacità dell’insegnante. Se un bambino cinese prende una B – cosa che non dovrebbe mai accadere – per prima cosa ci sarebbero delle urla e un’esplosione di capelli strappati. La madre cinese, stravolta, si procurerebbe decine, forse centinaia di esercizi supplementari da far fare al figlio e si prenderebbe tutto il tempo necessario per lavorare con lui fino a fargli prendere una A.
I genitori cinesi chiedono voti perfetti perché credono che i loro figli possano ottenerli. Se il loro bambino non ce la fa è perché il bambino non ha lavorato abbastanza. Ecco perché la soluzione a prestazioni sotto gli standard è sempre quella di criticare aspramente, punire e far vergognare il bambino. Il genitore cinese ritiene che suo figlio sarà abbastanza forte da caricarsi la vergogna addosso e di migliorare a partire da quella. (E poi, quando i ragazzi cinesi eccellono, in casa è tutto un complimentarsi e un gonfiare il suo ego).
In secondo luogo, i genitori cinesi credono che i figli debbano loro tutto. Non si capisce bene perché, deve essere una combinazione di pietà filiale confuciana e del fatto che i genitori hanno fatto e sacrificato tanto per i loro bambini. (Ed è vero che le madri cinesi si mettono in trincea, spendendosi in lunghe ore di estenuanti lezioni private ed esercitazioni, interrogando e spiando i propri figli). Comunque, il succo è che i bambini cinesi devono spendere la loro vita nel ripagare i genitori, obbedendogli e rendendoli orgogliosi. Al contrario, non credo che molti occidentali abbiano la stessa idea sui loro bambini, cioè che i figli siano perennemente in debito con i loro genitori. Mio marito Jed, per esempio, ha tutta un’altra visione: «I bambini non scelgono i loro genitori», mi ha detto una volta. «Non hanno nemmeno scelto di nascere. Sono i genitori che gli hanno rifilato la vita, quindi sono i genitori a dovere provvedere a loro. I bambini non devono qualcosa ai genitori. Avranno dei doveri, piuttosto, nei confronti dei loro stessi figli». Mi sembra che per un genitore occidentale questo sia un pessimo affare. In terzo luogo, i genitori cinesi credono di sapere cosa è meglio per i loro figli, e quindi vanno oltre tutti i desideri e le preferenze dei loro bambini. Ecco perché figlie di cinesi non possono avere fidanzati al liceo e perché i bambini cinesi non possono andare in una gita scolastica in cui si dorma fuori. È anche per questo che nessun ragazzo cinese oserebbe mai dire a sua madre: «Ho avuto una parte nella recita scolastica! Sono l’abitante del villaggio numero sei e dovrò restare a scuola per le prove tutti i giorni dalle 3 alle 7 del pomeriggio, e nei fine settimana avrò bisogno di un passaggio». Dio aiuti i ragazzi cinesi che ci sono passati. Non fraintendetemi: non è che i genitori cinesi non si preoccupino dei loro figli. Proprio il contrario. Rinuncerebbero a tutto per i loro bambini. È solo un modo completamente diverso di essere genitori.
Ecco una storia a favore della coercizione in stile cinese. Lulu aveva circa 7 anni, suonava due strumenti, si esercitava su un pezzo per pianoforte intitolato Il piccolo asino bianco del compositore francese Jacques Ibert. Il pezzo è veramente carino, – sentendolo puoi davvero immaginare un piccolo asinello che trotterella in una strada di campagna con il suo padrone – ma è anche incredibilmente difficile per i piccoli pianisti, perché le due mani devono tenere ritmi schizofrenicamente diversi. Lulu non ci riusciva. Ci abbiamo lavorato senza sosta per una settimana, suonando ogni parte delle mani separatamente, più e più volte. Ma ogni volta che lo provavamo con entrambe le mani, una finiva sempre per farsi prendere dall’altra, e il pezzo saltava. Infine, il giorno prima della sua lezione, Lulu annunciò esasperata che rinunciava, si arrendeva e si è messa a battere i piedi.
«Torna al pianoforte adesso» le ordinai.
«Non puoi costringermi».
«Oh, sì che posso».
Tornata al pianoforte, Lulu me la fece pagare. Si mise a dare pugni, calci e a sgomitare. Afferrò la partitura musicale e la strappò a brandelli. Io la riattaccai con il nastro adesivo e la infilai in una busta di plastica, così che non avrebbe più potuto distruggerla. Poi trascinai la casa delle bambole di Lulu alla macchina e le dissi che l’avrei donata pezzo per pezzo all’Esercito della Salvezza, se il giorno dopo non avesse suonato perfettamente Il piccolo asino bianco. Lulu mi disse: »Pensavo che andassi all’Esercito della Salvezza, perché sei ancora qui?» e allora minacciai di lasciarla senza pranzo, senza cena, nessun regalo per Natale o per Hanukkah, niente feste di compleanno per due, tre, quattro anni. Quando ha continuato a suonarla sbagliata le ho detto che lo faceva apposta, che era andata nel pallone perché aveva il segreto timore di non essere in grado. Le ho detto di smettere di essere pigra, vile, auto-indulgente e patetica.
Jed mi prese da parte. Mi disse di smettere di insultare Lulu – cosa che io non stavo nemmeno facendo, la stavo solo motivando – secondo lui minacciarla non serviva a niente. Inoltre, disse che forse Lulu non aveva davvero la tecnica per quel pezzo, forse non aveva la coordinazione necessaria, mi chiese se avevo considerato questa possibilità?
«È solo che tu non credi in lei», risposi.
«Questo è ridicolo» disse Jed sprezzante
«Certo che ci credo».
«Sophia avrebbe saputo suonare il pezzo quando aveva la sua età».
«Ma Lulu e Sophia sono persone diverse» sottolineò Jed.
«Oh no, non questo», dissi, roteando gli occhi. «Ognuno è speciale a modo suo» ho scherzato sarcastica. «Anche i perdenti sono speciali a modo loro. Beh, non ti preoccupare, non devi muovere un dito. Sono disposta a metterci tutto il tempo che ci vuole, e sono felice di essere io quella odiata. E tu puoi essere quello che loro adorano perché gli prepari frittelle e le porti a vedere gli Yankees».
Mi arrotolai le maniche e tornai da Lulu. Usai tutte le armi e le tattiche che mi venivano in mente. Ci esercitammo durante la cena e nella notte, e non lasciai che Lulu si alzasse, né per bere né per andare al bagno. La casa diventò una zona di guerra, io rimasi senza voce a forza di urlare, ma ancora non c’erano progressi, e anch’io iniziai ad avere dubbi. Poi, di punto in bianco, Lulu ci riuscì. Le sue mani improvvisamente si coordinarono, destra e sinistra facevano ognuna il proprio dovere. Lulu se ne rese conto nello stesso momento in cui lo compresi io. Trattenni il respiro. Ci riprovò. Suonò con più sicurezza e più velocemente, e il ritmo era quello giusto. Un attimo dopo, era raggiante. «Mamma, guarda, è facile!». Dopo di che, voleva suonare il pezzo più e più volte e non voleva lasciare il piano. Quella notte venne a dormire nel mio letto, e noi ci rannicchiammo abbracciate, coccolandoci a vicenda. Quando eseguì Il piccolo asino bianco in un recital poche settimane dopo, i genitori degli altri bambini vennero da me e mi dissero: «Che pezzo perfetto per Lulu, è così ardito e così suo».
Anche Jed mi diede più fiducia dopo quell’episodio. I genitori occidentali si preoccupano molto dell’autostima dei loro figli. Ma, come genitore, una delle peggiori cose che puoi fare per l’autostima di tua figlia è quella di lasciare che rinunci. Il rovescio della medaglia, non c’è niente di meglio per costruire la fiducia in se stessi che scoprire di sapere fare qualcosa che si credeva di non poter fare.
Ci sono tutti questi nuovi libri che definiscono le madri asiatiche come donne schematiche, insensibili, gente esagerata indifferente ai veri interessi dei propri figli. Da parte loro, molti cinesi sono segretamente convinti di preoccuparsi dei loro figli meglio di quanto facciano gli occidentali, che sembrano perfettamente contenti di lasciare che i loro figli non arrivino a niente. Penso che ci sia un malinteso da entrambe le parti. Tutti i genitori decenti vogliono fare ciò che è meglio per i loro figli. I cinesi hanno solo una idea completamente diversa di come fare. I genitori occidentali cercano di rispettare l’individualità dei propri figli, incoraggiandoli a perseguire le loro vere passioni, sostenendo le loro scelte, e fornendo loro il rinforzo positivo e un ambiente educativo. Invece i cinesi ritengono che il modo migliore per proteggere i propri figli sia di prepararli per il futuro, facendo vedere loro di che cosa sono capaci, e equipaggiandoli di competenze, abitudini di lavoro e fiducia interiore di cui nessuno potrà mai privarli.
AMY CHUA
(traduzione di Pietro Saccò)
* Nella scuola americana, le valutazioni vengono effettuate con dei test secondo i diversi livelli di approfondimento. I voti vengono espressi in lettere: dalla A (eccellente) a F (gravemente insufficiente)
Qui trovate il testo originale in inglese "Why chinese mothers aresuperior": http://online.wsj.com/article/SB10001424052748704111504576059713528698754.html?KEYWORDS=china+mothers
Qui invece trovate un po di articoli in inglese che sono stati scritti in risposta a quello che vi ho appena linkato: http://europe.wsj.com/search/term.html?KEYWORDS=china%20mothers&mod=DNH_S