OBAMA NON CHIUDERÀ MAI IL CARCERE DI GUANTANAMO
■ Una decisione terribile, che è purtroppo passata quasi inosservata. Con un tratto di penna, a inizio marzo, il presidente Barack Obama ha autorizzato la ripresa dei processi davanti alle commissioni militari per circa 140 detenuti e la detenzione indefinita, senza processo, per una quarantina d'altri. Ha così messo fine alla speranza di vedere un giorno il ritorno dei detenuti di Guantanamo allo Stato di diritto.
Dimenticate le promesse elettorali e le decisioni dei primi giorni del suo mandato! Appena due giorni dopo il suo insediamento, nel gennaio 2009, Obama aveva decretato la sospensione delle commissioni militari e annunciato la chiusura del campo di detenzione di Guantanamo entro un anno. Due anni dopo, Obama firma la fine della politica di rottura promessa da candidato alla presidenza. Non più «Yes we can», ma «No we can't».
Il presidente statunitense non è il solo a portare la responsabilità di questo fallimento. Il Congresso americano ha ripetutamente respinto le richieste di fondi presentate dall'amministrazione Obama per permettere il trasferimento dei detenuti sul suolo americano e lo svolgimento di processi davanti a tribunali civili. Come spiegare questa inversione di marcia? Senza dubbio l'opinione pubblica americana ha giocato un ruolo importante. La questione Guantanamo non è più all'ordine del giorno, e Obama non vuole correre il rischio di irritare i suoi concittadini per le 178 persone che vi rimangono detenute. Purtroppo, nello stesso tempo il presidente si assume un rischio ben più grave: la negazione dello Stato di diritto. Non rispettando i diritti fondamentali delle persone arrestate, gli Stati Uniti si comportano esattamente come i terroristi che intendono perseguire. Lo stesso Barack Obama aveva riconosciuto che l'esistenza di Guantanamo comprometteva la sicurezza degli Stati Uniti e che questo centro di detenzione serve da «grido di battaglia» per i nemici degli Stati Uniti.
Le commissioni militari sono solo una parodia della giustizia: la rappresentanza legale degli imputati è estremamente lacunosa, i difensori, per esempio, non hanno accesso ai dossier dei loro clienti, classificati «top secret». Amnesty International ha seguito numerosi processi e ha potuto constatare direttamente le gravi violazioni della giustizia. Va ricordato che la maggior parte dei prigionieri (diverse centinaia!) che hanno finora potuto lasciare Guantanamo, lo hanno fatto senza essere accusati formalmente. Tre di loro sono stati accolti dalla Svizzera e oggi tentano di ricostruirsi una vita sicura e dignitosa. Autorizzando lo svolgimento di processi di fronte a queste commissioni, ribattezzate probabilmente per motivi cosmetici «Organismi di revisione periodica», il presidente degli Stati Uniti si colloca al di sopra della giustizia, andando contro la Corte suprema americana che, a due riprese, ha chiesto il trasferimento dei detenuti sul suolo americano. Obama avrebbe potuto dimostrare che il rispetto dello Stato di diritto è uno dei suoi valori fondamentali. Purtroppo ci ha appena mostrato che preferisce seguire timidamente le orme di George W. Bush. Straziante!
Autrice dell articolo: Manon Schick (Direttrice della Sezione svizzera di Amnesty International)
Fonte: Corriere del Ticino, 30.03.2011