Posso dire che sono in larga parte d'accordo con quanto affermi, soprattutto per quanto riguarda la tua ultima sentenza:
- Citazione :
- Insomma credo che si dovrebbe cercare di aumentare il numero di persone con capacità e conoscenze invece che diminuirlo visto che, come dici anche tu, ormai si fa ricerca anche quando si esportano pomodori e quindi è importante avere una base culturale e un'abitudine allo studio che da noi mi pare ancora molto lontana.
La differenza tra i nostri punti di vista penso che si possa individuare nel fatto che tu vorresti accrescere il numero di laureati, mentre io vorrei accrescere il numero di impiegati di qualifica medio-buona proveniente dalle scuole specializzate.
Chiarisco subito che io intendo scuole specializzate nel modello svizzero: chi si forma è capace di eseguire studio e ricerca in settori più pratici meglio di quanto lo possa fare un laureato, che si dedica a un livello meno pragmatico ma più astratto.
- Citazione :
- Sulla parte dei laurati ho già risposto, noi ne abbiamo addirittura meno degli altri paesi sviluppati (ma con una qualità media spesso superiore come dimostra la fuga di cervelli) quindi non vedo come diminuirne il numero possa far progredire il paese o l'economia.
Gli esami sono già duri nella maggior parte dei casi. giusto 2 dati:
Abbandono dopo la scuola dell'obbligo in Italia: 19,2%
Abbandono dopo la scuola dell'obbligo in Europa 14,2%
Inoltre il tasso di abbandono degli istituti professionali (44%) è quasi il doppio di quello dei Licei (22%) segno che proprio le scuole che dovrebbero aprire al mondo del lavoro scaricano invece gli studenti alla prima difficoltà, dando così origine a penuria di operai e tecnici specializzati.
Il nostro livello di laureati è inferiore, ma purtroppo la domanda in Italia è ancor più inferiore . Se questa dovesse crescere al pari degli altri Paesi, ovviamente la nostra offerta dovrebbe crescere di pari passo.
I dati che fornisci sull'abbandono secondo me vengono in soccorso alla mia tesi: infatti l'Italia è sotto come numero di laureati, ma raggiunge livelli record nel numero di iscrizioni alle università, e bassissimo in quello degli istituti professionali: insomma o ti laurei o niente. Manca tutto il livello intermedio.
Questo anche perché, come evidenzi nei dati successivi, non c'è un incentivo all'iscriversi a scuole professionali e specialistiche, un settore che in Italia è troppo poco promosso e sviluppato.
Concludo con questo che è però il principio cardine della mia posizione: a livello universitario, la qualità è molto più incisiva della quantità.
I 100 migliori matematici, per esempio, producono esattamente quanto riuscirebbero a produrre i migliori 100 000. Gli altri 99 900 sono praticamente inutili.
Per mandare invece avanti una azienda alimentare, all'estero, servono invece tante persone, e
tutte di preparazione medio-alta.
Un altro esempio sono le discariche in israele: lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti è lì un lavoro serio, ci lavorano tutti operai ampiamente specializzati, e due laureati per discarica.
Sono per questo motivo del parere che occorre un giusto numero di laureati, scelti tra i più abili e ovviamente al pari della richiesta, non quindi tanti. Il nostro numero è più che sufficiente al momento, sono gli investimenti e gli incentivi del governo italiano a mancare.
Ci servono invece operai di qualità, che sono anche essenziali per lo sviluppo e la ricerca.
E portare la ricerca nei livelli "medi", che viene svolta da laureati e appunto tanti impiegati specializzati.
Deve finire l'idea che la ricerca è limitata all'ambito delle astronavi: come ho detto, in Olanda la fanno sui pomodori. E finisce che siamo noi a importarli da loro.