Cronaca delle avventure di Hvergelmirsen Ulfhjem Njordsen

"Orchetti... ci mancava solo questa!"
Hvergelmirsen era provato... il viaggio, il combattimento, le ferite ancora doloranti...
Tanta era la stanchezza e la spossatezza che il pensiero di dover affrontare tre creature del genere lo demoralizzava.
Ma il suo orgoglio non gli permetteva di scendere a patti con bestie simili. Avrebbe cercato di intraprendere la via "diplomatica"... poi il futuro sarebbe stato decretato con le asce ed il sangue.

"Spostatevi, orchetti! Non so che farmene delle vostre pellacce! Lasciatemi passare!"
Con queste parole, lo sguardo fiero, il mento prominente che si ergeva verso l'esterno, gli occhi che guardavano i tre umanoidi dall'alto in basso, il petto tronfio, la voce leonina, afferrava la pelliccia del possente gherbel affrontato il giorno prima, mettendo in mostra con falsa disinvoltura la testa e il volto della bestia, lasciato appositamente attaccato al resto della pelliccia, e che immolava oramai per sempre i tratti di una paura ante-mortem.

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Provo ad intimidirli... aiuto! :D

Alla violenta asserzione verbale dell'agaro l'orchetto di sinistra sgranò gli occhi e senza dire una parola si voltò e iniziò a fuggire verso sud. Quello al centro e l'altro lo guardarono scappare per qualche istante...

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Hai l'opportunità di attaccare senza che gli orchetti possano replicare per un giro se lo fai immediatamente. In questo caso potresti attaccarne uno solo, o accettando un malus di -3 al CdA anche entrambi. Al momento hai recuperato 13 PV quindi ne hai correntemente 28, che ti posiziona al di sotto di 1/4 e quindi non avresti nei loro confronti alcun malus, potendo usare il tuo CdA effettivo di 22 (-3 eventualmente). In alternativa puoi attaccare un solo orchetto effettuando la tecnica spaccamontagne.
In caso invece non volessi sfruttare l'opportunità per un attacco puoi aspettare e vedere che fanno oppure (ma dubito che lo farai) provare a scappare.

Nonostante la sua intimidizione avesse avuto l'effetto sperato, per Hvegerlmirsen non era abbastanza. Voleva mostrare agli occhi di un orchetto la sua vera potenza, come monito per tutti coloro che avessero osato contrapporsi a lui.
Con un incredibile ruggito simile a quello di un orso rabbioso, alzò l'ascia con tutta la potenza che possedeva nei muscoli della schiena e delle braccia, e la abbattè contro l'orchetto che gli si poneva davanti.

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Uso la tecnica spaccamontagne verso l'orchetto che sta davanti a me. Il "ruggito" è una parte non solo descrittiva, ma anche scenica: è una continuazione dell'intimidizione di prima, questa volta rivolta all'orchetto rimanente, l'unico (si spera) presente dopo il colpo d'ascia che sto facendo.

L'orchetto con una inaspettata prontezza di riflessi cercò di schivare indietreggiando il colpo d'ascia dell'agaro. Questo trasformò un colpo di taglio al torace potenzialmente letale in una ferita seria ma non mortale.
L'orchetto lanciò un grido bestiale e insieme al suo compagno assalì Hvegerlmirsen.

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Hai ferito seriamente l'orchetto, ma non più di questo. Ti restano le stesse alternative di combattimento che avevi prima, ma se provi a usare nuovamente la tecnica spaccamontagne contro lo stesso orchetto del giro appena passato avrai contro di lui un malus di -2 al CdA.

Un ennesimo scontro... e allora che sia!
I colpi d'ascia di Hvergelmirsen fendettero l'aria.

"Altre due teste dovranno cadere!"

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Sbaglio o sono stato un po' sfortunato con i tiri di dado?
Cmq provo a colpire entrambi con 2 asciate

Hvergelmirsen schivò il fendente di uno degli orchetti e fece turbinare la sua ascia contro di lui. L'umanoide si scansò evitando che l'ascia dell'agaro lo ferisse al torace, ma non fu altrettanto lesto a tirare indietro la gamba e venne colpito in modo non grave al piede sinistro.
L'altro orchetto nel mentre provò a colpire Hvergelmirsen al fianco ma questi strappò l'ascia da terra e dal piede dell'altro umanoide e approfittando dell'eccessivo sbilanciamento in attacco del suo secondo avversario gli sferrò un colpo tremendo al fianco sinistro.
L'ascia affondò profondamente nel corpo dell'orchetto e quando l'agaro la ritirò un imponente fiotto scaturì dalla ferita.
L'orchetto che prima gli aveva intimato la resa sgranò gli occhi e guardandolo fisso stramazzò al suolo sul fianco.
L'unico orchetto rimasto gridò di rabbia e frustrazione ma non indietreggiò. Ferito al piede com'era non sarebbe comunque andato lontano fuggendo.

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In effetti il tuo precedente tiro era appena sufficiente a vincere il giro, ma in quello attuale il secondo colpo sferrato ha avuto un 20 come tiro di combattimento che ha provocato i risultati devastanti che hai potuto leggere. Ti è rimasto un solo orchetto da affrontare. Puoi usare la tecnica o combattere normalmente.

Altro sangue... il colpo che aveva inferto infuocava ulteriormente la sete di Hvergelmirsen, e il dolore negli occhi dell'orchetto rimasto non faceva altro che alimentare ulteriormente questa sua furia omicida.

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Se non ho penalità utilizzo la tecnica spaccamontagne, altrimenti vado di attacco normale.
Domanda non riferita a questa situazione: visto che ho anche la possibilità di effettuare due colpi quando ho 2 nemici, posso concentrarli sullo stesso nemico?

Hvergelmirsen cercò di avere la meglio sull'orchetto con un brutale colpo che fece guizzare la sua muscolatura possente, ma proprio nel momento di applicare la forza maggiore perse per un momento l'equilibrio permettendo all'orchetto di respingere il suo attacco. L'agaro però era comunque più abile e riuscì egualmente a ferirlo con un fendente all'addome. La ferita era però di modesta entità, specialmente se paragonata a quella inflitta pochi attimi prima all'altro orchetto.

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Non avevi penalità e quindi hai provato con la tecnica, ma hai fallito il test sulla Forza. Il combattimento continua perché l'orchetto non è ancora morto...
Se desideri provare a riaverti dall'ira puoi fare un altro test che prenderà effetto dal prossimo giro. (Ricorda che quando non sei irato hai un malus di -5 al CdA però.)
Il discorso è questo: per attaccare con efficacia un avversario la tua arma necessita di 4 secondi. Accettando un malus di -3 al CdA puoi ridurre questo tempo a 3 secondi e così attaccare due avversari nello stesso giro (che dura 6 secondi). Se usi più di 4 secondi (cioè 5 o 6 visto che il giro è di 6 secondi) per attaccare un solo avversario il tuo attacco diviene più incisivo, ma non per questo lo colpisci più volte. Nello specifico con un arma da 4 secondi usandone 5 o 6 (cioè uno o due in +) per attaccare ottieni di tirare un dado di danno in più di quelli previsti (5d12 nel tuo caso che diventerebbero quindi 6) e scartare quello con il punteggio più basso.
Naturalmente l'impiego delle tecniche può migliorare anche di molto il risultato.

Inflitta l'ultima ferita all'orchetto, Hvergelmirsen non ebbe la capacità di riaversi. Quell'essere doveva morire.

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Riprovo con la tecnica dello spaccamontagne

L'agaro feroce come una fiera aggredì l'orchetto ferito con una violenza inaudita. Questi riuscì a parare i suoi primi colpi, ma poi vacillò e l'ascia di Hvergelmirsen si conficcò profondamente nella parte sinistra suo torace. All'apice della sua ira Hvergelmirsen udì il rumore di un osso che si spezzava. Un attimo dopo la creatura cadde in ginocchio, inerte e tenuta in quella posizione solo dall'ascia di colui che lo aveva appena ucciso.

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Colpo al cuore accoppiato col fallimento di un tiro di Agonia. Vedi se vuoi frugarli, o lasci perdere. Conta che lo scontro è durato meno di un minuto.

Il cuore batteva all'impazzata, il polmoni divoravano quanta più aria possibile, ma l'orchetto pendeva appeso alla lama della sua ascia come un pupazzo.

Un ghigno percorse le lebbra di Hvergelmirsen, parzialmente macchiate del sangue dei suoi nemici... e la soddisfazione faceva brillare i suoi occhi.
Non rimaneva che perquisire quei corpi... la preannunciata tempesta di neve richiedeva quante più risorse possibili.

L'agaro frugò rapidamente i due corpi. Non fu un lavoro impegnativo in quanto trovò ben poco di interessante. Indubbiamente questi orchetti erano di quanto meno fruttuoso poteva uccidere in questa foresta: non avevano una pelliccia decente, la loro carne era cattiva e le loro armi di pietra poco più che giocattoli paragonate alla sua. Unica, magra, consolazione in quella miseria fu il ritrovamento di un monile di bronzo raffigurante una stella.

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Gli orchetti avevano un'Ascia di selce(4d10+3/4/65) ciascuno, vestiti di pelliccia sporchi e puzzolenti (già per un umano normale, quindi figurati per un agaro) non avevano con sé né cibo né coperte, il che fa pensare che non si volessero allontanare più di mezza giornata dalla loro tana, oltre al monile trovi anche alcuni denti, probabilmente di lupo, in un risvolto della pelliccia di uno dei due. Vedi cosa vuoi tenere e cosa no.

"Così non siete soli eh?
Hvergelmirsen prese lo strano monile e lo esaminò più a fondo per capirne tutto ciò che poteva.
Successivamente, ricordando la direzione dove si era diretto l'ochetto fuggito poco prima dello scontro, cercò di seguire per una cinqantina di metri le impronte lasciate dai tre, per capire da dove provenissero e se la loro direzione corrispondeva a quella presa dal fuggiasco.
Se così fosse stato, probabilmente quella stessa direzione avrebbe portato alla loro "tana" o clan.

Hvergelmirsen avrebbe quindi proseguito verso la parte opposta, sempre alla ricerca di un corso d'acqua: dietro di sè avrebbe trascinato un ramo di pino e abete, di modo da cercare di nascondere come poteva le sue stesse impronte.
Inoltre avrebbe intrapreso percorsi dove i suoi piedi avrebbero lasciato tracce poco visibili, se possibile: ad esempio, le zone rocciose.
In caso avesse trovato un corso d'acqua guadabile o poco profondo, ci avrebbe camminato lungo il suo corso, per poi uscirne diverse centinaia di metri più avanti e, succesivamente, continuato a seguirlo costeggiandolo.

L'agaro si rigirò tra le mani il monile ma, oltre a giungere alla conclusione che la fattura era piuttosto scadente ed una delle punte della stella lievemente piegata, non ci cavò nulla di interessante.
Gli ci vollero poi pochi passi per capire che la direzione presa dall'orchetto in fuga e quella da cui provenivano i tre prima di incontrarlo erano completamente diverse. Il primo si era diretto verso sud, mentre i tre venivano da est, che era poi la direzione in cui si trovavano le montagne.
Dove poteva trovarsi la tana degli orchetti? Nella direzione presa dall'orchetto in fuga o da qualche parte sulle montagne davanti a lui?
Poteva anche essere però che i tre stessero seguendo qualche preda di caccia quando lo avevano incontrato e che il loro rifugio fosse invece da qualche parte a ovest nella parte di foresta che aveva già attraversato.

Hvergelmirsen riflettè: dove poteva andare se non verso un riparo sicuro dove poter accendere un fuoco? Una grotta o una cavità nelle montagne sembrava l'unica soluzione. Il mondo civilizzato era troppo distante da poter raggiungere prima dell'avvento della tempesta, e doveva correre il rischio di incontrare qualsiasi ostacolo.
Si sarebbe mosso con tutta la circospezione possibile, adottando tutte le tecniche che conosceva per cercare di camuffare le sue tracce e depistare eventuali inseguitori.
Il suo obiettivo rimaneva quello: cercare un corso d'acqua non distante da un riparo.

L'agaro proseguì con attenzione attento a non farsi scorgere o peggio ancora soprendere. Fortunatamente raggiunse le pendici del massiccio senza incontrare anima viva, ma sfortunatamente non incontrò alcun corso d'acqua durante il suo cammino. Quando però davanti a sé ebbe le montagne sentì, lontano probabilmente verso sud, un flebile sciabordio d'acque. Notò anche che sul fianco della montagna vi erano in quel punto tre grotte: due proprio alle pendici, facilmente accessibili, ed una terza più in alto, a circa 50 passi dal suolo, che poteva essere raggiunta solo scalando la parete rocciosa. Abituato a vivere negli spazi aperti, Hvergelmirsen non era granché come scalatore e una caduta da 30-40 passi poteva essere molto pericolosa.

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A quanto pare sei praticamente in salvo. Devi solo decidere se rifugiarti subito in una delle grotte o indagare sul rumore d'acqua che senti lontano.

Lo scroscio d'acqua aveva l'aria di essere proprio il corso tanto agognato. Sempre con la dovuta circospezione, andò a controllare.
La sua intenzione sarebbe stata quella di appurare l'esistenza dell'acqua corrente e, successivamente, rifugiarsi in una delle due grotte, dopo però essersi procurato della legna (la meno umida che avesse trovato e, in caso, utilizzando la sua ascia per abbattere dei piccoli alberi) e tentare di accendere un fuoco verso l'uscita della grotta, riparato esteriormente da arbusti occasionali accatastati fino a raggiungere l'altezza del petto di un uomo e fissati a terra con delle rocce e dei legni.

Tale fuoco sarebbe dovuto durare fino alla fine della bufera: richiedava quindi una costante asciugatura di nuova legna. Inoltre il giorno successivo avrebbe pensato a come procurarsi i mezzi materiali per pescare o cacciare.

Hvergelmirsen si addentrò nuovamente nella foresta, ma quando poi poco dopo ne uscì trovandosi davanti alla fonte di quello sciabordio restò senza fiato: Una sottile cascata cadeva in più riprese dalla montagna tuffandosi in uno stagno circondato da vegetazione molto più lussureggiante di quanto il resto della foresta facesse pensare. L'acqua era sovrastata da una nebbiolina sottile che rendeva la vista dello stagno ancora più magica.
Un uomo, apparentemente abbastanza vecchio era chinato ad accarezzare un giovane cerbiatto, ma evidentemente l'animale si avvide della presenza di Hvergelmirsen e fuggì rapido nella foresta. L'uomo si mise faticosamente eretto e girò la testa a destra e a sinistra. Essendo ad oltre 40 passi di distanza Hvergelmirsen non sapeva giudicare bene quanto fosse anziano, ma certo era ben oltre la mezza età. Ad un certo punto l'uomo disse usando la sua lingua "Vi prego fatevi sentire. Non vi farò del male, e anche se volessi farvene sono sicuro che sapreste di sicuro difendervi ben meglio di quanto un povero vecchio cieco più offendere."

Avvicinandosi, Hvergelmirsen fece tuonare la sua voce:
"Hvergelmirsen Ulfjem Njordsen è il mio nome."
Poi attese qualce attimo, tempo di vedere il cervo spaventato, per riprendere poi il discorso con enfasi imperiosa:
"E tu chi sei, vecchio? Cosa ci fai qui solo al principio di una tempesta di neve?"

Le sue ciglia si aggrottarono:
"Diffido di lui. Che sia uno sciamano? Non è da tutti poter accarezzare un cervo come fosse una bestia da cortile..."

"Non c'è bisogno che alzi la voce a quel modo - disse il vecchio stizzito, voltandosi nella direzione da cui sentiva venire il suono - sono cieco, ma non ancora sordo"
"Se è un riparo per la notte che cerchi, seguimi, dividerò volentieri quel poco che ho con uno del tuo popolo."
Detto questo fece per incamminarsi verso il fianco della montagna.

"Se vive qui da molto tempo come mi sembra di aver capito, probabilmente ha un riparo decisamente più accogliente del mio..."
Sempre con fare circospetto, Hvergelmirsen seguì senza proferir parola l'anziano cieco.

"Ma se dovesse tirarmi qualche brutto gioco..."
A quel pensiero, strinse l'ascia tra le sue mani.

Il vecchio fiancheggiò lo stagno rasentando il suolo con un bastone con cui toccava ora alla sua destra e ora alla sua sinistra. Si avvicinò al fianco della montagna non lontano da dove l'acqua si tuffava nello stagno ed entrò in una stretta fenditura, appena sufficiente a far passare un uomo. L'agaro non l'aveva notata ad una prima osservazione. Era stato lui poco attento o quell'uomo l'aveva nascosta con la magia?

Hvergelmirsen diffidava da ciò di cui non riusciva a dare una spiegazione razionale.

"Che sia stata una svista? Il bastone lo rasentava lungo il bordo... forse ha premuto un pulsante o una leva nascosta?"

"Perchè hai voluto accogliermi, vecchio? Perchè ti sei esposto così ad un possibile pericolo?"

Ma, nel mentre in cui formulava la domanda, una risposta gli balenava nella mente:
"Forse perchè contro di me non avrebbe nulla di cui preoccuparsi? Che sia un altro l'essere che sta davanti a me? Che sia BEN altro?"

Successivamente scosse la testa, involontariamente:
"Impossibile... probabilmente questo vecchio decrepito è talmente suonato da non accorgersi della reale minaccia quale sono io.
Si, deve essere così."

Nonostante la sua apparente sicurezza, le nocche delle mani che stringevano l'ascia erano diventate quasi bianche dalla forza che imprimeva nei pugni...

"Tu sei un predatore, non sei un assassino." Disse il vecchio con voce calma fermandosi poco oltre la fenditura nella parete di roccia.
Poi aggiunse "Conosco bene il tuo popolo. Un tempo servivo il Principe Vrentr figlio di Ursurn, per quello non ho paura di te. Vieni dentro ora, parliamone mentre facciamo cuocere il cibo che suppongo avrai con te."
Hvergelmirsen conosceva quei nomi. Il padre di suo padre, prima di diventare principe lui stesso aveva sottostato al comando di Mregr figlio di Cramor figlio di Vrentr. Il principe di cui il vecchio aveva parlato aveva raccolto sotto di sé molti del suo popolo, molti di più di quanti se ne potessero contare con le dita e non solo era stato favorito dai Principi (quelli divini) ma favoleggiava che avesse anche uno stregone, o forse un mago in grado di evocare esseri invulnerabili al ferro e all'acciaio.
Ma quanto era vecchio il vecchio se aveva servito il padre del padre di colui ai cui ordini il padre di suo padre aveva combattuto da giovane?

Hvergelmirsen si fermò bruscamente, gli occhi sgranati.

"Sospettavo tu fossi uno sciamano! Quanti anni hai, vecchio! Avanti, parla! E inoltre... cosa ne sai di me? Cosa mi impedisce di tagliare la tua testa in questo preciso istante??"

Il barbaro si nascondeva dietro una parete di solida roccia... almeno così cercava di fare, nonostante nemmeno lui lo ammetteva a se stesso... la paura dell'ignoto albergava nei cuori dei barbari, specialmente dei giovani come lui.