Cronaca delle avventure di Senen di Laran

Se non fosse stato così stanco, probabilmente Senen avrebbe cominciato a ballare per la felicità. In un sol colpo si era liberato del pazzo che lo perseguitava, aveva ottenuto un luogo riparato e tranquillo dove poter restare e da lì a poco avrebbe raggiunto la terraferma.
"Capisco, capitano. Per me non ci sono problemi. Permettetemi solo di andare a prendere le mie cose e mi trasferirò dove avete detto." disse Senen al Candoriano, senza sforzarsi troppo di nascondere la sua gioia.

Tutto accadde piuttosto rapidamente in quanto non era ancora notte fonda e il domani del capitano era quindi in realtà lo stesso giorno in cui Senen si sarebbe svegliato se il folle fante di marina non avesse provato a stanarlo col fuoco o forse a che bruciarlo magari vivo.
Il sole era appena a metà del suo cammino quando, il giorno successivo, Senen e tutto il suo bagaglio, cioé le sue cose e tutti i libri, la cui proprietà gli era arbitrariamente assegnata dal comandante (e che comunque nessuno avrebbe voluto tenersi a bordo visto che ormai sembrava chiaro a tutti che lui era in qualche modo maledetto o qualcosa del genere), lasciarono la nave. Ma era risaputo che i marinai sono superstiziosi, i candoriani sono superstiziosi e quindi dei marinai candoriani sono doppiamente superstiziosi.
Senen fu calato in una lancia che sei marinai sotto il controllo del secondo di bordo e due fanti di marina portarono a massima velocità remando verso il più vicino lembo di terra a cui la nave si era avvicinata. Il giovane fu sbarcato insieme a un baule contenente tutti i libri sulla sabbia bianca di una piccola caletta che stava a ridosso di una imponente formazione di pietra calcarea punteggiata di piccole grotte.
Il secondo di bordo disse a Senen congedandosi: "Se procedete in quella direzione - indicò con il braccio e la mano protesa - dovreste arrivare ad un villaggio entro sera, ma con il baule a spalla dubito ce la fareste. Forse vi conviene fare una fermata intermedia e accamparvi per la notte, tanto cibo ne avete a sufficienza. Buona Fortuna."
Senza aspettare alcuna risposta da Senen girò i tacchi e tornò alla lancia che alcuni marinai ributtarono subito in mare, facendo tutti segno di scongliuro verso il giovane prima di ricominciare a remare verso la nave che ormai aveva le dimensioni di un giocattolo.

Anche se il tempo decise di essere clemente con il giovane evocatore, velando il sole per gran parte della giornata ma nel contempo risparmiando la spiacevolezza di un rovescio di pioggia questi si ritrovò ugualmente sfinito quando il sole era oramai una sfera rossa calante sul mare. Aveva seguito la direzione indicata dal secondo, ma quel maledetto paese pareva fatto tutto di colline e finora non aveva né visto anima viva ne trovato traccia di un vicino villaggio. Certo poteva darsi che il secondo avesse sovrastimato le sue capacità di viaggio. Comunque fosse si trovava in cima a una collina punteggiata qua e là da qualche grosso albero e circondata in ogni direzione da altre colline, virtualmente identiche, salvo per il differente posizionamento della vegetazione che le copriva. Doveva necessariamente accamparsi per la notte, ma era opportuno che pianificasse con attenzione onde evitare di diventare lo spuntino di qualche predatore notturno, bestia o umano che fosse.

Ansimando, Senen ripose il baule per terra. Cominciava a credere fortemente che la pietra maledetta che aveva con se portasse sfortuna e sentì la tentazioni di gettarla via e tornare indietro. Tuttavia non lo fece. Non si sarebbe arreso, non così vicino alla sua meta. Dopo essersi guardato intorno, decise di accamparsi su di una delle collinette, nelle macchie di vegetazione piu' fitte. Cercò di posizionarsi in modo tale da poter avvistare eventuali aggressori pur restando al coperto tra gli arbusti.

Riuscì a trovare un punto abbastanza ben coperto da rovi e cespugli e non senza fatica riuscì ad infilarvi se stesso e il baule. Masticò un po' di gallette e carne salata e si attrezzò alla meglio per la notte. Quasi subito piombò in un sonno profondo privo di sogni come lo aveva desiderato per settimane. Quando si svegliò era mattina inoltrata, ma i cespugli e il baule lo avevano parzialmente schermato dal sole. Per fortuna la giornata pareva limpida e serena, ma pur con una migliore visione non vide che colline piuttosto brulle tutto intorno a sé. Perlomeno si sentiva fresco e riposato come non si sentiva da quando aveva intrapreso il viaggio per nave.

Rinfrancato dalla notte di riposo, Senen riprese il suo viaggio verso il luogo indicatoglii dal marinaio il giorno prima, sperando di trovare qualcuno che gli vendesse un cavallo, o almeno un mulo per trasportare il baule. Dal villaggio sarebbe poi ripartito verso la sua meta finale, il castello dell'arcimago.

Per fortuna appena un paio di colline più tardi iniziò a vedere in lontananza campi coltivati e infine avvistò una grossa fattoria isolata e vide in lontananza alcuni contadini intenti a lavorare la terra in un campo appena oltre la costruzione. Erano una mezza dozzina, ma da quella distanza non poteva dire di più.

Felice di essere arrivato vicino ad un centro abitato, Senen si diresse senza indugi verso i contandini con la ferma intenzione di dormire in un vero letto quella sera. Imprecò quando fu sul punto di inciampare a causa del peso della cassa.
"Devo anche decidere cosa fare di questa, non posso trascinarla fino alla mia meta!"

Non fece molta strada che i contadini lo notarono. Si mossero quindi in gruppo verso di lui, ma il giovane comprese subito che non avevano un'aria ostile: erano mossi da semplice curiosità. Dalla composizione sembrava una classica famiglia di agricoltori: un'uomo e una donna maturi d'età dal volto consumato di chi sta molto a lungo sotto il sole, due giovanotti dall'aria nerboruta molto simili tra loro che potevano avere una ventina d'anni e probabilmente erano gemelli omozigoti, una ragazza di poco più giovane che seppur curiosa rimava vari passi dietro tutti gli altri e un ragazzino che poteva avere non più di 10 anni e che invece era quello che li precedeva tutti e senza aspettare chiese a Senen dopo averlo squadrato nel suo faticoso avanzare: "Ciao! Sei un venditore ambulante?"

"No amico," rispose Senen, affaticato dopo la lunga marcia, "sono solo un povero viandante che cerca cibo e un luogo dove poter riposare". "C è per caso una locanda nel vostro villaggio?" aggiunse guardando speranzoso i suoi interlocutori.

"No, amico - rispose l'uomo più maturo - non ci sono locande qui vicino, e nemmeno al villaggio di Urn'Mirr che comunque dista un'altra buona giornata di cammino da qui, e cammino a passo veloce, non certo così..."
Indicò tutto il fardello che il giovane si portava dietro.
"Potrebbe sempre restare qui per cena e ripartire domani..." suggerì uno dei due giovani.
"Potremmo anche vendergli il vecchio Pull..." aggiunse l'altro.
"Se può pagare..." intervenne la donna più matura.
"Puoi restare qui da noi per rifocillarti e dormire nello stallo se vuoi - sintetizzò l'uomo - se puoi permetterti di spendere un paio di cavalieri di rame, e anche acquistare il mio mulo se ti serve e puoi arrivare a due baronali d'argento."

"Te lo mostro" disse il contadino, facendo segno agli altri membri della famiglia di tornare al lavoro.
Lo stallo era un rozzo edificio di legno a due livelli: il primo e più alto era diviso in 4 scomparti adibiti a stalla: due di questi erano vuoti e i rimanenti occupati uno da un grosso bue e l'altro da un mulo. Entrambi gli animali non sembraano essere molto vecchi.
Il padrone di casa si arrampicò su una scala a pioli e indicò a Senen lo spazio dove poteva riposare.
"Se vuoi posso darti una mano a tirare su quel coso" si offrì additando il baule.

"Si grazie mille." rispose Senen con gratitudine. Congedato quindi il contadino, decise di andare subito a dormire, ma prima di questo mise il pesante baule vicino alle scale in maniera da impedire a chiunque di salire senza spostarlo e fare molto rumore. In tal modo sperava di evitare brutte sorprese. I contadini gli erano sembrati brava gente, ma aveva imparato a non fidarsi delle apparenze. Fatto ciò Senen si distese, o per meglio dire crollò al suolo e si addormentò all'istante.

Senen sentì una voce molto lontana, quasi come un canto tenue di cui non capiva le parole, poi una forte rumore lo riportò alla realtà. Aprì gli occhi, ma non vide quasi nulla: il sole doveva essere già tramontato, esausto com'era aveva dormito tutto il giorno. Quasi nello stesso istante in cui lo capì si rese conto di avere molta fame. Fu allora che una voce giovane, sicuramente uno dei due figli gemelli del contadino: "Viandante, sveglia! Mia madre dice che la tua cena è pronta! Viandante!"

"Ora arrivo, grazie." rispose Senen, ancora leggermente intontito. Mentre scendeva le scale ripensò allo strano sogno che aveva avuto, se di sogno si era trattato. La gente del posto non gli aveva dato una cattiva impressione, ma preferiva rimanere in allerta.
"Fammi strada." disse rivolto al ragazzo dopo averlo raggiunto all'esterno.

Il ragazzo lo giudò fuori dallo stallo, ma poi gli si affiancò mostrandogli dove andare con la mano e mentre ci arrivavano gli chiese: "Ho visto che hai uno scudo ed un'armatura, sei per caso un guerriero di ventura?"

"Non sono un guerriero professionista," rispose Senen, "ma so difendermi abbastanza bene." preferì evitare di dire che era un invocatore in quanto non sapeva come avrebbe reagito quella gente alla notizia.

"Peccato - il giovane sembrava deluso - speravo che fossi di qualche compagnia. Io e mio fratello ci siamo stancati di coltivare la terra e ce la caviamo a usare le armi, ma nostro padre non vuole lasciarci andare... Tu ci puoi aiutare?" Si fermò giusto fuori la soglia della casa aspettando la risposta di Senen prima di aprire.

Ripensando alle sue avventure Senen rispose senza esitare: "Vostro padre é un uomo saggio. Molto meglio la vita da contadino di quella del guerriero di ventura, se non altro perché é più lunga. Rifletti bene su questo prima di fare qualche sciocchezza."

Il ragazzo fece una brutta espressione sentendo Senen parlare a quel modo, ma prima che potesse rispondere sull'uscio della casa dove erano diretti comparve il padre.
"Ah eccovi qui!" disse ma nello sguardo che il vecchio scoccò al figlio Senen lesse un tacito "ma quanto ci hai messo!?!"
Entrarono dentro, superando una robusta porta di legno. La casa doveva essere composta da un'unica stanza che una spessa tenda di tessuto grezzo divideva in due, probabilmente separando la parte in cui si trovavano i giacigli da quella in cui si mangiava e lavorava.
Nella parte che Senen poteva vedere c'erano un tavolo con due panche ed una sedia fatta d'assi simile a una sorta di trono, un'ampia credenza, il tutto di legno. Dietro la tenda da qualche parte doveva esserci un focolare, perché il giovane ne intravedeva le fiamme attraverso di essa. Due rozze candele, probabilmente fatte a mano erano l'unica altre fonte di luce, se si faceva salva quella tenue della luna che veniva dalle finestre. Erano sul tavolo, dove era anche una pentola di metallo, probabilmente rame, ed una scodella di legno.
Il ragazzo fece per restare, ma il padre lo mandò a dormire con un ordine perentorio. Questi seppur con evidente malavoglia lo eseguì scomparendo dietro la tenda.
"Siediti e mangia" lo invitò il contadino, riempiendo generosamente con un mestolo la scodella. A giudicare dal poco di fumo che si levò, la zuppa, probabilmente di cereali o verdure, doveva essere ancora ben calda.
Gli diede anche un bel tozzo di pane sicuramente prodotto da loro stessi, da intingere nella zuppa a mo' di cucchiaio.
"I miei due figli maschi sono due bamboccioni. Poco tempo fa la madre gli puliva ancora il sedere e ora parlano di viaggiare e combattere. Bada bene, il mio popolo è famoso per il suo coraggio e così i miei antenati: sappiamo maneggiare le armi, uccidere e non temiamo la morte. Ma la terra ha bisogno di braccia e io non posso lasciarli partire così alla ventura senza scopo. Non so chi tu sia ne cosa ti abbia portato qui. Ma so che ti porti dietro un fardello notevole e queste terre non sono sicure. I miei figli mi hanno detto che si sono offerti di scortarti in cambio di argento. E' vero quanto mi dicono o solo un sistema per ingannare il loro vecchio padre?"Mentre il contadino lo scrutava Senen notò con la coda dell'occhio un piccolo ma innaturale movimento della tenda. Forse nessuno li vedeva in quel momento ma di certo qualcuno li ascoltava e attentamente.

"Mi hanno espresso il loro desiderio di lasciare questa fattoria per partire all'avventura e volevano che io li aiutassi.", disse Senen, optando per la verità. "Io ho rifiutato in quanto credo che la scelta migliore per loro sarebbe restare qui e vivere in pace. Tuttavia come anche voi mi avete fatto notare, la strada che mi aspetta non è sicura e ora che mi ci fate pensare un paio di guide non mi farebbero male. Non so cosa i vostri figli abbiano in mente ma se sono disposti ad adempiere a tal ruolo io sono disposto ad assumerli."

Il contadino annuì alle parole di Senen: "Sei un uomo che dice le cose come stanno. Lo apprezzo, perché gli stranieri difficilmente lo sono. Del denaro potrebbe farci comodo e preferisco che i miei figli si allontanino col mio permesso per poi ritornare che si allontanino senza abbandonando qui me e mia moglie. Ma molto dipende da dove devi arrivare. Non sembri un uomo di campagna quindi dubito che la tua meta sia un villaggio come Urn'Mirr o Bar'Danoc: sei forse diretto nella capitale?"

Senen esitò prima di rispondere, ma poi con una scrollata di spalle optò ancora una volta per la verità :
"No, non sono diretto alla capitale. Sto cercando un mago che dovrebbe abitare qui nei dintorni. Il motivo è affar mio, ma vi posso dire che non è nulla di losco e non ci dovrebbero essere rischi per i vostri figli se è questo che vi preoccupa.