Cronaca delle avventure di Senen di Laran

"Dannazione, dannazione, dannazione!!..." imprecò Senen con foga. Poi, fatto un respiro profondo, si costrinse a pensare alla sua situazione, che non era delle più rosee. Forse avrebbe potuto cercare di salire sulla cassa e da lì arrampicarsi su per il boccaporto, ma non se la sentiva di compiere un'azione così pericolosa. Imprecando ancora sottovoce, Senen cercò di captare suoni provenienti dall'esterno per farsi un'idea sulle sorti dello scontro.

Senen sentiva i mjalrd gridare: alcune erano grida nella loro lingua, dal significato sconosciuto, mentre altre parevano essere solo grida, prive di ogni significato intellegibile. Ad un certo punto la nave fu scossa nuovamente e il giovane senti i fasciami del lato destro della stiva scricchiolare rumorosamente, come se fossero sottoposti ad un notevole sforzo. proprio in quel momento le grida si intensificarono aumentando di intensità ma diventando ancora meno intellegibili.
Qualche momento di silenzio, interminabile e poi una nuova esplosione di grida e stranamente alcune di queste risultarono comprensibili. "Per Candolf!" e "Morte ai pirati!" risuonarono più volte così come le grida dei mjalrd. Oltre che le grida ora Senen sentiva anche numerosi rumori metallici, segno inequivocabile che sulla tolda della nave si stava combattendo.
le assi di legno sopra la sua testa scricchiolavano qui e là e in un paio di punti una punta di lancia le sfondò, ma penetrando solo per un paio di dita prima di essere ritratta.

Senen ora era davvero preoccupato e girava per la cabina fissando di tanto in tanto spaventato i buchi lasciati dalla lancia sul soffitto. "Anche se potessi uscir fuori e combattere", pensò, "sarebbe inutile poichè io da solo nn farei la differenza. Posso solo sperare che i nordici riescano a vincere anche se mi sembra che ci siano poche possibilità per loro. Dannazione! Perchè ho scelto questa maledetta nave!!", si fermò inspirando a fondo per calmarsi. "Comunque sia non tutto è perduto: qualora vincessero i marinai dell'altra nave, potrei spiegare loro la mia situazione e sperare che mi credano. Certo questo mi farà perdere tempo poichè probabilmente dovrò tornare sul continente, ma non vedo altra soluzione. L'importante è che la gemma non casa nelle mani sbagliate.", si disse guardando pensosamente lo zaino. "Ora non mi resta che aspettare." Quindi si sedette ancora perso nei suoi pensieri....

Grida, rumori e scricchiolii continuarono per un po' ancora, poi ci fu solo silenzio per qualche momento ed in seguito alcune ripetute grida inintellegibili. Poco dopo iniziò un certo trambusto, come se molte persone si stessero muovendo sulla tolda. Senen udì quindi un forte scricchiolio provenire dal boccaporto. Poi per qualche momento più nulla e infine il rumore di legno che viene schiantato e parte del boccaporto venne sfondato dall'esterno forzando l'apertura della botola.
L'ambiente diventò improvvisamente molto più luminoso e Senen rimase semiaccecato per qualche istante.
Sentì una voce dire: "Non si può scendere, non c'è la scala..." Un'altra replicò: "Strano. Forse erano mercanti di schiavi, sergente procuratevi una corda..."
Mentre la macchia bianca che gli annebbiava la vista stava scomparendo la voce chiese: "C'è qualcuno lì sotto?"
La domanda come lo scambio di battute ad essa precedente, era stata formulata nella lingua commerciale, ma con un accento curioso che Senen non aveva mai udito prima.

A quanto pareva i mjalrd erano stati sconfitti. "E così è finita e i pirati hanno perso. Ma non tutto è perduto.", pensò Senen ossevando la botola dalla quale proveniva la luce. Si fece forza e urlò: "Ehi voi! Sono qui!"

Una svalangata di richieste e domande precipitò su Senen in un susseguirsi così rapido da impedirgli anche il solo pensare ad una risposta, figurarsi ad esprimerla.
"Chi siete?"
"Fatevi vedere!"
"Buttate le armi a terra se ne avete!"
"Siete ferito?"
"Siete solo?"
"Ce la fate a uscire se vi tendiamo una fune?"

Sommerso da quella babele di voci, Senen riuscì a stento a rispondere: "Sono qui! Aiutatemi a salire!"
Si avvicinò poi alla scala rotta per mostrare a quegli uomini che non era armato e quindi innocuo.

Gli calarono una corda. Senen ebbe a malapena il tempo di afferrarla che fu letterlamente trascinato su dalla foga degli uomini che stavano sulla tolda.
In un attimo si trovò col busto al livello del boccaporto e varie mani gli afferrarono braccia e spalle portandolo su del tutto.
La nave era affollata come mai il giovane l'aveva vista e brulicava di uomini armati. Non vi era però tra loro un solo mjalrdin tra loro e tutti erano vestiti con casacche o sopravvesti di un color bianco perlaceo.
Quando fu certo che la sua posizione era solida la maggior parte degli uomini che lo avevano aiutato si allontanò e uno dei tre che erano rimasti, un giovane dai capelli rosso rame e con la faccia piena di efelidi lo osservò per un istante, poi gli posò una mano su una spalla e disse: "Sembra che stiate bene. E' evidente che non siete un mangiaorzo mjalrd e, visto che non avete un'arma la cosa mi fa pensare che o il vostro rapporto con i vostri compagni di viaggio non fosse buono o che siete stato semplicemente così scaltro da nasconderla. Chi siete dunque e cosa ci fate qui?"
Senen mentre l'uomo parlava notò che gli altri due vicino a lui stavano usando la stessa corda che lui aveva impiegato per salire per scendere nella stiva e probabilmente ispezionarla.

Senen guardò l'uomo che aveva di fronte, poi avvertendo nel suo tono di voce una nota amichevole, si inchinò in segno di rispetto disse:"Salute sir. Come avete appena detto, io non sono un mjalrdin, né tanto meno un pirata. Sono un semplice viaggiatore diretto a Candoria. Avevo bisogno di un passaggio veloce per l'isola e così mi sono rivolto al proprietario di questa nave che in cambio di denaro ha accettato di accompagnarmi fin lì. Solo dopo avere iniziato il viaggio, mi sono accorto dell'errore commesso." Fece una breve pausa per osservare l'espressione del giovane e poi aggiunse con disprezzo: "Non avrei mai immaginato che fosse un razziatore, altrimenti mi sarei rivolto ad altri." Non gli rivelò di essere un mago: avrebbe avuto maggiori possibilità di cavarsela se si fosse finto debole e inerme.

"Capisco. Siete proprio nato con sei dita ad averci incrociato. I mjalrdin non si fanno scrupolo di uccidere e bruciare se questo porta loro un qualche tornaconto e probabilmente voi non sareste mai arrivato vivo a Candoria. Ora invece ne avete l'opportunità in quanto la mia nave è diretta lì per riportare a casa alcuni soldati che hanno combattuto sul continente al fianco delle truppe del Duca di Renia. Ma prima ditemi chi siete, da dove venite e perché mai dovevate raggiungere così in fretta il mio paese, badate bene di non mentirmi: ho già una nave piena di cadaveri e vi assicuro che buttarne in mare uno di più non mi farebbe differenza."
mentre l'uomo parlava Senen vide il capitano mjalrdin con cui aveva contrattato il prezzo dei libri: era decisamente morto, seminudo e tre aste di freccia spezzate gli spuntavano dal petto. Due soldati lo stavano trascinando verso un varco nella murata della nave da cui probabilmente sarebbe stato gettato in mare.

"Ah! Ma siete un mago - il capitano si guardò rapidamente intorno - ma perché non lo avete detto subito! Siete in grado di curare i feriti con i vostri incantesimi o con qualche intruglio? Ho due dei miei ragazzi messi davvero male..."

Senen imprecò mentalmente contro quello che sembrava essere un luogo comune fin troppo diffuso. Troppe erano le persone che associavano l'appellativo "mago" a quello di "guaritore".
"Mi spiace molto, ma le mie conoscenze non si estendono all'arte della guarigione e dell'alchimia e non posso fare nulla per i vostri feriti."

Il membro 'steve the demon' ha effettuato l’azione seguente:Lanciare i dadi

'6' :

Risultato :

"Non posso che esserne lieto. Non sempre abbiamo a che fare con persone ragionevoli. Ma state tranquillo, non vi sarà chiesto di fare nulla che sia al di là delle vostre capacità, e se come credo non ci saranno altri spiacevoli incontri, forse proprio nulla..."
"Capitano! - chiamò una voce dalla stiva - Qui ci sono dei libri, dobbiamo portarli in coperta?"
"Si. - rispose il capitano - Suppongo sia roba vostra. Ci darò giusto un'occhiata per assicurarmi che non ci sia nulla di deleterio per il Mio Paese e vi farò portare il resto nella cabina che vi sarà assegnata. Non sarà di certo grande come la stiva di questa nave, ma di certo la nostra compagnia sarà più sicura di quella dei vostri precedenti compagni di viaggio..."

-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-
I libri e le pergamene che hai già acquistato e messo da parte non saranno controllati, quindi visto che hai a disposizione un tempo che sarà di circa 3 settimane, pensa anche a come vorresti impiegarlo.

"Lo credo anche io" rispose sinceramente Senen, evitando però di specificare che i libri nella cassa non erano affatto suoi. "Dubito che il capitano pirata avrà qualcosa da ridire" pensò guardando verso il cadavere del mjarldin. "Se non avete altre richieste, mi piacerebbe andare nella mia cabina. E' stata una giornata molto intensa, non so se mi capisce.."

-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-

Continuo a leggere il libro che devo dare all'arcimago, che dovrebbe tenermi impengato per altre 2 settimane (se non sbaglio) se i test sulla compresione riescono, poi passo a quello delle evocazioni.

La vita di bordo era un inferno. La nave Candoriana brulicava di uomini. Quella dei mjarld era vuota a confronto.
La cabina in cui Senen era alloggiato era da lui condivisa con tre sottufficiali con cui scambiare più di due parole di cortesia era quasi impensabile: questi candoriani sembravano essere davvero molto superstiziosi e spesso in sua presenza facevano cenni di scongiuro anche apertamente. Trovare un luogo relativamente tranquillo per studiare il libro si era rivelata una cosa complicata. Ma quello era il meno: da quando era salito a bordo del trasporto truppe le sue notti erano agitate e piene di incubi, in cui spesso si vedeva circondato dagli uomini dell'equipaggio che con faccie ghignanti e deformi lo inseguivano per tutta la nave con le daghe sguainate cercando di ucciderlo.
In otto giorni di viaggio aveva appreso dal libro meno di quanto non avrebbe fatto in tre in condizioni normali.
Negli ultimi due giorni poi, aveva notato che un fante di marina passava spesso molto tempo ad osservarlo con un'espressione che non gli piaceva affatto. Esprimeva un odio violento, ma non appena Senen alzava lo sguardo verso di lui il militare si allontanava (per quanto lo stare su una nave potesse permetterlo) abbassando gli occhi e poi magari il giovane lo ritrovava poi a fissarlo di nuovo in seguito.

Le cose andarono avanti così per altri tre giorni, ma Senen non subì alcuna aggressione fisica o verbale da parte dello strano fante di marina.
Nel pomeriggio del terzo giorno apprese, ascoltando casualmente una conversazione tra due sottufficiali con cui condivideva la cabina, che l'indomani avrebbero avvistato la costa della parte meridionale dell'isola di Candoria e da lì avrebbero poi navigato seguendone i contorni fino ad arrivare a destinazione entro altri tre giorni.
Quella stessa notte gli incubi del giovane furono particolarmente turbolenti, tanto che si sveglio di soprassalto mentre, nel sogno, un marinaio cercava di tagliargli la gola con un coltellaccio. Nella cabina era buio pesto, segno che all'esterno doveva essere ancora notte e l'unica luce filtrava flebile da sotto la porta della cabina. Mentre Senen cercava di calmarsi per ridurre i battiti del suo cuore che andava ancora avanti all'impazzata si accorse che l'aria nella stanza era più fumosa del solito e che c'era un odore spiacevole in più oltre a sudore e corpi mal lavati: un odore acre di legno e pergamena bruciata o bruciante... Qualcosa stava andando a fuoco!

Spalancando la porta per uscire rapidamente Senen per poco non andò a finire contro una parete in fiamme. La parete alla sinistra della porta della sua cabina stava bruciando e anche quella di fronte. Oltre al legno il giovane sentiva chiaramente l'odore d'olio di lanterna che brucia. Poi vide il suo incubo: alla sua destra, a pochi passi da lui c'era il fante di marina che lo aveva silenziosamente perseguitato nei giorni precedenti: era scalzo e a torso nudo, aveva indosso solo un paio di pantaloni ma era anche armato di un grosso coltello e aveva gli occhi spiritati, come sempre. Con un ghigno malefico avanzò verso di lui con il coltello levato e pronto a colpire.

La deliberata lentezza con cui il fante di marina avanzò, carica di odio e malvagità, fu la salvezza di Senen perché egli fu in grado di completare la formula che evocava il feticcio col suo grosso coltello magico e di istruirlo istanteneamente alla sua difesa. La piccola creatura dal viso mascherato iniziò una breve lotta al coltello col fante, ma nel mentre Senen fu trascinato via dagli altri candoriani della sua stanza che gridavano disordinatamente "Al Fuoco!" e "Incendio a bordo." Un attimo dopo, quando era appena ad una cabina di distanza dalla quella in cui dormiva prima gli assali del ponte superiore, danneggiati dalle fiamme crollarono sull'incendiario e tentato assassinatore e sul feticcio.
Senen poté però constatare l'alto livello di disciplina presente a bordo della nave in quanto, non appena lui e gli altri della sua stanza ebbero fatto largo, una catena di uomini armati di secchi arginò e spense le fiamme in pochissimo tempo, tanto che alla fine la cabina da cui lui e gli altri erano fuggiti rimase quasi del tutto integra e nulla del suo equipaggiamento andò perduto.
Mentre attendeva sul ponte assonnato e malvestito fu avvicinato da uno dei sottoufficiali con cui aveva condiviso la cabina, oberato da buona parte delle sue cose, mentre il resto era portato da un marinaio dietro di questi.
"Vi accompagno in una cabina a prua dove potrete vestirvi. Il capitano desidera parlarvi e vi raggiungerà lì non appena sarete pronto."
Così fu. Nonostante il tono amichevole con cui le parole erano state dette in realtà Senen aveva ricevuto l'ordine andare alla cabina indicatagli, vestirsi e aspettare il capitano, e pur essendo a bordo da pochi giorni lo aveva capito benissimo.
Quando il capitano lo raggiunse il giovane mago capì dal suo volto che era molto turbato da quanto era accaduto.
"Signore. Sono molto rammaricato da quanto è accaduto perché è evidente che qualcuno ha complottato allo scopo di uccidervi senza preoccuparsi delle conseguenze terribili che appiccare il fuoco a parte della nave poteva avere. Un atto criminale. Ci sono stati tre morti e nonostante sia evidente che voi non c'entrate nulla si è diffusa la voce che siete vittima di una qualche maledizione o peggio che siete un adoratore di demoni. Io non credo a queste voci, ma non posso rischiare che vi siano altre azioni di isteria e fanatismo che potrebbero arrecare danno alla nave o provocare altre vittime, quindi domani non appena arriveremo in vista della Patria sarete sbarcato su una scialuppa e condotto a terra dove potrete proseguire il vostro viaggio. Vi farò consegnare razioni di gallette e carne salata per una settimana. Fino al momento dello sbarco siete confinato in questa cabina che sarà sorvegliata da quattro fanti di marina armati e dal mio secondo in comando."