Cronaca delle avventure di Senen di Laran

Restavano due libri nel fondo del forziere, oltre alle pergamene.
Il primo era un libro di antiche leggende Rhunnita, scritto, o forse più probabilmente trascritto, con una calligrafia tanto pomposa da rendere la lettura fastidiosa. Il secondo pure manoscritto, ma da una mano frettolosa e usando una scrittura minuta, quasi opposta a quella del precedente, sembrava un diario di bordo di una nave o qualcosa del genere viste le date riportate su molte pagine. Sfogliandolo Senen fece cadere involontariamente un foglio sottile e malandato di fibra vegetale, forse papiro che si posò svolazzando al suolo.

"Ma che strano" si disse Senen, raccogliendo con delicatezza il foglio che sembrava volersi disgregare tra le sue mani.

Il foglio di pergamena, che era piegato in due parti si era aperto e così Senen vide cosa c'era scritto o meglio cosa non c'era scritto, ma disegnato: sembrava una specie di mappa, che riportava i contorni di un'isola oblunga e quasi vicino al bordo sinistro del foglio la sagoma di parte del continente. Sui contorni dell'isola erano segnati alcuni numeri, e in un punto una X.

Senen si guardò intorno per assicurarsi di essere davvero solo, dopodichè prese il decrepito foglio di pergamena e lo nascose nel libro che aveva comprato. Se la sorte gli era amica, quella poteva essere una buona fonte di guadagno. Quindi cominciò a cercare nel diario informazioni sull'isola raffigurata nella mappa.

Era completamente solo nella stiva. Nessuno avrebbe potuto accorgersi di quanto era appena accaduto. Trafficò col diario cercando di capire quale parte del continente fosse ritratta in quel foglio sottile. L'uomo che aveva scritto il diario, Pajkarr Mohrdag Jaganjini, uno studioso Vandiano di storia antica, aveva dedicato la sua vita e buona parte delle sue risorse alla ricerca dello Scettro di Iriadorac, un potente artefatto appartenuto ad un mago arcano vissuto più di millecinquecento anni prima. Lo studioso aveva preso la mappa da un antico manoscritto ma non era stato capace di capire a quale zona del continente fossero riferiti i tratti disegnati nella mappa stessa. L'unico riferminento ad un nome, quello del villaggio di Bardanoc era stato troppo modesto per permettere allo studioso di trovarne la chiave. Le ultime pagine del diario, scritte con una mano evidentemente affaticata, erano memoria del lungo viaggio che lo aveva portato seguire tutta la costa dell'impero di Arcos alla ricerca del villaggio, ma senza successo. L'ultima pagina annunciava una sua imminente partenza per Coda del Drago, ma le successive erano bianche.
I numeri segnati sulla mappa erano indicativi di alcuni luoghi significativi dell'isola, quale che essa fosse, e Pajkarr Mohrdag li aveva associati a dei luoghi usando il volume in cui aveva trovato la mappa. Essi erano riferiti a una torre bianca, una caverna abitata terribili predatori serpentiformi, un villaggio su alberi e un lago stupendo per qualche motivo. Di altri 3 numeri lo studioso non aveva trovato indicazione.

Senen perse le speranze di trovare l'isola: infatti se nn c'era riuscito uno studioso esperto, come poteva pretendere di farlo lui, che nn sapeva neanche chi fosse questo Iriadorac. "Però c'è sempre la possibilità che il capitano ne sappia qualcosa!"
Confortato da questo pensiero, continuò a esaminare i libri rimasti, riservandosi di chiedere dopo informazioni al nordico, anche se sapeva di dover essere cauto: la mappa infatti era praticamente di sua proprietà.
"Ma è così sbagliato rubare ad un ladro?" si chiese, sentendosi leggermente in colpa.
Poi scosse la testa, riflettendo sulle azioni che la fame di denaro, o meglio in questo caso, di potere, poteva indurre a compiere. Ma nonostante tutto tenne la mappa.

Non gli restavano da esaminare che le pergamene: srotolando la prima con una certa delicatezza, visto che sembrava abbastanza vecchia e un po' malandata, la trovò disumanamente ingombra di testo, intervallato qua e là da disegni o schizzi. Sulle prime gli sembrò una specie di ricettario, ma poi capì che l'argomento trattato era più esoterico: era una specie di trattato sulla realizzazione di vari tipi di unguenti e pozioni curative. Una specie di numerazione a caratteri Rhunniti gli fece capire che quella era solo la prima pergamena che componeva il trattato e probabilmente anche tutte le altre presenti ne facevano parte.

Senen controllò anche le restanti pergamene per verificare se la sua supposizione fosse esatta.

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Studiando il trattato apprenderei la capacità di fabbricare unguenti curativi?

Si rivelò essere errata, l'ultima delle pergamene risultò non appartenere al trattato sugli unguenti, ma una grande e molto dettagliata mappa dell'isola di Candoria.

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Studiando il trattato e capendolo arriveresti ad avere le conoscenze di base per mettere insieme degli unguenti, fermo restando che ti servono gli ingredienti per realizzarli.

Senen studiò la mappa, cercando di capire dove si trovasse il castello del mago al quale doveva poratare il rubino.

La mappa era molto dettagliata: chiunque l'avesse fatta doveva aver una conoscenza molto particolareggiata dell'isola di Candoria. Tanto particolareggiata che non aveva potuto inserire tutti i nomi dei luoghi, ma lo aveva fatto solo quando lo spazio lo permetteva, indicando con dei numeri che rimandavano ad una legenda sull'altro lato della pergamena tutte le restanti località. Senen non aveva idea di dove i mjalrd lo avrebbero sbarcato, ma trovò abbastanza facilmente la capitale: Evuni Adacia era ben visibile sulla mappa. La torre dell'arcimago doveva trovarsi non lontano, probabilmente pochi giorni a nord est, e se leggeva correttamente la mappa era probabilmente lungo la strada tra Evuni Adacia e Dou Adacia.

Dopo aver dato un'ultima occhiata alla mappa, Senen risalì le scale che davano sul ponte e da lì chiamò a gran voce il capitano.

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Dimenticavo di chiedere: soffro il mal di mare o no??

Sentendosi chiamare il mjalrdin si voltò verso di lui e si avvicinò a grandi passi. Non c'era vento e molti degli uomini erano ai remi, ed avevano un'aria stranamente spiritata, quasi euforica, come fosse accaduto o stesse per accadere un evento molto felice.
"Io dimentica quasi di te. Qualcosa succede sotto che va non bene?"

"No, è tutto a posto" rispose Senen "Ho dato un'altro sguardo al contenuto della cassa e ho trovato delle cose interessanti che vorrei comprare. Puoi venire di sotto?"

Il capitano sembrò riflettere per un momento, poi guardò insistentemente a nord-est.
Senen fu portato a fare lo stesso. Da prima non notò nulla sul mare, ma poi vide un piccolo oggetto scuro lontano in quella direzione. Osservandolo meglio distinse una piccola imbarcazione, con una vela bianca inutilmente floscia in quel momento di bonaccia.
"Si, io può venire ma noi fare veloce, va bene?"

"Sarò velocissimo. Voglio solo comprare queste pergamene, e poichè penso che mi farai un buon prezzo, credo che ci metteremo pochi minuti." rispose Senen, con un lieve sorriso sulle labbra.

Il capitano gli si avvicinò: "Pergamene non amiche di acqua e presto rovinare troppo se io non do. Io lascia tutte a te e tu dà me una sola pezzo d'oro"

"Accetto" rispose all'istante Senen, convinto che fosse un buon affare. "Ma che sta succedendo qui fuori?" chiese poi, incuriosito dalla fretta del capitano. "Mi sembra di aver visto una nave in lontananza, o sbaglio?".

"Bene." disse il capitano apparentemente soddisfatto da quella brevissima transazione. Poi alla domanda di Senen rispose: "Noi stiamo avvicinando nave con vela bianca poco più a est per perquisirla e assicurare che non ha a bordo qualcosa che può usare per aggredire noi quando torna vento. Se tu vuole può partecipare, ma io ti avvisa che gente di nave potrebbero essere ostili con noi."

"Perquisire?", pensò Senen. "Si, come no." "No, preferisco rimanere qui a studiare", disse. Preferiva non immischiarsi in affari che non lo riguardavano.

"Bene. Tu va sotto in e sta fino a che io non viene e chiama te." disse il capitano.
Poi ordinò qualcosa nella sua lingua agli uomini ai remi, che parvero aumentare il ritmo.

Senen fece come gli era stato detto. Una volta in cabina, ripose ciò che aveva acquistato nello zaino, dopodichè prese il libro della sera prima e ricominciò a leggerlo.

O almeno ci provò...
dopo poco infatti la nave iniziò ad ondeggiare in modo fastidioso, come se non prendesse più le onde in modo corretto, e leggere divenne fastidioso. Poi improvvisamente sentì un fischio acuto e fu interrotto da un rumore di legno che si schianta. Alcune schegge volarono intorno a lui e il giovane dopo essersi riparato gli occhi e il volto ne individuò subito la fonte: una lancia piuttosto grossa aveva perforato la tolda proprio nel punto in cui si trovava il boccaporto danneggiando questo e parte della scaletta sottostante. A giudicare dall'angolo modesto che la lancia formava con la tolda e dalle sue dimensioni la lancia era stata scagliata da una certa distanza e probabilmente da una macchina e non da mani umane.

Ancora ansimante per lo spavento, Senen decise di controllare la situazione sul ponte. Rimise le sue cose nello zaino e si accinse a risalire su per il boccaporto, sperando vivamente di non dover partecipare alla battaglia. Non gli piaceva infatti ciò che stavano facendo i mjalrdin, ma si rendeva conto che se fossero stati sconfitti, lui sarebbe stato trattato alla stregua di un pirata e quindi ucciso o imprigionato. "Forse avrei dovuto scegliere meglio la nave per il viaggio.....", pensò amaramente mentre arrancava su per la scala. "D'altro canto, questa era la più veloce e io voglio liberarmi al più presto di quella dannata pietra!"

Provò a radunare le sue cose, ma mentre lo faceva la nave si inclinò molto su un fianco e poi sembrò prendere una notevole botta contro qualcosa perché tutta la stiva parve tremare e Senen fu buttato a terra. Anche alcune delle casse si mossero ma per fortuna nessuna in modo tale da poter schiacciare il giovane contro qualcuna delle pareti della stiva.
Dalla tolda si sentivano grida incomprensibili e un ripetitivo rumore 'zuc' che sembrava provenire dalle assi della tolda ora in un punto ora in un altro.
Rimettendosi in piedi Senen si accorse che una delle casse spostandosi aveva finito di schiantare la scaletta del boccaporto, già danneggiata dalla lancia, ed ora si trovava proprio sotto di esso.